Di tanti pulpiti.

Dal 2006, episodiche esternazioni sulla musica lirica e amenità varie. Sempre tra il serio e il faceto, naturalmente. #verybullo

Un Grande del Romanticismo tedesco a Lubiana: Johannes Brahms. Il Trio come metafora della vita civile.

Continuano anche con la canicola le mie incursioni al Festival di Lubiana per conto di OperaClick. Questa volta è toccato a Brahms, le cui opere possono, proprio di questi tempi, darci una lezione di etica ed educazione civica. Chi vuol capire, capisca (strasmile).1Krilov
Segnalo che vedremo Sergej Krilov anche a Trieste, in altro repertorio.

Il trio è uno degli elementi fondanti della musica da camera e necessita, a mio parere, anche di spazi adeguati in cui essere eseguito
In questo senso, la raccolta e al contempo ampia sala della Filarmonica slovena, che chiude uno dei lati della grande Kongresni trg di Lubiana, mi è sembrata ideale per accogliere il programma che vedeva protagonista la musica di Johannes Brahms.
Le pagine scelte, tutte per pianoforte, violino e violoncello abbracciavano un arco temporale di circa trent’anni (al netto della tarda revisione del Trio n.8), dal 1853 al 1886.
Merito principale degli eccellenti esecutori del concerto è stato quello di dare prova che in queste pagine musicali ciò che importa è che non ci sia o almeno non si palesi una prevalenza (tecnica o caratteriale) di un solista: conta l’amalgama e l’unità d’intenti artistica nel rispetto delle proprie peculiarità interpretative.
Il meditato virtuosismo di Krilov, l’appassionato calore di Knjazev, la lucida limpidezza di Luganski, artisti che sono abituati a esibirsi insieme, hanno restituito in pieno l’intimità romantica e la poesia delle pagine brahmsiane.
Il concerto è cominciato col Trio n. 3 in do minore per archi e pianoforte, op. 101, di profilo severamente beethoveniano, in cui ha brillato di luce vivissima l’intesa tra i due archi nel terzo tempo (Andante grazioso) e che ha bilanciato un’esecuzione sin troppo magniloquente dell’Allegro energico iniziale.
È stata poi la volta del Trio n. 2 in do maggiore per archi e pianoforte, op.87, che a suo tempo non ebbe troppa fortuna ma che va letto (e ascoltato) come ben diceva il mai troppo compianto Arrigo Quattrocchi: una specie di ponte creativo tra la seconda e la terza sinfonia del compositore, in cui l’andamento malinconico dell’Andante costringe al raccoglimento e alla riflessione, tanto che mi sono ritrovato ad ascoltarlo a occhi chiusi.
Dopo la breve pausa la serata è ripresa con l’ultima pagina musicale in programma: il Trio in si maggiore per archi e pianoforte, op. 8. che senz’altro sarà ingenuo e poco equilibrato come diceva Brahms stesso ma che però è pagina musicale empatica e accattivante che infatti ha coinvolto più delle altre il pubblico per la misurata cantabilità e per la delicata convivenza dei solisti nell’Adagio, che ha creato una notevole tensione poi sciolta nell’elettrizzante Allegro finale.
Alla fine successo al calor bianco, ripetute e trionfali chiamate al proscenio per i bravissimi solisti che hanno concesso un ulteriore bis, ovviamente brahmsiano.

 

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3 risposte a “Un Grande del Romanticismo tedesco a Lubiana: Johannes Brahms. Il Trio come metafora della vita civile.

  1. Caterina 1 agosto 2018 alle 4:51 PM

    Prima associazione d’idee: “Aimez-vous Brahms?” con Ingrid Bergman e Tony Perkins. Troppo dissacrante? Scherzi a parte la metafora sul trio e il vivere civile mi piace molto! Grazie!

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  2. Pingback:Il genio di Beethoven sparso a piene mani al Teatro Verdi di Trieste: ottima prestazione di Pinchas Steinberg e del solista Sergej Krylov. | Di tanti pulpiti.

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