Di tanti pulpiti.

Dal 2006, episodiche esternazioni sulla musica lirica e amenità varie. Sempre tra il serio e il faceto, naturalmente. #verybullo

Le morti felici di Giorgio Galli, una lettura colta e interessante.

Oggi, in assenza forzata – per i noti (?) problemi di salute – di cronache musicali di spettacoli dal vivo, vi parlo di un libro. Di un bel libro che però, lo dico subito, non è per tutti. La mia non è una discriminazione choosy, ma solo un’avvertenza: voglio dire che Le morti felici di Giorgio Galli (Edizioni Il Canneto) va affrontato in modalità slow reading. Se il vostro approccio alla lettura non prevede l’accessorio, lasciate perdere.
Prima di tutto, esistono morti felici? Beh, probabilmente sì e –  da melomane più che da critico musicale –  il primo riferimento che mi viene in mente è quell’Arrestati sei bello che Arrigo Boito mette in bocca al suo Faust nel Mefistofele. Insomma, è il momento giusto, può finire così, no mas.
E proprio di musica e di Arte – meglio, di artisti –  si parla nel denso e al contempo scorrevole testo di Galli, il quale, riproponendo con calibrata misura alcuni artifici letterari noti ci fa rivivere a suo gusto i momenti estremi di personaggi leggendari. Nomi che a molti, ahimè, diranno poco o nulla ma che invece sono colonne portanti della cultura tout court.
Si percepisce nei racconti dell’Autore una specie di Leitmotiv wagneriano in sottofondo che, come un fiume carsico, affiora ogni tanto, un sentore di Isolde che vuole perdersi in un Nulla che unisce e non divide, ingentilendo un anelito che non sarà l’ultimo ma solo il primo di un modo diverso di respirare.
Suddiviso in due parti (Istanti e Strade) e preceduto da una brillante prefazione di Marco Ercolani, nell’agile volume che ha una certa qual musicalità nell’incedere narrativo incontriamo quindi Prokof’ev, Toscanini, Janáček ma anche Kafka, Cioran, Brel e Cohen.
Posso sbagliarmi ma Giorgio Galli è qui spinto da una delle più formidabili molle creative, quella dell’esorcizzazione non tanto della morte quanto della paura della morte. E, aggiungerei, dal desiderio di lasciare un segno del proprio passaggio, come fosse una specie di riscatto dall’inevitabile dipartita.
In questo senso perciò credo che Le morti felici sia una riflessione di marcato carattere psicologico, un gradino sulla scala della consapevolezza e dell’accettazione della fine.
Insomma, speriamo che la morte ci colga vivi o almeno in buona salute!
Un saluto a tutti, alla prossima.

14 risposte a “Le morti felici di Giorgio Galli, una lettura colta e interessante.

  1. felice567 10 marzo 2018 alle 9:46 PM

    Che bella digressione! Comprerò sicuramente il libro. Grazie.

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  2. Giorgio Galli 11 marzo 2018 alle 2:03 PM

    Tanta gratitudine. Un onore essere su questa pagina.

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  3. Emma R D 11 marzo 2018 alle 4:40 PM

    Beh, che dire? Mio malgrado ho dovuto assistere a varie morti, ma tutt’altro che felici: comunque il libro mi incuriosisce e lo comprerò. Ma, immobilizzato per il suo infortunio e col tempo grigio, non sarebbe meglio che si dedicasse a letture più… amene?

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    • Amfortas 11 marzo 2018 alle 5:45 PM

      Emma carissima, buonasera. Guardi che il libro non è per niente macabro o foriero di cattivi pensieri, anzi! Da un certo punto di vista è un testo che approfondisce la conoscenza di artisti che mi fanno compagnia da…sempre.
      In ogni caso questa sosta forzata sta rivelando anche lati positivi: per esempio, pur a casa, ho vinto un concoroso di fotografia! E poi leggo anche (molto) altro e soprattutto ascolto tanta musica. In questo momento proprio uno dei “protagonisti” del libro di Galli, il compianto Giuseppe Sinopoli, mi sta facendo compagnia con la sua favolosa interpretazione della Terza di Mahler.
      A presto, nel nostro teatro, spero. Grazie per il passaggio.

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      • Emma R D 11 marzo 2018 alle 7:53 PM

        Grazie, ora sono anche più convinta ad acquistarlo, buona serata

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      • Amfortas 12 marzo 2018 alle 8:49 am

        Emma, bene, mi fa piacere!

