Di tanti pulpiti.

Dal 2006, episodiche esternazioni sulla musica lirica e amenità varie. Sempre tra il serio e il faceto, naturalmente. #verybullo

Recensione della Carmen di Bizet alla Scala di Milano: ovviamente semiseria.

E Carmen fu.
Un’apertura della Scala che sul web ha scatenato preventivamente emozioni forti, spesso polemiche a distanza tra blog e siti: in troppi sono convinti di detenere il Verbo Assoluto del Sapere Operistico.
Io detesto le certezze, sono sempre pieno di dubbi. Mi piacciono le contraddizioni e quando non capisco qualcosa credo sempre di essere io il problema, e mi sforzo di considerare anche il punto di vista degli altri.
La percezione dell’Arte è soggettiva, l’opera lirica è una cosa viva, ridurla a cadavere da sezionare sul tavolo delle autopsie è il peggior servizio che le si possa fare.
Una circostanza è accertata dai numeri: c’è stato tantissimo interesse per questa Carmen.
Questo modesto blog, che di solito è sulle 150 visite al giorno, ne ha raccolte quasi 500.
 
Premetto che la mia recensione semiseria si basa sulla visione dello spettacolo sul canale satellitare Sky Classica.
Allora, abbiamo visto e sentito la Carmen con i dialoghi parlati, intanto.
E qui la mia prima osservazione è che tutti gli artisti sono andati abbondantemente in overacting: Micaela bamboleggiante più che mai, soprattutto all’inizio. Carmen in qualche occasione è sembrata la caricatura del puttanone da iconografia dei film con Bombolo, Kaufmann troppo impaurito e spaesato, sembrava un verginello, ma si è riscattato nel finale, fornendo una buona prova di recitazione.
Schrott, povero, conciato com’era secondo la più bieca tradizione da toreador e alle prese con un personaggio che non consente troppe sfaccettature, ha fatto il…bullo (strasmile).
Memorabile il cappello da torero, sembrava una via di mezzo tra un’acconciatura di Patricia Petibon

e le orecchie di Topolino(ultrasmile).
La regia di Emma Dante è sembrata mettere troppa carne al fuoco.
A me non piacciono i palcoscenici eccessivamente pieni di tutto, se non è strettamente necessario. Paura dell’horror vacui, si chiama.
Forse la Natura rifugge il vuoto, ma il teatro è rappresentazione, si può scegliere di non affollare le scene all’inverosimile.
Inutili, all’inizio, i vecchietti con la bocca aperta che si sventolavano per il caldo: l’effetto era quello di vedere una sala di rianimazione geriatrica (strasmile).
Spesso banali e fastidiose le coreografie, perché distraevano dalla musica, con tutte quelle donne che si agitavano come tarantolate.
Insomma, se la Dante voleva sottolineare il lato drammatico dell’opera, e questo risulta dalle dichiarazioni della vigilia, ci è riuscita solo in parte.
Carina (non di più), l’idea della trasformazione di Micaela nella madre sul letto di morte.
I costumi, sempre di Emma Dante, erano inoffensivi.
Nel complesso la regia non mi ha entusiasmato, ma riconosco alla Dante almeno il tentativo di allestire qualcosa di originale.
 
Lo scenografo Richard Peduzzi mi pare si sia limitato al compitino, riciclando spesso idee di suoi allestimenti passati.
 
La concertazione di Daniel Barenboim a me è piaciuta moltissimo, lui sì che ha centrato l’obiettivo della tragicità della vicenda.
In qualche occasione forse un po’ lenta, la direzione, ma attentissima ai particolari.
Magnifica l’ouverture, bellissimo l’accompagnamento alle arie più famose, dall’habanera alla romanza del fiore. Eccellente la scena delle carte, con l’orchestra che suonava una vera e propria marcia funebre, presaga degli avvenimenti successivi. Emozionante il finale.
 
