Di tanti pulpiti.

Dal 2006, episodiche esternazioni sulla musica lirica e amenità varie. Sempre tra il serio e il faceto, naturalmente. #verybullo

Recensione allucinata di Der Fliegende Holländer al Cankarjev dom di Lubiana: ovvero dal baccalà all’aragosta.

È con un certo sgomento che mi appresto a dar conto della recita di Der Fliegende Holländer alla quale ho assistito ieri sera, al Cankarjev dom di Lubiana, ma prima volevo segnalare l’iniziativa del Teatro Verdi di Trieste, che potete leggere qui.
Partitura Der Fliegende Holländer, Lubiana 25.01.2013
Dunque, dicevo, ieri ho avuto il primo impatto con i festeggiamenti per il bicentenario wagneriano, dopo gli antipasti per quello verdiano consumati – con una certa soddisfazione –  tra Venezia e Trieste.
L’Olandese (per brevità, mi scuseranno i puristi) è opera nella quale il genio wagneriano esce a tratti ma è pur sempre un titolo amatissimo e di grande bellezza, peccato che il regista Matjaž Berger abbia voluto darne una lettura da Regietheater o meglio da degenerazione di teatro di regia. Il tutto in un contesto che, purtroppo, non ha presentato neanche una parte musicale di rilievo tale da soddisfare il palato per la prestazione dei cantanti e dell’orchestra.
Ora, per descrivere compiutamente i deliri di Berger dovrei scrivere tanto, ma mi pare che non sia il caso e mi limiterò ad alcuni cenni pur risultando prolisso.

La gabbia di baccalà

La gabbia di baccalà

Il problema principale di questo allestimento non sono tanto le incongruenze o le trovate involontariamente comiche – anche se la gabbia di baccalà e il coro che si presenta con le aragoste in mano resteranno per sempre nella mia memoria  (strasmile)– ma l’uso massivo, ingombrante e fastidioso delle proiezioni. Certo, merita una citazione anche lo scheletro fossilizzato di un cetaceo, che incombe sui protagonisti per buona parte della serata.olandese3
Dico così perché i filmati e le immagini, ambedue didascalici in modo insopportabile o incomprensibili che fossero,  hanno distratto dalla musica persino me che conosco a memoria l’opera, figuriamoci chi vedeva l’Olandese per la prima volta! E non c’è stato un attimo di sosta, dall’Ouverture al finale. Cioè, rendetevi conto, praticamente mentre gli artisti cantavano (o cercavano di farlo) si è visto un documentario di due ore e mezza abbondanti che sembrava un promo dei canali di Discovery Channel, proiettato o su di un fastidioso velario o sui fondo scena.  Documentario durante il quale si sono visti: una nave militare in difficoltà per il mare grosso, uno squalo, due cervi in amore, un sestante tridimensionale, una donna nuda, una carta nautica dell’orbe terracqueo, sci alpinisti sulla cima di qualche monte non identificato, lo spartito dell’Olandese e altro ancora che ho rimosso. Quindi, come dicevo sopra, da History Channel a Nat Geo Wild.
Complici o vittime – non saprei dire –  di questa follia erano: la drammaturga (eh?) Nana Milčinski e l’uomo delle proiezioni Gašper Brezovar.


I costumi, quelli dei marinai orribili, ma si sa i costumisti “eseguono gli ordini” erano firmati da Alan Hranitelj e le luci, tutto sommato la parte migliore dell’allestimento, a cura di Simon Žižek e Zoran Najdenov. Le coreografie (necessarie perché ovviamente c’erano “i doppi” di Senta e dell’Olandese, che entravano e uscivano dal palcoscenico, senza motivazioni apparenti), insipide ma almeno non fastidiose, erano di Magdalena Reiter.
Passiamo alla parte musicale, che è stata migliore ma che non ha certo destato entusiasmi.
Il direttore, Aleksandar Marković, si è limitato a una lettura della partitura che definirei anodina e impersonale, piatta. La sensazione è che abbia voluto “portare a casa” la recita senza troppi problemi e ci è riuscito, ma il prezzo da pagare è stata la noia e in un’opera densa come l’Olandese che parla di un maledetto, anzi dell’archetipo dell’uomo maledetto, è un risultato modesto. In compenso il direttore ha accompagnato bene i cantanti, cercando – con risultati modesti peraltro, perché l’acustica della sala privilegia in modo evidente l’orchestra – di non soffocarli.
Un’orchestra, quella dell’Opera Nazionale di Lubiana, che ha avuto un rendimento piuttosto altalenante, in particolare per quanto riguarda gli ottoni, spesso a rischio intonazione e protagonisti di numerosi attacchi sporchi, mentre gli archi hanno suonato bene.
Molto buona la prestazione del Coro, sia maschile sia femminile, preparato da Željka Ulčnik Remic e non avevo dubbi conoscendo la grande tradizione di qualità dei cori – a qualsiasi livello – in Slovenia.
I cantanti, credo tutti appartenenti all’ensemble del teatro, nella mia recita erano un mix tra primo e secondo cast, con qualche cambiamento di ruolo che non so spiegare, forse dovuto a malanni di stagione. Hollander 1
L’Olandese era Yalun Zhang, che ha mostrato buone intenzioni interpretative ma purtroppo non ha potuto realizzarle, perché la voce è risultata flebile e poco timbrata. Devo segnalare anche un piccolo incidente nel finale (la classica goccia di muco), ma non è certo questo particolare che va a determinare una prestazione che resta appena appena sufficiente.
Molto male ha cantato Peter Martinčič, che sostanzialmente è sembrato afono ed è affondato tra i marosi dell’orchestra. E certo, Daland è uno dei personaggi di Wagner più deboli dal punto di vista dramamturgico, ma insomma!
Discreta la prova di Rebeka Radovan, che ha voce leggera per la parte ma si è dimostrata piuttosto sicura negli acuti e a suo agio nel fraseggio e nell’accento, a delineare una Senta abbastanza credibile. Il soprano purtroppo è afflitta da un vibrato stretto abbastanza pronunciato.
Sufficiente anche Sonja Milenkovič nella breve parte di Mary, anche perché confortata da una buona presenza scenica.
Dopo un inizio promettente è invece calato di molto il rendimento del tenore Žiga Kasagič, che ha una voce di bel colore ma anche un’emissione forzata e un’intonazione spesso ballerina, con alcune note che sono risultate calanti.
Andrej Debevec, lo Steuermann, non ha fatto danni.
Insomma, serata interlocutoria a voler essere estremamente generosi.
Il pubblico – la sala era piena a metà e quindi sono circa mille persone – ha tributato grande successo allo spettacolo, premiando tutti con applausi e ovazioni, più marcate per Yalun Zhang e Rebeka Radovan.
Chissà, forse va bene così. O no?
Un saluto a tutti, alla prossima!

