Di tanti pulpiti.

Dal 2006, episodiche esternazioni sulla musica lirica e amenità varie. Sempre tra il serio e il faceto, naturalmente. #verybullo

Paolo Isotta, chi era costui?

Devo tornare, mio malgrado, sui tristi avvenimenti di questi giorni.
Mi ero ripromesso di non farlo, ma proprio non ce la faccio a dire la mia.
Prendetelo come uno sfogo.
Già una volta mi sono occupato di Paolo Isotta, il critico musicale del “Corriere della Sera”, e sempre per lo stesso motivo: lo sdegno che ho provato nel leggere il suo “coccodrillo” in occasioni luttuose per il mondo della lirica.
Ora, è molto facile e sin troppo evidente ai più affermare che mentre di Pavarotti si parlerà, si discuterà, fino a quando esisterà un aggeggio per riprodurre i dischi, di Isotta non si saprà più nulla entro una settimana dalla spero lontana scomparsa.
Però Isotta fa parte della critica musicale ufficiale di questo paese, e può contare su di un pubblico molto rilevante. Ebbene, questa volta, quello stesso pubblico gli ha voltato le spalle, intasando la posta elettronica, la segreteria, i forum del giornale milanese d’insulti e di lamentele. (ed io ho partecipato attivamente)
Perché se è vero che è diritto di Isotta eccepire sull’arte di Pavarotti, è anche vero che ci sono tempi e modi.
Bene, lascio giudicare a voi se “i tempi e i modi” sono quelli corretti, all’insegna dell’umanità che dovrebbe, per prima, guidare la penna di chi scrive.
Molti blogger hanno scelto di non pubblicare il testo di Isotta, ed io ne rispetto in pieno la decisione. Io lo faccio a scopo propedeutico, un po’ come si fa pubblicando l’immagine scioccante degli effetti devastanti dell’eccessiva velocità sulle strade statali.
Nel mio post precedente avevo affermato che “le parole non servono” e resto di questa opinione.
Qui però, non si parla della morte di Pavarotti, ma di altro.
Dice Isotta:
"Vorremmo ricordare il tenore emiliano com’era ai suoi esordi, rimuovendo i detriti limacciosi accumulatisi con gli anni. Da tenore «di grazia », emulo di Tito Schipa, il quale è ovviamente irraggiungibile, cantava nel «mezzo carattere» dell’Elisir d’amore e della Sonnambula. Possedeva un timbro delizioso ch’era immagine di giovinezza, fiati lunghi e sani e quella splendida chiarezza di dizione che non l’ha abbandonato mai. Sotto quest’ultimo profilo, anche nei periodi meno felici, Pavarotti restava esempio d’una vecchia scuola italiana gloriosa: quando cantava si capiva ogni parola. Contemporaneamente praticò con lo stesso successo il repertorio «lirico»: a esempio, il duca di Mantova del Rigoletto. Lo si volle accostare a Beniamino Gigli e, ripeto, per bellezza di timbro e chiara dizione ne era un erede. Ho un prezioso ricordo d’un testimone oculare quanto autorevole. Interpretava questo ruolo al Massimo di Palermo sotto la bacchetta del grande e burbero Antonino Votto. Rientrando il Maestro in camerino dopo la recita, borbottava: «Nunn’ è ccosa!». Perché un direttore di tal calibro era scontento d’un delizioso tenore? Pavarotti possedeva in radice difetti da definirsi in radice che i pregi della giovinezza dissimulavano ma non potevano cancellare. Egli era un analfabeta musicale, nel senso che non aveva mai appreso a leggere la notazione musicale: le opere doveva impararle a fatica nota per nota con un tapeur paziente. Questo è ancora il meno. Egli era a-ritmico per natura, non era possibile inculcargli se non in modo vago la nozione della durata delle note e dei rapporti di durata.
L’Opera lirica non è il canto del muezzin, è prodotto di accompagnamento orchestrale e richiede voci che s’accordino fra loro. S’immagini Pavarotti nel Sestetto della Lucia di Lammermoor… Per avere quest’eccezionale cantante si doveva passar sopra a molte, a troppe cose, e così si ricorreva a direttori d’orchestra abili nel «riacchiappare » il tutto quanto pronti a chiudere tutti e due gli occhi sul rispetto della partitura musicale. Questo difetto è con gli anni aumentato, giacché Pavarotti, il suo vero torto, non aveva e non voleva avere coscienza dei propri limiti. Col crescergli un ego caricaturalmente ipertrofico diventava sempre più insofferente delle critiche, anche solo degli avvertimenti affettuosi, come affrontava zone del repertorio che gli erano precluse dalla natura e dall’arte. Da qui alle adunate oceaniche nei continenti, cantando egli con amplificazione, alle manifestazioni miste con artisti leggeri, magari più musicali di lui, alle canzoni napoletane detestabilmente eseguite, al suo abbigliamento carnevalesco, ai prodigi di cattivo gusto, è stato tutto un descensus Averni: ogni passo ti tira il successivo. E pensare che aveva cantato col maestro Karajan. "
07 settembre 2007

Mi rendo conto che forse è un testo troppo tecnico per i non addetti ai lavori, ma ritengo anche che i miei (pochi) lettori siano persone in grado di capire il senso della discussione.

Buona settimana a tutti.
 

126 risposte a “Paolo Isotta, chi era costui?

  1. utente anonimo 9 settembre 2007 alle 8:17 PM

    non entro nel gruppo dei tuoi lettori che s’intende da punto di vista tecnico, ma diciamo che certe cose le ho capite.

    non sono esperta, ma per cantare dove e come ha cantato Pavarotti mi sembra è bisognoso avere una musicalità eccezionale.

    è una critica cattiva. è una critica senza cuore. è una critica che non ha nessuna intenzione rendere omaggio ad una persona che ha dato comunque tanto. è una critica senza rispetto. si può scrivere le stesse informazione con un altro tono. perché è la melodia che fa la musica!
    quel critico ha sbagliato completamente melodia e dovrà sicuramente fare i conti con ciò che ha scritto.

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  2. utente anonimo 9 settembre 2007 alle 9:59 PM

    Non avevo letto l’articolo a dir poco sconvolgente ma credo che Luciano è al di sopra delle scemenze scritte da questo critico cerebroleso.
    Isotta, spero che tu non la passi liscia.
    Betta Ripley

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  3. utente anonimo 10 settembre 2007 alle 8:30 am

    “… è stato tutto un descensus Averni”… più cattivo gusto di così!
    Ho scritto ancora di libri e di autori, conosciuti e amati da entrambi…
    Ciao!
    Ghismunda

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  4. utente anonimo 10 settembre 2007 alle 8:34 am

    “… è stato tutto un descensus Averni”… più cattivo gusto di così!
    Ho scritto ancora di libri e autori che amiamo entrambi…
    Ciao!
    Ghismunda

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  5. utente anonimo 10 settembre 2007 alle 8:37 am

    Mi sono ripetuta: ma sembrava che non avesse preso il commento.
    Un saluto in più.

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  6. utente anonimo 10 settembre 2007 alle 8:47 am

    Posso dire questo, essendo un’ignorante assoluta del settore, leggendo questa critica potrei pensare che sia vera, e farmi una pessima idea di Pavarotti (che tu sai non essere un mio idolo, ma per motivi che nulla hanno a che vedere con la tecnica musicale).
    Se tutto questo sia vero o no, io non lo so, ma so che bisogna stare sempre molto attenti a cosa e a come si parla o si scrive.

    La saggia Margot :p

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  7. amfortas 10 settembre 2007 alle 11:56 am

    Problemi con i commenti, questa mattina.
    Comunque, per dare un’idea dell’eco che ha avuto la cosa, ne parla qui anche Luca Sofri, che non è propriamente del ramo.
    No, per dire, ecco.

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  8. utente anonimo 10 settembre 2007 alle 2:41 PM

    se pavarotti figlio di pavarotti padre era ignorante, io che sono?

    by malmostosa

    ciao amphy /.)

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  9. megbr 10 settembre 2007 alle 3:38 PM

    io solo una cosa non capisco: come mai continua a scrivere sul Corriere una persona che basa la sua fama solo su critiche sguaiate, volgari e senza alcuna intelligenza ….. o forse è sempre il solito discorso che siamo tutti pronti a vedere ed ad inorridirci della demagogia e del populismo del nostro vicino ma mai quello che è in casa nostra .. anche se si tratta solo di opera ed operetta..

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    • Fulvio Sguerso 8 dicembre 2012 alle 6:34 PM

      Sottoscrivo questo commento parola per parola: anch’io mi chiedo come un simile ignorantone (sì, ignorantone, se non altro per la sua pessima “penna”), tanto presuntuoso quanto “sguaiato” critico musicale, possa figurare quale critico musicale ufficiale del Corriere, giornale serio e di solida tradizione “scaligera”. Che sia un raccomandato? E da chi? Dal Cavaliere? Non c’è da stupirsi più di niente in questa Italietta più da operetta che da opera…

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      • amfortas 8 dicembre 2012 alle 7:29 PM

        Fulvio, l’operetta è cosa seria, molto seria. Capisco bene il tuo fastidio, a 5 anni dal fatto queste parole fanno ancora impressione.
        Ciao!