Anita Rachvelishvili, mezzosoprano sconosciuto sino a pochi giorni fa, se l’è cavata bene, considerato anche che doveva essere emozionatissima. La voce è omogenea in tutto il registro e non l’ho mai sentita forzare. Gli acuti sicuri e, almeno a quanto mi è sembrato, il volume dev’essere considerevole.
Credo sia un talento naturale, ora speriamo che dopo il successo di questa sera stia con i piedi per terra e non si sfianchi in poco tempo, accumulando impegni a sproposito.
Unica pecca, come ho detto all’inizio, una recitazione qualche volta sopra le righe, ma la sua Carmen mi ha convinto, pur senza entusiasmarmi.
 
Jonas Kaufmann ha cantato benissimo, per me è stato di gran lunga il migliore della serata.
Bravissimo nella romanza del fiore e sempre alla ricerca di sfumature che non facciano di Don José una belva assetata di sangue. Nel finale era affaticato ma la sua prestazione è stata d’assoluto rilievo.
Credo che Don José sia la parte che gli riesce meglio e considerando che è ancora relativamente giovane, spero che affini ulteriormente la sua visione del personaggio.
 
Erwin Schrott, secondo me, non era in serata felicissima anche se non è incorso in errori particolari, ho sentito qualche slittamento d’intonazione (occasionalmente calava un po’, come si dice in gergo).
La romanza Toreador è stata affrontata con ottimi risultati e buon gusto, nonostante la regia lo condannasse ad atteggiamenti abbastanza stucchevoli.
 
Adriana Damato, Micaela, ha cantato male. Voce senescente, gestioni dei fiati discutibilissima, linea di canto accidentata e acuti al limite dell’urlo in più d’un’occasione.
Non si capisce come lo staff della Scala non abbia trovato una cantante migliore, in questa parte ce ne sono davvero tante di gran lunga superiori al soprano di questa sera.
 
Difficilissimo valutare l’Orchestra da un ascolto televisivo, però mi è sembrato che la prova sia stata assai buona, e anche il Coro ha fornito una prestazione positiva.
I ruoli minori o comprimari non erano di livello straordinario, specialmente nelle parti maschili (il Morales abbastanza vociferante di Mathias Hausmann).
Buone invece mi sono parse Frasquita e Mercédès, interpretate rispettivamente da Michèle Losier e Adriana Kucerova.
Il pubblico ha apprezzato lo spettacolo ma all’uscita dei cantanti ha manifestato chiaramente il suo dissenso per la Damato e soprattutto per la regia di Emma Dante.
Non è stata la contestazione di pochi scalmanati, erano in tanti a buare. Io ritengo che buare questa regia sia assolutamente eccessivo.
Successo di cortesia per Schrott e trionfo per la Rachvelishvili e Kaufmann. Molto apprezzato anche Daniel Barenboim, che ha “costretto” la Dante, piccatissima e terrea in volto per i fischi, a rimanere sul palco.
Tutto questo in my humble opinion, obiouvsly.
Aggiungo che mi è garbata assai la regia televisiva, con l’unica eccezione di un paio d’inquadrature insensate.
Buona settimana a tutti.
 

33 risposte a “Recensione della Carmen di Bizet alla Scala di Milano: ovviamente semiseria.

  1. utente anonimo 8 dicembre 2009 alle 12:26 am

    Prima! 🙂
    Grazie carissimo.
    I costumi erano inoffensivi è sublime, penso che te la ruberò.

    mamikazen

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  2. bobregular 8 dicembre 2009 alle 12:57 am

    ciaociao, mi hai battuto sul tempo, diciamo che siamo d’accordo quasi su tutto. Anche io me la son goduta abbondantemente!

