Di tanti pulpiti.

Dal 2006, episodiche esternazioni sulla musica lirica e amenità varie. Sempre tra il serio e il faceto, naturalmente. #verybullo

Il bicentenario wagneriano in disco: Der fliegende Holländer (L’Olandese volante).

In attesa della presentazione della stagione lirica 2014 del Teatro Verdi di Trieste, che avverrà lunedì prossimo alle 11.30, proseguo con la mia piccola guida ragionata alla discografia di Richard Wagner.
Cliccando sotto potete trovare le precedenti puntate:
Die Feen (Le Fate)

Das Liebesverbot (Il divieto d’amare)

Rienzi

Chiunque abbia un’idea, anche minima, della biografia di Wagner, sa bene che il buon Richard si dibatté tutta la vita in contraddizioni laceranti ampiamente rispecchiate nelle sue opere.
Nel caso specifico di Der fliegende Holländer, il paradosso sta già nella scelta di confrontarsi con una storia agli antipodi di quel Rienzi che gli aveva portato tanta fama e fortuna economica.
Nel Rienzi trovano spazio immani congiure, continui tradimenti, popolazioni in rivolta, il tutto inserito in una parentesi storica precisa e individuabile.Decca Hollander
Nell’Olandese, invece, siamo nel mito, ci muoviamo ai confini della realtà in quella zona grigia dove la misteriosa incongruenza prende il sopravvento sulla quotidianità. E l’ambiente in cui si svolge questa storia è il mare,  per un’opera che profuma di salsedine quasi come il Tristan und Isolde.
Wagner prese spunto per il libretto da una novella di Heinrich Heine che lesse nel 1837, ma solo qualche anno dopo, nel 1840, le circostanze della vita gli fecero intuire la potenzialità del soggetto in funzione operistica.
La “circostanza” fu una trasferta forzata [dalle esigenze dei creditori (smile)] da Riga a Parigi, durante la quale al largo della Norvegia la nave su cui viaggiava si trovò in balia di una terribile tempesta. Solo la provvidenziale vicinanza di un fiordo (nella baia di Sandwike, citata anche nel testo, prima scena) evitò il naufragio.
Il compositore comincia la stesura del libretto in lingua francese ma dispersivo come sempre – e pressato dall’indigenza economica – decide di vendere l’abbozzo del lavoro al sovrintendente dell’Opéra di Parigi (Léon Pillet), ricavandone una discreta sommetta. L’impresario affidò poi il materiale a un oscuro musicista, Pierre Dietsch, che ne ricavò un dimenticabile Vaisseau fantôme.
Qualche mese dopo –, nel 1841, alla faccia della coerenza e della correttezza – Wagner riprende in mano il libretto e ne ricava il “suo” Der fliegende Holländer.
Negli anni successivi l’autore tornò sulla partitura, ma in questo post di divulgazione non affronterò l’argomento perché è piuttosto complicato e, tutto sommato, non fondamentale.
Una cosa è certa, sono in trepida attesa di quest’ultima edizione discografica, che potrebbe davvero rivelarsi di enorme interesse. Olandese Disco
Qui la trama, per una volta piuttosto lineare.
Fu solo grazie al trionfo ottenuto a Dresda dal Rienzi che Wagner riuscì a far rappresentare l’opera il 2 gennaio 1843. Ma proprio il Rienzi fece da pietra di paragone e il pubblico tedesco, sconcertato e spiazzato dalla diversità dell’argomento e di atmosfera narrativa, reagì in modo tiepidissimo.
Negli anni successivi le cose andarono diversamente, tanto che oggi l’Olandese volante è uno dei lavori di Wagner più rappresentati in tutto il mondo, al punto da risultare quasi inflazionato. In questo senso è illuminante una breve ricerca su Operabase.
Nel corso del tempo la critica si è affannata a trovare – anche in modo piuttosto capzioso – nell’Olandese i prodromi del vero Wagner, come se questo Wagner fosse …finto! La realtà è che la rivoluzione wagneriana è maturata col tempo e certo, anche in quest’opera (come nelle tre precedenti) non mancano anticipi della concezione di teatro totale, ma non tali da postulare la definitiva appartenenza dell’Olandese al Gesamtkunstwerk più compiuto.
Questa forzatura fu alimentata dallo stesso Wagner (che ci teneva molto a figurare quale un grande innovatore)e soprattutto dalla seconda moglie Cosima che gestì l’eredità artistica del marito per decenni.
In realtà nel lavoro sono ancora evidenti le parentele con l’opera italiana, Donizetti in particolare, tanto che per certi versi la protagonista Senta non è psicologicamente così lontana dalle “folli, sonnambule e sartine” (mezze matte, strasmile) del Belcanto più noto.
E c’è tanto Weber, tanto Marschner, in questo Olandese, com’è normale che sia.
Ѐ innegabile, peraltro, che gli spunti autobiografici – evidente l’immedesimazione di Wagner nel marinaio maledetto – e la trattazione di temi quali la Redenzione attraverso l’Amore siano wagneriani in toto. Addirittura Senta, la protagonista femminile, nella prima stesura dell’opera si chiamava Minna, come la moglie di Wagner in quel tribolato viaggio per mare.
Siamo ai consigli per gli acquisti, ma innanzitutto esprimo un rimpianto e cioè che uno straordinario direttore come Wilhelm Furtwängler non ci abbia lasciato un’incisione in studio dell’Holländer: credo che sarebbe di assoluto riferimento.
Non mancano però registrazioni di bellezza stordente e volendo segnalarne una sola, scelgo la Decca del 1960 diretta da Antal Dorati, facilmente reperibile online.