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      • Fulvio Sguerso 8 dicembre 2012 alle 7:54 PM

        Grazie, Amfortas, per l’immediata risposta! Ho inteso “operetta”, ovviamente, associata a “paese”, per significare il clima etico-politico che ha caratterizzato il nostro Paese da vent’anni circa a questa parte. Non intendevo certo sottovalutare la serietà musicale del genere “operetta”. Un cordiale saluto da
        Fulvio Sguerso

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      • amfortas 9 dicembre 2012 alle 9:15 am

        Fulvio, certo, l’avevo capito benissimo. Dopo gli ultimi sviluppi politici direi che ora andiamo verso il nobilissimo burlesque 🙂
        Ciao, a rileggerci.

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  10. ivyphoenix 10 settembre 2007 alle 8:14 PM

    pavarotti se ne fregava delle critiche? e faceva bene! tutti siamo criticabili, nessuno è perfetto neanche nella cosa che gli riesce meglio…
    davvero di cattivo gusto giornalistico questo articolo…
    tu? con la schiena come va?

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  11. gabrilu 11 settembre 2007 alle 1:11 PM

    Non entro nel merito tecnico (sul cantante Pavarotti ho anche io le mie idee e non tutte stra-positivissime, ma ovviamente non è questo il punto).
    Trovo l’articolo veramente di pessimo gusto. Un crescendo che culmina in quella frase sulla “descensus Averni” che, scritta in questa occasione ed in questo momento, risulta veramente becera.

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  12. utente anonimo 11 settembre 2007 alle 3:00 PM

    non capisco come “il corriere ” permetta di pubblicare simili giudizi su Pavarotti, giudizi falsi e irrispettosi.Muti ha detto che tenori di questo calibro ne nasce uno ogni cento anni.Mi chiedo come il piu grande tenore del secolo possa essere “un analfabeta musicale”.Isotta Isotta chi era costui?

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  13. giuseppeierolli 11 settembre 2007 alle 11:22 PM

    Sul fatto che si possa non essere d’accordo con quello che Isotta scrive su Pavarotti sono, ovviamente, perfettamente d’accordo. Vorrei dire però che queste cose su Pavarotti Isotta le ha sempre dette, e non vedo perché nel necrologio avrebbe dovuto “indorarle”. Sarà perché non vedo la ragione di scrivere per forza bene di una persona che muore (come succede quasi sempre, in tutti i campi) o, meglio, di esprimere giudizi diversi da quelli che si davano quando quella persona era viva, anche se, come in questo caso, decisamente controcorrente.
    Insomma, per farla breve, nei commenti che ho letto ci vedo molta pruderie post-mortem. Mi piacciono molto di più le lapidi di Spoon River di quelle che di solito si vedono nei cimiteri.
    P.S. (di nessuna importanza) La voce di Pavarotti la considero la più bella che mi sia mai capitato di ascoltare, ma solo una volta l’ho sentita usare in modo superlativo: in un Trovatore del ’77 a Vienna, ma lì lo dirigeva Karajan. L’anno dopo c’era Domingo, sempre con Karajan, e fece una stecca clamorosa nel “do” della “Pira”.

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  14. bobregular 11 settembre 2007 alle 11:37 PM

    dea ex machina[..] Questa pronta risposta di Mirella Freni, intervistata da Leonetta Bentivoglio su di ieri l’altro, fa a mio avviso piazza pulita di ogni rumore inconsulto nei confronti del "Pava". Le velleità critiche nei confronti di uno dei pi&ug [..]

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  15. amfortas 12 settembre 2007 alle 8:37 am

    Apprezzo molto tutti gli interventi, anche quelli fuori dal coro, diciamo così.
    Trovo che il diritto di critica sia sacrosanto ma, e mi ripeto, il timing in queste occasioni è fondamentale.
    Gli interventi di Isotta sono abitualmente controversi, lo so benissimo. Infatti, riuscì a magnificare allestimenti e prestazioni canore che definire scarse è poco, e non sto qui a fare esempi, gli appassionati li conoscono benissimo.
    Non ricordo, ma forse è una mia mancanza, interventi critici così rancorosi di Isotta su Pavarotti cantante d’opera quando era in vita.
    Poi, se vogliamo parlare in generale delle beatificazioni inutili post mortem, questo è un altro discorso. Anche per me sono ripugnanti, specie quando si vuole beatificare qualche mezza calzetta.
    Ora però, dobbiamo prepararci al passo successivo, quello del gossip sui rapporti tra Pavarotti e mogli, figlie, amanti, cortigiani.
    Ed è qui che io staccherò la spina.
    Segnalo anch’io l’equilibrato, colto e condivisibile post di di Bob sull’argomento.

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  16. utente anonimo 12 settembre 2007 alle 5:47 PM

    Io sono un’addetta ai lavori e dico a quanti la pensano come Isotta di andarsi ad ascoltare il Pavarotti nell’Elisir , nei Puritani, nella Sonnambula e nel Trovatore di Bonyngee ….. lasciamo che i fatti parlino da soli, c’è solo un aggettivo per lui in quel periodo: stupefacente.Il pavarotti e Friends è un’altra storia

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  17. utente anonimo 13 settembre 2007 alle 11:27 am

    Non so se il critico del Corriere abbia effettivamente analizzato Pavarotti artista quando ancora viera possibilità di replica. Non so se fino ad ora alle critiche ci sia stata una reazione popolare così vasta, di certo mi schifo di più che vengano pubblicate notizie di gossip nel dopo funerale pittosto che vengano messe in prima pagine critiche anche cattive, anche infelici ma pur sempre critiche sull’operato.

    grisù

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  18. Princy60 13 settembre 2007 alle 11:41 am

    Qui si tratta di entrare in un tecnicismo eccessivo e, di fronte alla morte, del tutto fuori luogo. Isotta evidenzia dei difetti che Pavarotti aveva ma che, intelligentemente, riusciva asuperare. Il cantante perfetto non esiste, per fortuna, e, ogni interprete, suscita sensazioni diverse in chi ascolta. ;-)***

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  19. utente anonimo 13 settembre 2007 alle 5:25 PM

    IL SIG. PAOLO ISOTTA DEVE SEMPLICEMENTE VERGOGNARSI.

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  20. amfortas 13 settembre 2007 alle 7:01 PM

    IL SIG. PAOLO ISOTTA DEVE SEMPLICEMENTE VERGOGNARSI.
    utente anonimo

    La brevità, gran pregio

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  21. filorosso 14 settembre 2007 alle 6:37 PM

    Io – che di lirica come si sa non capisco un’acca e che non avrei mai ascoltato l’Aida se non ti avessi incrociato nel web, caro Amfortas, leggendo quello che qui scrivi penso solo una cosa:
    se qualcuno con le sue critiche è riuscito a fare indignare te, caro il mio critico criticatutto, è segno che l’ha fatta proprio ma proprio grossa.
    Baci, Filo!

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  22. amfortas 15 settembre 2007 alle 8:25 am

    Filo, tu sei una delle poche persone che mi ha dato la soddisfazione di ascoltare un’opera…e ne sono assai contento!
    Dici che sono cattivo?
    Non è vero…ma probabilmente sono un po’ più diretto di altri, non sono sempre contento di quello che vedo e lo dico!
    Ciao 🙂

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  23. utente anonimo 15 settembre 2007 alle 10:22 PM

    hai ragione ma sono assediata da sei persone incapaci e sono tornata adesso dal lavoro. Che devo fare?
    malmostosa.

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  24. minstrel 19 settembre 2007 alle 10:32 am

    Riporto il commento che ho lasciato a Bob. Scusa lo “spam”, ma non saprei che altro aggiungere. Ma volevo comunque lasciartelo anche a te.

    Parole inconfutabili.
    Polemica sterile, peccato essermela persa per dire la mia.

    Mi sono sempre lamentato che i cantanti vengono considerati musicisti di Serie B (a ragione) e pagati come calciatori di Serie A (a ragione?). Ma mi lamento con i cantanti che vengono da me e non sanno una nota, con me che non capisco un passaggio armonico, con gente della mia età che dice: “chemmefregadeleggè! C’è o Ciddi!” e altre astruse amenità.
    Sono altri tempi quelli in cui Freni e Pavarotti cantavano, tempi in cui era la musicalità, l’estro, l’arte dell’arrangiarsi alla grande, all’italiana, a dominare.
    La scena internazionale è sempre stata più “professionale” al riguardo, ma non ha lasciato tanti esecutori vitali come abbiamo lasciato noi.
    E’ una cosa che mi fa riflettere.

