Di tanti pulpiti.

Dal 2006, episodiche esternazioni sulla musica lirica e amenità varie. Sempre tra il serio e il faceto, naturalmente. #verybullo

Lucia di Lammermoor di Donizetti al Teatro Verdi di Trieste: seconda intrusione semiseria.

Nel post precedente ho accennato a come la Lucia di Lammermoor si possa ben definire un’opera protoromantica.
La conferma che di romanticismo già avanzato si tratta ce la dà sì la provenienza del libretto, appunto The bride of Lammermoor di Scott, ma soprattutto una semplice osservazione della trama e dei topoi dell’opera, che ricalcano i grandi temi romantici più ricorrenti.
Infatti troviamo la rivalità tra famiglie rivali (Ashton e Ravenswood), gli omicidi e suicidi per amore, il delirio della protagonista causato dal matrimonio imposto per convenienza. E ancora la follia vista come una specie di sublimazione, redenzione e fuga dalla realtà, la “speranza” di rivedere l’amato/a nell’aldilà. Il tutto immerso in un’atmosfera notturna e brumosa, in cui appaiono e scompaiono fantasmi dal passato – si pensi alla sortita di Lucia (Regnava nel silenzio), quando crede di vedere una sua antenata uccisa da un avo di Edgardo – che fanno presagire sviluppi inquietanti di una vicenda che è comunque a tinte foschissime.

La follia di Kate

E a proposito di pazzie, nel 1807 il pittore Johann Heinrich Füssli ne diede la sua versione “romantica”, che oggi è riconosciuta come paradigmatica.

Alcune curiosità su quest’opera di Donizetti.

Il debutto, che avvenne il 26 settembre 1835 al San Carlo di Napoli dopo qualche peripezia dovuta a questioni finanziarie, fu un successo clamoroso, al contrario di molte altre occasioni in cui critica e pubblico presero dei clamorosi granchi: cito solo la Norma di Bellini (fiasco, fiasco, solenne fiasco), ma ce ne sarebbero a decine.

E a proposito di granchi, ricordo che Saverio Mercadante (musicista di cui oggi abbiamo praticamente perduto le tracce, purtroppo) apostrofò come Dozinetti il compositore bergamasco, riferendosi a una sua presunta volgarità di linguaggio musicale.

E, a dire il vero, con la sua attività frenetica Donizetti si esponeva a queste critiche: prima della Lucia di Lammermoor aveva già composto più di quaranta opere!

Il soggetto di Scott attirò l’attenzione di altri musicisti, tanto che prima del debutto del lavoro donizettiano le toccanti vicende di Lucia furono messe in scena ben quattro volte.
Ecco la sequenza dei titoli in ordine cronologico:

 1)      Le nozze di Lammermoor di Michele Carafa, Parigi 1829

2)      La fidanzata di Lammermoor di Luigi Rieschi, Trieste 1831

3)      La sposa di Lammermoor di Ivan Frederik Bredal, Copenhagen 1832

4)      La fidanzata di Lammermoor di Alberto Mazzucato, Padova 1834

Evidentemente ci sarà un motivo se di queste opere, anche di discreto successo a quei tempi, nessuno parla più.
Della Lucia di Donizetti, invece – e forse è l’investitura più solenne e convincente dal punto di vista culturale –  si parla in due tra i più grandi romanzi di sempre, e cioè Madame Bovary di Flaubert e Anna Karenina di Tolstoj.
Ed è a tutt’oggi una delle opere più rappresentate in teatro, a ogni latitudine, anche a prescindere dalla recente epidemia che ha colpito l’Italia.

Buona settimana a tutti.

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13 risposte a “Lucia di Lammermoor di Donizetti al Teatro Verdi di Trieste: seconda intrusione semiseria.

  1. giuliano 6 giugno 2011 alle 12:48 PM

    sempre nel campo degli aneddoti, qualche anno fa (purtroppo non mi ricordo il nome del paese) avevo letto di un sindaco che voleva togliere i nomi delle vie dedicati a stranieri, perché troppo difficili da scrivere e memorizzare. Per esempio, come si scrive Beethoven? Boh, troppo complicato. E il giornale, impietoso, pubblicò la foto di un cartello stradale nuovo di pacca: “via Donizzetti”. (mi pare fosse isu Corriere della Sera, e mi dispiace di non poter essere più preciso…).

