Di tanti pulpiti.

Dal 2006, episodiche esternazioni sulla musica lirica e amenità varie. Sempre tra il serio e il faceto, naturalmente. #verybullo

Avvelenata.

Io non firmo.
Il Teatro del Maggio ha la stessa dignità culturale delle altre realtà italiane.
Firmare, dal mio punto di vista, equivale ad avallare una tristissima guerra tra poveri.
Forse, dopo il Maestro Unico, ci aspetta il Teatro Unico?
Ogni teatro italiano può vantare un passato illustre, non solo la Scala o il teatro fiorentino.
Forse che il San Carlo di Napoli, solo per fare un esempio, non ha titoli in questo senso?
Che questi governanti si prendano al responsabilità morale di chiudere tutti i teatri lirici italiani, senza se e senza ma, tolleranza zero, come piace dire a questa classe politica cialtrona e incompetente, che pretende di risolvere i problemi economici tagliando i fondi alla cultura.
In ogni città italiana, sostanzialmente, c’è un teatro e una caserma dei carabinieri.
Chiudete le caserme dei carabinieri, piuttosto, tanto ora ci sono le ronde.
 

28 risposte a “Avvelenata.

  1. utente anonimo 4 novembre 2008 alle 5:51 PM

    da Giuliano:
    il futuro è un teatro d’epoca, ma senza orchestra, con i Pooh sul palco. E niente opera, che è così noiosa. (il tutto, ovviamente, nel massimo rispetto della Tradizione).
    (e se protesti, arriva qualcuno che ti spiega, perché di sicuro non hai capito.)

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  2. bobregular 4 novembre 2008 alle 6:10 PM

    la guerra tra poveri è un modello pianificato a tavolino, nel momento in cui lo stesso ministro ha messo in paradiso la scala e santa cecilia (guarda caso, giunte di destra) e all’inferno tutti gli altri.
    Tra l’altro, più di un commentatore politico mormora che alla base di tutto ci siano i dissidi sulla noluntas del nostro sindaco di rivedere la tramvia. Quindi, ritorsioni.
    Detto questo, io penso che l’Italia sia il paese del “se te fai cantone te pis*iano addosso”: dove se non fai petizioni, firme, e pubbliche lamentazioni, ti passano sopra.
    Ciò anche e soprattutto per l’impreparazione e la mancata informazione preventiva di chi è nella stanza dei bottoni.
    Preferisco dunque la massa critica ad un massacro da cui non credo ci sveglieremmo tanto facilmente.
    Auspicando che ogni ente lirico faccia il proprio appello, vanti i propri meriti storici ed attuali, raccolga molte firme, quindi molti possibili voti di sfiducia, e l’intero settore della cultura riprenda fiato.
    Perché molte cose che ci sono fatte passare come postulati in realtà sono scelte politiche.
    Esempio: la recessione c’è in tutto il mondo ma i Francesi, che sono in recessione come noi, aumenteranno del 50% le spese per la ricerca scientifica il prossimo anno!

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  3. bobregular 4 novembre 2008 alle 6:17 PM

    Post scriptum: l’affermazione che ho fatto su scala e santa cecilia non è arbitraria ma si ricava da qui:

    http://tinyurl.com/5exo9f

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  4. amfortas 4 novembre 2008 alle 6:27 PM

    Roberto, conoscevo l’intervista, grazie.
    Posso astenermi dal commentarla vero? 🙂
    Io, come immagino tu sappia benissimo, non ho nulla contro il MMF o altre realtà; il problema è la priorità degli interventi di risanamento economico: cominciare dalla cultura è grottesco.
    Ciao e a presto!

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  5. bobregular 4 novembre 2008 alle 6:40 PM

    l’ho linkata ad uso collettivo e ti dispenso dal commentarla 🙂

    Siamo concordi: alla base di tutto c’è il fatto che l’atteggiamento verso cultura e ricerca dovrebbe cominciare ad essere anche da noi un argomento ben definito di valutazione pre-elettorale, proprio come la sicurezza le tasse etc.
    Verrà mai questo giorno?

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  6. utente anonimo 4 novembre 2008 alle 9:09 PM

    Visti i tempi, ogni firma è messa su una cambiale, meglio detta “pagherò”.
    Asteniamoci dal firmare.
    Ciao dal polpo

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  7. Sonnenbarke 4 novembre 2008 alle 10:34 PM

    Applausi a te, Paolo. Sarò ignorante di classica e tutto quello che vi pare, ma quando ho letto di questa cosa sul giornale ho pensato quello che hai così bene espresso tu: che il Maggio ha la stessa dignità culturale delle altre realtà italiane.