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  3. bobregular 8 dicembre 2009 alle 1:00 am

    a proposito, visto che il mio blog non si degna d’aggiornarsi:
    http://blogregular.splinder.com/post/21838083

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  4. bobregular 8 dicembre 2009 alle 2:05 am

    la cosa strana è che tu hai avuto un’impressione di sovraffollamento (e in effetti ho letto delle 192 persone in scena nel quarto atto, ma secondo me o erano molto pigiate o hanno licenziato qualcuno nel frattempo [smile amaro]), io invece mi sono focalizzato sull’inizio secondo atto, ho pensato a Zeffirelli e ho concluso che il tutto era abbastanza semivuoto…

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  5. bobregular 8 dicembre 2009 alle 2:12 am

    Quanto infine al cappello da torero… beh il paragone è uno solo (vedi soprattutto la terza vignetta). I meno giovani comme moi si ricorderanno Sor Pampurio arcicontento del suo nuovo appartamento :-)))

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  6. amfortas 8 dicembre 2009 alle 8:37 am

    mami, i costumi erano proprio la parte meno riuscita dello spettacolo: senza infamia e senza lode, credo che in un allestimento per molti versi un po’ provocatorio, fossero estremamente tradizionali.
    bob, Sor Pampurio è proprio lui!
    Io ho visto troppa confusione in scena a prescindere dal numero di persone impegnate. Era come se la Dante volesse dare forma contemporaneamente a tutte le sue idee.
    Poi passo a leggerti, è sempre un piacere.
    Ciao!

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  7. utente anonimo 8 dicembre 2009 alle 10:32 am

    da Giuliano:
    Tutte le volte che vedo una foto della Petibon mi chiedo: ma sarà così bellina anche di persona? Mi sa di sì. (spero che non vada sempre in giro truccata come la Littizzetto…)
    (beh, lo devo ammettere: Carmèn la me piase, ma non è mai stata troppo in cima ai miei pensieri…) (e ieri sera tardi, in tv, ho fatto lo slalom per non vedere le tante troppe brutte facce che infesciano la sera del sette dicembre) (fin qui ce l’ho quasi fatta: bei tempi quando c’era Muti, che dava sempre l’Idomeneo e la Vestale di Spontini, o magari il Guglielmo Tell integrale, sette ore e dodici quarti!) (così imparano, stiano a casa se non gli piace l’opera!!!)
    (e Abbado, che il 7 dicembre passava volentieri la mano a qualcun altro…)

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  8. amfortas 8 dicembre 2009 alle 12:40 PM

    Giuliano, la Petibon è una ragazza minuta e carina 🙂
    È che si concia da sola per le feste!
    Questa Carmen più l’ascolto e più mi piace.
    Ciao!

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  9. utente anonimo 8 dicembre 2009 alle 1:06 PM

    E what about quel brutto (BRUTTOOOO!) affare delle divise di pelle con tutto quel caldo, ed il coro (perfino offensivo) dei ragazzini nel primo atto???
    E le corde?… E la figura misteriosa del prette?…  Ed i chirichetti che lavavano per terra nel piu’ bello del duetto?  Ed il velo gratuito sopra la scema Micaela?  
    Secondo me quest’Emma Dante si e’ detta: " su fratelli, su cognati, su, venite in fitta schiera!"

    Grazie del blog, molto riuscito.
    Sono Mickey Mouse.

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  10. utente anonimo 8 dicembre 2009 alle 2:32 PM

    Toh, guarda, c’è Topolino… 😀

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  11. utente anonimo 8 dicembre 2009 alle 3:45 PM

    D’accordo quasi su tutto, ma sei un po’ tenero con la scenografia. Non mi dispiace l’innovazione, non disdegno lo sfondo metaforico (questa volta spesso troppo metaforico, credo) ma trovo esagerati i toni cupi usati per sottolineare la tragedia: se non fosse stato per il cappello da topolino e la postura di Schrott, sempre ben nella parte, questa Carmen avrebbe potuto svolgersi nelle nebbie delle Highlands, invece che nella sanguigna e torrida Andalusia.
    mikma

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  12. amfortas 8 dicembre 2009 alle 4:57 PM

