Di tanti pulpiti.

Dal 2006, episodiche esternazioni sulla musica lirica e amenità varie. Sempre tra il serio e il faceto, naturalmente. #verybullo

Recensione semiseria ed espressa del Macbeth di Giuseppe Verdi dal Festival di Salisburgo 2011.

Il Macbeth di Giuseppe Verdi è una delle tante opere che oggi si ritengono ineseguibili, perché si pretende che non ci siano cantanti all’altezza di spettacoli ormai passati definitivamente alla storia.
Quando l’antifona è questa, chissà come mai, il nome che compare sempre è quello di Maria Callas, che lasciò un’impronta artistica incancellabile su questa parte nel lontano 1952 alla Scala di Milano, complice anche uno straordinario Victor De Sabata sul podio.

Maria Callas

In realtà anche quelle recite furono accolte dal pubblico in maniera almeno controversa, perché la Callas era “troppo avanti” per le testoline vuote di alcuni loggionisti scaligeri.
Addirittura sembra che Maria Callas prenda alla lettera le parole dello stesso Verdi alla Barbieri-Nini (la prima Lady):

Io credo che ormai sia tempo d’abbandonare le formule solite e i soliti modi, e credo che se ne possa trarre un maggior partito, con Lei che ha poi tanti mezzi.

Ma non sia mai che proprio io mi metta ad annoiare come i critici parrucconi, e quindi, nominata Santa Maria, passo velocemente ad altro.
Altro che sarebbe poi il Macbeth del Festival di Salisburgo, amena cittadina austriaca nella quale Verdi non ha mai avuto vita facile, tanto che quest’opera magnifica comparve a quelle latitudini solo nel 1964 per scelta di Wolfgang Sawallisch e dopo che Herbert von Karajan (come noterete sto spendendo nomi da niente) sdoganò il compositore di Busseto da quelle parti.
Questa volta la scelta di rappresentare Macbeth al Festival si deve al maestro Riccardo Muti, e gliene siamo tutti grati.
In un primo momento era prevista anche la ripresa televisiva, ma (pare) lo stesso Muti ha messo il veto e quindi ci siamo, tutti noi piccini, accontentati della diretta radiofonica che, purtroppo, è sempre limitativa e incompleta per chi vuole esprimere un’opinione sullo spettacolo.
Tra l’altro per il Macbeth lo stesso Verdi fu particolarmente attento alle esigenze del palcoscenico, sia nella scelta (tribolata più del solito, se possibile) dei cantanti sia proprio per l’allestimento. Il coro delle streghe e la scena del sonnambulismo della Lady gli davano pensieri notevoli, tanto che addirittura interpellò Alessandro Sanquirico, un notissimo scenografo del tempo.
Sempre dalla corrispondenza con la Barbieri-Nini:

soprattutto la scena del Sonnambulismo che come posizione drammatica è una delle più alte creazioni teatrali; badi bene che ogni parola ha un significato, e che bisogna assolutamente esprimerlo e col canto e coll’azione. Tutto va detto sottovoce e in modo da incutere terrore e pietà.

Marianna Barbieri-Nini

Va detto che la Barbieri-Nini incuteva terrore di suo, perché bellissima non era certo (smile).

Premesso che la qualità della trasmissione di RADIO3 è stata davvero scarsa, non so per responsabilità di chi, ecco le mie impressioni.
Riccardo Muti mi è parso dirigere in maniera molto asciutta e, in qualche momento, è mancato un po’ di vigore anche se specialmente nel finale del primo atto ho sentito qualche clangore di troppo. Del resto, lo ripeto per l’ennesima volta, la direzione orchestrale è il parametro più difficile da valutare dall’ascolto radiofonico, perché le dinamiche sono gioco forza appiattite. In generale, ed è molto strano nel caso di Muti, si può affermare che la sua prova abbia mancato di personalità, tutto ci si può aspettare da lui ma non grigiume e piattezza.
Inspiegabile, almeno per me, la scelta di aprire il terzo atto col balletto e pure il finale. Probabilmente il fatto è dovuto a una scelta ibrida tra le versioni del Macbeth, ma certo non è stata convincente, anzi ha fatto solo confusione e basta.
Ho molto apprezzato la Lady di Tatiana Serjan, che ha purtroppo un grave problema nella dizione, in quanto è blesa. Ne ha risentito la lettura iniziale della lettera.

