Di tanti pulpiti.

Dal 2006, episodiche esternazioni sulla musica lirica e amenità varie. Sempre tra il serio e il faceto, naturalmente. #verybullo

Archivi Mensili: Maggio 2007

Walking in my shoes.

Non sono mai stato tignoso per i soldi.
Voglio dire, anche quando ero povero in canna, sono sempre stato un signore, o almeno è quello che si dice di me.
Mi riconosco abbastanza in questa descrizione, effettivamente.
Il fatto è che nessuno dei miei amici o conoscenti sono presenti quando devo comperare un paio di scarpe. In quei momenti sono posseduto dallo spirito di Zio Paperone, non c’è nulla da fare.
Posso spendere ‘na cifra solo per scarpe sportive, ma siccome ormai le mie condizioni fisiche disastrate non mi consentono alcun tipo di sport, all those moments have been lost like tears in rain.
Io andrei in giro sempre in scarpe da ginnastica, o meglio, sempre con lo stesso paio.
Quando mi dicono che un paio di scarpe è ormai usurato, nego l’evidenza più acclarata.
Ieri sono scivolato e caduto male perché le mie calzature da lavoro avevano la suola liscia come la pelle di un neonato, tanto che le lavavo con lo Shampoo Johnson, quello che non brucia agli occhi.
Quando i commessi o le commesse dei negozi mi vedono, tirano fuori il crocifisso e me lo puntano addosso urlando: “Chiunque tu sia, lascia il corpo di quest’uomo!”
Non serve. Ogni prezzo che mi propongono mi fa strabuzzare gli occhi come se mi avessero spruzzato uno spray al peperoncino.
Per ottenere uno sconto sono capace di girare la testa di 360° e di fare la pipì sul pavimento.
Vomito lucertole e faccio volare gli oggetti.
Lo Stato dovrebbe soccorrermi, come fa con i contadini per le calamità naturali; anzi, se qualcuno si presenta alle elezioni è promette un finanziamento a fondo perduto per l’acquisto di scarpe lo voto di sicuro, anche se è leghista.
Io porto una 45, ebbene conservo ancora le scarpe taglia 38 di quando avevo 8 anni, non si sa mai che non mi si restringano i piedi con la pioggia.
Ora mi chiedo, anche voi vivete questi momenti imbarazzanti in qualche occasione?
Che ne so, siete presi da tremori quando dovete acquistare un maglione?
Sudate come Berlusconi davanti alla Bocassini se necessitate di un taglio di capelli?
Andiam, incominciate!
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Tenori e alici.

Tranquillizzo tutti quelli che mi hanno scritto in privato: non c’è nessun problema di salute.
Ed è già molto, direi.
Il motivo che mi ha tenuto lontano dal blog per qualche tempo è legato strettamente al lavoro, che ultimamente mi ha dato qualche preoccupazione di carattere logistico, diciamo così.
Per il momento la situazione è ancora fluida ma forse il momento di maggior crisi è passato.
Ricordate quando, anni fa, in televisione passavano le immagini della distruzione di tonnellate di pomodori o pesche che non trovavano una collocazione sul mercato?
Ecco, qui a Trieste è successa una cosa del genere con le alici, che per motivi imperscrutabili (l’inverno mite? L’estate anticipata? Altro? Di preciso nessuno lo saprà mai) quest’anno sono pescate dalla flotta commerciale triestina in quantità abnorme. I prezzi sono crollati, ovviamente, come succede in ogni situazione sovrapponibile nei mercati che sono regolati dalla teoria liberista della domanda e dell’offerta.
Offerta straripante, saturazione dei mercati, prezzi al ribasso.
Il contrario di quello che succede con i tenori (strasmile).
Purtroppo, martedì 22 maggio si è arrivati ad una decisione, a mio avviso, inconcepibile e moralmente inaccettabile: la distruzione di qualcosa come 1500 casse di pesce.
Vi do qualche ulteriore ragguaglio numerico, così capite meglio.
Una cassa contiene 7 kg di alici, quindi si parla di 10 tonnellate abbondanti di pesce; con 1 kg di alici (qui a Trieste li chiamiamo sardoni) mangiano 4 persone.
Per usare un’immagine cruda ma efficace, ci siamo permessi ( badate ben non io…) la distruzione del fabbisogno alimentare di 40.000 persone!
Pazzesco, vero?
Da questa circostanza ( ed altre situazioni deprecabili) è nata una severa conflittualità tra gli operatori del mercato.
Questa mattina, dopo un paio di settimane a dir poco convulse, abbiamo cominciato un’opera di mediazione tra le parti in conflitto, speriamo porti ad una soluzione condivisa e soddisfacente per tutti, ma, soprattutto, che non si ripetano gesti insensati come quello che ho riportato qui sopra.
Bene, detto questo, ora aggiorno i link del blog: c’è lo splendido sito di Ariela ( realizzato da un uomo meraviglioso, che ha sposato la conflittualità fatta persona…) da inserire tra i preferiti, insieme all’indirizzo del blog dell’amica Marilisa, che è passata su Splinder; poi ci sono pure kero e Luanossa, che non si possono trascurare.
Auguro a tutti un buon fine settimana e spero di tornare presto ad annoiarvi con le mie litanie sull’opera. (smile)
 