    Mickey Mouse, hai ragione, ma mica posso soffermarmi su tutto!
    Ora che ci penso le espressioni di Kaufmann quando deve legare Carmen erano improntate al terrore più assoluto, neanche lei fosse Hannibal Lecter 🙂
    Ciao e grazie, salutami…Topolina 🙂
    Giorgia, vedi? Non si sa mai chi ti commenta, nei blog…forse Mickey Mouse qua sopra sarà stato attirato dal cartone animato di Tom&Jerry di qualche post fa 🙂
    Ciao!
    mikma, non so, a me la scenografia non ha disturbato più di tanto. Certo che la Dante voleva una Carmen fortemente connotata anche sul territorio, se ti ha fatto quest’effetto non ha raggiunto il suo scopo.
    Ciao e grazie.

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  13. utente anonimo 8 dicembre 2009 alle 5:37 PM

    Beh, quelli di Radio3 hanno ribadito trecentomila volte che secondo loro la Dante si è ispirata a paesaggi greci, che di andaluso non hanno una beata fava, diciamolo…

    (e, per cortesia, non nominiamo le Highlands a caso, un po’ di rispetto, crybbyo!)

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  14. utente anonimo 8 dicembre 2009 alle 6:33 PM

    ASSOLUTAMENTE D’ACCORDO SULLA DAMATO: ANCH’IO MI SONO CHIESTO SUBITO COME MAI LA SCALA MANDAVA IN SCENA UNA MODESTA CANTANTE DALLA VOCE COSì STIMBRATA. IL DUETTO CON JOSE’ DEL PRIMO ATTO è TOLLERABILE SOLO SE è CANTATO MOLTO BENE E LA DAMATO è STATA PESSIMA, IN QUANTO A KAUFMANN IL MEGLIO PER LUI DOVEVA ANCORA VENIRE. PER QUANTO RIGUARDA LA REGIA LUCI ED OMBRE, MA C’E’ SOTTO UN GROSSO LAVORO CHE BISOGNAVA RISPETTARE: PERO’ CERTI INTELLETTUALISMI (VEDI IL TRATTAMENTO DELLA FIGURA DI MICAELA)  SEMBRAVANO VOLUTI E POCO COERENTI CON IL RESTO. L’EMOZIONE MAGGIORE: IL GIOCO DELLE FUNI DURANTE LA SEGUIDILLA E ALCUNI MOMENTI DEL FINALE.

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  15. utente anonimo 8 dicembre 2009 alle 6:56 PM

    (oddio, l’anonimo urlatore…)

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  16. amfortas 8 dicembre 2009 alle 7:24 PM

    Giorgia, sull’ambientazione o sulle intenzioni ambientative (si può dire? Boh…) ne ho letto di tutti i colori. Anche le dichiarazioni della stessa Dante sono abbastanza contrastanti, o forse io non ci arrivo…
    Le Highlands??? No no 🙂
    14, a me quelle corde proprio non sono piaciute…e l’idea della moglie/amante/madre è carina, appunto, ma nulla di eccezionalmente originale. La vidi anche qui a Trieste nel Peer Gynt, regia di Pier Paolo Pacini, un paio d’anni fa.
    Un po’ di Freud ci sta sempre, quando si parla di uomini/bambini che non sanno bene ciò che vogliono 🙂
    Ciao e grazie dell’intervento.

