Di tanti pulpiti.

Dal 2006, episodiche esternazioni sulla musica lirica e amenità varie. Sempre tra il serio e il faceto, naturalmente. #verybullo

Archivi Mensili: aprile 2009

Time out.

Un saluto a tutti, spero di ritornare presto.

Non piove, governo ladro.

Si è sempre detto "Piove, governo ladro". Non abbiamo capito nulla, è viceversa.

NOTA: Antonio Sanò a nome de ilMeteo.it e di tutto lo Staff si scusa con i lettori per l’errata previsione per la Versilia che indicava cieli nuvolosi e addirittura qualche pioggia, pur in un contesto di incertezza comunque normale per la stagione primaverile.  Gli errori di previsione sono dovuti ad errori dei modelli matematici internazionali, e derivano da insufficienti analisi tramite stazioni, sonde e satellite. E’ compito dei governi migliorare le acquisizioni dei dati meteorologici. La responsabilità del meteorologo è limitata a come egli presenta queste informazioni al pubblico. ilMeteo.it è stato sempre oggettivo, sottolineando sempre i fenomeni più vistosi e importanti, e precisando, invece, quando le previsioni avevano un certo grado di incertezza.

Beh, spero che la vostra Pasqua sia stata migliore della mia, comunque auguri a tutti.

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Questa è dunque l’iniqua mercede?

Sempre nell’ambito della ormai nota (almeno ai lettori di questo blog) vicenda dei tagli al FUS e relative conseguenze a pioggia, segnalo questo post.
Io ho firmato, sono il primo e ne sono molto orgoglioso.
La protesta dei lavoratori del Carlo Felice di Genova è civilissima, merita di essere sostenuta.
Invito chi è interessato al problema a dare visibilità all’iniziativa, riprendendo il link.

Senza titolo.

Avevo preparato un post sullo spettacolo che ho visto sabato pomeriggio, il Rocky Horror Picture Show, ma non me la sento di pubblicarlo.
Qualche minuto dopo le 21, il 6 maggio 1976, stavo guardando la televisione e in Friuli, a pochi km da Trieste, ci fu il terremoto.
Quella sera mi ha cambiato la vita, tanto che ancora oggi porto i segni di quel trauma.
Non ho molto da dire perché odio la retorica.
Un saluto a tutti.

Esercizio abusivo della critica letteraria: Un luogo incerto, di Fred Vargas.

Me ne sono scordato colpevolmente. Leggete questa bellissima intervista su Operaclick, è free.
Ho scoperto Fred Vargas qualche tempo fa e in breve ho letto tutti i suoi romanzi disponibili.
 
 
Potete immaginare quindi come mi sia precipitato a comprare il suo ultimo libro, “Un luogo incerto”, uscito da qualche settimana qui in Italia.
Ovviamente ho dovuto girare tre librerie prima di trovarlo.
Direte voi, esaurito? No, non sapevano di che stessi parlando, non male vero?
Nella terza erano più preparati e mi hanno giurato che l’ultima fatica della scrittrice era “Un po’ più in là sulla destra”, che risale a due anni fa, se non sbaglio.
Poi l’ho trovato, ‘sto benedetto libro, e per averlo presto ho pagato pure 4 euro di più di quanto avrei sborsato su IBS. Vabbè.
La Vargas (per chi non lo sapesse, a dispetto del nome maschile è una donna) questa volta mi ha deluso.
Oddio, sempre meglio di Stieg Larsson, del quale ho letto con raccapriccio i primi due volumi (qui la recensione del primo, Uomini che odiano le donne) della saga di Lisbeth Salander, astenendomi poi senza fatica dalla lettura del terzo e conclusivo atto (forse, perché minacciano la pubblicazione di un altro capitolo basato su appunti trovati nell’hard disc dello scrittore svedese defunto).
Il motivo per cui non ritengo questo romanzo di Vargas a livello degli altri, neanche quelli meno riusciti, è che la vicenda è veramente troppo macchinosa. Anche un lettore esperto e infaticabile come me, aduso a tradurre la prosa agghiacciante di Paolo Isotta, si trova in difficoltà (strasmile). Per non parlare delle trame operistiche di Salvatore Cammarano, il librettista, tra le altre cose, dell’inestricabile Trovatore di Verdi.
Certo, lo spunto è molto stimolante: si trovano 17 scarpe davanti ad un cimitero piuttosto chiacchierato, e dentro ci sono i piedi mozzati dei proprietari. Ne manca una e il relativo piede. Chi? Come? Perché?
Carino.
Non voglio rovinare la lettura a chi ha intenzione di comprare il libro, perciò non svelo altro della trama che prevede che il commissario Jean Baptiste Adamsberg passi qui vicino a Trieste per poi approdare in Serbia.
Proprio il commissario esce male dalla vicenda. Il personaggio ha la sua forza letteraria perché non è determinato in confini precisi, è nebuloso, imprevedibile, incasinato, spesso irritante.
Qui sembra scemo, che è leggermente diverso.
Buona invece la crescita psicologica del suo contraltare, il meticoloso Danglard.
L’amica Fred mette troppa carne al fuoco e non sa come uscirne, tanto che è costretta a scrivere tre capitoli tre, che non sono pochi, per far combaciare in qualche modo un puzzle che sembra comunque rabberciato.
In terza di copertina le solite note, presenti su tutti i libri di Vargas, che contribuiscono alla costruzione del mito della scrittrice: scrive i suoi libri in ventuno giorni, la sorella gemella Jo le fa da editor privilegiato ecc ecc.
Leggendole ho pensato, per la prima volta, che magari sarebbe meglio che per il futuro ci rifletta un po’ di più, che si prenda il suo tempo insomma, insieme alla gemellina.
Voglio dire, mica è obbligatorio scrivere un libro all’anno no?
Altrimenti anche in occasione del prossimo romanzo sarò costretto a ricordare una frase latina: parturiunt montes, nascetur ridiculus mus.
Ciao a tutti.
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