    Il rischio di diventare un teorico è concreto quando si studia.
    Ma è un rischio che a mio avviso, OGGI, bisogna correre. Per il tempo che viviamo ma anche per sè stessi, per comprendere dove va la musica, per non restare ancorati ad un tempo che, purtroppo, piano piano, sta morendo.

    Pavarotti è un grande. Rimpiango solo quello che avrebbe potuto fare con due dita di teoria in più.
    O forse non sarebbe stato quello che è stato.
    La storia non si fa con i Se.
    Luciano ci è entrato “di petto”! Se la merita tutta e mi vado a riascoltare il suo Calaf.
    Il suo intramontabile Calaf aritmico.

    Straordinario.

    yours

    MAURO

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  25. amfortas 30 settembre 2007 alle 12:09 PM

    Opera a Trieste, tra il serio ed il faceto.[..] Venerdì scorso è stata presentata la stagione lirica e di balletto del Teatro Verdi di Trieste, il teatro. Sono molto contento per la scelta dei titoli in cartellone, devo dirlo subito. Quindi, il demone della melomania che possiede il mi [..]

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  26. utente anonimo 1 ottobre 2009 alle 3:50 PM

    Se in un paese come l’Italia arriviamo ad insultare e a criticare una persona come Paolo Isotta, significa che siamo messi veramente male. Personalmente, ho letto pochi saggi eguagliabili per cultura e profondità a quelli di Isotta. Certo, poi si può fare la tara sui sui gusti nelle recensioni. E comunque, non vedo perchè si debba per forza parlare bene di un artista solo per il fatto che è deceduto.

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  27. amfortas 2 ottobre 2009 alle 2:59 PM

    26, mi spiace ma proprio non sono d’accordo.
    Le recensioni sono una cosa, la libertà di pensarla in un certo modo un’altra, un minimo di creanza un’altra ancora.
    Isotta ti sembra un mostro sacro e ti pare che criticarlo sia un segno della decadenza dei tempi? Libero di pensarlo.
    Io e tanti, tanti altri, abbiamo opinioni diverse.
    Ciao e grazie.

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  28. utente anonimo 10 novembre 2009 alle 4:52 PM

    Spiace dirlo, ma Isotta ha pienamente ragione: gli ignoranti, musicalmente parlando, siete voi.

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  29. amfortas 10 novembre 2009 alle 5:05 PM

    27, ce ne faremo una ragione, che vuoi che ti dica.

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  30. enre1 7 dicembre 2009 alle 1:51 PM

    Credo che il Signor Isotta abbia qualcosa dentro che lo roda, forse invidia per i grandi o forse altro. Le sue critiche sono spesso condivisibili, ma quanta maleducazione le pervade. ricordo il suo articolo sulla morte di Kleiber, quell’entrare indegnamente, tra l’altro con notizie frammentarie,  nella vita privata del Maestro fino quasi a paragonarlo ad un pedofilo, o quel definire "mogliettuccia" la sua consorte e non certo per esprimere qualcosa di carino. Ma come si permette? Questa è critica?  Si ripete sempre il Signor Isotta: spocchioso e a volte ignorante che taccia  altri di ignoranza musicale solo perche conosce il pentagramma dal punto di vista tecnico. l’ho sentito stamane alla radio circa la "prima" della Carmen: il massimo della presunzione!  Forse aveva ragione un certo compositore francese che di musica certo ne sapeva nel definire i critici musicali dei musicisti mancati o forse aveva ancor più ragione un certo Signor Bruson quando cercò di strangolarlo ma fu ahimè fermato da alcuni presenti. Che fatica ritagliarsi uno spazio nel mondo dei protagonisti quando non si sa fare nulla di importante!

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  31. amfortas 7 dicembre 2009 alle 2:24 PM

    enre, sono perfettamente d’accordo con te, ricordo anch’io l’articolo scandaloso in occasione della scomparsa di Kleiber.
    Ciao e grazie 🙂

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  32. utente anonimo 10 dicembre 2009 alle 1:59 PM

    grazie amfortas, non è mio costume usare certi toni ma in questo caso non si può più tacere, c’è un limite a tutto  e questo "superuomo complessato"  lo ha ampiamente superato. inoltre sembra accaniirsi con un certo compiacimento contro le persone defunte e questo la dice lunga. E’ pur vero che a suo tempo ha "stroncato" Daniel Oren, vivo e vegeto mi risulta, cosa che condivido dal  punto du vista musicale, ma  non certo nei toni da lui usati. Mi chiedo come il Corriere accetti nelle proprie fila simili personaggi….

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  33. amfortas 10 dicembre 2009 alle 4:11 PM

    enre, figurati, su quel tipo la pensiamo allo stesso modo…

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  34. utente anonimo 10 dicembre 2009 alle 6:09 PM

    da Giuliano:
    leggevo regolarmente Paolo Isotta negli anni ’90 e ho imparato molto da lui; però poi c’è un limite a tutto, o dovrebbe esserci.
    Dispiace anche a me che il Corriere della Sera abbia pubblicato e continui a pubblicare certe cose. Quell’articolo di Paolo isotta su Carlos Kleiber fu uno dei motivi che mi spinsero a non leggere più quello che era stato il mio giornale per trent’anni. (gli altri motivi erano nelle prime pagine)

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  35. amfortas 10 dicembre 2009 alle 8:15 PM

    Giuliano, io non leggo il Corriere da tanto tempo, ma quando lo leggevo gli articoli di Isotta mi erano sempre indigesti, perché dovevo tradurli in italiano.
    Forse anch’io ho imparato qualcosa: a scrivere in modo leggibile e chiaro.
    Ciao 🙂

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  36. utente anonimo 11 dicembre 2009 alle 7:02 PM

    mi annovero tra gli ex lettori del Corriere per l’ovvio condiviso motivo. Ciao

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  37. enre1 11 dicembre 2009 alle 7:08 PM

    anch’io ho smesso di leggere il Corriere della Sera dopo l’articolo su Carlos Kleiber

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  38. amfortas 12 dicembre 2009 alle 8:27 am

    36 w enre, mi sa che quell’articolo ha fatto perdere al Corrierone qualche lettore…

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  39. enre1 12 dicembre 2009 alle 9:20 am

    @ amfortas, credo proprio anch’io, ma se lo merita! Peccato solo che per i verrtici del giornale questo non sia rilevante. Evidentemente considerano gli "utenti" una moltitudine di ignoranti incapaci di senso critico e dipendenti da chi tiene in mano la matita. Peccato davvero!

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  40. amfortas 12 dicembre 2009 alle 3:55 PM

    enre, anche di questo ce ne facciamo una ragione…
    Ciao!

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  41. enre1 12 dicembre 2009 alle 5:03 PM

    Oh certamente, anche se con un leggero dispiacere . Ciao e complimenti

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  42. utente anonimo 22 dicembre 2009 alle 6:17 PM

    caro amfortas mi piacerebbe che questo blog continuasse a vivere giorno per giorno anche senza parlare di quello scellerato pagato per raccontare i suoi deliri. Forse sei presente in altre sezioni che ovviamente io non conosco? Se sì ti prego di darmene informazione. Con stima ti invio Cari Auguri!
    enre

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  43. amfortas 22 dicembre 2009 alle 6:28 PM

    Enre, ti ringrazio della stima e degli auguri, e ricambio.
    Non ho ben capito cosa tu intenda per "altre sezioni"…io scrivo qui sul blog senza una cadenza regolare e recensisco spettacoli (di solito da Trieste, ma anche da altri teatri, se ne ho l’occasione) per OperaClick.
    Poi ho pubblicato un paio di cose, se vuoi ti mando il curriculum 🙂
    A parte gli scherzi, mi trovi qui (Di tanti pulpiti è prorpio casa mia) o nel forum di OperaClick, dove mi sono pure accollato l’arduo compito di moderatore.
    Ciao e grazie.

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  44. enre1 23 dicembre 2009 alle 8:15 PM

    Amfortas, scusami se mi sono espresso con termini inappropriati, non sono esperto del web. Inendevo chiederti se potevo leggerti in qualche altro sito del web oltre al tuo pregiato blog. Cmq sei stato pienamente esaustivo e ti ringrazio. Nuovamente Auguri
    enre (enrico)

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  45. utente anonimo 23 dicembre 2009 alle 11:31 PM

    Isotta è duro, diretto, ma ha una competenza straordinaria. La sua fotografia di Pavarotti è nitida, perfetta e non è per niente cattiva. Semmai è cattiva nei confronti di chi si lascia buggerare dai media. Vince oggi l’approssimazione, l’emotività. Per denaro. Si veda Bocelli, scandaloso se lo si chiama genio.

