Come ho segnalato nel post precedente ieri a Bayreuth è partito il Ring, con il Prologo del Rheingold.
Mi sono divertito, mentre ascoltavo, a prendere alcuni appunti di questo viaggio lungo il Reno che durerà qualche giorno, anche se purtroppo RADIO3, con una decisione che mi limito a definire discutibile, non seguirà in diretta il Götterdämmerung.
La prima considerazione è un po’ avulsa dal contesto generale e riguarda proprio RADIO3.
Possibile che la trasmissione sia così disturbata?
Saranno contenti quegli ascoltatori che si sono premurati di mandare sms o mail affermando che la musica di Wagner non dovrebbe essere trasmessa, perché è noiosa: se proprio qualche sfigato desidera ascoltare Wagner, che lo si accontenti pure mandando in onda una versione ridotta e tagliata delle sue opere, un bonsai musicale.
Cavolo, che colpo di genio!
Io non sopporto Rossini (non è vero, è solo un esempio), quindi dopo la trasmissione delle opere al prossimo ROF di Pesaro manderò qualche protesta: esigo un’Ermione sintetico, che duri un’ora scarsa ché poi devo andare a mangiare il gelato.
Me ne frego se altri lo definiscono (arbitrariamente) il più insigne musicista italiano, a me non piace e quindi bisogna purgarlo.
Bene, detto questo, andiamo avanti con questa piccola recensione senza pretese. (dice: “Perché non una revisione critica?” –rispondo- “perché per fortuna non ho ancora perso il senso della realtà, e so che posso solo esprimere opinioni e non revisioni critiche.”)
Nonostante la lunga frequentazione, quando parte l’accordo iniziale in MI bemolle mi si riapre un mondo d’emozioni che mi rapisce, tanto che il primo “Weia” di Woglinde mi coglie quasi impreparato.
Le “Rheintöchter” (Figlie del Reno) se la spassano nel brodo primordiale, abbastanza incautamente, a dire il vero.
Woglinde, Wellglunde e Flosshilde sono interpretate rispettivamente da Fionnuala McCarthy, Ulrike Helzel e Simone Schröder: mi sono parse abbastanza buone, e mi sento d’esprimere un particolare plauso per Wellglunde, dalla voce piena e fascinosa.
Entra in scena il baritono Andrew Shore nei panni dello spregevole Alberich e di primo acchito la sua interpretazione mi pare un po’ macchiettistica, caricata eccessivamente e più parlata che cantata: efficace in teatro, probabilmente, ma a me manca la dimensione visiva, vale la pena ricordarlo.
Insomma ‘sto nanetto di Alberich vede le tre gnocche che nuotano e si eccita: siccome è brutto, le ragazze lo provocano e poi lo prendono per il culo.
Intanto però è comparso l’oro, e Alberich, umiliato, all’idea di quel metallo ha già cambiato obiettivo: non può scopare? Ok, ma almeno vuole essere ricco, ché con i soldi almeno il piacere, se non l’amore, se lo procura di sicuro.
La faccio corta: Alberich ruba l’oro e se ne va tra la serotina costernazione delle tre cretine.
Intanto, da un’altra parte, Wotan e Fricka, marito e moglie un po’ annoiati, stanno a dormi’.
Fricka è Michelle Bredt, molto brava in una parte ingrata sotto ogni punto di vista: vocalmente è difficile, il personaggio è antipatico e causerà più avanti casini bestiali per lenire il suo orgoglio ferito.
Wotan è Albert Dohmen, che non mi ha convinto troppo durante tutta l’opera, tanto da farmi temere per questo pomeriggio, ché lo aspetta un lavoro per niente facile.
Insomma Fricka e Wotan cominciano a litigare perché lo sbruffone, che ha commissionato a due giganti, Fasolt e Fafner, la costruzione di un luogo superfigo che si chiama Walhalla, ha avuto l’ideona di pagare i due energumeni regalando loro la sorella di Fricka, la bella Freia.
I due litigano, Freia (una Edith Haller molto sbiadita, a dire il vero)cerca di nascondersi e strepita il suo terrore quando arrivano i giganti.
Fasolt è Kwangchul Youn, in ottima serata, che connota il suo personaggio senza eccessi, con un canto sobrio e preciso; l’altro mostro, Fafner, è Hans-Peter König, dalla voce morbida e pastosa, molto buona anche la sua prova.
Nel frattempo è comparso, in deplorevole ritardo, uno dei compagni di merende di Wotan, Loge. (il tenore Arnold Beyuzen, in costante difficoltà sugli acuti, ma abbastanza convincente nel rendere la doppiezza di questo personaggio fondamentale)
Per la scena girano anche altri due potentati, Froh e Donner: niente più che discreto Clemens Bieber, mentre il Donner di Ralf Lukas è parso davvero censurabile.
Freia è rapita dai giganti, che attendono di essere pagati con l’oro che è stato rubato da Alberich alle ninfe. (la faccio molto facile eh?)
Wotan e Loge scendono nel Nibelheim, dove con uno stratagemma riescono a portare via tutto a Alberich, che ha sfruttato, tra le altre cose, il lavoro del fratello Mime (discreto il tenore Gerhard Siegel).
Tornano su da dove son partiti e dopo che Fafner ha ucciso per cupidigia il fratello Fasolt e soprattutto dopo l’apparizione di Erda che ammonisce, inascoltata, Wotan, gli dei salgono nel Walhalla felici e contenti.
(si fa per dire, con quello che succederà dopo!).
A proposito di Erda devo fare una considerazione: ieri era interpretata da Christa Meyer che non mi ha soddisfatto per nulla.
Il ruolo di Erda è fondamentale, si dovrebbe cercare una cantante che scolpisca le poche frasi in modo inquietante e profetico, presago del Götterdämmerung! Ahimé succede di rado…
Non ho parlato del direttore d’orchestra, Christian Thielemann; ebbene è stato di gran lunga il migliore della serata e mi aspetto meraviglie dalla sua lettura delle giornate successive: sì Die Walküre, ma soprattutto dal Siegfried e dal “Crepuscolo degli dei”.
Ieri sera la sua direzione è stata asciutta, scabra, precisa.
Il suo è un Wagner lirico, affatto mitico, una visione che io adoro perché non è ridondante e retorica.
Tra i tanti momenti davvero magici ne segnalo uno in particolare: la discesa di Wotan e Loge nella caverna di Alberich.
Non posso mancare l’appuntamento.
Ciao a tutti!
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