    Non so se sono ritorsioni come dice Roberto. So che non mi piacciono questi snobismi tanto fiorentini.
    (Poi sui tagli siamo tutti d’accordo, ci mancherebbe. Ma credo che la classe politica italiana – forse non solo questo governo – non abbia ben capito né capirà a breve che la cultura e l’istruzione sono i pilastri di una società civile e democratica).

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  8. bobregular 5 novembre 2008 alle 1:42 am

    non so come si faccia a definire snob o grottesca la difesa di 150 posti di lavoro…
    Ricordo sommessamente che all’origine di questi appelli c’è un taglio di 6,5 milioni di euro già avvenuto nei confronti della Fondazione, (ed uno di 9,5 stanziato per il 2009) non una astratta questione di lignaggio.
    E poi taccio perché – suppongo – ho già “rotto” abbastanza e poi non sono a libro paga MMF (au contraire).

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  9. amfortas 5 novembre 2008 alle 8:29 am

    Octopus, sei genovese dentro eh?
    Marina, non so, io ho avuto questa reazione spontanea.
    Tieni conto che di questo argomento, tra appassionati e addetti ai lavori, si parla da molto tempo.
    Io proprio non ce la faccio intellettualmente a sostenere, in questo contesto, che qualsiasi teatro abbia meriti superiori a un altro.
    Roberto, non rompi, perché mai?
    Abbiamo opinioni diverse, per una volta, non è la fine del mondo 🙂
    Sommessamente io vedo, lo ribadisco, che c’è il tentativo evidente di creare una guerra tra poveri; non solo, c’è anche la teorizzazione dello scontro sociale permanente, nelle parole di Bondi.
    Ciao.

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  10. daland 5 novembre 2008 alle 8:46 am

    Confesso di essere rimasto a lungo indeciso se aggiungere il mio nome alla lista dei (370 ad ora) nomi dell’appello di Mehta, esattamente per le ragioni che Amfortas ha lucidamente presentato.

    Poi ho deciso per il sì, giudicando che il far sentire anche una voce, che dico, un vagito, sia meglio che nulla. E perchè – mi son detto – non credo che Zubin Mehta e gli altri firmatari vogliano fare una guerra pro-MMF e contro il resto dei teatri italiani, ma intendono manifestare la loro disapprovazione verso una politica miope e sconsiderata.

    Mi auguro che altri teatri seguano l’esempio del Maggio: il mio vagito non mancherà.

    Certo sarebbe meglio che si organizzasse una sollevazione generale e collettiva, invece che singole iniziative che finiscono per apparire egoistiche.

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  11. mozart2006 5 novembre 2008 alle 1:14 PM

    Quoto Daland parola per parola

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  12. amfortas 5 novembre 2008 alle 3:37 PM

    Daland e Mozart2006, io più ci penso e più sono convinto di aver fatto una scelta coerente con la mia testolina 🙂
    Ciao!

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  13. gabrilu 5 novembre 2008 alle 4:42 PM

    Caro Amfortas, mi piacerebbe deliziarti un giorno o l’altro con la storia completa dei Fasti e dei Nefasti del Teatro Massimo di Palermo dai gloriosi anni ’60 e poi via con il declino e la chiusura dei vent’anni e poi con il “nuovo rinascimento”.

    ….”Nuovo Rinascimento”. Ueh, buhm, che esagerazione e che parolona.

    Però è vero che per noi panormiti la riapertura fortissimamente voluta da Leoluca Orlando rappresentò — notare il verbo al passato remoto — una sorta di Nuovo Rinascimento.

    Poi venne il Polo delle Libertà (si chiamava così, a quei tempi) che nominò Claudio Desderi Direttore Artistico.

    Desderi: ottimissimo baritono e persona gradevolissima.
    Posso assicurare.
    Decine di cene assieme al Papireto di Palermo. Lui allora cantava (meravigiosamente bene) a Monreale nella Matthaeus Pasion — sai, il Festival di Musica Sacra a Monreale? La sua partner del momento era Ely Ameling… ragazzi…. Do you know Elly Ameling? Smile.

    Ma poveraccio, non è che Desderi che potesse far molto come Direttore Artistico. Non con quel clima politico, con quei vincoli che gli avevano dato.

    Di questo si accorse pure lui, ma se ne accorse tardi, e quando sparì solo qualche melomane come me riusciva ancora a ricordare le sue eccellenti performances rossiniane e mozartiane. Per la serie: “Per una poltrona di Direttore Artistico, s’era giocato la sua reputazione di ottimo baritono”

    …Ok, scusami ho divagato pur troppo.

    Io sono molto pigra, e questo è un bel problema per me e un gran sollievo per tutto il resto del mondo.

    Perciò non preoccuparti, dear Amfortas, me ne sto qui buona e tranquilla e mi leggo con gran diletto le storie della Scala, del Regio di Parma e della Fenice ^__^

    Però prima o poi spero proprio che qualcuno più serio di me parli (anche) del Teatro Massimo di Palermo.

