Il melomane medio in questi giorni è in agitazione. È iniziata la brutta fase pre-prima della Scala. Anna Netrebko, cantante formidabile, è ingrassata. Un problemone. Al tempo della Callas le cantanti dimagrivano, porca miseria. La Maria lo fece, la Anna no. Sia condannata, giustiziata in modo possibilmente cruento e in diretta televisiva: proprio come il personaggio che interpreta, Maddalena di Coigny.
Scherzi a parte il 7 dicembre parte la stagione scaligera con un titolo destinato a dividere gli appassionati già prima dell’inizio. Andrea Chénier di Umberto Giordano per molti non ha la dignità artistica per aprire il cartellone milanese, non si capisce perché ma è così.
In realtà noi triestini, per esempio, venderemmo un rene per ascoltarlo al Teatro Verdi, magari al posto della Traviata degli specchi che ormai conosciamo a memoria. Ma, si sa, noi triestini siamo provincialotti, un po’ come quegli incompetenti che si sorbiranno il lavoro di Giordano nei prossimi mesi: a Vienna, Budapest, Praga, Barcellona, Buenos Aires. Brutti posti, provincialissimi pure quelli.
Allora, vista la tragica situazione e considerato che anche la trama di quest’opera rientra nel novero della classica battuta il tenore vorrebbe scoparsi il soprano ma il baritono non vuole, vediamo almeno le 10 cose da sapere su Andrea Chénier (strasmile). In diretta su Rai 1giovedì 7 dicembre dalle 17.45.
L’elenco che segue presenta alcuni problemi, nel senso che i numeri sono a caso. L’editor di WordPress oggi non vuole saperne di collaborare con me. Francamente non so dargli torto.
Giordano compose la musica dell’opera in una location inquietante: lo sgabuzzino di un’agenzia di pompe funebri
Il libretto è a cura di Luigi Illica, che con Giuseppe Giacosa scrisse La Bohème, Tosca, Madama Butterfly. Illica, da solo, firmò anche il libretto di Iris di Mascagni
L’opera esordì proprio al Teatro alla Scala, il 28 marzo 1896, e si compone di quattro quadri
La prima fu un trionfo. Il tenore, Giuseppe Borgatti, era considerato un ripiego ma poi passò alla Storia per essere il primo italiano a cantare a Bayreuth.
Nell’opera sono citati – e hanno importanza drammaturgica – Incredibili e Meravigliose. Come ha già fatto Daland , bisogna fare un paio di precisazioni sulla realtà storica di queste figure, perché nell’immaginario collettivo ci sono delle forzature. Ecco qui cosa dice Wikipedia
La mamma morta, aria di Maddalena del terzo atto, è uscita dall’angusto spazio dell’opera e nel 1993 è diventata, diciamo così, universale, quando fu inserita nel bellissimo film Philadelphia di Jonathan Demme.
Qui proprio non c’è storia, è una delle poche arie in cui davvero Maria Callas non teme confronti, neanche da lontano
Il baritono (Gérard) è titolare di un’altra aria molto famosa, Nemico della patria.
Grandioso, tra gli altri (ma non poi tantissimi a questo livello), Piero Cappuccilli
7 Il tenore (Andrea Chénier) ha addirittura tre arie solistiche oltre ai duetti: nell’ordine Un dì all’azzurro spazio, Sì, fui soldato e Come un bel dì di maggio.La più famosa e frequentata è la prima, un improvviso – termine derivante da composizioni musicali per uno strumento solista – che tutti i grandi tenori lirici e drammatici cantano nei recital.Per slancio e veemenza io prediligo, tra gli interpreti, Franco CorelIl soprano (Maddalena di Coigny) ha la formidabile aria del punto 6 oltre ai duetti
Varie&eventuali Andrea Chénier è un’opera che si colloca tra il verismo e il dramma storico ed è l’unico lavoro di Giordano che ha goduto di una popolarità assoluta sin dall’esordio.
Sono necessarie alla buona riuscita di una produzione voci importanti perché spesso l’orchestra è densa e per superare il muro di suono è indispensabile un peso vocale considerevole. Questo non significa che bastino voci allo stato brado, perché il canto lirico ha le sue esigenze di compostezza anche nelle opere meno raffinate. Urlare non è mai una buona idea.
Andrea Chénier ha un passo teatrale e drammaturgico serrato, i personaggi sono ben definiti seppure senza troppe sfumature psicologiche, le melodie sono frequenti e accattivanti.
Il direttore d’orchestra ha un compito difficile, perché ci sono alcuni momenti in cui il canto di conversazione, i dialoghi tra personaggi minori, le pause, sono importanti. Le agogiche devono essere stringenti ma non frettolose e le dinamiche controllate. Una concertazione superficiale può essere più disastrosa del solito.
Mai come in quest’opera i personaggi minori devono essere di buon livello, perché sono fondamentali per gli esiti artistici dello spettacolo.
