Questa mattina, un po’ a sorpresa perché sembrava che la conferenza stampa dovesse essere rimandata alla prossima settimana, è stata presentata la stagione di Lirica e Balletto del
Teatro Verdi di Trieste.
Anche il teatro triestino ha dovuto fare i conti con la crisi finanziaria, anzi, direi che almeno per ora sembra l’unica fondazione lirica in cui si è tenuto conto dei tagli al FUS.
Non so se rallegrarmene o dispiacermi. È una dimostrazione di serietà o d’incapacità di saper navigare nel sottobosco che garantisce favori e clientele, di uno scarso peso politico?
Boh.
Il tentativo di contenere i costi appare evidente nella scelta dei cast alternativi (secondi cast, per dirla tutta), nei quali compaiono spesso artisti non di primissimo piano. Anche tra i direttori d’orchestra non si leggono nomi di stelle particolarmente luminose.
Lodevole e lungimirante la valorizzazione delle forze locali, molti spettacoli sono prodotti a Trieste e sono già stati visti in alcuni teatri italiani, così come mi sembra eccellente la scelta d’affidare l’orchestra, in due occasioni, ad artisti triestini meritevoli: Paolo Longo e Lorenzo Fratini.
I titoli proposti nel cartellone sono abbastanza interessanti, nella maggior parte dei casi mancano da Trieste da molti anni.
Si apre il 18 novembre nientemeno che con Il Trovatore di Giuseppe Verdi, lavoro popolarissimo e affascinante, uno di quei titoli che fanno sempre notizia.
È una nuova produzione del Verdi con l’Opèra Royal de Wallonie di Liegi.
Discreto il cast, che vede Tatiana Serjan e Rachele Stanisci alternarsi nel ruolo di Leonora, Francesco Hong e lo sconosciuto (per me) Badri Maisuradze nei panni di Manrico. Il Conte di Luna sarà impersonato da Alberto Gazale e Claudio Sgura, mentre Mariana Pentcheva e Andrea Ulbrich si esibiranno come Azucena. Sul podio Maurizio Barbacini, la regia è di Stefano Vizioli.
A gennaio si riparte con la Maria Stuarda di Donizetti nell’allestimento (coprodotto con Venezia, Palermo e Napoli) di Denis Krief già visto alla Fenice di Venezia il mese scorso.
Gli interpreti principali sono Annick Massis e Maria Costanza Nocentini (Maria Stuarda), Tiziana Carraro e Elena Belfiore (Elisabetta), Celso Albelo e Fernando Portari (Roberto). Dirige (arghhhh, strasmile) Julian Mano de Pedra Kovatchev.
Qui c’è da seguire con attenzione, soprattutto, il tenore Albelo, che a me è sempre piaciuto quando l’ho sentito. La Massis è un soprano di ottimo gusto e può risolvere bene il difficile personaggio di Maria Stuarda. Preoccupa la presenza del direttore Kovathcev, che non mi sembra molto adatto alla concertazione belcantistica. Vedremo e sentiremo.
A febbraio l’appuntamento che, già lo so, creerà scompiglio tra i miei concittadini, il Roméo et Juliet di Gounod, che a Trieste, incredibilmente, non è mai stato rappresentato.

Lo spettacolo del regista Damiano Michieletto (anche qui una coproduzione: Verona, Venezia, Trieste) non è proprio di quelli adatti al giurassico pubblico triestino e sento che ci saranno polemiche sanguinose, in questa occasione.
Roméo sarà interpretato da Antonino Siragusa (ottimo tenore, ma io in questo ruolo struggente ed amoroso non ce lo vedo…) e Atalla Ayan, cantante che non conosco ma di cui si dice un gran bene. Silvia Dalla Benetta sarà Juliette e ci può stare, anche se il soprano continua a navigare a vista tra ruoli diversi tra loro come Norma, che debutterà nella prossima stagione mi pare nel circuito lombardo, e appunto questa Juliette. Sul podio Christian Badea.
Sarà poi il turno dell’Elisir d’Amore di Donizetti, in cui ci sarà il prevedibile trionfo di Eva Mei nella parte di Adina (nel secondo cast Annamaria Dell’Oste), che le calza artisticamente a pennello. Antonino Siragusa interpreterà Nemorino, alternandosi a Emanuele Daguanno. Roberto De Candia e Paolo Rumetz si alterneranno a Gezim Myshketa e Nicolò Ceriani nei panni di Belcore e Dulcamara. Dirige, e ne sono molto felice, Paolo Longo. La regia è del madonno Davide Livermore.
Finalmente un titolo wagneriano, in aprile, si tratta del Tannhäuser nell’allestimento del Teatro Wielki di Poznan. Non conosco nessuno della compagnia di canto e nemmeno il direttore, Niksa Bareza.
Speriamo bene!
Un classico del melodramma non poteva mancare, e quindi rieccoci con la Madama Butterfly di Puccini.
Anche questa è una produzione del Verdi.
Svetla Vassileva (Mina Taska Yamazaki) sarà Cio Cio San, mentre Roberto De Biasio e Sung Kyu Park si alterneranno nel ruolo di Pinkerton. Spettacolo tutto triestino pure questo, già visto ma di buon livello.
Dirige Lorenzo Fratini, che di solito ha la responsabilità d’istruire il Coro di Trieste, compito che svolge in maniera eccellente.
Chiude la stagione l’Otello di Giuseppe Verdi, nuova produzione che avrebbe dovuto rappresentare l’occasione del debutto nel ruolo del titolo di Fabio Armiliato, accompagnato dalla Desdemona di Daniela Dessì. Beh, i due artisti non ci saranno, del cast originale rimane il glorioso Juan Pons che sarà Jago.
Dirige Nello Santi e Desdemona sarà…la figlia Adriana Marfisi. Il Moro sarà impersonato dal tenore Walter Fraccaro.
Insomma.
La stagione è completata da due balletti, uno a dicembre e l’altro a giugno: La fanciulla di neve di Pëtr Il’ič Čajkovskij e Antonio con la compagnia di ballo di Antonio Marquez.
A novembre 2010, nell’ambito del progetto Opera Domani, Hänsel und Gretel di Engelbert Humperdinck.
Aggiungo che buona parte degli spettacoli saranno rappresentati anche a Udine e Pordenone, dove ottengono sempre ottima partecipazione di pubblico.
Questo è tutto.
Manca qualche concerto di canto, ma il Direttore Artistico Umberto Fanni m’ha detto che non ci sono soldi.
Chissà, magari qualcosa salta fuori, non si sa mai.
Credo che il Verdi di Trieste, in un momento difficilissimo per i teatri italiani, abbia fatto uno sforzo notevole per garantire una stagione più che dignitosa al pubblico.
Ci vorrebbero gli sponsor, soprattutto sarebbe indispensabile un interesse reale della politica per la cultura in generale, ma lo spettacolo inverecondo che stanno offrendo i nostri rappresentanti in questi giorni non mi pare possa lasciare troppe speranze, in questo senso. Anzi, meglio che non m’addentri in queste paludi.
Come sempre seguirò per
Operaclick gli spettacoli e ne darò conto qui in forma semiseria e meno paludata.
Quindi, amici lettori e simpatizzanti del melodramma, abbiate fede. Paolo Bullo alias Amfortas continuerà a scrivere stupidaggini, con la speranza di strapparvi un sorriso ogni tanto.
So che ne avete bisogno anche voi!
Buon fine settimana a tutti.
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