Di tanti pulpiti.

Dal 2006, episodiche esternazioni sulla musica lirica e amenità varie. Sempre tra il serio e il faceto, naturalmente. #verybullo

Il viaggio onirico di Peer Gynt.

Ad un secolo dalla scomparsa, il Teatro Verdi di Trieste ha reso omaggio a Edvard Grieg, con la prima rappresentazione integrale in forma scenica del dramma “Peer Gynt” di Henrik Ibsen.
In buona sostanza è stata eseguita la partitura con testi cantati in lingua originale con sopratitoli, mentre la parte in prosa è stata recitata in lingua italiana.
È un’operazione culturale molto meritoria, e se ne comprende meglio la portata prestando attenzione alla complicata gestazione dell’opera di Ibsen.
Il drammaturgo norvegese scrisse il Peer Gynt nel 1867, durante un suo soggiorno in Italia.
Il testo è in versi, e la sua struttura richiama il “Faust” di Goethe.
Questa circostanza fa pensare che Ibsen ritenesse il suo lavoro più adatto alla semplice lettura che alla rappresentazione, anche a causa dei rapporti piuttosto tesi che aveva con la madre patria ed in particolare con il teatro di Christiania. ( l’odierna Oslo)
Dopo che questi rapporti, in qualche modo, si fecero più distesi ed alcuni suoi testi furono rappresentati con successo, il grande drammaturgo ripensò il suo Peer Gynt nella nuova dimensione di dramma musicale.
A questo scopo contattò Edvard Grieg per le musiche di scena. Il compositore a quel tempo era già affermato, grazie al successo ottenuto con il suo “Concerto per LA minore” per pianoforte ed orchestra.
Nel 1876, dopo che Grieg stesso superò parecchie perplessità e disagi d’ispirazione ( non gradiva molto il lato etnico, folclorico della storia ), il Peer Gynt fu finalmente rappresentato.
La creatività di Grieg si spinse molto avanti, tanto che il termine musiche di scena appare molto riduttivo a confronto della prassi di quegli anni, che intendeva con questo termine una melodia che facesse quasi da riempitivo disinvolto tra i dialoghi recitati: si tratta infatti di ventisei pezzi, alcuni molto brevi, sia cantati sia sinfonici. Tutte le singole composizioni si riferiscono a stati d’animo personali dei protagonisti o a situazioni naturali, come ad esempio il celeberrimo Morgenstemning. (Il Mattino, che probabilmente la maggior parte delle persone sopra gli anta conosce, perché fu la colonna sonora di un celeberrimo Carosello…ricordate il tormentone Matilde! La pancia non c’è più…” ? Mimmo Graig l’attore, mentre il prodotto pubblicizzato era l’Olio Sasso, 1966)
Inquadrata dal punto di vista storico musicale, seppur sommariamente, la genesi dell’opera, è ora necessario soffermarsi sulla trama, che tratta delle vicende di Peer Gynt, un ragazzotto molto avventato e pieno di sé che parte per il suo viaggio nella vita.
Peer va incontro a situazioni perigliose e s’imbatte in personaggi molto singolari, nel suo vagabondare anarchico e amorale, spinto solo dal desiderio di fare nuove esperienze; anche il ritorno a casa, dopo tanti anni, è funestato da un naufragio.
Il regista Pier Paolo Pacini sceglie, forte dei numerosi aspetti simbolici del testo, un’elaborazione registica che si rifà ai prodromi della psicanalisi, trasformando “i luoghi del viaggio di Peer in rappresentazioni di diversi luoghi della mente”. Pacini ha una buona intuizione, se consideriamo che il saggio “L’interpretazione dei sogni” di Freud, che segna l’avvento della psicanalisi, vide la luce solo qualche lustro dopo l’ideazione del Gynt.
Siamo quindi di fronte ad uno di quei casi, piuttosto frequenti a quei tempi, in cui gli intellettuali dell’epoca erano attratti, per affinità morali e culturali non consapevoli, dagli stessi aneliti di conoscenza.
In quest’ottica la madre Aase e la quasi fidanzata Solveig, interpretate da Teresa Fallai, diventano il punto di partenza e d’arrivo del viaggio di Peer.
Daniel Dwerryhouse è l’ipercinetico protagonista, un piccolo mattatore, mentre Roberto Gioffrè esprime la sua creatività nelle molteplici parti del Mago.
Sul versante musicale da segnalare, una volta di più, l’ottima prova del Coro.
Ragguardevoli, nei loro brevi ma fondamentali interventi, le prestazioni dei mezzosoprani Silvia Bonesso e Elena Boscarol, e dei soprani Silvia Verzier e Carolina Arditi.
Il soprano Valentina Farcas, oltre che per una bella presenza scenica, colpisce per il timbro molto gradevole ed il bel legato, che rendono particolarmente commoventi la “Canzone di Solveig” e la “Ninna nanna di Solveig” che chiude il lavoro teatrale.
Il direttore Gerd Albrecht non si segnala per particolare calore, tanto che in alcune situazioni è sembrato mancasse un po’ di fuoco all’orchestra, in particolare nell’episodio del Palazzo del Re della Montagna.
Il pubblico, ahimé, spiazzato dalla prevalenza di testo recitato e numericamente piuttosto scarso, ha tributato al lavoro applausi di cortesia.
Dal mio punto di vista, la serata è riuscita molto bene; la direzione del teatro rende un ottimo servizio alla città proponendo lavori forse un po’ ostici per lo spettatore tradizionalmente melomane, ma che hanno una valenza culturale rilevante.
Nella città che fu di Svevo, assiduo frequentatore del Verdi, c’è sempre buon tempo per l’ennesima Bohème.
 
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5 risposte a “Il viaggio onirico di Peer Gynt.

  1. utente anonimo 11 dicembre 2007 alle 1:49 PM

    Ibsen mi ricorda i bei tempi andati, quando studiavo la sana vecchia letteratura.
    Concordo con te, c’è sempre tempo per le cose note; spesso sono quelle meno conosciute le più interessanti. Per questo ho scelto una notissima capitale per la mia piccola vacanza. La coerenza… -_-

    Un abbraccio lungo una settimana.
    Margot quasi Londra :o)

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  2. utente anonimo 11 dicembre 2007 alle 10:33 PM

    Ancora “corrispondenze” a distanza: ho scritto anch’io di uno spettacolo a teatro; tu al Verdi di Trieste, io al Morlacchi di Perugia. Spettacoli diversi, ma entrambi piuttosto difficili; ognuno classico e bello a suo modo.
    Ciao!
    Ghismunda

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  3. amfortas 12 dicembre 2007 alle 7:07 PM

    margie è arrivata a London, che è già qualcosa.
    Ghismunda sì, ho letto e commentato.
    Direi, almeno per me, che è tempo di un post più “leggero”.
    Peraltro, siccome parlerò del libro al quale ho partecipato, non vedo come potrei essere serio 🙂

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  4. utente anonimo 17 dicembre 2007 alle 1:49 PM

    Deve essere stata una cosa davvero molto bella. Peer Gynt mi è sempre piaciuto molto, sia pure da incompetente come sono.
    Buona giornata.
    Piero P.

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  5. amfortas 20 dicembre 2007 alle 7:34 PM

    Piero sì è stato molto interessante, anche se abbastanza disertato dal pubblico.
    Ciao.

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