Che la farsa sia con voi.

Il tratto autostradale Trieste-Venezia è diventato un incubo.
Quand’ero un giovane virgulto, con la mia A112 Elegant ( noblesse oblige ), regalo di papà per i buoni risultati alla maturità, arrivavo a Venezia in un’oretta abbondante; oggi che ho un’automobile che fa i 600 km/h ci metto, se mi va di lusso, un’ora e quaranta.
Inoltre, mentre una volta arrivavo bello fresco, oggi scendo e bacio l’asfalto per lo scampato pericolo, i capelli (insomma…è un parolone, lo so) s’incanutiscono ulteriormente ed invento insulti tanto volgari che sorprendono pure me che non sono propriamente un principino.
La causa principale di questa follia è l’affollamento di TIR, come credo succeda un po’ ovunque.
Bene, siccome si fa un gran parlare d’inquinamento in questi giorni, e sappiamo che il traffico pesante è una delle concause più rilevanti, il ministro Di Pietro ha dato il via libera per la costruzione della terza corsia, che verrà a costare una cifra pari al bilancio statale di qualche stato africano.
E tanta gente è felice, ovviamente. Finalmente la terza corsia! Così l’uso di camion per il trasporto delle merci potrà essere ancora incentivato, meraviglioso.
Un genio, Di Pietro.
Ora attendo che decida, visto che in tutte le città il traffico è allucinante, di approntare una legge che favorisca l’acquisto di autobus ai privati.
 
Mai più con l’auto in città, usate l’autobus! Un autobus enorme, 80 posti, tuo in comode rate mensili!
 
Che qualcuno lo faccia divorare dalle locuste.
Se avete qualche suggerimento per il governo, scrivetelo qui come commento, poi ci penso io a recapitarlo, abbiate fiducia.
Non so, per risolvere il problema della penuria d’acqua ad esempio, si potrebbe pensare ad una legge che obblighi tutti a pisciare nei campi per dire, che tra l’altro, pensandoci bene, non sarebbe male perché si prenderebbero due piccioni con una fava.
Ognuno di noi marcherebbe il territorio, e quindi il problema dell’immigrazione sarebbe risolto.
Buon fine settimana a tutti, che la farsa sia con voi.

Would you believe in a love at first sight?

