Di tanti pulpiti.

Dal 2006, episodiche esternazioni sulla musica lirica e amenità varie. Sempre tra il serio e il faceto, naturalmente. #verybullo

Recensione semiseria di Die Walküre al Festival di Bayreuth 2010.

È arrivato il giorno della Walchiria e la recensione espressa era d'obbligo, considerato che Die Walküre è per me una specie di coperta di Linus. Ecco qui di seguito le mie impressioni, anche questa volta ricavate quasi in diretta dai miei appunti durante l'ascolto, e quindi magari con qualche stonatura nella consecutio che spero mi perdoniate, nell'eventualità.

I atto

Di solito capisco se siamo davanti ad un grande Hunding dalla prima frase: Du labtest ihn? (lo rifocillasti?).
Ecco, oggi a Bayreuth c’era un Hunding davvero ragguardevole e cioè Kwangchul Youn, che ha insinuato a Sieglinde la frase riportata all’inizio con l’accento giusto: sorpresa, sospetto, forse già l’intuizione che quello straniero è proprio l’odiato Siegmund.
Hunding
A Youn rimprovero solo qualche sfumatura troppo corrusca, ma credo che la circostanza sia dovuta anche all’adrenalinica concertazione di Christian Thielemann, un vero gigante sotto ogni punto di vista.
Pallidina e fragile anzichenò invece Edith Haller alla quale imputo soprattutto una mollezza di fondo e scarsa incisività interpretativa, pur senza che si siano ravvisati problemi particolari. Credo che proprio la voce, che ho spesso sentito andare indietro anche sui primi acuti, non sia adatta a questo repertorio, tanto che la recita l’ha vista cantare sempre in difesa, cercando una liricizzazione che suonava, in alcuni momenti, grottesca. Un vero e proprio naufragio il lungo monologo O merke wohl, was ich dir melde! Nella parte centrale del successivo duetto sembrava una Lucia di Lammermoor piuttosto affaticata capitata per caso a Bayreuth.
Anzi, a voler dirla tutta, m'ha evocato quest'immagine agghiacciante: una velina in preda a un attacco isterico sull'Isola dei Famosi.
Voglio dire, la giovanile passionalità di Sieglinde non può essere resa con una generica e concitata agitazione, vuota in basso e stridula in alto!
Quanto a Johan Botha, Siegmund, mi è piaciuto abbastanza nella terza scena anche se così, a orecchio, mi sa che la voce non abbia l’ampiezza e il volume per svettare sull’ordito orchestrale wagneriano (paradigmatica l’invocazione a Wälse, deboluccia come volume e come accento) , soprattutto con un Thielemann che mi è sembrato in questo primo atto ottimo, ma molto autocompiaciuto. Il tenore è arrivato stremato al celeberrimo Winterstürme, povero!
Meglio nel finale, nonostante l’ultimo acuto che, lo ricordo per l’ennesima volta, è un LA che pesa come un macigno, sia stato ghermito con uno sforzo sovrumano.
Dicevo di Thielemann (che anche avuto il pregio di “riprendere” un paio di volte la Haller, palesemente fuori tempo). Il direttore opta per una lettura bruciante di questo primo atto torrido e sensualissimo, e l’Orchestra di Bayreuth risponde a meraviglia, tanto che l’ascoltatore attento non può che meravigliarsi per il diverso rendimento della compagine rispetto al confusissimo Lohengrin iniziale.
Certo, questo primo atto è una delle pagine musicali più emozionanti mai scritte.
Pubblico in delirio all’intervallo.

 II atto
 
Albert Dohmen apre con cautela il secondo atto, dopo la splendida introduzione orchestrale di Thielemann, vibrante e appassionata.
Linda Watson ha un accento fiero e appropriato, ma la voce appare un po’ schiacciata negli acuti che sono pure leggermente calanti.
Brunhilde
Mihoko Fujimura, Fricka, non è adamantina nell’intonazione ma anche lei ha l’accento giusto, cosa di cui ho dubitato ieri dopo il Rheingold.
Nel complesso il lungo duetto iniziale appare convincente soprattutto per l’ottimo contributo di Dohmen, che è un Wotan di livello storico e non certo da oggi. Brava però anche la Fujimura, che si riprende bene ed appare sufficientemente nobile e altera. Splendido, in particolare il suo commiato all’arrivo di Brünnhilde.
Il duetto successivo tra Wotan e Brünnhilde è interpretato magnificamente da Dohmen, che sembra in forma vocale migliore rispetto all’anno scorso. La Watson, pur senza demeritare particolarmente, non mi convince perché mi dà la sensazione di essere sempre al limite con l’intonazione e di forzare molto.
Tornano in scena Siegmund e Sieglinde, fuggitivi e spaventati: il tenore Botha sembra rinfrancato, mentre la Haller pare sempre una bambolina con grossi problemi d’intonazione, ahimé. Inoltre, la sua perenne agitazione la fa sembrare petulante e algida, esattamente il contrario di ciò che dovrebbe.
La quarta scena è una delle più drammatiche mai scritte in un’opera e anche tra le più commoventi.
Qui entrambi i protagonisti, Siegmund e Brunnhilde, sono egualmente convincenti anche dal lato vocale (meglio Botha, però) oltre che da quello interpretativo, ben supportati da un Thielemann straordinario nella ricerca di un suono drammatico ma pulito e mai ridondante o retorico.
Eccellente poi Dohmen, nel suo raggelante Geh' hin, Knecht!, che precede il sacrificio di Siegmund.
Walkure
Sono pronto per la celebre “Cavalcata”!