Tatiana Serjan

Per me, avendo sentito più volte questa cantante dal vivo, è abbastanza facile capire come mai il pubblico abbia così apprezzato la sua prestazione. La voce, per quanto sia bruttina, è penetrante negli acuti (stasera i do sembravano davvero centratissimi), bella voluminosa nel registro centrale e solo un po’ artefatta nei gravi, nei quali si percepiscono ogni tanto quelli che in gergo si chiamano suoni gonfiati. Ho sentito meno del solito il vibrato stretto che la caratterizza, ed è un buon segno perché di solito questo difetto è amplificato dalla radio. Il soprano, che può contare anche su di un’ottima presenza scenica, è stata convincente nell’accento senza sbracare. Molto bene nell’aria iniziale mentre un po’ meno riuscita è sembrata l’aria del secondo atto, La luce langue. La scena del sonnambulismo, di cui ho parlato sopra, è stata risolta con grande partecipazione emotiva, qualche acuto un po’ tirato e col re bemolle scritto da Verdi.
Nel complesso, una prova largamente positiva.

Željko Lučić non ha neanch’egli una voce particolarmente accattivante ed inoltre è stato piuttosto generico nell’interpretazione, il che in questa parte è peccato grave. Attenzione ora al triplo salto mortale del bravo critico.

Željko Lučić

Certo, non ci sono stati incidenti particolari – qualche saltuario slittamento d’intonazione si è percepito -, ma è mancato in modo piuttosto evidente il focus sulla parola scenica. Una prestazione senza lode e con qualche afonoide infamia nel terzo atto, diciamo, sovrapponibile a quella che avrebbe potuto essere quella di almeno una trentina di baritoni attualmente in carriera, e non i migliori (insomma, non un granché vero? Smile!)

Dmitry Belosselsky si è reso protagonista di una prova largamente negativa. Dall’ascolto radiofonico mi è parso di capire che abbia una voce importante, però dal punto di vista tecnico si è sentita la mancanza di legato che ha compromesso, ad esempio, la bella aria di Banquo Studia il passo, mio figlio.
Giuseppe Filianoti, Macduff, non mi ha convinto nella sua piccola parte e l’ho sentito più in palla in altre occasioni. Quella di Macduff non è una parte tenorile particolarmente impegnativa, ma è esposta perché l’aria del terzo atto (Ah, la paterna mano) è celeberrima e quindi si presta a confronti scomodi. Incerto, comunque, l’attacco iniziale e senso generale di precarietà, acuti (tra l’altro acuti si fa per dire) tiratissimi. Il gelo alla fine dell’aria, da parte di un pubblico generoso, è indicativo.
I comprimari, che trovate in locandina, sono stati protagonisti di una prestazione di routine.
Ho sentito un paio di entrate fuori tempo del Coro, comunque nell’ambito di una serata positiva.
Non mi ha fatto una grandissima impressione l’orchestra, i famosi e altrettanto deludenti (stasera) Wiener Philharmoniker, piuttosto scialbetti anzichenò.

Pubblico, come dicevo sopra, generoso di applausi con tutti.

Non saprei dire di più, come potete immaginare questa recensione è espressa, quindi se ci sono errori ortografici o castronerie sintattiche segnalatemele, così domani correggo.

Macbeth, Željko Lučić
Banco, Dmitry Belosselsky
Lady Macbeth, Tatiana Serjan
Macduff, Giuseppe Filianoti
Malcolm, Antonio Poli
il medico, Gianluca Buratto
un domestico di Macbeth, Andrè Schuen
dama di compagnia di Lady Macbeth, Anna Malavasi
il sicario, Liviu Gheorghe
l’araldo, Ion Tibrea

                                                                                              Wiener Philharmoniker
Konzertvereinigung Wiener Staatsopernchor
                                                                                                       Riccardo Muti

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18 risposte a “Recensione semiseria ed espressa del Macbeth di Giuseppe Verdi dal Festival di Salisburgo 2011.

