Lo ribadisco in apertura perché mi state tormentando (strasmile): scriverò sulla nuova stagione lirica e sinfonica ma DOPO il Falstaff.
Cos’è che rende Falstaff di Verdi un’opera d’Arte straordinaria? Probabilmente la circostanza che l’ultima opera verdiana resuscita un genere, quello comico, che era se non morto almeno in agonia.
Ovviamente come ha ben puntualizzato il direttore José Miguel Pérez-Sierra nell’intervista di un paio di giorni fa, Verdi non è Rossini e rivisita, reinventa il genere come artista del suo tempo e, soprattutto, come uomo giunto ormai quasi alla fine della parabola terrena. Soprattutto, scrisse che Scrivendo Falstaff non ho pensato né a teatri, né a cantanti. Ho scritto per piacer mio e per conto mio! Di seguito alcuni fatti meno noti sul Falstaff, che probabilmente faranno apprezzare ancor di più l’opera a coloro che saranno presenti alla prima del 25 giugno o a qualche recita successiva.
1) Il libretto di Falstaff è stato scritto da Arrigo Boito ed è tratto dalla commedia Le allegre comari di Windsor di Shakespeare. Alcuni spunti vengono anche dal dramma scespiriano Enrico IV, in cui la figura di Falstaff (ispirata a John Oldcastle, un militare inglese realmente esistito) compare per la prima volta.
2) Per fortuna le testimonianze sulla genesi di Falstaff sono molte. In una lettera a Gino Montaldi, Verdi scrive: Sono quarant’anni che desidero scrivere un’opera comica e sono cinquant’anni che conosco Le allegre comari di Windsor; pure, i soliti “ma”, che sono dappertutto, si opponevano a far pago questo mio desiderio. Ora Boito ha sciolto tutti i “ma”, e mi ha fatto una commedia lirica che non assomiglia a nessun’altra. 3) Durante la realizzazione dell’opera la corrispondenza tra Verdi e Boito è stata fittissima ed è un vero e proprio piacere leggere queste testimonianze argute, che fanno emergere la stima tra i due artisti. È curioso notare come Boito si rivolga a Verdi dandogli del “Lei” mentre il compositore dà al librettista del “Voi”.
4) Il direttore d’orchestra per la prima del 9 febbraio 1893 sarebbe stato sicuramente il celebre Franco Faccio, il quale però morì nel 1891.
Verdi non volle indire un concorso pubblico perché sosteneva che solo i mediocri partecipavano ai concorsi.
Scelse allora Edoardo Mascheronisoprattutto perché mi si dice sia un gran lavoratore (ed alla Scala è necessario un lavoratore), un uomo coscienzioso senza simpatie e, meglio ancora, senza antipatie. 5) La scelta dei cantanti – una volta di più – fu tribolata, soprattutto per i protagonisti.
Per la parte di Mrs Quickly (the carrion, la carogna nelle Allegre comari di Windsor) la spuntò Giuseppina Pasqua che era preceduta dalla fama della sanguigna interpretazione nel ruolo dell’efferata Tigrana nell’Elgar di Puccini.
Giuseppina Pasqua
Virginia Guerrini interpretò Mrs Meg alla prima , ma poi in alcune recite successive vestì i panni di Quickly.
Per la fondamentale parte di Mrs Alice (quella che mena la polenta – disse Verdi) dopo aver scartato Gemma Bellincioni (troppo sentimentale)e Emma Calvé (troppo primadonna) fu scelta Emma Zilli.
Adelina Stehle
Nannetta e Fenton furono rispettivamente Adelina Stehle ed Edoardo Garbin, che erano anche nella vita reale una coppia. Del tenore Garbin, peraltro, Verdi aveva una stima diciamo limitata.
Poche esitazioni , invece, nell’affidare la parte baritonale di Ford ad Antonino Pini-Corsi (poi primo Schaunard per Puccini).
Victor Maurel
Nessun dubbio per Falstaff, che doveva assolutamente essere Victor Maurel, il quale però avanzava pretese economiche spaventose: voleva garantite “le prime” nella capitali europee, 4000 Lire a recita e addirittura 10.000 Lire per partecipare alle prove! Verdi diventò una bestia e solo i buoni uffici dell’editore Ricordi e della moglie di Maurel riuscirono a riportare a più miti pretese il divo francese. Maurel fu oltre che il primo Falstaff anche il creatore di Jago nell’Otello di Verdi e il primo Tonio nei Pagliacci di Leoncavallo.
6) L’opera al debutto raccolse un bel successo di pubblico: furono bissati il quartetto delle donne della seconda scena del primo atto (il quartetto delle comari) e l’aria di Falstaff Quand’ero paggio.
7) Dal mio punto di vista il personaggio di Falstaff, con la sua intelligenza e ironia, traspare perfettamente quando nel primo atto nell’apostrofare i disonesti Bardolfo e Pistola se ne esce così: L’arte sta in questa massima: “Rubar con garbo e a tempo”. Siete dei rozzi artisti. 8) La quercia di Herne ha una notevole importanza nel Falstaff.
Ma chi era Herne o, qui, il Cacciatore Nero? Si tratta di un leggendario cacciatore che finì impiccato appunto a un albero. Sembra che la quercia si trovasse nel parco del castello di Windsor.
Nella commedia Le allegre comari di Windsor, la leggenda è ricordata così:
Da Wikipedia, Herne il cacciatore
È leggenda, ancora viva nel nostro popolo, che Herne il cacciatore, guardaboschi una volta nella nostra foresta di Windsor, torni a visitare il parco durante tutto l’inverno, e che a mezzanotte precisa si aggiri intorno alla gran guercia con sulla testa un paio di corna, frastagliate grandissime. E allora dà il seccume alle piante, affattura il bestiame sicché le vacche dagli uberi danno sangue per latte: e scuote una catena in modo così forte e sinistro che è uno spavento.
Ecco, spero di essere riuscito a stimolare un po’ la curiosità di qualche lettore ancora in dubbio tra una serata all’Old Wild West (buoni i nachos e i tacos, peraltro) e il Teatro Verdi. Ci possono stare entrambe, prima Verdi e poi i nachos (strasmile). E attenzione alle querce, mi raccomando.
Un saluto a tutti, alla prossima!
2 risposte a “Aspettando Falstaff al Teatro Verdi di Trieste: qualche curiosità sul grasso cavaliere (troppi nachos, chissà), sulle querce e i cacciatori neri.”
Bel post succoso!
Comunque non dimenticarti le pagelleeeee 😀
"Mi piace""Mi piace"
Alu, ciao. Le pagelle sarà dura con tutto quello che devo fare ma non perdere la speranza :- )
Ciao e grazie.
"Mi piace""Mi piace"