…yes I’m certain that it happens all the time!
La coppia Lennon-McCartney ci credeva eccome, nel 1967, quando uscì “Sgt.Pepper’s Lonely Hearts Club Band”, considerato quasi unanimemente uno degli album che hanno rivoluzionato la musica pop.
Ebbene, circa ottanta anni prima ci credeva anche Giacomo Puccini evidentemente, perché l’amore a prima vista, con tutte le sue incognite, è proprio la fonte d’ispirazione per Manon Lescaut, l’opera che lo impose quale successore dell’ormai anziano Giuseppe Verdi. ( qui la mia recensione su Operaclick)
Beh, certo, anche il romanzo dell’abate Prevost ( Histoire du Chevalier Des Grieux et de Manon Lescaut ) già musicato da Jules Massenet, ebbe la sua importanza, ma non sottilizziamo. (smile)
Puccini ha la capacità di proiettare immediatamente lo spettatore al centro delle sue storie: si pensi, solo per fare un esempio, a Tosca, che inizia con gli accordi dell’entrata del perfido Scarpia.
In Manon Lescaut bisogna aspettare qualche minuto, il tempo necessario perché irrompa tra gli studenti che scherzano in piazza una carrozza, nella quale siede Manon. Il Cavaliere Des Grieux la vede e ne rimane folgorato:
Des Grieux:
 
“Dio, quanto è bella!
Deh, se buona voi siete siccome siete bella,
mi dite il nome vostro, cortese damigella…”
 
Manon:
 
“Manon Lescaut mi chiamo.”
 
Poi, dopo qualche breve schermaglia, il nostro cavaliere, mentre Manon sale nella sua camera d’albergo, esplode:
 
“Donna non vidi mai, simile a questa!”
 
È cotto, subito.
Non si riavrà più, nonostante le umiliazioni, i tradimenti, la consapevolezza che Manon è frivola, attaccata al denaro, inaffidabile.
Si perde.
Seguirà la sua amata nelle Americhe, nel deserto, dove lei morrà di stenti.
 
“Ah, non vi avvicinate!
Chè, vivo me, costei nessun strappar potrà!”
 
Ha cantato alla fine del terzo atto.
Si sbagliava, povero Cavaliere Des Grieux, non aveva fatto i conti col Destino.
 
Tra l’altro, prima dell’opera ho incontrato una coppia di amici, che si presentava a teatro in sostituzione dei genitori che non avevano voglia di partecipare.
Ebbene, mi sono meravigliato che avessero deciso di passare così la serata, visto che non sono appassionati, tanto che ho pensato che la circostanza avrebbe potuto essere presa come segnale inquietante e foriero di sventura.
Infatti, verso la fine del terzo atto, a qualcuno dei palchi superiori è sfuggito di mano il binocolo, che si è schiantato ad un metro dal mio amico.
Un avvertimento del Destino? (strasmile)
Buona settimana a tutti.
 
 

Cortocircuiti ambientali.

Seguendo, ancora una volta, il consiglio della rivista “Il Giudizio Universale” mi sono imbattuto in Fred Vargas.
Era da qualche tempo che non leggevo romanzi di quel genere, spesso ingiustamente considerato di serie B, che è il noir; la mia ultima frequentazione risale all’estate scorsa, quando m’ingozzai avidamente dello splendido Chester Himes.
In realtà, Fred Vargas è una donna e si nota subito: il protagonista dei suoi romanzi, il Commissario Adamsberg, è l’opposto degli stereotipati detective alla Sam Spade. Adamsberg risolve i casi aggrappandosi ai cortocircuiti temporali, dà fiducia a personaggi stravaganti, crede alle leggende metropolitane; adora camminare da solo, intuisce scenari inquietanti seduto sull’argine di un fiume, sembra quasi che detesti lo sbirrume che lo circonda.
Insomma non un macho, ma una persona sensibile, una specie di dropout arrivato per caso al comando della omicidi di un arrondisement parigino.
Lupi mannari? Esistono.
La peste? Mai debellata.
Un omicidio sembra commesso da una persona morta vent’anni prima? Può essere.
Io vi consiglio di cominciare, se ne avete voglia, da “Parti in fretta e non tornare”, come antipasto.
Sono sicuro che stuzzicherà il vostro appetito intellettuale.
Nel frattempo, questo pomeriggio si svolgerà la prolusione alla Manon Lescaut di Puccini, che sabato debutta al Teatro Verdi di Trieste.
A poche centinaia di metri, alla Stazione Marittima, apre i battenti quest’altro evento.
La domanda è: “Dove troverò posteggio?”
Stamattina ho potuto constatare de visu la lungimiranza dei nostri amministratori: visto che non bastava l’invasione di auto blu, hanno ben pensato di permettere il passaggio di una gara ciclistica, ottenendo lo splendido risultato di intasare di traffico anche i vicoli del Carso.
Insomma, si parla d’ambiente, hanno voluto dare il buon esempio.
Buon fine settimana a tutti.
 