George London

George London

Il motivo della scelta sta quasi essenzialmente nella prova del protagonista, George London, il quale a mio parere riesce a rendere in pieno tutte le caratteristiche dell’Olandese, cogliendone le ambiguità terrene e ultraterrene. London riesce a tratteggiare un mito – un archetipo, disse a ragione Quirino Principe – screziandolo di un’umanità dolente e profonda.
Magnifica anche la direzione di Dorati, tesissima eppure mai prevaricante, capace di restituire i cromatismi di una partitura che vive di contrasti violenti. Buona, tutto sommato, anche Leonie Rysanek nella parte di Senta, nonostante qualche (consueto) slittamento dì intonazione. Di alta routine le prestazioni di Giorgio Tozzi (Daland), Karl Liebl (Erik) e Richard Lewis (Der Steuermann). Modesta la Mary di Rosalind Elias. Grandiosa la prestazione del Coro e dell’Orchestra del Covent Garden.
Per l’ascolto ho scelto la notissima Ouverture diretta da Furtwängler:

Un saluto a tutti, alla prossima!

15 risposte a “Il bicentenario wagneriano in disco: Der fliegende Holländer (L’Olandese volante).

  1. Giuliano 8 novembre 2013 alle 11:06 PM

    io ho l’edizione live con Hans Hotter, l’ingresso dell’Olandese è di quelli impressionanti
    non conoscevo quest’edizione, danke!
    🙂
    trovo magnifica la registrazione anni 30 di Elisabeth Rethberg, purtroppo solo la ballata di Senta

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    • Amfortas 9 novembre 2013 alle 2:01 PM

      Giuliano, ciao! Immagino che tu ti riferisca all’edizione diretta da Krauss, magnifica! E Hotter è grandioso, effettivamente. Ma ci sono tante edizioni straordinarie, per fortuna, e molte sono live. Credo sia appunto una questione di gusti personali o, in generale, di cosa colpisce di più l’ascoltatore. Alcuni partono dalla direzione d’orchestra sempre e comunque, per esempio. Io tendo a preferire il cantante nell’ambito di una direzione anche solo discreta. La Rethberg è stata una Elsa e una Sieglinde (tra le altre parti) eccezionale.
      Ciao e grazie!

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  2. Iris 9 novembre 2013 alle 8:14 am

    Grazie, aspettavo con ansia questa “guida”. Come tu certo saprai il primo di dicembre l’olandese viene rappresentato a Brescia (siamo anche noi nell’elenco di operabase!). Nell’attesa io mi sono scaricata quello del festival di Bayreuth del 2012 e quello diretto da Levine al Met con la Voigt, Morris e Heppner. Come sono messa? Ho fatto male? Come vedi mi porto sempre mooooolto avanti, perche’ ho bisogno di tempo per capire, ma poi, in coda, arrivo anche io.
    ciao!!
    Iris

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    • Amfortas 9 novembre 2013 alle 2:08 PM