Ci rileggiamo per l’ormai consueta recensione espressa, un saluto a tutti!
Furio, ciao. Come sempre grazie per i suggerimenti che completano le 4 righe per neofiti che scrivo io. Michele Girardi è un musicologo di prima grandezza ed è sempre istruttivo leggerlo. Per fortuna l’archivio della Fenice esiste…gli attuali libretti sono poverissimi, come ben sai.
Ciao e grazie.
Grazie da un Corelliano doc!!! A proposito del provincialismo,ricordo ancora il buon Gianni Gori che sul Piccolo si meravigliava del grande successo che arrideva in quei giorni allo Chenier (il primo cantato al Verdi da Martinucci),un’opera che lui invece non considerava di rango sufficiente.
Don, ciao. Beh nessuno è perfetto, neanche il buon Gianni Gori – che ci legge assiduamente – ma che ha tali meriti per cui gli perdono senza problemi qualsiasi cosa. Resta il fatto che di là dei gusti, mutevoli, del pubblico, non si può negare che il gusto della musica di Giordano non sia proprio raffinatissimo. Ci sono compositori coevi che esprimono gli stessi sentimenti in modo meno superficiale.
Ciao, a presto
Sapere che lei è il figlio di Ottavio Garaventa mi rallegra molto! Ho avuto modo di ascoltarlo e applaudirlo nel Ballo in Maschera al Teatro dell’Opera di Roma (credo nell’ 85-86) insieme a Zancanaro, la Mitchell e, se ricordo bene la giovanissima Susanna Rigacci e, forse, Gelmetti. Mi parlava spesso e molto bene di lui un amico in comune, un tenore anconetano che lo conosceva benissimo.
Quando si dice l’età!!!! Ma la sostanza non cambia, giro quello che ho scritto alla figlia di Ottavio Garaventa. Però devo dire che il cognome che porta (Bullo) non le sta mica male!!! Ovviamente è una battuta :-)…sempre ad majora.
Per l’analisi musicale trovo dei testi dello storico della musica Michele Girardi: http://www-5.unipv.it/girardi/2014_DM3/Andrea%20Ch%C3%A9nier.pdf e http://www-5.unipv.it/girardi/AC_F.pdf (realivo alla messa in scena del 2003 alla Fenice) … mi metterò a studiare…
"Mi piace""Mi piace"
Furio, ciao. Come sempre grazie per i suggerimenti che completano le 4 righe per neofiti che scrivo io. Michele Girardi è un musicologo di prima grandezza ed è sempre istruttivo leggerlo. Per fortuna l’archivio della Fenice esiste…gli attuali libretti sono poverissimi, come ben sai.
Ciao e grazie.
"Mi piace""Mi piace"
Grazie da un Corelliano doc!!! A proposito del provincialismo,ricordo ancora il buon Gianni Gori che sul Piccolo si meravigliava del grande successo che arrideva in quei giorni allo Chenier (il primo cantato al Verdi da Martinucci),un’opera che lui invece non considerava di rango sufficiente.
"Mi piace""Mi piace"
Don, ciao. Beh nessuno è perfetto, neanche il buon Gianni Gori – che ci legge assiduamente – ma che ha tali meriti per cui gli perdono senza problemi qualsiasi cosa. Resta il fatto che di là dei gusti, mutevoli, del pubblico, non si può negare che il gusto della musica di Giordano non sia proprio raffinatissimo. Ci sono compositori coevi che esprimono gli stessi sentimenti in modo meno superficiale.
Ciao, a presto
"Mi piace""Mi piace"
Che opera affascinante . Mio padre amava molto cantarla.
"Mi piace""Mi piace"
Marina, ciao, ecco qui papà nei panni del poeta 🙂
"Mi piace""Mi piace"
Sapere che lei è il figlio di Ottavio Garaventa mi rallegra molto! Ho avuto modo di ascoltarlo e applaudirlo nel Ballo in Maschera al Teatro dell’Opera di Roma (credo nell’ 85-86) insieme a Zancanaro, la Mitchell e, se ricordo bene la giovanissima Susanna Rigacci e, forse, Gelmetti. Mi parlava spesso e molto bene di lui un amico in comune, un tenore anconetano che lo conosceva benissimo.
"Mi piace""Mi piace"
Antonio, c’è un equivoco 🙂
Io non sono il figlio di Ottavio Garaventa ma laprincipessasulpisello qui sopra invece è la figlia Marina.
Io sono questo
"Mi piace""Mi piace"
Quando si dice l’età!!!! Ma la sostanza non cambia, giro quello che ho scritto alla figlia di Ottavio Garaventa. Però devo dire che il cognome che porta (Bullo) non le sta mica male!!! Ovviamente è una battuta :-)…sempre ad majora.
"Mi piace""Mi piace"
Antonio, ciao. Nomen omen, si diceva una volta 🙂
"Mi piace""Mi piace"