Ieri alle 20, in diretta dal Rossini Opera Festival, Radio3 ha trasmesso l’Ermione, azione tragica in due atti che ha aperto il Festival 2008.
L’opera debuttò nel 1819 al San Carlo di Napoli e fu un disastro, tanto che lo stesso Rossini decise di ritirarla dalle scene. Questo capolavoro, perché di ciò si tratta, rimase in sonno fino al 1987 quando fu ripreso per la prima volta proprio al ROF di Pesaro.
Questo lavoro di Rossini è da considerarsi geniale, alla luce degli elementi di modernità introdotti sia nella scelta del testo ispiratore ( la tragedia Andromaque di Racine) sia nella musica.
Paradossalmente proprio la genialità dell’opera fu il motivo dell’insuccesso dell’esordio: come tutti i grandi, Rossini era più avanti del suo pubblico, in questo caso quello napoletano, che allora era tra i più illuminati e colti d’Europa.
Ermione non era, per quei tempi, un’opera rassicurante, ma anzi introduceva elementi inquietanti, cupi, un vero e proprio presagio romantico, appunto.
Rossini cucì addosso a
Isabella Colbran il personaggio di Ermione, e già questa circostanza è indicativa della difficoltà del ruolo.
E anche per gli altri protagonisti non si lesinò sulla qualità, visto che Pirro fu affidato a
Andrea Nozzari e Oreste a
Giovanni David, mentre per Andromaca si pensò a Rosamunda Pisaroni.
Insomma quattro artisti leggendari, storici nel vero senso della parola, gli inventori del ruolo. ( a dire il vero solo per la Colbran, poi signora Rossini, si dovrebbero scrivere un centinaio di post!)
Questa, molto in breve, la pesante eredità che la storia del canto ha lasciato ai protagonisti della recita di ieri sera.
La trama, ricavata da
qui:
A Buthrote, capitale del regno di Epiro. Dopo aver sconfitto i Troiani, il re Pirro, figlio di Achille, è ritornato in patria con numerosi prigionieri tra i quali vi è Andromaca con il figlioletto Astianatte. Egli non tiene fede alla promessa fatta a Ermione, figlia di Menelao re di Sparta, poiché ama Andromaca, che tuttavia lo respinge, fedele alla memoria di Ettore. Oreste, che è stato inviato a Buthrote dai re greci per risvegliare in Pirro il senso del dovere e il desiderio di gloria, dichiara il suo amore a Ermione che, tormentata dalla gelosia, sta cercando di riconquistare il cuore di Pirro. Questi non solo respinge il suggerimento di Oreste di sopprimere Astianatte, per evitare la futura immancabile vendetta, ma, alla presenza della corte e di Ermione, chiede ad Andromaca di sposarlo. Ella finge di acconsentire alle nozze, ma in realtà vuole solo salvare il figlio (e medita anche di uccidersi, per raggiungere l’amato sposo nell’oltretomba). L’umiliata Ermione, resa folle dalla passione, chiede a Oreste, quale testimonianza d’amore, di uccidere Pirro. Quando Oreste le presenta il pugnale insanguinato, prova che la vendetta da lei richiesta è stata eseguita, ella, presa da orrore per l’omicida, gli svela tutto l’amore che prova ancora per Pirro. Oreste, sconvolto e delirante, è trascinato via dai suoi compagni verso la nave.
Questa la locandina dello spettacolo:
Ermione, Sonia Ganassi
Andromaca, Marianna Pizzolato
Pirro, Gregory Kunde
Oreste, Antonino Siragusa
Pilade, Ferdinand Von Bothmer
Fenicio, Nicola Ulivieri
Cleone, Irina Samoylova
Cefisa, Cristina Faus
Attalo, Riccardo Botta
Orchestra del Teatro Comunale di Bologna
Coro da Camera di Praga
Direttore, Roberto Abbado
Maestro del Coro Jaroslav Brych
Regia, Daniele Abbado
Scene, Graziano Gregori
Costumi, Carla Teti
Ma come è andata ieri sera?
Dal mio opinabilissimo punto di vista, e soprattutto sottolineando che è solo in teatro che si valuta in modo serio un’opera lirica, (nulla so dell’allestimento scenografico e della regia, ad esempio)si è trattato di una recita contrastata, portata a termine dal direttore Roberto Abbado senza infamia e senza lode, con qualche pesantezza orchestrale di troppo.
La migliore (ma senza che si gridi al miracolo)è stata sicuramente Sonia Ganassi, che per la prima volta da quando ha cambiato repertorio mi ha convinto in un ruolo da tragedienne: l’accento era quello giusto, vigoroso ma non sbracato, la linea di canto omogenea, gli acuti molto nitidi. Certo, a Sonia Ganassi forse manca qualche volta l’ampiezza della cavata, ma il personaggio, devastato da sentimenti antitetici e viscerali, amore, odio, vendetta, esce bene.
Tra l’altro alla Ganassi ha nuociuto moltissimo la vicinanza dei microfoni per la ripresa radiofonica, che facevano sembrare singulti delle normali prese di fiato.
Il ruolo di Ermione è universalmente riconosciuto come tra i più perigliosi, difficili, la Colbran doveva essere un vero fenomeno vocale.
Andromaca era Marianna Pizzolato ed è risultata sufficiente nel caratterizzare un personaggio un po’ più lineare, ma pur sempre tragico: la linea di canto mi è parsa un po’ disomogenea, con qualche asprezza nel registro acuto.
Antonino Siragusa ha cantato indiscutibilmente bene, ma proprio ieri sera la sua voce molto infantile, mi si passi il termine, non coincideva con il personaggio che doveva interpretare: non è credibile un Oreste, figura tragica come poche altre, che si esprime con una voce quasi bianca. È per questo che personalmente trovo sempre più centrate le prove di questo tenore (triestino d’adozione, e mi fa molto piacere sottolinearlo) in opere di diverso carattere: nel Barbiere, nella Cenerentola, nella Sonnambula è nel suo ambiente naturale.
Gregory Kunde mi ha deluso, e mi spiace affermarlo perché è un grande artista: la voce appare gonfiata e ispessita artatamente e per lui vale lo stesso discorso di Siragusa, era fuori dalla sua competenza territoriale, il ruolo da baritenore non gli si addice. (forse sarebbe ancora oggi un grande Oreste, non so)
L’ottava bassa è suonata spesso sorda, gli acuti forzatissimi e in qualche occasione (il fuoco d’artificio dell’aria, ma anche nel duetto con Ermione) ho temuto che la voce si rompesse.
Va detto che se c’è un ruolo tenorile di difficoltà allucinante, beh, ci siamo, è proprio questo Pirro.
Tutti gli altri protagonisti si sono disimpegnati abbastanza bene, ma mi fa piacere segnalare il buon Attalo di Riccardo Botta e l’efficace Pilade di Ferdinand Von Bothmer.
Il Coro non mi è apparso in serata straordinaria, ma l’affiatamento migliorerà sicuramente nelle prossime recite.
Molto interessanti le interviste di
Giovanni Vitali, in particolare quella con il regista Daniele Abbado, che ha spiegato la sua visone dell’opera.
Questa sera, sempre sulla benemerita Radio3, la diretta alle ore 20 del dramma giocoso L’equivoco stravagante: io purtroppo non ce la farò a seguirla, quindi niente recensione. [che peccato eh? (strasmile)]
Buona settimana a tutti.
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