    Dario Lodi – dariolodi@alice.it

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  46. enre1 24 dicembre 2009 alle 6:15 PM

    Dario Lodi, mi spiace ma non sono d’accordo con te. Vorreisapere cosa c’entra la critica musicale con aspetti della persona che nulla hanno a che vedere con l’argomento. Se leggi quanto scrissi alcune settimane fa forse potrai condividermi. Dissi che le sue critiche erano spesso condivisibili ma il tono da lui usato respingeva chiunque fosse dotato di sensibilità umana. Dimmi cosa c’entra con l’arte di Kleiber dire della sua passione per le ragazzine, dei suoi denti cadenti, della sua modesta dimora, della mogliettuccia insignificante, della sua incapacità di trovare il coraggio di farla finita (INCREDIBILE!) (speriamo che lui lo trovi invece) Personalmente non ho mai amato Pavarotti nè come cantante nè tantomeno come uomo di spettacolo (Pavarotti & friends, per dirne una) Ma non posso negare che come molti grandi tenori abbia avuto un momentodi grande prestanza. Ora però dire che non cantava più come quando lavorava con Karajan (nei fatidici per lui anni 70) mi sembra di scoprire l’acqua calda. Tutti noi mortali peggioriamo dopo una certa età, è fisiologico, ma questo per le varie leggi del mercato non impedisce ad un artista che dal punto commerciale "tira" di continuare a proporsi con disapprovazione dei puristi ma per la gioia delle famglie medie che per natale regalano i dischi di Pavarotti, Bocelli eccetera. Certo saimo lontani dalla signorilità di un Kraus,  ma ripeto che male fanno? Non ne hanno il diritto? seppoi ci mettiamo che le poche case discografiche in grande crisi si aggrappano a chi gode di fama vetusta pur di vendere…. Anche il grande  (sempre per coloro a cui piace) Karajan negli ultimi anni di vita ha fatto parecchi scivoloni. E allora perchè sottolineare con veemenza il decadimento e non ricordare invece le prestazioni dei periodi fulgenti? Mi ripeto la penso al tuo opposto: è proprio Isotta che si attacca alla approssimazione e all’emotività, …quella negativa però. Ognuno ha le proprie opinioni ed io ovviamente rispetto la tua…Buon Natale!

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  47. amfortas 24 dicembre 2009 alle 6:37 PM

    Auguri a tutti quelli che la pensano in modo diverso da me su Isotta, che per me rimane indifendibile, come già ho scritto, soprattutto per il pessimo timing.

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  48. utente anonimo 7 febbraio 2010 alle 11:48 am

     Discussione interessante, che ho letto con piacere.
    Aggiungo due annotazioni: a) "Viel Feind’, viel Ehr!" diceva Georg von Frundsberg, ovvero "Molti nemici, molto onore!" come ripeteva chi sappiamo. Un critico che non susciti controversie è un critico monco, incapace di coinvolgere.Quello del critico è essenzialmente un mestiere modesto, incomparabilmente inferiore all’attività creativa dell’artista o dell’interprete. Il suo ruolo, comunque effimero, è appunto quello di stimolare la discussione e l’approfondimento. Paolo Isotta bene o male ci prova. b) Isotta è peggiorato invecchiando. E’ diventato livido, rancoroso, un po’ come Piero Buscaroli, spesso perso in fantasie irrelevanti quanto spocchiose. Suggerisco di prendere da lui quel poco di buono che rimane, certi spunti, tracce di una competenza non spregevole e di ignorare gli aspetti squallidi e irrilevanti di quel che scrive, anche se sembrano essere proprio quelli che suscitano l’interesse, spesso ammantato di indignazione, dei lettori.

    tito

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  49. amfortas 7 febbraio 2010 alle 4:16 PM

    Tito, fondamentalmente hai ragione, ma qui l’Isotta era stato tirato in ballo non per la competenza e la cultura (comunque a mio parere entrambe ostentate) ma per l’inopportunità del suo intervento nel momento contingente. Io, a distanza di tempo, continuo a considerare censurabile quest’episodio.
    Io leggo Isotta da almeno 25 anni e spocchioso lo è sempre stato. Come la sua prosa è sempre stata involuta e indisponente, anche quando scriveva qualcosa d’interessante.
    Poi ben vengano i critici che sanno fare il loro mestiere, evidentemente.
    Ciao e grazie.

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  50. utente anonimo 9 febbraio 2010 alle 1:21 PM

    Quella di Isotta è una critica, che pur con alcune valutazioni fondate (la non eccelsa conoscenza dello spartito che aveva invece Domingo), trascura troppo marcatamente l’eccellenza che Pavarotti ha rappresentato nell’ambito del repertorio Belliniano, di cui è stato per circa 10 anni, intorno al 1968, il maggiore esponente mondiale. Inoltre non si fa il minimo accenno alle grandissime doti di fraseggio e controllo dell’emissione. La musica è sì matematica (durata delle note, rispetto della ritmica) ma è anche il tentativo di unire l’arte alla perfezione scientifica. L’intonazione di Pavarotti era perfetta (si ricordano tre o quattro errori in tutta la carriera, operistica s’intende). La dizione ineguagliabile. Una voce incantevole anche per orecchie inesperte. Qualche difetto non può cancellare la sua grandezza!
    Ingegnere85

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  51. amfortas 9 febbraio 2010 alle 3:47 PM

    Ingegnere85, la critica a Pavarotti può essere fatta ed estesa pure ad altri punti, volendo, ma la discussione era nata a proposito dell’opportunità di impostare una critica nel momento contingente al quale si riferisce questo post e cioè immediatamente dopo la morte dell’Artista.
    A me pareva inopportuno allora, oggi sono passati più di due anni e va bene qualsiasi opinione.
    Ciao e grazie.

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  52. utente anonimo 25 febbraio 2010 alle 10:01 am

    sempre per non parlare di isotta ho sentito per radio  una sua intervista in diretta alla vigilia della prima della Carmen alla  Scala dove asseriva che quella che sarebbe andata in scena non sarebbe stata degna di chiamarsi "prima" quindi bocciava  la rappresentazione ancora prima di averla sentita sulla base dei cantanti e della regia che si annunciava troppo spregiudicata. Mi chiedo:  la musica dove l’ha messa? Sempre tra le sue asserzioni. "Carmen è un’opera troppo ruffiana…" Ma che centra con la critica musicale.  Poi dopo varie sue affermazioni diceva di essere perennemente sfiduciato di se stesso, di aver perso l’amore per l’insegnamento per la cocciutaggine degli studenti, che il lavoro del critico che conosce la musica è un lavoro tremendo dovendo egli "ripassarsi" tutta l’opera al pianoforte e non limitarsi all’ascolto in teatro, …Pensp allo stress del direttore d’orchestra e dei professori per non parlaredi quello  del compositore colpevole, a suo tempo,  di avere scritto simili ruffianaggini :-))  Vabbè…lasciamo perdere,  prometto di non parlarne più.

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  53. enre1 25 febbraio 2010 alle 10:21 am

    scusate non mi sono firmato.
    enre1

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  54. amfortas 25 febbraio 2010 alle 11:51 am

    Enre1, mi sono perso l’intervista, però mi pare che poi parlò bene di quella Carmen, vero? O mi confondo?
    Scusa sai, ma gli anni passano…e perdo colpi!
    Ciao.

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  55. enre1 26 febbraio 2010 alle 7:14 am

    caro Amfortas non ricordo proprio che ne abbia parlato bene in seguito perlomeno durante l’intervista proprio no. Raggiuinse toni sprezzanti e ripeto prima ancora che fosse data ai comuni mortali. Chiuse dicendo che  dopo di allora non ne avrebbe più parlato! Bontà sua….

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  56. utente anonimo 16 aprile 2010 alle 9:46 PM

    L'intervento 46 su Isotta, in risposta al mio che è il 45, è simpatico, ma è anche convenzionale, secondo me. Seguire Isotta bisogna fare uno sforzo, anche per la sua prosa barocca. Sostanzialmente credo sia preoccupato di mantenere altissimo il concetto di arte, concetto che oggi è troppo relativo. I gusti individuali vanno bene, ma vanno meglio quelli rispettosi dell'approfondimento, altrimenti se giustifichiamo in toto il parere di tizio e caio non avremmo più Leonardo e neanche Michelangelo. Il mio amico Giovanni che suona penosamente la chitarra, ma che ci rallegra tutti quanti, assumerebbe lo stesso valore artistico di Bach. Va bene, Isotta usa toni duri e fa apprezzamenti eccessivi, ma io salvo la sua buona fede di fondo che gli fa dire certe cose per smontare definitivamente dei totem: parla male di Pavarotti, ma in realtà se la prende con chi ne parla troppo bene. Per lui Pavarotti è sempre stato mediocre e temo che abbia ragione. Non lo avrebbe fatto se i media avessero parlato di Pavarotti come di un cantante simpatico, con un voce incantevole in sè, non un gigante (infatti le sue interpretazioni sono tutte uguali, povere di carattere) come invece si è inteso fare per ragioni commerciali. Il livore di Isotta è verso il sistema, verso il personaggio, non verso la persona.Saluto il 46 con simpatia e lo ringrazio per la pazienza e l'attenzione.Dario Lodi    

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  57. amfortas 17 aprile 2010 alle 9:02 am

    Un saluto a Dario Lodi e a tutti gli altri che contribuiscono a tenere vivo questo post 🙂

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  58. amfortas 18 settembre 2010 alle 8:07 am

    MI VIENE SINCERAMENTE VOGLIA DI DENUNCIARLO! QUESTO ISOTTA DOVREBBE ESSERE CANCELLATO COME GIORNALISTA E COME CRITICO!!CHE VENGA CON ME A SCARICARE CONTAINER CHE GLI PASSA LA VOGLIA DI SPUTARE VELENO,PERCHè DI QUESTO SI TRATTA VELENO NON CRITICA!!!BY ENEAHo dovuto limare un po' il commento di Enea, che era un po' troppo "forte".