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  17. utente anonimo 9 dicembre 2009 alle 12:53 am

    Appena spento la tv dopo la prima della Scala con la Carmen di Bizet, ho sentito l’impellente desiderio di rivedermi quella con la regia di Rosi è stato come ritrovare qualcuno che si credeva morto.
    Mi sorprende quanto il geniale maestro Baremboin ci tiene a questa regia
    che secondo me ha ricoperto la solarità di Carmen con un drappo nero.
    Ho notato nel corso dell’opera tutta l’inesperienza lirica della regista, che
    non abituata ai limiti della recitazione d’un cantante si notava la mancanza d’assimilazione e quindi la gestualità non spontanea. Mentre tutto l’allestimento cupo era impregnato d’ideologie che ben poco si adattavano alla musica. Non parliamo poi dell’espressione facciale quasi sempre truce per cercare d’immascherare i suoni e rendere quindi il canto d’una monotonia totale.
    La principale colpevole di questo è stata l’interprete del ruolo di Micaela purtroppo non ricordo il suo nome come nemmeno quello degli altri e sfogliando il CORRIERA DELLA SERA di oggi, non sono riuscito a trovarne traccia, a proposito della popolarità….. Micaela dicevo, una voce scura, tubata e ingolata, inadatta al ruolo della giovane contadina, una faccia inespressiva che bene si identificava soltanto nei panni della vecchia madre morente…in un sontuoso letto con cuscini di raso che nulla aveva a che fare con la drammaticità del momento, anzi ne ha tolta parecchia alla fine dell’atto.
    Nella protagonista si notava l’inesperienza per un ruolo di quelle dimensioni, la mancanza d’attrattiva fisica e sensualità e ho notato quanto la lezione scenica voluta dalla regista fosse stata imparata a memoria ma mai spontanea.
    Don Josè voleva in tutto imitare Franco Corelli, sia nel fisico come nella vocalità, anche lui proteso ad oscurare il suo timbro rendendolo uguale e monotono, unico momento di gloria la romanza del fiore cantata piano e con gusto.
    Escamillo secondo me, era l’interprete migliore, con espressioni corrette e consapevoli dell’azione. Molto bene il Dancairo e Remendado come la Mercede e Frasquita. Giovane penso debuttante il Morales che non sostiene la voce e la lascia cadere con inespressività dilettantesca.
    Scusate se sono stato così severo nel mio giudizio, ma se penso che per vedere questo spettacolo un biglietto costava 2.300 euro ritengo mio dovere esprimere le mie impressioni come cantante e soprattutto per aver eseguito quest’opera in numerose edizioni dove ho affrontato i ruoli di Escamillo, Morales, Dancairo. Accanto alla Verret alla Barbieri, alla Pederzini alla Scotto alla Lane., dopo aver visto altre numerose edizioni di Carmen realizzate dai più grandi registi e fra tutte quella di Zeffirelli, Rosi e Saura.
    Ai giovani dell’Accademia scaligera il Teatro può anzi deve offrire ruoli e opere quali LE CONVENINZE E INCONVENINZE TEATRALI ma non può permettersi d’inaugurare la stagione teatrale con un opera di repertorio affidandone la prima ad una compagnia di giovani.
    Soprattutto se questa viene ripresa dalla televisione e s’incarica una presentatrice priva di conoscenza ed esperienza teatrale come quella che si è presentata al video. Una serata tutta da dimenticare, per fortuna mi ero attrezzato con tartine al salmone e champagne.

    Claudio Giombi

     

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  18. amfortas 9 dicembre 2009 alle 8:36 am

    Caro Claudio Giombi, sono d’accordo per quanto riguarda la Damato che, almeno alla prima, ha dimostrato di essere una cantante mediocre e non adatta alla prima scaligera.
    Non sarei così duro con la Rachvelishvili che ha la sola colpa di essere una debuttante. O meglio, capisco che si possa discutere nel merito, nel senso che un debutto alla Scala può apparire inopportuno. La cantante però ha dimostrato di avere personalità e voce e di non essere grigiamente anonima.
    Questo non significa che sia una fuoriclasse, ma che ha il diritto di essere valutata con serenità.
    Quanto a Schrott, è per me uno dei migliori bassi baritoni in circolazione e quindi sfondi una porta aperta.
    Mi dai l’occasione per puntualizzare una circostanza riguardo a Kaufmann. Per me non è affatto un imitatore di Corelli, perché il fatto che abbia una voce scura non lo catapulta immediatamente tra gli emuli del grande Franco in primis, e poi perché le voci sono di tonnellaggio diverso. Non ha bisogno di scurire la voce, perché è già così di natura.
    La regia teatrale non è stata particolarmente scandalosa né come concetti né come messa in scena: si può dire solo che non è riuscita particolarmente incisiva.
    Complimenti per il tuo passato di artista (che conosco) e una reprimenda per la tua attuale dieta: salmone e champagne sono un disastro per il colesterolo e i trigliceridi.
    Ciao e grazie per il contributo.