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      • lucetta frisa 12 marzo 2018 alle 1:22 am

        Il libro è bellissimo e sono convinta sia per tutti coloro che amano la letteratura,la poesia e,ovviamente, la musica e i suoi protagonisti.Magari ce ne fossero libri così! Galli ha una scrittura fascinosa,avvolgente, tenera e discreta. Un libro da mettere sul comodino e sorseggiare come un liquore E non è mai mai mai noioso!!!
        Buona fortuna a un libro incantevole come questo!

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      • Amfortas 12 marzo 2018 alle 8:50 am

        Lucetta, ciao. Mi fa paicere che anche a te il libro sia piaciuto.
        Grazie per il passaggio!

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  4. vittynablog 16 marzo 2018 alle 10:35 PM

    Veramente interessante Amfortas il libro da te menzionato. Come molti, sono spaventata e affascinata dalla morte, evento al quale non è possibile sfuggire…perciò è con curiosità e rispetto che mi avvicino a chi ha già affrontato quel momento. Due estati fa lessi ” Morti favolose degli antichi! di Dino Baldi. Una lettura, interessante e sorprendente sulla fine di tanti miti antichi.

    Leggerò volentieri ” le morti felici ” hai visto mai che mi passa la paura? 🙂

    Come promesso eccomi col nuovo indirizzo, sono riuscita a trasportare tutto il blog su wordpress! Ho un po’ ammattito ma ce l’ho fatta!!!! Ora mi sento più sollevata, ho una nuova ” casa ” e non rischio di perdere niente! Ho solo dovuto allungare il nome, da vitty a vittyna… vabbè, tanto sono sempre io!!!! Ti aspetto, anche se ancora devo terminare di personalizzare la colonnina di lato. Tanto, tempo ne avrò.

    Ti saluto con l’affetto di sempre e ti auguro di rimetterti al più presto!! Ciao carissimo!!!!

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    • Amfortas 17 marzo 2018 alle 8:54 am

      Vitty, ciao e benvenuta su WordPress! Sono contento che tu ce l’abbia fatta a spostare tutto. Cavolo, quasi tre lustri di scritti non sono mica una cosa da poco.
      Ricordo anch’io gli affanni della migrazione da Splinder, ero terrorizzato di perdere tutto.
      Ciao e grazie del passaggio.

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  5. CASSANDRO 18 marzo 2018 alle 6:01 PM

    Non ho ancora letto il tuo ben recensito “Morti felici”.

    Il tema è uno dei miei preferiti e pertanto lo leggerò appena mi libererò dell’affascinante volume sulla psicologia femminile di Clarissa Pinkola Estes “Donne che corrono con i lupi” (testo assai difficile, ma catturante in quanto la psiche della donna viene analizzata seguendo i miti e le favole che quasi tutti noi conosciamo)

    Come giustamente scrivi, caro Amfortas, “la consapevolezza e l’accettazione della fine” è il top . . . del sapere vivere (è quasi un ossimoro), purchè si sia ben coscienti che (siccome recitavamo noi ragazzi di tanto tempo fa):

    “Teatro è il mondo e l’uomo marionetta,
    farsa la vita, e fin che si respira
    ognun vi rappresenta una scenetta”,

    per cui insieme ad Augusto possiamo serenamente al the end pronunciare la celebre frase

    ACTA EST FABULA
    ( Fine della recita )

    Ma allora è vero che la vita è
    un colpo di teatro, una scenetta,
    quella rappresentazione che
    di recitare ad ognuno spetta

    al meglio delle sue capacità!
    E ciò in quanto che chiuse le scene,
    spente le luci ognuno se ne va
    verso l’oblio eterno, ed altro viene

    al posto suo sulla ribalta e . . . “via!”
    un’altra corsa parte, un altro giro,
    ci si rimuove sulla stessa scia

    di prima, con la donna sempre a tiro
    e il maschio a subir la sua malia,
    per poi addormentarsi come un ghiro

    . . .ed essere pur loro poi “t a b u l a
    rasa” . . . appena “acta est f a b u l a”.

    (Cassandro)

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    • Amfortas 19 marzo 2018 alle 9:03 am

      CASSANDRO, ciao. Non conosco il libro che citi ma sono ben conscio delle clamorose implicazioni simboliche di molte “favole” e perciç non faccio fatica a comprendere il tuo interesse.
      Quanto al resto…beh…come ho scritto nella recensione parlare della morte è un modo din esorcizzarla, o almeno tentare di farlo. Tema vecchio quanto l’uomo, credo.
      Un caro saluto e grazie per le sempre godibili rime 🙂

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