    Ciao 🙂

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  14. Sonnenbarke 5 novembre 2008 alle 7:02 PM

    Paolo, non ti preoccupare, Regular ce l’ha con me.

    Se posso, ricordo che questi sono 150 posti di lavoro, quelli della scuola sono 160.000, amministrativi compresi. E via dicendo: insomma, questo è un governo che taglia su *tutta* la cultura, non è che gli sta particolarmente antipatico il Maggio Musicale Fiorentino.

    Le poteste le appoggio senz’altro, che siano quelle dei teatri o della scuola o dell’università: la cultura non è un “in più”, siccome Regular mi conosce piuttosto benino lo dovrebbe sapere che la penso così.

    Regular però pensa che io ce l’abbia col Maggio, io invece la penso semplicemente come te, Paolo: non me la sento di sostenere che un teatro abbia meriti superiori a un altro. Salviamo il Maggio, ma buttate pure via la cotica? (qualunque altro teatro a caso, ditene uno qualunque che si possa buttare perché, parbleu, non è *certo* il Maggio Musicale Fiorentino!)

    Questo è snobismo, secondo me, eccome. Che si un teatro validissimo, ottimo, per carità, non mi sogno di contestarlo.
    Ma mi sembra il pesciolino che sulla zattera che sta per affondare urla che lui è più bello perché è un salmone. Ma per cortesia.

    Del resto l’elitarismo fiorentino non lo si può percepire dall’interno.

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  15. amfortas 6 novembre 2008 alle 9:00 am

    Gabrilu, grazie della testimonianza.
    Ne approfitto per sottolineare che i teatri sono stati gestiti male da sempre, nel senso che troppo spesso, è vero, si sono rivelati centri clientelari, nella migliore tradizione italiana.
    Questo vale per tutti i teatri e gli aneddoti da raccontare sarebbero un’infinità: amanti del sovrintendente lanciate(i) come protagonisti sul palcoscenico, segretari(e) senza compiti specifici e pagati profumatamente…megaproduzioni costosissime affidate a registi pazzi e scriteriati.
    Quindi, perché prendersela con i coristi o gli orchestrali?
    Se si deve fare pulizia, lo si faccia davvero, colpendo i veri responsabili e non, come sempre, i più deboli.
    Amen.
    Marina, io la penso come te, lo sai.
    Dello snobismo fiorentino non parlo, perché ne ho sentito parlare solo da fiorentini illuminati e pure piuttosto spesso: a Trieste ci limitiamo a essere provinciali, siamo una cittadina di vecchi 🙂
    Sul forum di Operaclick, piuttosto frequentato, all’inizio ero solo nella mia posizione di rifiuto all’appello, ora c’è qualcuno che, magari per altre vie, è giunto alla mia stessa conclusione.
    Credo però che entrambe le posizioni siano valide, perché nella maggiornaza dei casi dettate da vera passione e amore per la musica lirica e le sorti dei nostri teatri.
    Ciao!

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  16. Sonnenbarke 6 novembre 2008 alle 8:09 PM

    Io non sono fiorentina né tantomeno illuminata 😉
    E la tua città di vecchi mi piace 🙂

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  17. bobregular 7 novembre 2008 alle 11:32 am

    con un limite logico di fondo, che io firmerei e firmerò anche per l’eccellenza teatro di palermo e di trieste e tutti gli altri enti lirici italiani, se questi teatri organizzeranno un appello analogo.

    Guarda caso la “ricca” Scala ieri ha fatto proprio l’appello del Maggio. Come lo spieghi? “in guerra”, sarebbe tagliarsi le razioni da soli…

    Evidentemente concepiamo la questione da due prospettive diverse: tu la vedi come “la torta da spartirsi è questa, scanniamoci” io la vedo come “la torta da spartirsi cresce o decresce a seconda della mobilitazione delle coscienze che si attua”.

    sugli attacchi di Sonnenbarke (e relative comunelle contro il vostro “nemico” comune ;-)) posso glissare con motivato snobismo, vero? 🙂

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  18. amfortas 7 novembre 2008 alle 11:53 am

    Marina, proprio ieri un medico ha definito Trieste una necropoli
    Roberto, se il Maggio (o altri) avesse detto agli altri enti lirici: “Ragazzi, mi è venuta un’idea: facciamo un bell’appello comune, lo pubblichiamo sul sito del teatro e portiamo tutte le firme da Bondi” avrebbe avuto la mia approvazione.
    Però, scusa (e non tirare in ballo comunelle dai, che non c’entrano nulla ;-)) il Maggio parla di Muti, di Mehta, di Firenze della Camerata de’ bardi ecc ecc e di quanto sono stati bravi in passato perché a Firenze hanno avuto il fior fiore dei registi più fighi ecc ecc ecc.
    Di unitario e di un progetto comune io non vedo nulla, ma continuo a vedere ogni volta che rileggo quel comunicato solo il desiderio che anima, che ne so, l’alunno pedante e secchione di fronte alla punizione ingiusta comminata a tutta la classe: io ho studiato, sono stato bravo, per favore mi faccia capoclasse e vedrà che le cose andranno meglio.
    Il Maggio ha raccolto 1000 firme?
    Sono nulla, meno di niente, il dibattito interessa solo quei quattro straccioni che siamo noi, amanti e appassionati della musica lirica.
    Ciao 🙂