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  59. sergio orabona 31 luglio 2012 alle 10:35 am

    capisco che può dar fastidio ma purtroppo l’articolo di isotta corrisponde pienamente a verità e sono decenni che se ne parla apertamente nei conservatori di musica. Conosco un accompagnatore pianistico che lavora in un importante teatro italiano: quando c’era da provare con pavarotti si metteva le mani nei capelli!

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    • amfortas 1 agosto 2012 alle 7:17 PM

      sergio, ribadisco anche a te ciò che ho detto agli altri: non è tanto una questione di verità, ma di timing. Inoltre, io conosco personalmente due pianisti accompagnatori che dell’esperienza con Pavarotti hanno ricordi entusiasmanti, quindi…
      Grazie per l’intervento e scusa per il ritardo nella risposta, ma sono in una zona depressa dal punto di vista tecnologico 🙂

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  60. giuliano 1 agosto 2012 alle 9:30 PM

    sai che ho letto di recente (mi pare su wikipedia) che Ezio Pinza non sapeva leggere la musica? Stento a crederci, ma molti cantanti grandissimi erano messi così. Io direi che se un maestro accompagnatore trova uno come Pavarotti deve solo essere contento di lavorarci insieme, ma poi che ognuno si tenga la sua opinione, per carità!
    🙂
    riguardo a Paolo isotta ho smesso di pensare a lui da quando ha scritto quell’obbrobrio su Carlos Kleiber. Per quel che mi riguarda, Paolo Isotta ha smesso di esistere.

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  61. amfortas 2 agosto 2012 alle 4:50 PM

    giuliano, sono d’accordissimo, anche perché l’esperienza m’insegna che più gli artisti sono bravi meno sono supponenti 🙂 Viceversa quelli di, diciamo così, secondo piano, tendono pericolosamente al divismo con annessi e connessi. Tra i tenori, poi, è quasi una regola.
    Ciao da una landa desolata!

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  62. Roberto 3 febbraio 2013 alle 4:33 PM

    Caro Sig.Bullo, finalmente trovo qualcuno che ha parlato male (giustamente) di Isotta in tempi non sospetti. Vale molto questo suo articolo!!! In giro non faccio che leggere farneticazioni assurde di persone che fino a ieri non hanno mai scritto una sola parola di sdegno per il “critico” in oggetto. Bella vergogna!!! Per costoro varrebbe la frase del Rigoletto: “slanciare il cane a leon morente è vile!”.
    Grazie per il suo blog e per la sua competenza.
    PS
    Il nome per esteso lo troverà nella mail allegata

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    • Amfortas 3 febbraio 2013 alle 8:00 PM

      Roberto, ciao, beh anche in questa occasione ormai lontana – come puoi vedere dai commenti – ci fu disparità di vedute. Ti ringrazio per le belle parole, spero di meritare la tua fiducia anche in futuro, ciao e grazie!

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  63. Silvana 4 febbraio 2013 alle 8:37 PM

    Condivido alcune critiche di Isotta a Pavarotti, sempre però’ considerando il Luciano un grande. Questo e’ quanto -sbagliando-Isotta non riconosce

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  64. ENRICO 12 febbraio 2013 alle 7:49 PM

    ciao sono enre1 tempo addietro ebbi modo di scrivere circa l’arroganza di isotta dopo aver letto i suoi articoli su Kleiber e su Pavarotti e dopo aver sentito una sua intervista radiofonica (radiouno) alla vigilia dell’apertura della stagione scaligera Bene ora il sovraintendente alla Scala l’ha ritenuto persona sgradita togliendgli l’accredito di cui godono i critici musicali. Sono contrario ad ogni forma di censura ma è pur vero che nessuno ha il diritto di offendere gratuitamente il prossimo senza che oltrettutto spesso non vi sia possibilità di replica. Per cui mio malgrado approvo il gesto contro di lui e rimpiango sempre che il grande Bruson sia stato fermato quando ormai gli aveva messo le mani al collo 🙂

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    • Amfortas 13 febbraio 2013 alle 9:23 am

      Enrico, ciao, piacere di rileggerti. Sul critico del Corriere ho detto spesso la mia, anche in controtendenza, a dire il vero. L’affaire Isotta può essere affrontato da molti punti di vista. Per me la figura peggiore, soprattutto dopo gli ultimi sviluppi, la sta facendo De Bortoli. Se ci pensi bene Isotta – del quale nessuno contesta la competenza – è sempre stato così, io lo leggo da prima che fosse assunto al Corriere, pensa un po’. Resta il fatto che Lissner non si è reso protagonista di un bel gesto. Il fatto è che dietro questa querelle si nasconde una vera e propria lotta di potere, che prima o poi esploderà in modo palese per tutti.
      Ciao e grazie!

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  65. ENRICO 13 febbraio 2013 alle 10:06 am

    Caro Amfortas è un piacere anche per me ritrovare questo spazio che tu metti gentilmente a ns disposizione. Venedo all’argomento ultimo spero allora che scoppi al più presto! Non se ne può più di sotterfugi a tutti i livelli in questo malconcio paese. Ormai sembra che la cosa più redditizia sia “distruggere” che è molto meno faticosa di costruire e rende immediatamente famosi con i pro che ne conseguono. Pochi giorni fa in tv Accardo ha detto che è venuto via dalla direzione del S Carlo perchè era oggetto di vessazioni continue da parte di politici e amministratori. E’ solo uno dei tanti casi. Concordo con te che De bortoli potesse risparmiarsi l’articolo a difesa del suo pupillo ma non riesco a condannare Lissner anche se sappiamo tutto proteso verso ben altri lidi….

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  66. Amfortas 13 febbraio 2013 alle 6:12 PM

    Enrico, credo anch’io che la chiarezza sia auspicabile. Del resto ormai siamo a livello, ovunque, di pietire cose che dovrebbero essere assolutamente normali.
    Mi spiace molto che l’occasione sia stata sfruttata dai soliti mestatori per screditare la critica in toto. Ma si sa, le cose vanno così.
    Ciao e grazie, a presto.

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  67. Fulvio Sguerso 13 febbraio 2013 alle 7:11 PM

    A quanto pare il “caso Paolo Isotta” continua a provocare (mi sembra la parola adatta) reazioni e prese di posizione in un senso o nell’altro. viene persino il sospetto che lo stesso Isotta, con le sue sparate, raggiunga puntualmente lo scopo di far parlare di sé…Certo che pretende un po’ troppo dalla “tolleranza” e dall'”educazione” degli artisti, dei sovrintendenti e dei direttori (clamorosa la stroncatura della direzione di Barenboim del Lohengrin) aggrediti, per lo più pretestuosamente, dalle sue “critiche”. Verrebbe voglia di dirgli: si accomodi, prenda lei la direzione del teatro, scelga lei cantanti, scenografi, registi e direttori d’orchestra! Un conto, infatti, è la sacrosanta libertà di critica, un altro la libertà di aggressione mascherata da critica!

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    • Amfortas 14 febbraio 2013 alle 9:10 am

      Fulvio, la stroncatura di Barenboim rientra pienamente nell’esercizio delle funzioni di Isotta, anche se e me o ate può sembrare sbagliata. Gli insulti, le provocazioni, parlare male (o bene) di qualcuno perché intenda un altro invece no. Comunque, a mio parere, di questa storia si è parlato sin troppo. Non riesco a trovare nessuno dei contendenti che ne esca bene.
      Ciao e grazie!