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  19. gabrilu 9 dicembre 2009 alle 3:26 PM

    Riflessione  N.1
    Bello vedere che c’è ancora chi si accapiglia su come viene allestita una  Carmen.
    Bello vedere che  c’è   chi  si entusiasma.
    Giuro che me lo sono letto tutto, il tuo post e tutti i commenti.
    Con gran goduria e  ancor più grande profitto.

    Riflessione N.2
    Triste constatare  che   Prosper  Mérimée   non   se lo fila   proprio nessuno, porello.

    Anzi, se qualcuno si azzarda a dire   " Che ne pensi della  Carmen  di Mérimée?"

    c’è rischio che l’assatanato  liricomane  (o cinefilo — visto  che sulla  Carmen hanno scaricato  una  vagonata di film)   di turno ti guardi con l’occhio a palla ed eviti di risponderti.

    Non ti risponde, of course,   perchè trattasi di persona educata.

    Perchè non vuole infierire  sottolineando la tua ignoranza,  visto che tu, bestia, non sai che la Carmen è di Bizet, è roba cantata   e suonata, e  dunque  che caspita c’entra  ‘sto  Merime  che manco sappiamo bene come si scrive?!?!

    …L’unico  che   — per quel che ne so —   allestendo una Carmen   ha  espressamente   citato il povero  il Prospero è  stato lo spagnolo  (olè!)  Carlos Saura nel suo  bellissimo film che tra tutti quelli girati su Carmen   è decisamente quello  che prediligo.

    Tutti gli altri   carmenofili   sono troppo attenti  a spiegarci- illustrarci- ammorbarci    con   "questa   è  la  mia interpretazione di Carmen";  o  —-variazione sul tema  — "con questa mia Carmen ho voluto esprimere…" —-   per   avere il tempo   di perder tempo ad occuparsi di  chi  caspita era  ‘sta Carmen  e… come nasce    🙂

    Evvabbè.  

    Così va il mondo  🙂

    Ciao Am  e sempre grassssie per la tua pazzzzienza.

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  20. utente anonimo 9 dicembre 2009 alle 6:10 PM

    GabriLu, quello che dici è giusto per un certo verso, ma sbagliato per un altro: sono pochi i libretti d’opera su soggetto originale, spessissimo invece sono tratti da racconti, romanzi, opere teatrali.

    Ora, se ogni volta che viene messo in scena il Don Giovanni di Mozart si alzasse qualcuno per dire "sì, ma Tirso de Molina cosa direbbe?" non ne usciremmo più.

    L’opera *è* la Carmen di Bizet — tratta dalla nouvelle di Prosper Mérimée, è vero, ma è ben specificato che è solo tratta da questa e non pedissequamente tradotta in musica. Il libretto è un adattamento e una rielaborazione di Henri Meilhac e Ludovic Halévy. In fin dei conti, se ci pensi, e tanto per fare un paragone terra-terra e pure vagamente blasfemo per i melomani integralisti, le opere da soggetto non originale sono un primo esempio di fan-fiction… 😀

    Quindi, alla fine, questo è un falso problema: se si mette in scena la Carmen operistica, quella di Bizet, è del libretto operistico che bisogna tenere conto.