 
 

Tempus edax rerum.

 
 
Il Cortile delle Milizie nel Castello di San Giusto (Trieste) affollato per l’inaugurazione della rassegna d’opera estiva con Cavalleria Rusticana nel 1937.

Quel vecchio maledivami…

Stamattina un ragazzino, in sella al suo motorino, mi ha tagliato la strada rischiando di lasciarci la pelle.
Anch’io mi sono spaventato, perché l’ho evitato per un pelo.
 
 
L’ho mandato a fanculo con grande soddisfazione, comunque.
Dopo pochi minuti, mi sono fermato a bere un caffè in un bar.
C’era anche lui, parlava con un paio di amici e diceva:
“Ciò, do minuti fa roba che un mona de vecio me copi! ‘Sto cojon iera anca incazà, el me gà zigà drio de tuto!”
 
Mona sì, cojon anche, ma vecio a chi???
Questo episodio mi ha rovinato tanto la giornata che non riesco a mettermi il pannolone in modo decente.
 

Tra il serio ed il faceto, appunto.

Domenica scorsa, a Gessate (MI), è stato assegnato al grandissimo tenore Marcelo Álvarez il Primo Premio Lirico Della Martesana.
L’iniziativa è stata fortemente voluta dal Direttore Responsabile di Operaclick, Danilo Boaretto.
È stata una bellissima manifestazione, organizzata con passione e competenza.
 
 
Per l’occasione è stato allestito un impegnativo concerto al quale hanno partecipato, accompagnati al pianoforte dal Maestro Aldo Ruggiano, il soprano Tatiana Chivarova, il mezzosoprano Ketevan Kemoklidze ed il basso Carlo Malinverno.
Il tenore argentino ha gratificato i presenti, arrivati da ogni angolo d’Italia, cantando ( benissimo, ovviamente) le arie “No puede ser” dalla zarzuela “La Tabernera del Puerto”di Pablo Sorazabal e “Porquoi me réveiller” dal “Werther”di Jules Massenet.
Álvarez ha conquistato con la sua simpatia e disponibilità: praticamente tutti gli appassionati se ne sono andati con una foto in sua compagnia.
Ovviamente io non ho perso occasione di liberare il mio lato da cartone animato.
Ecco i momenti salienti:
 
1)      Appena arrivato in albergo ( insomma, albergo è una parolona, diciamolo) dopo quattro ore di viaggio in autostrada, mi sono seduto esausto sul letto; purtroppo il manufatto non voleva essere disturbato, ed ha manifestato il suo fastidio piegandosi a metà e cercando di schiacciarmi come fossi un toast.
 
2)      Mentre attendevo un gruppo di amici fuori da una pizzeria, sono stato scambiato per un uomo da marciapiede e sono stato costretto a declinare gentilmente proposte assai lusinghiere.
3)    Io soffro il caldo, accidenti, e nonostante mi sia portato dietro una decina di magliette, ho fatto il viaggio di ritorno a petto nudo, perchè nell’ospitale Padania c’erano 29 gradi ed ho sudato come un lottatore di sumo.
 
4)      Dopo la premiazione, anch’io mi sono appropinquato timidamente a Marcelo Álvarez per una foto, ho sfoggiato un sorriso meraviglioso e l’ex Comandante Ripley ha scattato velocissima.
      Soddisfattissimo, ho chiesto: “Com’è venuta?”
      Risposta lapidaria del Comandante: “Bella coppia, peccato che la memoria della fotocamera sia esaurita…”
 
Insomma, tutto nella norma…
Buona settimana a tutti (smile)
 
 
 
 
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