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  68. Enrico 17 febbraio 2013 alle 11:50 PM

    Caro Amfortas in una cosa soltanto convergo con Isotta seppure con toni diversi: con tutti i direttori che ci sono al mondo, anche giovani, era proprio necessario prendere Baremboim?
    Gradirei un tuo quotato parere, grazie

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    • Amfortas 18 febbraio 2013 alle 9:11 am

      Enrico, il mio parere è che Barenboim sia – in generale – un ottimo direttore d’orchestra il quale, come tutti, predilige certi repertori e ha meno feeling con altri. In Italia, come credo tu sappia, si tende a esasperare le situazioni negative e nella migliore delle ipotesi a fregarsene di quelle positive. Lo stesso discorso si può fare per Lissner. Questo non significa certo che Barenboim sia il miglior direttore possibile, ma se segui un po’ le vicende scaligere sai anche che altri direttori, anche giovani, che si sono presentati sul podio della Scala sono stati impallinati da più parti. Dalla stampa, dai vedovi Muti, dai vedovi Abbado ecc ecc. Nel dibattito tra appassionati troverai sempre la frangia estremista che sostiene che tale è baroccaro e non va bene a prescindere e tal altro è troppo conservatore e quindi non va bene neanche lui. Di solito sono le stesse persone che amano, più che altro, sparare nel mucchio per il gusto di sparare.
      E poi, se segui o conosci un po’ la situazione all’estero, saprai certo che la priorità è fare musica e non polemiche, quindi chi glielo fa fare a un Salonen, uno Jurowski ecc ecc di venire alla Scala? Scala che peraltro è “LA Scala” solo nei ricordi e al massimo nei desiderata di un manipolo di nostalgici che non sanno guardare con obiettività alla situazione odierna, nella quale il teatro scaligero è, forse, il “miglior” teatro italiano ma a livello europeo scompare.
      Spero di essere stato esaustivo, ciao e grazie.

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  69. Enrico 18 febbraio 2013 alle 4:23 PM

    Grazie Amfortas,si molto esaustivo,e pienamente condivisibile,Sarà che di lui ho ricordi ( e condizionamenti ) prevalentemente discografici degli anni trascorsi quando, già famoso pianista, comiciò a cimentarsi nell’attività direttoriale e a mio modesto avviso non poteva sostenere il confronto con i mostri sacri degli anni 60 – 70 . Ma forse è anche vero che abbiamo ciò che meritiamo e senza offesa per il maestro che cmq è persona degna!

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  70. Amfortas 18 febbraio 2013 alle 4:54 PM

    Enrico, a mio parere alcune registrazioni di Barenboim, nel ruolo di direttore d’orchestra, sono di assoluto rilievo. Penso al Lohengrin e al Tristan und Isolde in particolare, ma non solo. A mio parere è molto bello anche il Don Giovanni dei primi anni 70 del secolo scorso, seppure non confortato da un cast all’altezza. Ma ci sono anche altre registrazioni rimarchevoli.
    E poi, vedi, per te i mostri sacri sono negli anni 60 e 70, per me quelli davvero sacri 🙂 sono precedenti, soprattutto tra gli anni 40 e 60. Alla fine già il fatto che, in qualche modo, lo si accosti a quei nomi ne determina l’importanza storica. A nessuno passerebbe per la testa di scomodare i grandi per parlare di (mettici i nomi che vuoi) 🙂
    Ciao!

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  71. Fulvio Sguerso 18 febbraio 2013 alle 5:56 PM

    Condivido il giudizio di Amfortas su Baremboim (ricordo, tra l’altro, una interpretazione dell’Eroica che definirei “trascendentale”). Quanto ai mostri sacri, anche per me sono precedenti (penso a Celibidache, a Klemperer, a Erich e a Carlos Kleiber, a Leonard Bernstein…).

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  72. Enrico 18 febbraio 2013 alle 8:32 PM

    Amfortas e Fulvionon metto in dubbio quanto riportate anche perchè purtroppo non sono un “grande” intenditore di Wagner e, come ripetuto, sono condizionato da precedenti sicuramente non corretti di cui dopo dirò Negli anni 60 / 70 a fianco dei vari Giulini, Solti, Karajan, Ozawa ecc (attraverso i quali ho cominciato a farmi una conoscenza musicale classica) la discografia ha conosciuto un boom di vendite inaudito: i negozi di dischi nascevano come funghi per la mia grande gioia. E grazie a questi ho poi conosciuto i vari Walter, Klemperer, Ormandy , Kleiber, Bohm e molti altri
    Riconosco che questi e i loro contemporanei fossero davvero “mostruosi” ma la tecnologia mi affascinava e spesso le grandi interpretazioni erano offuscate da una resa sonora incerta che gli impianti di alta fedeltà mettevano crudelmente in evidenza.
    Ecco perchè i “grandi” degli anni 60/70 sono stati più incisivi nella mia formazione conoscitiva.
    Colgo con piacere le Vs osservazioni che contribuiscono ad aprirmi la mente in merito a certe mie convinzioni che non mi dispiacebbe mutare
    Grazie

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    • Fulvio Sguerso 19 febbraio 2013 alle 12:06 am

      Beh, se c’è stato un “grande” nel secondo dopoguerra, questo è stato certamente il maestro Carlo Maria Giulini: dopo aver ascoltato (su disco, purtroppo) la sua direzione della Messa di Requiem di Verdi, tutte le altre ascoltate in seguito mi sono sembrate inferiori!

      Lo stesso vale, ovviamente a mio opinabile giudizio, per le quattro sinfonie di Brahms e per la Sinfonia n. 9 di Gustav Mahler…

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  73. Amfortas 19 febbraio 2013 alle 7:30 PM

    Rispondo volentieri a Fulvio ed Enrico 🙂
    Per quanto riguarda i direttori, al di là di pochissime certezze, ma proprio poche, sono piuttosto mutevole di gusti se si resta nell’empireo di quella 20ina di nomi straordinari.
    Per fare un esempio che mi è caro, ci sono incisioni di Tristan und Isolde che, negli anni, si sono avvicendate al primo posto delle mie preferenze. Non sto neanche a fare i nomi, sono quelli che qualunque appassionato segnalerebbe. Cambia la mia preferenza in base alla disposizone d’animo, ai pensieri, qualche volta c’entrano molto anche le immagini che alcuni passaggi mi evocano: l’infanzia, un momento particolare della mia vita, un sogno. Basta poco per spostare di quel poco il mio gradimento, quando siamo a livelli straordinari. Vale per tutte quelle che io considero le mie opere feticcio, che non sono poi tante: diciamo cinque. Quello che voglio dire è che l’ascolto non è mai – almeno per me – passivo o solo dettato dall’ammirazione per la tecnica. Contano molto le emozioni. Vale anche per la sinfonica.
    La Nona diretta da Karajan nei primi anni 60, la Terza di Mahler con Bernstein o il Don Giovanni di Giulini possono essere al top oggi, ma domani essere “soppiantate” da altre incisioni. Ci sono i grandi, tra di loro non c’è gara, ma comunanza nell’esprimere l’Arte.
    Un caro saluto a voi.

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  74. Enrico 21 febbraio 2013 alle 12:35 PM

    Ancora una volta concordo con te caro Amfortas, il bello della musica, ma dell’arte in generale,è forse proprio questo: non esiste l’assoluto, tutto si rinnova per poi ritornare ogni volta ma con emozioni diverse,facendone qualcosa di sempre vivo, come noi stessi del resto.. Certo non tutti i direttori sono in grado di trasmettere quel qualcosa che ci prende nè noi siamo sempre recettivi allo stesso modo.
    Quindi, per ritornare al seminato, il caro Isotta dovrebbe guardarsi allo specchio ogni tanto e farsi anche qualche domanda….ma tanto è inutile!

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  75. Amfortas 25 febbraio 2013 alle 4:57 PM

    E con Sawallisch se ne è andato un vero grande.

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  76. Enrico 3 marzo 2013 alle 10:17 PM

    Ho avuto la fortuna di vederlo dal vivo varie volte: una volta, addirittura, Nella Piazza Maggiore di Bologna ho potuto assistere alla sua direzione della nona di Beethoven (che forse non era il suo forte) a pochi metri da lui. In pratica ero alle sue spalle vista la particolare collocazione dell’orchestra e del direttore, avrebbe anche potuto allontanarmi e non lo ha fatto. Un’altra volta nella Missa Solemnis sempre di Beethoven, vista l’affluenza enorme del pubblico nella chiesa, invitò le persone in piedi a sedersi vicino agli orchestrali: fu una esperienza unica e anche la direzione fu particolarmente ricca di pathos. L’ho visto poi, in sedi più convenzionali, nella prima di Brahms e Schumann. Purtroppo non ho potuto apprezzarlo in Wagner, se non in disco, dove so che ha lasciato
    importanti esecuzioni. Ricordo anche la sua cortesia….

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    • Amfortas 4 marzo 2013 alle 8:48 am

      Enrico, grazie del bel ricordo che hai lasciato del Maestro Sawallisch.

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      • Enrico 4 marzo 2013 alle 12:38 PM

        Grazie a te Amfortas, ma i miei sono solo anneddoti e i personali per giunta, gradirei invece che tu, indubbiamente molto più quotato di me, dicessi qualcosa di lui e sulle sue migliori prestazioni Ormai è così difficile ricordare, nessuno vuole più voltarsi indietro, e sembra imperativo dimenticare, per non accorgersi che tutto fugge, e invece solo il ricordo è l’unica arma che abbiamo perchè tutto non finisca nel nulla …grazie

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  77. Amfortas 4 marzo 2013 alle 4:42 PM

    Enrico, io apprezzo molto proprio le opinioni personali degli appassionati, sono il motore delle discussioni 🙂
    Per quello che riguarda me, trovo splendido il suo Strauss e il suo Wagner, in particolare, ma anche i Lieder con DFD, per esempio.
    Ciao!