III atto 

Cavalcata nella quale, a mio parere, si sente qualche urlo di troppo da parte delle amazzoni, che sono: Gerhilde (Sonja Mühleck), Ortlinde (Anna Gabler), Waltraute (Martina Dike), Schwertleite (Simone Schröder), Helwige (Miriam Gordon Stewart), Siegrune (Wilkete Brummelstoete), Grimgerde (Annette Küttenbaum) e Rosweisse (Alexandra Petersamer).
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Ancora una volta è pessima la Sieglinde della Haller, che corona così una prova veramente scadente.
Bene invece Dohmen, autorevole e imponente, affaticata la Watson. Thielemann stupefacente!
Nel lunghissimo duetto finale si percepisce lo sforzo e la fatica della Brünnhilde di Linda Watson, piuttosto stimbrata, ma l'artista non ce la fa proprio a tenere testa con il mestiere a un Dohmen pregevolissimo, ispirato più che mai nel fraseggio e brillante vocalmente.
Nel monologo finale, uno spauracchio vero e proprio, si sente qualche sintomo di stanchezza anche nel baritono, che però sembra quasi raccogliere le forze e ci regala un'invocazione a Loge memorabile.
Wotan
Alla fine, grandi emozioni da un Thielemann già storico e da un sorprendente Albert Dohmen che sembra vivere una seconda giovinezza, soprattutto sentite le prove interlocutorie degli anni scorsi.
Peccato per la complessiva resa modesta delle donne, argh!
Pubblico in delirio, quasi impazzito.
Domani non riesco a seguire il Parsifal, perciò se volete aggiornarmi ve ne sarò grato.
Un saluto a tutti voi.
 

 
 

13 risposte a “Recensione semiseria di Die Walküre al Festival di Bayreuth 2010.

  1. utente anonimo 28 luglio 2010 alle 9:05 PM

    Boh… a me invece Thielemann non e' piaciuto per niente. Lo trovavo molto piu' interessante anni fa, prima che entrasse a regime nello pseudo super star system. Adesso tutto di corsa, tutto forte, tutto buttato a valanghe nelle orecchie. Questa e' l'impressione che ebbi anche dal vivo in una terrificante nona di Beethoven da lui diretta a Vienna qualche mese fa. Oggi evidentemente piace cosi' e, a sentire anche altri pareri, me ne staro' in minoranza.Ciao a tutti.Andrea

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  2. utente anonimo 28 luglio 2010 alle 10:46 PM

    Premesso che non ho potuto seguire l’esecuzione nel giusto modo, ritengo che la concertazione e direzione di Thielemann siano la punta di diamante di questa produzione.
    Conosco da sempre il maestro e le sue interpretazioni sia in ambito sinfonico che operistico tedesco ed e’ proprio in quest’ultimo che negli anni mi colpisce di più .
    La compagnia di canto purtroppo non mi convince a parte Hunding e Siegmund ( Botha lo ricordo specialmente diretto anni fa dal m.tro Sinopoli ! ).
    La Watson non la riconosco più ( anni fa la sentii a Berlino nel ruolo di Kundry … il passare degli anni non le giova affatto ) e se continua così , poveri noi nel Gotterdammerung !
    Perplessa su Dohmen, spero sia colpa della mia radio… e dire che l’ho sentito e apprezzato decine di volte dal vivo.
    Condivido in pieno il giudizio di Amfortas su Sieglinde : di più non si può dire!
    Luisa D.N.