  1. Alucard4686 4 agosto 2011 alle 7:08 PM

    Ascolto qualcosa grazie a un servizio della tv svizzera disponibile su internet e il coro delle streghe è lentuccio per gli standard di Muti 😀
    Ah ma è tratto dalle prove. Bello il preludio però !
    Se può interessare:
    http://www.videoportal.sf.tv/video?id=6aa3f654-905c-45ea-8a95-567897ebd286;DCSext.zugang=videoportal_aehnlichevideos

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  2. biondasirocchia 4 agosto 2011 alle 7:37 PM

    ‘Sta povera Barbieri Nini! Peccato non ci siano fotografie, perché se era considerata brutta nell’800 (un secolo che promuoveva a bellezze eccelse certi cessi…) chissà che fenomeno sarà stata!

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  3. bertolini brenno 5 agosto 2011 alle 1:19 PM

    E’ stata una serata deludente, mi aspettavo di più dalla direzione di Muti (non ho capito poi l’operazione sulle due versioni, lui così maniaco del rispetto della partitura) e soprattutto ho trovato deludenti i cantanti per cui mi sono ampiamente annoiato e ho dovuto fare qualcos’altro mentre ascoltavo. Mi ero ripromesso di registrare, ma ho smesso dopo nemmeno mezz’ora. Ho trovato Lucic insufficiente sia dal punto di vista interpretativo che vocale e la Serjan, pur dotata di voce importante, era poco precisa e poco elegante (sì, perchè a suo modo, anche lady Macbeth deve essere elegante se non altro musicalmente) In quanto al basso e al baritono pieno accordo con amfortas, soprattutto con una nota di malinconia per Filianoti che, in pochi anni, ha sciupato un tesoro vocale raro. Dio mio, il suo attacco del recitativo!

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    • amfortas 5 agosto 2011 alle 4:54 PM

      Brenno, ciao! Anch’io non ho capito il mx delle due edizioni e, ti dirò, non siamo stati gli unici.
      Filianoti, evidentemente, non si è ripreso dalla malattia che l’ha colpito qualche anno fa.
      Quanto alla Serjan, io continuo a pensare che la sua sia stata una prestazione convincente, anche perché so che dal vivo fa un’impressione migliore, fermi restando i difetti che ha comunque.
      Grazie per il tuo contributo.

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  4. Maria 7 agosto 2011 alle 11:37 PM

    Amfortas can you write some comments on the performance in English too, please?

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  5. Alice 9 agosto 2011 alle 10:20 am

    Quanto mi sono mancati Cappuccilli, Dimitrova e Ghiaurov dell’edizione dell’84.
    Malinconici saluti
    Aldemi

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  6. amfortas 9 agosto 2011 alle 11:23 am

    Alice, beh quei cantanti mancheranno sempre, erano fuoriclasse.
    Ciao e grazie!

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  7. Alucard4686 9 agosto 2011 alle 12:05 PM

    Ma figurati ! Lo faccio volentieri perché devo esercitarmi. Un paio di giorni e vedo di ricavare qualcosa di buono 😀
    Poi scrivi troppo bene ! ahah.
    p.s. in caso dove te la posso inviare?

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  8. giò gorizia 15 agosto 2011 alle 4:17 am

    macchè scialbetti, i wiener cono il meglio e onore a loro che sono in grado di mantenere un livello così alto, ogni sera…

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    • amfortas 15 agosto 2011 alle 12:42 PM

      giò gorizia, a me quella sera, complice forse la diretta radiofonica, non sono piaciuti. Peraltro sostengo da sempre, non so da quando tu mi legga, che dall’ascolto radiofonico la cosa più difficile da valutare è l’orchestra.
      Grazie anche a te per il contributo, ciao.

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