10 risposte a “Recensione allucinata di Der Fliegende Holländer al Cankarjev dom di Lubiana: ovvero dal baccalà all’aragosta.

  1. Silvano Giuseppe Bernasconi 26 gennaio 2013 alle 6:11 PM

    “Oh mein Gott !” …avrebbe esclamato il grande Richard che (a dispetto di chi lo associa a Nietsche) era un luterano credente e praticante …qui così schelettricamente festeggiato…altro che celebrating Wagner…
    a quanto vedo qui siamo al “cerebrating”…alle solite regie svianti e pseudo-attuali, farcite di luoghi comuni…(più degne le scene per il Corsaro di Verdi da te recensito… quelle sì che erano magnifiche).
    Poco volante mi sembra pure la Zhang…almeno così sembra a colpo d’occhio..un soprano di stazza d’altri tempi…ma “con voce flebile e poco timbrata” scrivi accuratamente dosando i toni…immagino sarà pagata a peso…ah ah ah !

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    • Amfortas 26 gennaio 2013 alle 6:48 PM

      Silvano, ciao. Il soprano si chiama Rebeka Radovan, l’hai confusa con l’inteprete dell’Olandese anche nella valutazione :-). Mi dai l’occasione per precisare che nelle foto sono ritratti i protagonisti del primo cast, che io non ho ascoltato e visto. La Radovan, che è risultata di gran lunga la migliore del cast, compare solo nell’ultima foto, quella presa dall’alto.
      Ciao e grazie.

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  2. alucard4686 26 gennaio 2013 alle 6:54 PM

    Mi sarebbe proprio piaciuto esserci. Per le aragoste eh, mica per Wagner. Ciao !

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    • Amfortas 26 gennaio 2013 alle 7:05 PM

      Alu, sei molto choosy eh? :-), io preferisco il baccalà, se proprio devo scegliere! E non permetterti di venire qui a minimizzare le doti di Wagner! 🙂
      Dai che presto ci tocca la Carmen, la prossima settimana se ho tempo dedicherò qualche post all’opera.
      Ciao e grazie 🙂

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      • alucard4686 26 gennaio 2013 alle 7:49 PM

        Ma no, pensa che ho appena mangiato le seppie 😀
        Per la Carmen devo ancora prendere il biglietto xkè ho esami e devo trovare una data adatta. Spero di riuscire a venire !

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  3. Amfortas 27 gennaio 2013 alle 11:05 am

    Alu, ok, fammi sapere allora, ciao!

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  4. Lorenzo 27 gennaio 2013 alle 10:46 PM

    a proposito di biglietti, un mio amico concittadino goriziano mi riferisce che quest’ anno la stagione del Verdi risulta quasi esaurita ma è vero? ho sempre letto di ampi spazi vuoti…
    Lorenzo

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    • Amfortas 28 gennaio 2013 alle 9:00 am

      Lorenzo, ciao, non ti saprei dire come va lo sbigliettamento, però gli ultimi due allestimenti (Barbiere e Corsaro) hanno avuto un ottimo successo di pubblico. Mi pare che quet’anno il teatro si muova meglio per promuovere gli spettacoli, anche se ovviamente ci sarebbero ancora tante cose da fare (il sito web in primis, che va migliorato).
      Ciao e grazie.

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  5. principessasulpisello 28 gennaio 2013 alle 7:55 am

    E ti lamenti? Hai visto un documentario e un’opera contemporaneamente, avresti dovuto pagare doppio! Coraggio!

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    • Amfortas 28 gennaio 2013 alle 9:02 am

      Marina, hai ragione, cavolo, non ci avevo pensato. Beh, almeno a Lubiana non mi sarebbe costato tanto perché lì i prezzi sono favorevoli, pensa se dovessi pagare doppio alla Scala, mi ci vorrebbe un mutuo 🙂
      Ciao!

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