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  21. utente anonimo 9 dicembre 2009 alle 7:13 PM

    Caro Claudio Giombi,
    Grazie del tuo commento, che condivido quasi al 100%.  L’unica cosa con cui non sono d’accordo e’ il tuo parere sulla performance di Schrott, che a mio avviso mancava di energia e di temperamento. Ho sempre in mente L’Escamillo di Bryn Terfel o di Ruggiero Raimondi – tutto un’altra cosa che il povero Erwin lunedi’ sera.  Jonas Kaufmann invece e’ stato all’altezza, ma forse anche perche’ sono sotto l’influenza della sua performance (dello stesso ruolo) a Covent Garden: magistrale…
    Si’, anch’io mi sono rivisto subito la Carmen di Rosi, che si e’ meritato all’unanimita’ critiche come "A treat for the eyes and a sensation for the ears." (Mail on Sunday)  Domingo, Raimondi, Maazel, capirai….
    Tutta colpa di Lissner e Barenboim che credono di poter permettersi tutto.  "Su fratelli, su cognati, su venite in fitta schiera…"
    Mickey Mouse

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  22. utente anonimo 9 dicembre 2009 alle 8:59 PM

    anche se non c’entra nulla con questo post, voglio comunque porre alla tua attenzione l’ultima porcata consumatasi all’opera di roma riguardo la traviata di dicembre.
    la traviata di daniela dessì, dopo lo sclero di zeffirelli, si è ridotta-come noto- alle due serate di gala del 27 e del 31 dicembre. i nomi di armiliato e dessì erano ancora presenti sul sito, dunque, sebbene senza le date.
    oggi i nomi sono spariti dal sito, dunque possiamo ben dedurre che la dessì questa traviata non la canterà proprio.
    io, che avevo acquistato i biglietti a marzo, ho già provveduto a cambiarli con due biglietti per il falstaff di gennaio. ammetto che mi sarà quasi impossibile non fischiare zeffirelli. chi la fa l’aspetti.

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  23. amfortas 9 dicembre 2009 alle 9:22 PM

    gabrilu, grazie per i complimenti, sempre graditi.
    Le discussioni, se non pretestuose sono sempre stimolanti. In giro ci sono tanti appassioanti sereni e qualcuno piuttosto annebbiato. Succede.
    Sul Mérimée ci sarebbe da dire che il primo a tradirlo sono stati i librettisti, che si sono inentati di sana pianta personaggi o hanno amplificato l’importanza di altri, come ho scritto nei post di presentazione di questa Carmen.
    Il film di Saura era molto bello, mentre la sua regia della Carmen al Maggio dell’anno scorso fu penosa.
    In effetti qualche volta dà fastidio anche a me questo appropriarsi delle opere altrui, in un certo senso, ricordi nel ventennio (quello meno famoso): il Macbeth di Muti, il Trovatore di Muti ecc ecc. Tutto di Muti era 🙂
    Ciao e grazie 🙂
    Giorgia, la penso come te e hai ragione, sono pochissime le opere su soggetti originali e a me non spiace neanche, perché spesso la musica fornisce un bel valore aggiunto a testi che sarebbero rimasti sconosciuti: non credo che El Trobador sarebbe arrivato vivo sino ai giorni nostri, ad esempio.
    Ciao e grazie anche a te 🙂
    Mickey Mouse, a me quell’edizione non piace poi mica tanto…anche e soprattutto per Maazel.
    Quanto a Schrott, certo era un po’ sottotono, ma mica era così male eh?
    Grazie per il contributo, anche a te.
    22, Daniela Dessì e Fabio Armiliato hanno annunciato ufficialmente che non parteciperanno a questa Traviata proprio ieri e, mi spiace darti questa brutta notizia, la presenza della Dessì nel Falstaff è pure in dubbio, al momento.
    La gestione che ha fatto di questa storia lo staff del Teatro dell’Opera di Roma è davvero scandalosa.
    Tra l’altro, lo ribadisco, questa stupidaggine espone a rischi di contestazione i cantanti alternativi, ed è davvero ingiusto, anche se la maggiore ingiustizia è stata perpetrata nei confronti delle persone come te, che sono davvero tantissime.
    Ciao 🙂

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  24. gabrilu 10 dicembre 2009 alle 12:27 am

    Ma caro #20 , hai ragione.
    Su tutta la linea.
    Il mio voleva  essere solo un pensierino per tutti i Tirsi da Molina,  i Dumas   i Merimée   et  similia  che tanto  hanno dato all’ Opera  e che nessuno mai ricorda, porelli.