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  3. amfortas 29 luglio 2010 alle 7:14 am

    Andrea, non sarei così severo con Thielemann, anche se ieri sera, come ho scritto nella recensione, l'ho sentito molto autocompiaciuto, molto teso a cercare un suono compatto a prescindere dai cantanti.Però, se pensi a com'era nel Lohengrin l'orchestra, sfasata specie negli ottoni ma non solo, generica nel fraseggio, credo tu lo possa rivalutare.Poi ovvio che i gusti non si discutono. Io trovo sia un ottimo direttore, tra i migliori del panorama odierno.Ciao e grazie per il passaggio.Luisa, su Thielemann la penso senz'altro come te! La Watson ha vent'anni di ruoli pesantissimi alle spalle e si sentono tutti, mentre Dohmen io l'ho trovato magnifico come accento e fraseggio. Certo, anche per lui gli anni passano e di fenomeni tipo Hotter (solo per fare un nome) non ce ne sono più.Ciao e grazie.

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  4. utente anonimo 29 luglio 2010 alle 2:07 PM

    Ecco, direi che concordo con te Amfortas! Dohmen ha dato un Wotan pieno di pathos, sentimento paterno, conflito, e forza che non si trova tanto in giro… Forse solo Terfel abbia qualcosa di simile. La Watson mi ha deluso tanto. Ho visto lei in Walkure a Los Angles un anno fa e la sua voce mi sembrava abbastanza sicura per un ruolo così difficile. Però ieri c’erano così tanti problemi… Ritmo – tante volte era quasi 2 movimenti avanti di Thielemann, e intonazione – sia nei ‘Hojotoho’ (neanche uno era giusto) sia nel ‘Der diese Liebe mir ins Herz ge haucht’. Non capisco quest’ultimo perchè è solo un ‘mi’ prolungato, non un ‘do’ acuto. Mi ha fatto quasi smetter di ascoltare. Un momento così importante del ruolo è non ce l’ha fatta.

    Però il vero eroe di tutta questa fetival è Thielemann. Abbiamo un Ring svelto, trasperente, che da supporto ai cantanti, muscoloso, flessibile nel fraseggio ma non nel tempo (che è una cosa che pochi riescono fare), e un orchestra che dimostra sempre che se uno vuole sentire Wagner bisogna ascoltare loro.

    Stasera Prasifal, con il nostra Gatti! E poi un siegfried… non ho mai sentito Lance Ryan. Da ascoltare con tanta attenzione allora!

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  5. utente anonimo 29 luglio 2010 alle 5:56 PM

    Sono Sergio, ci ritroviamo dopo le prime due giornate!Questo Ring, che ho visto nel 1966, è cresciuto sotto la sapiente bacchetta di Thielemann (non credo la regia sia migliorata in questi anni, anche se con quel che si vede a Bayreuth e nei teatri tedeschi, e anche alla Scala, è di lusso!!!!!!!!!!!).Credo che oggi Thielemann abbia pochi rivali, o nessuno, nel suorepertorio. Non so se qualcuno abbia avuto modo di vedere e sentire la splendida Elektra di Baden Baden!!!! Una meraviglia!ho letto tutti i vostri commenti e siete molto bravi, anche quando non sono del tutto d'accordo riuscite comunque a giustificare ogni commento.Certo che la Rai dovrebbe sostituire i suoi vanagloriosi commentatori con qualcuno di voialtri, o almeno licenziare in tronco tutti i suoi, con qualche frustata di commiato.Che dire degli ascoltatori che si lamentano per le trasmissioni da Bayreuth? Frustare anche loro sarebbe troppo poco.Complimenti e saluti a tuttiSergio

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  6. amfortas 29 luglio 2010 alle 6:34 PM

    4, io mi sono accorto che ha ripreso almeno un paio di volte la Haller, e anche questo fa un grande direttore, mette una pezza dove necessita.In merito alla Watson, come ho già scritto, la lunga carriera pesa. Ryan l'ho sentito nel Crepuscolo ed era accettabile, ma mi hanno detto che nel Siegfried a Firenze fu buono, speriamo bene.Non ho seguito il Parsifal perché sono indaffarato, rinnovo l'invito a tutti di ragguagliare in merito.Ciao e grazie!Sergio, ciao, ti ringrazio per l'apprezzamento ai commentatori, in effetti è importante non limitarsi a generici dissensi o assensi (anche se legittimo, sia chiaro!).Sul resto non so che dire, purtroppo in RAI spesso si sentono solenni baggianate, peccato. Qualcuno in gamba c'è, peraltro…Gli ascoltatori dissenzienti sono davvero penosi e ribadisco che mi pare che si tratti di una guerra tra poveri, vista l'offerta culturale generale.Grazie anche a te.

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  7. amfortas 29 luglio 2010 alle 8:05 PM

    4 e 5,  scusate avevo scritto una risposta per entrambi ma un improvviso calo di tensione mi ha spento il pc !Vi ringrazio tanto per i contributi, a presto!