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    • Enrico 6 marzo 2013 alle 10:13 am

      a proposito di DFD ho sentito tempo fa, in occasione della sua morte, alla “barcaccia” dei commenti spaventosamente negativi (non dai conduttori della trasmissione). Io l’ho sempre apprezzato come cantante, un pò meno come direttore

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      • Amfortas 6 marzo 2013 alle 12:57 PM

        Enrico, su DFD ho scritto (non qui :-)) la mia opinione più volte nel corso degli anni. Lo rispetto, ma trovo sempre qualcuno che mi convince di più nella maggioranza delle parti che ha cantato, soprattutto nell’opera italiana. Per farti un esempio di questi giorni, trovo il suo Macbeth insopportabile. Attenzione, non sostengo che sia mal cantato, dico solo che quel gusto di miniaturare e cesellare ogni sillaba si trasforma in maniera e affettazione e fa perdere di vista (a mio parere!) lo scopo principale e cioè la riuscita, la credibilità del personaggio Macbeth. Resta un grandissimo liederista, uno straordinario Wolfram (forse il migliore) e comunque un artista con la A. Molto spesso, anche per un’ovvia comunanza di repertorio, gli preferisco Taddei, Bruscantini, Cappuccilli, solo per restare nel dopoguerra perché se andiamo indietro…è ancora più facile trovare interpreti migliori. Sia chiaro, a mio parere.
        Ciao!

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  78. Enrico 6 marzo 2013 alle 4:30 PM

    Caro Amfortas,
    permettimi di aggiungere anche Bergonzi anche se forse non sarai d’accordo, ma da emilliano quale sono…:-) Comunque hai sottolineato una particolarità di DFD che non riuscivo a cogliere ma che c’è, eccome, ma mi sfuggiva e che sicuramente ridimensiona il personaggio. Grazie! Vorrei ora approfittare di te e spostare la tua attenzione su un altro grande che purtroppo (nella mia grande ignoranza, lo ammetto) non riesce ad entusiarmarmi seppure venga considerato uno dei più grandi al mondo senza riserve, spt in alcune opere verdiane, e cioè A. Kraus. Forse troppa perfezione, non so, ma ripeto, non riesce a prendere il mio troppo arido cuore…Hai qualche registrazione discografica da consigliarmi perchè io mi possa ravvedere?
    Ancora grazie

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  79. Amfortas 6 marzo 2013 alle 5:14 PM

    Enrico, ovviamente io ho nominato solo baritoni, perciò ho ho menzionato il grandissimo Carlo Bergonzi.
    Su Kraus, che dire, io credo fosse un artista che dava il meglio dal vivo.
    In questo senso il Werther, l’Edgardo – anche in tarda età – Romeo, Faust, Fernando sono testimonianze grandiose, come pure Des Grieux. Guarda com’è composto e sereno mentre canta, come sembra quasi non fare alcuno sforzo nel porgere la parola. Un esempio.
    Delle sue incisioni in studio, non così numerose peraltro, io considero imprescindibili Don Ottavio, Ferrando, Ernesto (Don Pasquale), Arturo, Alfredo, Duca di Mantova. E sicuramente me ne sto scordando qualcuno. Immagino però che tu conosca tutte queste registarzioni, perché sono classici del canto in senso assoluto.
    Ciao!

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  80. Enrico 14 marzo 2013 alle 7:07 PM

    ho sentito parte del Don Carlo diretto da Maazel al Metropolitan l’altra sera, mi è sembrato che tra cantanti e orchestra ci fossero non pochi problemi, concordi?
    Maazel aveva lamentato le poche sessioni di prova e credo che si debba imputare a questo. Opmai sembra essere diventato un male comune quello di ridurre all’osso il numero delle prove, sempre per una questione di costi purtroppo, ma poi opere come il DC non perdonano e i risultati si sentono. Forse dovremo abituarci a nuovi “standard”!?

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    • Amfortas 15 marzo 2013 alle 9:34 am

      Enrico, ciao, mi spiace ma non ho ascoltato il Don Carlo in questione e quindi non so dirti nulla. Certo, se non si prova a sufficienza qualsiasi opera può diventare un problema, non solo il Don Carlo. Le cause dell’assenza o comunque penuria di prove le hai individuate tu, non c’è molto altro da aggiungere 🙂
      Sugli “standard” io sono piuttosto flessibile, nel senso che al di là delle punte di diamante io addirittura credo che la media della qualità artistica oggi sia superiore che in passato, e soprattutto che i confronti tra artisti di epoche diverse sia un “giochino” divertente ma nulla di più. I tempi cambiano, cambia la società e di conseguenza mutano il gusto e la modalità sia di porgere che di fruire la musica.
      Ciao e grazie!

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  81. Enrico 19 marzo 2013 alle 12:55 PM

    Gentile Amfortas,
    a conferma di quanto ti ho scritto riguardo il Don Carlo di Maazel devo riportare i feroci commenti de La Barcaccia fatti giusto ieri. E’ evidente che tali osservazioni che trovo a volte esagerate non fanno cmq piacere, se non a qulcheduno affetto da disfattismo. Io avevo espresso una mia opinione e il fatto che sia avallata da persone che sicuramente se ne intenmdono più di me è solo una conferma delle mie sensazioni e non una gratificazione personale. Anche perchè distruggere è molto più facile che costruire….
    Grazie ancora per lo spazio che mi concedi e forse neanche in sede corretta all’interno del tuo forum di cui non sono esperto

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    • Amfortas 19 marzo 2013 alle 5:21 PM

      Enrico, sulla questione “Barcaccia” si potrebbe (dovrebbe?) scrivere molto. Conosco Enrico Stinchelli e siamo in buoni rapporti però trovo che spesso le sue critiche siano contraddittorie. Non sono però gratuite, come evidentemente è il caso di questo Don Carlo del quale, ripeto, non ho sentito una nota ma che ha raccolto solo pessime recensioni ovunque.
      Sulla differenza tra una critica – o se preferisci recensione – costruttiva e onesta e il piacere insano di infierire per il gusto di farlo mi sono anche espresso più volte, qui sul blog e in altri luoghi.
      Si dovrebbe tenere presente sempre che una recensione si riferisce a una serata precisa e non è un giudizio sulla carriera, e questo più da parte dei cantanti che dei critici. Purtroppo la Rete, per certi versi, è diventata uno spin off della televisione, dove chi grida di più ha maggiore visibilità e spesso la visibilità e confusa con la competenza. C’è anche da dire, però, che quasi tutti gli artisti non accettano le critiche, anche le più educate e dovute a serate oggettivamente sgradevoli (evidente eufemismo). A tal proposito l’aneddotica, anche quella personale, è quasi infinita, ma “tace il labbro” :-).
      Ciao e non preoccuparti, scrivi quando vuoi e abbi pazienza per i tempi delle mie risposte.

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  82. Enrico 20 marzo 2013 alle 11:30 am

    ho letto e come da tempo condivido i tuoi punti di vista, grazie ancora

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  83. Enrico 18 aprile 2013 alle 6:35 PM

    e così dopo Sawallish se ne è andato un altro grande (almeno per me) Colin Davis! Ricordo che grazie alle sue esecuzioni conobbi Berlioz, Sibelius, Mozart, negli anni sessanta / settanta Ma anche le sue esecuzioni Beethoveniane sono state rivalutate negli anni seguenti. Mi piaceva la sua scrupolosità, che in primis poteva apparire un poco flemmatica ma che invece era profondo rispetto della partitura là dove già alcuni direttori cominciavano a “personalizzare” un pò troppo le grandi “scritture”. Caratterialmente era un inglese, sempre corretto, elegante, ma non privo di reattività e ne seppe qualcosa il pubblico del Covent che si vide respinte proprio dal direttore fischi e linguacce perchè secondo lui aveva oltrepassato i limiti. Un uomo che ha dato tanto alla musica e che dalla musica ha ricevuto. Una bella carriera! Come a lui si confaceva. Gli ho voluto veramente bene pur non conoscendolo personalmente, e lo stimavo, ne sono testimoni i tanti cd e dischi delle sue esecuzioni presenti nei miei scaffali.

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    • Amfortas 19 aprile 2013 alle 7:38 am

      Enrico, sono costretto dalle circostanze (non sono in formissima, come forse saprai) a risponderti velocemente. Per me, come per tanti altri, Sir Colin Davis rappresenta il miglior Berlioz che conosca. Ciao.

