Di tanti pulpiti.

Dal 2006, episodiche esternazioni sulla musica lirica e amenità varie. Sempre tra il serio e il faceto, naturalmente. #verybullo

Recensione sintetica e infastidita della Götterdämmerung al Festival di Bayreuth 2009.

Sabato scorso, al Festival di Bayreuth, è andata in scena l’ultima giornata del Ring wagneriano, e cioè la Götterdämmerung.
Insomma.
Nonostante la prestazione eccellente di Hans Peter König quale Hagen (di gran lunga il migliore del momento in questa parte, e sicuramente degno di essere considerato interprete di riferimento come già sottolineai dopo Firenze) mi tocca scrivere una nuova breve recensione infastidita, perché davvero i suoi compagni di cordata non hanno cantato bene, con l’eccezione di Christa Meyer nei panni della sorella ansiogena di Brünnhilde, Waltraute.
Niente più che accettabile la prova delle Norne, così come sufficiente si può definire il rendimento delle Ondine e positivo, soprattutto perché ha limitato le gigionate, è stato anche Andrew Shore nella sua caratterizzazione del malvagio Alberich.
Anche i due simpaticoni Gunther e Gutrune, rispettivamente Ralf Lukas e Edith Haller, sono sembrati corretti.
Ecco, nel momento in cui si passa alla valutazione delle prove di Siegfried e Brünnhilde, gli aggettivi divengono quasi per magia meno impersonali e più pregnanti.
Christian Franz ha urlato in modo insopportabile per quasi tutta l’opera, poi, evidentemente stremato, si è limitato a cantare male. Sono troppo severo? No, perché non è possibile che oggi, a Bayreuth, non si trovi di meglio che questo tenore impresentabile. Rivaluto in pieno il canto monocorde e muscolare del Siegfried di Venezia, Stefan Vinke, del quale avevo detto male a suo tempo.
Certo, Linda Watson non mi ha fatto rimpiangere l’altra Brünnhilde di Venezia, Jayne Casselman

Brünnhilde1

(qui ritratta nel finale dello splendido allestimento di Robert Carsen), ma non credo possa essere esattamente un reale merito. La Watson è stata soddisfacente solo nel finale, quando ha trovato persino qualche accento pertinente al momento (che è a dir poco grandioso e commovente). Ma nelle quattro ore precedenti il soprano sembrava impegnata nella descrizione del catalogo di ciò che non deve fare un’artista in Wagner: un continuo canto improntato all’isteria, forse scambiato per il nobile declamato, urla varie e note calanti di brutto. Impietoso, a questo proposito, il confronto nel duetto con la brava Waltraute.
Sul direttore Christian Thielemann ho un’idea precisa e cioè che la sua interpretazione in questo Ring, già quasi unanimemente considerata ottima, sarà rivalutata ulteriormente negli anni a venire, quando si sopiranno invidie, gossip e ciarlatanate varie nei suoi confronti.
Per onestà chiudo sottolineando che questa Götterdämmerung l’ho sentita registrata e non in diretta, quindi forse con un’attenzione maggiore, riascoltando di tanto in tanto i passi che mi sembravano più controversi. Di conseguenza, le mie opinioni sono da prendere con le molle più del solito, in quanto inficiate da eccesso colposo di ricerca del pelo nell’uovo (smile).
Auguro a tutti una buona settimana, salto, con ogni probabilità, la recensione del Parsifal di ieri (ho sentito un Daniele Gatti tonico e, soprattutto, un ottimo Christopher Ventris), a presto.
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13 risposte a “Recensione sintetica e infastidita della Götterdämmerung al Festival di Bayreuth 2009.

  1. AntonioSabino 3 agosto 2009 alle 12:43 PM

    Hai ragione, König distaccava di molte lunghezze i suoi colleghi (spero di non offenderlo dicendo che Franz è un suo collega), Franz è “migliorato” giusto perchè è finita la voce, per fortuna che Wagner -previdente come pochi- ha pensato che Mime dovesse morire nel Siegfried, altrimenti avremmo avuto un nuovo episodio della strana coppia Franz-Schmidt. Ciao!

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  2. amfortas 3 agosto 2009 alle 2:36 PM

    AntonioSabino, l’esibizione Siegfried-Mime resterà a lungo nella mia memoria, credimi 🙂

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  3. megbr 3 agosto 2009 alle 3:41 PM

    insomma anche Bayreuth non regge più … la cosa però che inquieta molto e la dice lunga sul nostro tempo non è tanto la non altezza dei cantanti (loro comunque ce la mettono tutta..) quanto il fatto che il pubblico accetta di tutto, vale la regola da cabaret di periferia che tutto fa spettacolo e che comunque vada sarà un successo …

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  4. amfortas 3 agosto 2009 alle 4:02 PM

    megbr, hai ragione! Tu non sai le polemiche che ci sono su questo punto, quando io mi permetto di dire che qualche volta, non sempre sia chiaro, è proprio il pubblico che deve essere “educato”!
    Anche certi loggioni famosi, ormai, chiedono bis per performance, come dire, non memorabili…
    Ciao!