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  8. utente anonimo 30 luglio 2010 alle 1:43 PM

    Sono Brenno. Ho visto a Firenze tutta la tetralogia. Mi risulta, anzi sono certo, che Ryan ha cantato solo il CREPUSCOLO, mentre nel SIEGFRIED c'era un russo, dal nome complicato che ho dimenticato. Entrambi sono stati dignitosi, sono tenori prevalentemente lirici e non eroici. Credo che Ryan figuri meglio nel CREPUSCOLO che nel terribile finale primo del SIEGFRIED. Un'altra informazione. Figuratevi che ho sentito Lance Ryan anni fa nel WERTHER a Cremona (nell'ambito dei teatri lombardi), mi sono accorto che cantava bene, ma come Werther era un po' troppo robusto. (non fisicamente). Daland, hai ragione su Dohmen: anche se palesemente stanco in certi momenti del finale, è sempre una grande voce e un interprete autorevole. Grande festa wagneriana sul tuo blog, mentre i giudizi dei commentatori radiofonici sono penosi. 

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  9. amfortas 30 luglio 2010 alle 2:52 PM

    Brenno, hai ragione sul Siegfried, a Firenze ha cantato Leonid Zakhozhaev, c'ero anch'io e mi sono confuso :-).Grazie per la dritta sul Werther di Parma!Ciao.

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  10. ermionee 31 luglio 2010 alle 11:39 am

    Ho acceso radio3 soprappensiero, certa di trovare il mio fido farenheit (con l'acca al centro). Invece c'era Wagner, che io stupidamente avevo sempre rifiutato per un'antipatia preconcetta, instillatami anche da mia madre.Invece stavolta ho deciso di ascoltare, e devo dire che l'ho fatto anche grazie a te, ricordando il tuo fervore wagneriano. E bene ho fatto, sono rimsta piacevolissimamente scossa da questa musica; e, pur non essendo un'intenditrice, (come sai io sono una mozartiana talebana), ho apprezzato la forza della direzione di Thielemann, la bellezza delle interpretazioni.Che dire, grazie Paolo!

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  11. amfortas 31 luglio 2010 alle 3:25 PM

    Elena, ciao!Ti dirò che sei già la terza persona, quest'anno, che mi dice di aver provato ad ascoltare Wagner "grazie" alla passione che dimostro io per questo compositore, e mi fa un gran piacere. Il fatto che tu sia una mozartiana di ferro, poi, non è che ulteriore conferma che non esistono barriere tra noi melomani.Ciao!

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  12. utente anonimo 8 agosto 2010 alle 5:48 PM

    Ciao e complimenti per le tue accuratissime recensioni. Naturalmente sono un wagneriano di ferro e possiedo una discografia piuttosto nutrita, anche in LP, se vorrai potremo parlarne.Ho registrato dalla Bayerischer Rundfunk il Parsifal del 29/07, e forse si è trovata la voce del decennio, Youn. Nella prima parte del terzo atto, con la complicità artistica di Daniele Gatti (che, a mio avviso, non sempre ha trovato quell'equilibrio perfetto tra pastosità e ritmo, fondamentale per interpretare "Parsifal"), il suo Gurnemanz è solenne, ampio, sempre cantato, mai urlato, con un legato efficace e un timbro decisamente bello.Sono rimasto molto colpito dall'impasto con i violoncelli nella lunga scena prima, dalla voce svettante sulla marea orchestrale e nella morbidezza durante l'Incantesimo del Venerdì Santo.Certo, in questa parte non mancano sicuramente esempi insigni, Hotter del 1962, Frick con Solti (ma anche con Kempe dal Covent Garden), lo stesso, umanissimo, Weber della storica registrazione del 1951, lo sfumatissimo Kurt Moll con Karajan DG, ma Yuon, secondo me, si colloca in ottima posizione. Il suo racconto del primo atto, "Titurel der fromme Held" è cantato splendidamente, ma lì Gatti sembra un po' troppo svagato, per cui è una pagina riuscita a metà, mentre il suo saluto a Parsifal nel terzo atto è da brividi.Sto registrando tutte le opere di questa edizione di Bayreuth con Real Player, se sei interessato te le posso fare avere in qualche modo.Vittorio (da Milano) 

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  13. amfortas 8 agosto 2010 alle 8:34 PM

    Vittorio, Youn è un grande artista, speriamo si confermi ad alto livello anche a breve termine.Il mio Gurnemanz di riferimento è proprio Kurt Moll :-)Anch'io ho registrato tutto il Festival di quest'anno, ma non ho ancora ascoltato I Cantori e il Parsifal, per mancanza di tempo.Grazie dei complimenti e a presto.

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