Di tanti pulpiti.

Dal 2006, episodiche esternazioni sulla musica lirica e amenità varie. Sempre tra il serio e il faceto, naturalmente. #verybullo

Così fan tutte di Mozart al Teatro Verdi di Trieste: preparate i gatti morti per Alberto Mattioli.

Venerdì prossimo tutti al Teatro Verdi di Trieste per il Così fan tutte (ossia La scuola degli amanti) di un certo Mozart. Spero vi ricordiate di genuflettervi prima della rappresentazione perché, come ho scritto recentemente su Twitter:

In qualsiasi entità crediate, ricordatevi di ringraziarla almeno una volta al giorno per aver permesso a #Mozart di passare un po’ di tempo sulla Terra e renderci la vita più lieve.

E credo che non ci sia bisogno di chiarimenti ulteriori.
Opera buffa, recita il frontespizio del libretto, ma poi si legge pure dramma giocoso perciò anche in questo caso non ci sarebbe necessità di approfondire, perché tutta la nobilissima ambiguità dell’opera è evidente.
Da sempre sostengo che Mozart e Da Ponte nei libretti della trilogia (Nozze di Figaro, Don Giovanni e Così fan tutte) abbiano svelato le risposte alla maggior parte delle domande della vita e ogni volta che ascolto uno di questi capolavori mi convinco di essere nel giusto.
Eppure nel corso degli anni proprio il testo di Da Ponte è stato oggetto di critiche tutt’altro che velate – anche da personaggi di un certo peso, Wagner e Beethoven tra gli altri – per una presunta inconsistenza e banalità. Il che mi fa pensare, una volta di più, che è destino dei geni non essere compresi dai contemporanei.
Impossibile in questa sede ricostruire la complessa genesi dell’opera, però mi pare significativo ricordare come un simile capolavoro abbia dovuto subire l’onta di rimaneggiamenti assurdi del testo, aggiunta arbitraria di personaggi e variazioni anche nel titolo stesso: L’una fa come l’altra (Berlino 1792), La prova magica (Vienna, 1819) e altre cose truci che vi risparmio per carità cristiana.
Insomma, neanche un Klaus Guth avrebbe potuto pensare a certe porcherie (strasmile)!
Per fortuna ci fu anche chi come E.T.A. Hoffmann (anche qui, sempre sia lodato) comprese come tra musica e libretto ci fosse un’alchimia formidabile e dirompente.
La realtà è che nell’arco dell’opera Mozart passa dal genere serio a quello buffo, dall’amoroso al patetico con una leggerezza negata a tutti gli altri compositori. Basta pensare al carattere e all’imprinting delle tre coppie protagoniste Despina/Don Alfonso (buffo), Fiordiligi/Ferrando (serio-nobile), Dorabella/Guglielmo (mezzo carattere).
La cosa più difficile da accettare, e credo sia questo il motivo vero di un certo ostracismo manifestato da parte di molti, è che nel libretto c’è tanta verità sulle dinamiche amorose. C’è molto cinismo, crudissimo certo, artatamente scambiato per superficialità e vezzosa frivolezza.
Poi c’è la musica, una musica celestiale che si sviluppa in arie, concertati, duetti e terzetti.
Vi propongo uno di questi momenti, forse il più famoso: il terzettino Soave sia il vento, qui cantato in un modo davvero difficilmente superabile da Christa Ludwig, Gundula Janovitz e Walter Berry diretti da Karl Böhm. Se c’è un’altra vita, questa è davvero la colonna sonora che vorrei che scorresse sui titoli di coda della mia esistenza.

Chiudo questo breve post avvertendo che il giorno stesso della prima ci svolgerà, alle 17.30, un altro evento imperdibile: alla libreria Minerva di Via San Nicolò 20 a Trieste, Alberto Mattioli presenterà la sua ultima fatica letteraria, il librino Meno grigi più Verdi.
Preparate i pomodori, dice Mattioli di solito. Io aggiungo che anche qualche gatto morto, magari tenuto in frigo una settimana, può essere utile (strasmile).

Alla prossima, un saluto a tutti!

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7 risposte a “Così fan tutte di Mozart al Teatro Verdi di Trieste: preparate i gatti morti per Alberto Mattioli.

  1. CASSANDRO 19 aprile 2018 alle 6:57 PM

    Bellissima l’immagine della “colonna sonora che scorre sui titoli di coda” a fine corsa.

    E chi, caro Amfortas, non ne ha una che gradirebbe che risuonasse per lui? C’è solo l’imbarazzo della scelta: Albinoni, Lagrimosa, Vivaldi . . .

    Se mi venisse data siffatta possibilità in vero non saprei scegliere, salvo per me la quasi ovvia predilezione per Bach: mi vengono i brividi solo a pensare il divino incipit “re minore” della Ciaccona, e poi lo scorrere della melodia fino al “the end”.

    Così, tanto per ricordarlo un po’.

    BACH

    La cosa della quale più mi beo
    quando io sono triste ed accorato
    è “La Passione secondo Matteo”
    del genio che il Cielo ci ha donato.

    Pur l’ascoltarla a volume alto,
    t’acquieta e ammorbidisce ogni problema,
    fa ritornare in te speranza e smalto
    per cui ogni angoscia lenta scema.

    Qualunque sia il modo in cui stai
    ti eleva la musica che intona
    le sue note profonde, in quanto sai
    or che “lassù” risuona la “Ciaccona”

    . . . ed è ogni accordo un colpo di piccone . . .
    della sua “Partita per violino”,
    il suo “Corale” della Passione,
    le sue “Fughe”, e senti che vicino

    a te ci sta l’Eterno. Molto in breve,
    ha ragione Lec a parer mio,
    cioè: “Se c’è qualcuno che pur deve
    ringraziare Bach questo è Dio!” ( 1 )

    Forse pensare a ciò un po’ consola
    mentre che il tempo, a volte malo, vola.

    (Cassandro)

    ( 1 ) Stanislaw J. Lec “Pensieri spettinati”

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  2. laura 22 aprile 2018 alle 11:09 am

    Abbiamo la stessa colonna sonora, Amfortas! Riascoltandola con venerazione e gratitudine (vedi il tuo tweet) per l’ennesima volta, ho pensato anche al testo e all’attenta scelta delle parole: soave, tranquilla, benigno. Ogni elemento, i desir… Un piccolo compendio di filosofia mozartiana. Accidenti, ho già parlato troppo! Un abbraccio e grazie.

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    • Amfortas 23 aprile 2018 alle 8:25 am

      Laura, ciao. So che anche tu hai un debole per Mozart e credo che siano debolezze che ci debbano essere concesse, porca miseria. Il terzettino è davvero uno dei vertici della musica tout court e giustifica ampiamente la genuflessione di cui parlavo su Twitter.
      Ma poi a Trieste ci vieni o no?
      Ciao e grazie!

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      • CASSANDRO 24 aprile 2018 alle 7:38 am

        Non so se la sai, ma comunque è sempre piacevole.

        “Quando il Padreterno è presente gli angeli suonano Bach.
        Quando Egli esce gli angeli suonano Mozart, e il Padreterno da dietro la porta li ascolta”.

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      • Amfortas 24 aprile 2018 alle 9:34 am

        CASSANDRO, ciao. Non la sapevo, ma mi pare gustosissima. Chissà, magari è pure vera!
        Ciao e grazie 😉

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