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  19. megbr 7 novembre 2008 alle 1:34 PM

    concordo in pieno con te e non firmo! Benchè fruitore ‘storico’ -aimè- del Maggio trovo pericoloso l’idea delle ‘eccellenze’ quando le stesse sono tali solo per il terreno diffuso e fertilissimo su cui sono nate. Sarebbe come dire: preserviamo Giotto e buttimao pure all’aria tutti quelli che l’hanno preceduto… sarebbe un vero suicidio ..

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  20. giuba47 7 novembre 2008 alle 6:26 PM

    Condivido la tua posizione che mi sembra molto giusta anche se non sono ferrata sull’argomento, Giulia

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  21. amfortas 7 novembre 2008 alle 6:46 PM

    megbr, mettiamo su un appello per chi non firma? 🙂
    Giuba, grazie, lo so che non è molto popolare come posizione, però anche gli altri contendenti, diciamo così, sono in buonafede.

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  22. annaritav 8 novembre 2008 alle 8:54 am

    Condivido la tua chiara presa di posizione. Il discorso delle eccellenze è foriero di minacce per il futuro della cultura italiana. In un momento buio come questo in cui i tagli sconsiderati vogliono sempre colpire ciò che di più importante possiamo offrire ai nostri giovani: la cultura in ogni senso. Buon fine settimana, Annarita.

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  23. amfortas 8 novembre 2008 alle 4:50 PM

    Annarita, grazie dell’intervento e buon fine settimana a te.

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  24. Badoero 9 novembre 2008 alle 4:56 PM

    Piccolo OT: Mamma che concerto, quello della coppia Dessì-Armiliato ieri a Verona!!! Cosa ti sei perso!

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  25. amfortas 9 novembre 2008 alle 5:17 PM

    Badoero, ho letto che anche tu hai riportato un gran successo personale 🙂
    Intanto aspetto la cronaca dell’elfo in capo 🙂

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  26. Badoero 9 novembre 2008 alle 8:12 PM

    Sìsìsìsìsì!!! Mi hanno fatto dedica con autografo!!!!!

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  27. maurizio2 27 novembre 2008 alle 6:09 PM

    Mi era sfuggito questo interessante articolo di quasi un mese fa e pure le prese di posizione precedenti, culminate con l’appello a favore del Maggio….

    Ci sarebbero molte cose da dire, ma alla fine tutto si riduce al solito scegliere tra il male ed il peggio; c’è bisogno di tagli? Si dice, ovviamente, “Tagliamo il superfluo!”;
    il problema allora si sposta sulla definizione di superfluo.
    Domanda chiave: Cosa è superfluo per chi governa?
    Una persona normale potrebbe essere portata a dire “Quello che non è utile per il bene del Paese”; ed argomentare che allora la cultura e l’arte in genere, massime attrattive mondiali del nostro Paese assieme alla moda ed alla cucina, dovrebbero essere escluse dal novero delle cose superflue……
    Invece la realtà è assai più semplice; superfluo è “Quello che non ha immediata influenza sul prossimo voto amministrativo”.
    E dunque il passo successivo è individuare le categorie sociali deboli in quanto ristrette ed elitarie le quali, se anche alzassero la voce, sempre ristrette ed elitarie resterebbero, e nulla potrebbero contro le urlanti – e numericamente imponenti! – masse calciofile o isoladeifamosidipendenti.

    Soldi per la ricerca? Che ce ne frega, tanto ci sono già gli Americani che “ricercano”…e vuoi mettere, quanti potenziali precari si tolgono da soli dalle palle e se ne vanno in America, in Francia o in Inghilterra, una volta laureati, lasciando spazio alle nostre ministre/veline?
    Ve la vedreste, che so, una Margherita Hack a discutere di ricerca ed università? Che cosa volete che ne capisca, lei? Che competenze o esperienze potrà mai avere? Per fortuna che abbiamo la figura giusta, anche in quel ministero!

    E vogliamo smetterla di lamentarci?

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  28. amfortas 28 novembre 2008 alle 11:15 am

    Maurizio2, ti rispondo in modo sintetico, perché sono completamente d’accordo con te sotto ogni punto di vista e non avrei altro da aggiungere.
    Grazie e ciao 🙂

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