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  84. Enrico 19 aprile 2013 alle 7:43 am

    Tanti Auguri di cuore, Amfortas

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  85. Enrico 9 Maggio 2013 alle 4:33 PM

    Ciao Amfortas come stai? quando mi autorizzi riprenderò a “romperti” nuovamente,

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    • Amfortas 9 Maggio 2013 alle 5:03 PM

      Enrico, sono in recupero, piuttosto lento, però non preoccuparti “rompi” pure quando vuoi e abbi pazienza per le risposte :-), ciao!

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      • Enrico 16 Maggio 2013 alle 4:26 PM

        Caro Amfortas mi fa piacere sapere che sei in recupero, questa è la cosa più importante (sono un medico, ma non credo tu abbia bisogno di me e poi siamo lontani 🙂 ) Visto che mi hai autorizzato “rompo” con una domanda quasi da gossip ma so che mi perdonerai. Riguarda L’Aida che si sente nella sigla di apertura delle “perle nere” de La barcaccia. Tale opera è diretta da Muti (che non amo) a Monaco ma lo stralcio che fanno sentire presenta una verve insolita spt da parte del timpanista e mi piacerebbe sapere se quella esecuzione è rintraccabile, oppure se hai anneddoti riguardo ad essa. Lo chiedo a te perchè i signori de la barcaccia non mi hanno mai risposto in proposito. Capisco, come ti ho detto, che non si tratti di una domanda edificante, ma a volte anche la curiosità andrebbe appagata se possibile. Ti ringrazio per quanto vorrai fare e ti rinnovo gli auguri di una rapida guarigione
        Enrico

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      • Amfortas 16 Maggio 2013 alle 5:36 PM

        Caro Enrico, fonti ultra affidabili mi garantiscono che l’Aida in questione è questa che troverai seguendo il link.
        Ciao, a presto.

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  86. Amfortas 16 Maggio 2013 alle 4:52 PM

    Enrico, facciamo così, chiedo ad alcuni amici collezionisti se la registrazione è rintracciabile, io non lo so.
    Grazie per tutto il resto 🙂

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  87. Enrico 22 Maggio 2013 alle 11:45 am

    ormai polemizzo su tutto, presto sarò peggio di Isotta, complice anche l’aterosclerosi inevitabile del progredire dell’età, Vorrei segnalare questo avvenimento. Tempo addietro a Bologna è venuto Frans Bruggwen con la sua favolosa orchestra, repertorio: Oratorio di Pasqua (che adoro anche per la sua apparente leggwerezza e semplicità) e altro che non ricordo, cmq la parte del padrone lo faveva l’Oratorio Bachiano. Io adoro Bruggen anche se talvolta è un pò freddino, ma è pur sempre uno dei miei direttori preferiti oltre che flautista di tutto rispetto. Una cosa però non mi è piaciuta e cioè il prezzo del biglietto che andava da un minimo di oltre 60 euro a cifre spropositate (oltre i 100) Va bene che il tutto si svolgesse dentro la meravigliosa chiesa di San Domenico, però la richiesta economica mi è sembrata veramente insensata, visti anche i tempi che stiamo vivendo. Penso che così facendo non potremo che continuare a lagnarci che la musica classica non riesca a diventare “popolare”, con reciproco danno.

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    • Amfortas 22 Maggio 2013 alle 6:46 PM

      Enrico, ti rispondo autocitandomi, che è una cosa che adoro, mentre detesto quelli che cominciano la frase dicendo “detesto autocitarmi, ma…” e poi lasciano la loro Falqui di saggezza.
      Scrivevo, 4 anni fa, dopo un Requiem di Verdi nel meraviglioso Duomo di Parma:

      Poi, apro una piccolissima polemica personale, mi sia consentito.
      Caro sovrintendente Mauro Meli, i biglietti per assistere a questo Requiem dalle navate laterali erano esageratamente cari, il prezzo era sproporzionato perché da quella posizione, porca miseria, non si vedeva praticamente nulla: il Coro e l’Orchestra erano nascosti quasi totalmente dalle colonne e quindi 85 euro a persona sono una follia.

      Come vedi, sono d’accordo con te anche questa volta.
      Ciao e grazie 🙂

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  88. Enrico 3 ottobre 2013 alle 9:38 PM

    Ciao Amforts, come stai? ti sei rimesso completamente? spero tanto di si!

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    • Amfortas 4 ottobre 2013 alle 8:06 am

      Enrico, grazie, mi difendo 🙂

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      • Enrico 20 gennaio 2014 alle 3:30 PM

        Caro Amfortas, da poche ore ci ha lasciato il grande Abbado, e proprio nella mia città,Bologna, dove aveva scelto di vivere. Al di là del dolore, sincero, non è certamente momento di fare critiche o commenti sul suo operato. Però è anche vero che la morte è un fenomeno naturale e si viene poi criticati inevitabilmente per ciò che si è lasciato su questa misera terra. Io, se vuoi, vorrei avere da te un tuo parere personale che come sai considero molto avendo avuto modo di leggerti con piacere abbastanza spesso.
        Grazie

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      • Amfortas 20 gennaio 2014 alle 5:03 PM

        Enrico, ti dirò molto brevemente che per me Abbado è stato qualcosa di più di un grande direttore, perché io lo vedo soprattutto come straordinario intellettuale e personalità civile. Per il suo impegno nella divulgazione e anche per alcune asperità caratteriali, un grande uomo.
        Alla fine più che citare i suoi tanti capolavori, di cui per fortuna c’è ampia documentazione, rimpiango tutto ciò che non ha fatto.
        Ciao.

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  89. Enrico 21 gennaio 2014 alle 4:05 PM

    Grazie, gentile come sempre, condivido le tue opinioni sulla ecezionalità dell’uomo e solo un pò meno quella di musicista nel senso che ne apprezzavo le bellezza del suono e un pò meno l’interpretazione che mi pareva un pò fredda , ma io lo conosco solo da un punto di vista discografico e sono un semplice consumatore di musica e non un intenditore….. Mi mancherà e domani andrò a rendere omaggio alla sua persona.
    Ciao

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    • Amfortas 21 gennaio 2014 alle 6:52 PM

      Sarà molto emozionante, ti delego una lacrima.

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      • ANTONIO GARGANESE 18 novembre 2014 alle 5:14 PM

        Caro Paolo, io il 22 gennaio, sono stato un’ora con Claudio. Era un momento (tra le 13 e le 14) in cui la lunga fila fuori Santo Stefano si era allentata. Mi ha accolto la musica di Schubert diffusa dagli altoparlanti all’interno della spoglia chiesa, dove c’era la piccola bara di legno chiaro, tra i girasole e i leggii vuoti. Mi sono messo appoggiato ad una colonna laterale il più vicino possibile ma non troppo, ed ho fatto compagnia a quell’uomo. Ho rivissuto tutta la mia vita di musicofilo, che proprio con Abbado e il suo “Simon Boccanegra” (recita del 4 gennaio 1972) è stata la primissima opera lirica che ho visto in quel teatro ed uno dei primi melodrammi (ma avevo già alle spalle numerosi concerti di Claudio nella stagione 1970/71; ero quindicenne). E mentre pensavo a lui, alle quasi cento occasioni di ascolto tra sinfonico e lirico alla Scala e poi-fortunatamente a Firenze (quando riprese il “Simone” e ad un dopo recita potei con emozione conoscerlo), la musica di Schubert (“La Grande”) mi avvolgeva. Non amo i funerali e tutto quanto attorno ma ero molto felice di poter essere lì. Mi dicevo che ero un privilegiato, che il mio amore e la fedeltà per quel gran uomo, quel grandissimo artista erano “premiati”, che se non fosse stato sincero il mio elogio, non mi sarebbe stata data la possibilità di trascorrere un’ora quasi da “solo” con lui. Ho visto molte persone avvicinarsi alla bara, accarezzarla, toccare il legno, signori mandare dei baci, segnarsi, inchinare rispettosamente il capo a distanza. Anch’io poi mi sono recato vicino e l’ho ringraziato, mettendo una mano sul mio cuore e portandola poi sulla cassa il più leggermente possibile. Poi sono uscito e ho alzato la mano facendo “ciao ciao”, proprio come lui aveva fatto al Maggio Musicale Fiorentino nell’ultimo suo concerto con Berlioz, salutando la Galleria entusiasta. Un concerto che per me, era normale, niente di eccezionale. Claudio era sempre cosi. Penso ad Abbado spessissimo. E’ un pezzo della mia vita.

        Antonio Garganese, Prato, 18 novembre 2014

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      • Amfortas 19 novembre 2014 alle 10:19 am

        Antonio, ciao e grazie della tua bella testimonianza.

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  90. Enrico 22 gennaio 2014 alle 9:25 PM

    si molto emozionante, ma quanta tristezza! Alle 18 ha suonato la Mullowa e stasera alle 22 suo figlio avuto appunto da Abbado, Misha, poi il suo corpo verrà cremato alle 24. Fine di una grande Storia!
    Ora l’Orchestra Mozart trema per il suo futuro anche se i politici hanno promesso di cercare di mantenerla in vita…chissà?….

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