    Chiaro che se si parla d’opera si deve parlar d’opera.
    Il mio  non voleva essere  un commento alternativo, ma  di complemento.
    Niente altro che   un pensierino  trasversale,   un piccolo ricordino  al  primo  papà di Carmencita, tutto  qui….   

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  25. Milady-de-Winter 10 dicembre 2009 alle 8:57 am

    Bello che un’opera susciti queste dispute accese da bar. Un misero commento – che voleva essere ironico – sul mio blog non lirico ha scatenato una pistolettata di commenti. Una domanda: ma alla fine dell’habanera, chi gliel’ha detto a Carmen di fare con i capelli la mossa della Carrà? Un saluto.

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  26. amfortas 10 dicembre 2009 alle 10:48 am

    gabrilu, secondo me più che non ricordarli nessuno (i vari Dumas & C) sono completamente dimenticati dal circuito ufficiale dell’informazione, quello non specialistico.
    Ma è già tanto che in quelle sedi si sappia pronunciare correttamente il nome di Bizet…oggi non è poi così scontato, lo sai vero?
    Ciao 🙂
    Milady,
    più che altro mi fa ridere il fatto che non si capisca il contesto in cui si scrive e commenta: una considerazione "tecnica" può essere congrua (forse) qui, ma non certo sul tuo spassosissimo blog, che affronta l’argomento lirica sì con competenza, ma saltuariamente e con freschissima leggerezza.
    Il giorno che lo faccio io, il pippone autoreferenziale, sei autorizzata a mandarmi a cagare 🙂
    Ciao!

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  27. utente anonimo 10 dicembre 2009 alle 10:57 am

    Milady-de-Winter, dov’è che vedi le dispute accese da bar? Mi pare che stiamo dicendo ognuno la propria opinione con civiltà, senza insultare nessuno.

    Se poi tu vuoi vedere la rissa pure dove non c’è… vabbè.

    (comunque meglio la mossa della Carrà di quando negli allestimenti fanno cantare Carmen sempre e comunque co’ le braccia ad anfora a fare la strappona, come direbbe l’Antoniozzi — che ora ho internet che mi va a manovella e non ritrovo la citazione, ma ha ragione lui! :))

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  28. amfortas 10 dicembre 2009 alle 4:10 PM

    Giorgia, Alfonso Antoniozzi ha sempre ragione!

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  29. sangervasio 10 dicembre 2009 alle 10:53 PM

    grazie che mi fai  capire questo mondo

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  30. amfortas 11 dicembre 2009 alle 8:27 am

    sangervasio, grazie a te del passaggio.

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  31. colfavoredellenebbie 12 dicembre 2009 alle 11:25 PM

    Ho letto: sempre chiaro e immediato il tuo modo di proporre e spiegare.
    Avrei potuto fruire della ‘diretta’, al mio paese, ma non stavo bene e non c’è stato modo. Intanto mi sono dicumentata, qui. Grazie, eh…

    (Anch’io amo la Carmen cinematografica di Carlos Saura)

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  32. amfortas 13 dicembre 2009 alle 8:49 am

    Zena, ciao! Vedi? Qui a Trieste nulla da fare, non c’era alcun cinema che trasmettesse in diretta…speriamo che si attivino in futuro.
    Rimettiti presto, ciao 🙂

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  33. utente anonimo 2 ottobre 2010 alle 12:43 am

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