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  5. utente anonimo 3 agosto 2009 alle 6:01 PM

    da Giuliano:
    Due righe in lode dei cantanti “monocordi” di una volta, quelli che venivano regolarmente stroncati nelle recensioni: Suthaus, Ferdinand Frantz, eccetera. Averceli!!!
    Il primo che mi lasciò perplesso fu Siegmund Nimsgern nel Lohengrin alla Scala, mai più ebbi occasione di ascoltare tanti berci nibelungici in vita mia – ma vedo che si può far di peggio.
    (“berci nibelungici” in ricordo del grande Celletti: se mi dici che ne hai già parlato vado subito a leggerti) :-))

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  6. amfortas 4 agosto 2009 alle 7:48 am

    Giuliano, c’è una lista enorme di cantanti eccezionali stroncati da Celletti, che aveva una sua idea del canto rispettabile ma, a mio parere, del tutto avulsa della realtà. Gli artisti sono sempre stati figli del tempo in cui hanno vissuto, non si può pretendere che oggi si canti come 100 o 200 anni fa. Io se devo chiamare qualcuno non adopero il tam tam, ma il telefono, e non mi muovo con una carrozza trainata da cavalli, ma mi sposto in automobile.
    Aveva, il Nostro, uno stile di scrittura molto accattivante e innovativo nell’ambito della critica musicale, però i suoi presunti figli e figliocci sono solo lo spin off riuscito male di un originale già discutibile.
    Ne ho scritto, qualche volta, ma non saprei indicarti dove: ricordo un mio commosso saluto quando se ne andò, se lo ritrovo lo pubblico qui tra i commenti.
    Ciao!

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  7. utente anonimo 4 agosto 2009 alle 9:53 am

    da Giuliano:
    sì, concordo. Io sono molto affezionato a Celletti (e a Gualerzi, da lui molto diverso) perché l’ho incontrato agli inizi della mia passione per l’opera e mi ha dato dei punti di riferimento che andavano al di là del puro e semplice “tifo”. Per dire: grazie a Celletti ho imparato che esisteva il Garcia, che cosa si intende veramente per Belcanto, e tante altre cose, compresa la passione per le voci di Pertile e Bergonzi (non facilissima, quando si è abituati al timbro di Carreras e Di Stefano…).
    E’ un discorsone, quando hai voglia di farlo mi metto in ascolto.
    PS: sto scoprendo un nuovo significato della parola Melomane…(ma una altro Cinesinho non l’avremo più!!!)
    🙂

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  8. amfortas 4 agosto 2009 alle 4:24 PM

    Giuliano, oddio erano lustri che non pensavo a Cinesinho 🙂
    Per il resto vorrei evitare polemiche sanguinose sul blog (non con te) e mi limito ad affermare che Celletti ebbe tanti meriti ma fu anche preda di abbagli paurosi.
    Resta, credo, un punto di riferimento per tante cose ma non certo il Vangelo.
    Ciao!

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  9. amfortas 4 agosto 2009 alle 4:27 PM

    Per dire, caro Giuliano, sto ascoltando uno degli esponenti del famoso canto del muggito, Piero Cappuccilli, straordinario. E non è questione di “avercene oggi di voci così” che è una frase ad effetto e basta.
    Cappuccilli è a tutti gli effetti uno dei più grandi baritoni di cui esista traccia sonora.
    Riciao!

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  10. amfortas 4 agosto 2009 alle 4:32 PM

    Giuliano, per farti un esempio basta sentire come il baritono (triestino, tra l’altro) accenta la frase Talor mi parla un dubbio, una gelosa voce… nel Roberto Devereux a Napoli con al Gencer. Dietro quelle poche parole c’è un mondo di emozioni: il sospetto, il dubbio del tradimento, l’onore del nobile, la determinazione a scoprire la verità, l’incredulità di scoprirsi tradito e tante altre cose che non riesco ad esprimere.
    Ciao 🙂

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  11. gabrilu 8 agosto 2009 alle 3:25 PM

    Ho visto le foto di scena che hai messo su Flickr, decisamente notevoli.

    Per il resto… boh.

    Che Bayreuth sia ormai una mummia e che io non ci perderei un cent per andarci, lo penso da tempo, ma non lo dico perchè non è il massimo dei miei piaceri il venir linciata.

    Bayreuth?! Ma come, Bayreuth?!?! Si può pensar male di Bayreuth?!

    Ebbene si, si può e lo si fa. L’importante è non dirlo nei salotti buoni (smile)

    Sempre belle e stimolanti le tue recensioni, dear Amfortas.

    Che tu le chiami “semiserie” oppure no a me importa poco.

    Io me le leggo sempre in stato di gran sollucchero e diletto.

    Ciao 🙂

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  12. amfortas 8 agosto 2009 alle 4:40 PM

    gabrilu, io ci andrei di corsa a Bayreuth, perché la curiosità per i luoghi e le ore è tanta.
    Il livello artistico non si scosta da quello degli altri luoghi dove si allestiscono opere di Wagner, e cioé altalenante.
    C’è da dire però una cosa e cioé che almeno sulla carta, ci sono artisti migliori di quelli impiegati quest’anno.
    Oggettivamente il Siegfried non sarebbe passato, che ne so, a Firenze.
    Bentornata e grazie per i complimenti, che come sai sono sempre graditi.
    Ciao!

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