      Iris, ciao! Sì sì so dell’Olandese a Brescia e attendo il tuo resoconto, mi raccomando! Di Bayreuth 2012, di quell’Olandese, ricordo bene la straordinaria direzione di Thielemann e una Pieczonka molto intensa. Mi piace di meno – ma con Levine in Wagner è un mio problema – l’altra edizione, di cui ricordo un eccellente Ben Heppner quale Erik. Gli altri non sono male (Morris e la Voigt, in particolare) ma faccio fatica a considerare questa registrazione tra quelle di riferimento.
      Buon divertimento, allora, e a presto 🙂

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  3. Heldentenor 9 novembre 2013 alle 4:12 PM

    Io ho l’edizione di Fliegende della Dg del 98 con Weikl,Studer,Domingo,Sotin, Seiffert con l’orchestra e il coro della Deutsche Oper di Berlin, il tutto diretto da un direttore che ammiro moltissimo, il compianto Giuseppe Sinopoli. Ti piace ? Con Sinopoli direttore ho preso a suo tempo anche Tannhauser. Per il Ring, molto più giovane di adesso, ho a lungo ascoltato l’edizione diretta da Solti e quella di Boulez, che ti sembrano ?

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  4. Amfortas 9 novembre 2013 alle 5:16 PM

    Heldentenor, ciao! Sì conosco molto bene l’edizione diretta da Sinopoli e mi piace assai, soprattutto per la direzione e la Studer. L’intepretazione di Weikl mi convince fino a un certo punto, ma è perfettamente funzionale alla direzione che – come scriveva Giudici – è agli antipodi di quella, per fare un esempio, di un Klemperer.
    Il fatto è che a me il Wagner vecchia maniera piace ancora molto, per quanto mi renda conto di come sia – per certi versi – inattuale.
    Segnalo anche, nella parte dell’Olandese, la prestazione di quel grandissimo artista che fu Thomas Stewart, insieme con HvK in un live (mi pare) da Bayreuth.
    Sul Ring mi esprimerò compiutamente quando affronterò l’argomento ma, ovviamente, i cicli diretti da Solti e Boulez sono da considerarsi indispensabili, figuriamoci.
    Ciao, a presto…vediamo che succede lunedì… 🙂

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  5. furiop 10 novembre 2013 alle 4:48 PM

    Il Vascello Fantasma è il titolo dato alla versione ritmica italiana di Giovannini che possiamo trovare in ( http://books.google.it/books?id=AhZFAAAAcAAJ&printsec=frontcover&hl=it&source=gbs_ge_summary_r&cad=0#v=onepage&q&f=false ). Mi domandavo se fosse esistita – della versione italiana – una edizione discografica (come quella del Parsifal con la Divina Callas, non memorabile davvero…).
    Mi riempirete di improperi, ma almeno una volta il Parsifal in italiano è da sentire, a meno che non siate ferratissimi in tedesco.
    Va bene! la traduzione / il tradimento non sono sempre indovinati in italiano (ricordo l’amore che è un “augello” nella Carmen…) ma una volta si faceva così. Ho visto recentemente i Vepres al cinema dopo tanti Vespri ed ogni versione ha il suo sapore (almeno nei Vespri l’intervento di Verdi migliora il tutto).

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    • Amfortas 10 novembre 2013 alle 6:55 PM

      Furio, sì capisco quello che vuoi dire ma non credo che oggi un’edizione dell’Olandese sarebbe ben accetta. Mi posso sbagliare, però 🙂
      Guarda qui cosa c’è:

      Ciao!

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      • furiop 10 novembre 2013 alle 7:05 PM

        L’unico posto in cui non ho cercato è il primo in cui si cerca! Che asino sono… Grazie della segnalazione.
        Resto in trepida attesa per la conferenza stampa a Trieste di lunedì, anche se ho poca speranza per la stagione Lirica.

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      • Amfortas 11 novembre 2013 alle 10:04 am

        Furio, di nulla, figurati! Per la stagione lirica, che conosceremo tra un’oretta, ci sarà modo e tempo di dibattere nei prossimi giorni. A presto, quindi.
        Ciao e grazie 🙂

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  6. Alucard 11 novembre 2013 alle 12:47 PM

    Amfy attendo con ansia le news della stagione liricaaaa!!!
    Se hai tempo mandami una mail 🙂

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  7. Poliziano 11 novembre 2013 alle 2:55 PM

    Grazie per l’annuncio ! Si conoscono i nomi dei solisti della Messa da Requiem del 17 dicembre?

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