    Adesso che ci penso, però, sarebbe una bella idea accordare insieme una glassharmonika. Con cosa riempiamo i bicchieri: grappa, prosecco, champagne, tocai, un bel rosso? Ah no, ho trovato: eccellente marzimino.
    🙂

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    • amfortas 7 giugno 2011 alle 8:22 am

      <Giuliano, intanto scusa il ritardo della risposta ma la schiena ancora non mi consente di essere più pronto 🙂
      Guarda che io, recentemente, ho ricevuto il comunicato stampa di un teatro (non dico quale, ma non è Trieste) in cui scrivevano Donninzetti<…quindi…che ti devo dire!
      Non sarei in grado di accordare decentemente la glassarmonica, ahimé, sono astemio, anche se da ciò che scrivo non di direbbe di certo…
      Ciao!

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      • IRIS 8 giugno 2011 alle 8:07 am

        Un friulano astemio. Mmmh, cos’e’……uno dei tuoi scherzi?
        IRIS
        P.S. Questa sera al nostro Teatro Grande dirige niente di meno che il maestro Claudio Abbado!!!

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  2. amfortas 8 giugno 2011 alle 8:23 am

    IRIS, io non sono friulano eh? :-), maledizione (scherzo)! Sono giuliano e i giuliani son bestie diverse dai friulani!
    So di Abbado, cosa gli avete promesso? Di piantare un milione di roseti?
    Ciao 🙂

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    • IRIS 8 giugno 2011 alle 8:39 am

      Oddio scusa….ho fatto un tour eno-gastronomico in Friuli Venezia Giulia e pensavo che fosse un’unica regione. Comunque se il friulano lo producono in Friuli, e la birra di Sauris pure, io voto per loro.
      Per quanto riguarda Abbado, le rose sono sempre le benvenute…..Non ho ancora capito se Harding e Abbado sono una casualita’ o se la nuova fondazione che ha preso le redini del teatro stia davvero lavorando bene. La nuova stagione lirica la presenteranno entro fine mese, poi ti sapro’ dire.
      Cerca di guarire bene.
      Auguroni da IRIS

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      • amfortas 8 giugno 2011 alle 9:26 am

        IRIS, il FVG è una sola regione, certo. Solo che tra triestini e friulani c’è molta rivalità :-). A me di queste cose interessa davvero pochino, per cui la mia era una puntualizzazione scherzosa, però c’è gente, in politica per esempio, che ci marcia su questi argomenti.
        Ho appena letto una recensione molto buona del concerto di Abbado, spero che a Brescia si confermi.
        Ciao!

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  3. fulvia 8 giugno 2011 alle 12:55 PM

    scusa Notung se approfitto per alcune puntalizzazioni rivolte a quanto scrive Iris, ma ci tengo a precisare che la presenza di Harding a Brescia non ha nulla a che vedere con la Fondazione, bensì fu l’apertura del notissimo Festival Pianistico. E il concerto di Abbado non è stasera ma domani….su cosa gli abbiano promesso…credo solo che lo paghino quanto ha chiesto…
    Fulvia

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    • Irina Gafforini 8 giugno 2011 alle 2:54 PM

      Perdonami Fulvia, lapsus…..Ho cosi’ tanta voglia che mi e’ scappato “questa sera”, ma questa sera ho un altro impegno. A teatro ci vado domani. Comunque non so a chi sia dovuto, a chi vada il merito, ma sono felice quando il mio teatro e’ vivo, frequentato e cosi’ BEN frequentato. Lo saprai bene quanto sia stato importante, come teatro, in passato. Scusami ancora. Per quanto riguarda Abbado, ho notato una impennata tremenda nei prezzi dei biglietti, quindi credo che non si accontenti del roseto. Ma forse e’ giusto.
      Ciao IRIS

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    • amfortas 8 giugno 2011 alle 5:15 PM

      fulvia, grazie della precisazione e grazie anche a IRIS dell’ulteriore chiarimento, un saluto a voi!

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  4. zena 8 giugno 2011 alle 11:13 PM

    (Che piacere leggerti, ogni volta. Un saluto)

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    • amfortas 9 giugno 2011 alle 8:12 am

      zena, il piacere è mio, figurati, mi piace tanto scrivere di musica. Ho sempre il rimpianto di non trovare tempo per lasciare commenti dagli amici, anche se leggo, eccome se leggo. Ciao!

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  5. Enrico 9 giugno 2011 alle 7:59 am

    Ciao,

    spero che l’esibizione sia integrale, quindi ci sia il “duetto della torre” tra tenore e baritono.
    A me piace, non capisco come mai per tradizione venisse tagliato.
    Quello che invece faccio piu’ fatica a sopportare è l’interminabile “scena della pazzia” di Lucia….
    Saluti,

    Enrico

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