Di tanti pulpiti.

Dal 2006, episodiche esternazioni sulla musica lirica e amenità varie. Sempre tra il serio e il faceto, naturalmente. #verybullo

Archivi Mensili: gennaio 2019

Alla scoperta di nuove realtà culturali triestine: Concerto del Trio Rachmaninov all’Associazione Mozart Italia.

Prima della recensione vi segnalo il nuovo podcast di OperaClick, in cui il sottoscritto…dà i numeri!

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Il mio contributo per la Giornata della Memoria.

Anche quest’anno ripropongo un mio vecchio scritto in occasione della Giornata della Memoria e, purtroppo, non posso fare a meno di notare come rispetto all’anno scorso le cose siano peggiorate in Italia e non solo: il testo è davvero attualissimo e temo lo sarà per molto.
Perciò ci aggiungo anche una fotografia con la quale ho voluto ricreare – per fortuna solo virtualmente – uno scenario che a Trieste è esistito davvero alla Risiera di San Sabba.
Non aggiungo altro.
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Serata dedicata a Richard Strauss al Teatro Nuovo Giovanni da Udine: Robert Trevino e l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai incantano.

Non credo che una pagina musicale o un compositore piacciano per caso, penso che dietro ci sia qualcosa, un percorso anche turbolento e spesso ignoto, una specie di fiume carsico di cui qua e là riaffiorano tracce dall’inconscio o comunque da un vissuto nascosto o dimenticato.

Per me la musica di Strauss è così, inquietante e un po’ misteriosa perché mi si propaga in territori che conosco poco oppure, forse, desidero non indagare troppo. Non vorrei che pensaste che mi stia dando delle arie da intellettualone, mi succede anche con Islands dei King Crimson o A love supreme di John Coltrane.
Però l’altra sera, al Teatro Nuovo Giovanni da Udine, era in programma un concerto di musiche di Richard Strauss e perciò di quelle sensazioni voglio scrivere.
La serata prevedeva, in apertura, gli splendidi Vier letzte Lieder (Quattro ultimi lieder) interpretati dal soprano Dorothea Röschmann assieme all’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, guidata per l’occasione dal giovane direttore emergente Robert Trevino.
La pagina è un vero e proprio testamento musicale e, in questo senso, avrei preferito che fosse posta a conclusione del concerto, dopo l’adrenalinica Eine Alpensinfonie (Sinfonia delle Alpi). La diversa collocazione avrebbe risposto a un’intima esigenza, perché avrei ripercorso virtualmente un itinerario reale: quello delle mie escursioni in montagna, spesso faticose ed esposte alla variabilità delle condizioni atmosferiche. Uscite che mi costano sempre più fatica sia fisica sia psicologica perché, diciamolo dai, sto invecchiando. Poi, appunto, quando torno a casa, mi metto lì ad ascoltare qualcosa che rimpingui l’appagante svuotamento da fatica virtuosa e risanatrice del corpo e di quel po’ di anima che mi resta.
Dorothea Röschmann ha tutte le caratteristiche per cantare questi Lieder, ma nell’occasione le sono mancati un po’ di morbidezza e velluto vocale per rendere al meglio il fluire incessante delle note. Eccellente, invece, il fraseggio, il dire sempre eloquente accompagnato da una composta sobrietà di fondo da grande interprete.
Grandiosa la prestazione dell’orchestra guidata da Trevino che con gesto disinvolto e sicuro ha pennellato di colori malinconici, autunnali, una partitura che davvero sembra un quadro di Monet o Gauguin.
Per quanto riguarda la successiva Eine Alpensinfonie se possibile le cose sono andate ancora meglio. Non mi soffermo neanche sulla nota difficoltà esecutiva di una pagina che pretende un organico orchestrale impressionante, in cui le percussioni hanno un rilievo peculiare e che oltretutto necessita di corni, trombe e tromboni fuori scena. Voglio dire che basta un niente per servire un piatto indigesto, in cui i gusti non si distinguono confusi in un magma sonoro indistinto, quasi soffocante.
Robert Trevino, invece, è riuscito a lavorare di cesello anche in questo caso, calibrando, probabilmente durante le prime due tappe della breve tournée, un colore scuro, tempestoso e al contempo radioso degli archi gravi e un equilibrio perfetto tra le varie sezioni orchestrali. La macchina del vento, quella del tuono, i campanacci, il glockenspiel e l’organo hanno poi fatto il resto.
Tutti sanno che si tratta di musica descrittiva e qualche volta la definizione suona come una diminutio ma, in questo caso, si è imposta solo la bellezza: quella delle montagne e l’altra, delle vette del genio di Richard Strauss.
Successo pieno del concerto, ovazioni a non finire e Trevino che, giustamente, ha voluto dividere il trionfo con l’orchestra.

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Recensione semiseria di Nabucco di Giuseppe Verdi al Teatro Verdi di Trieste: aurea mediocritas, a cominciare dall’estensore della recensione.

Amante dell’orrido quale sono, la parte migliore della serata l’ho gustata durante un intervallo, quando due damazze hanno litigato con un giovane ragazzo per motivi a me sconosciuti. C’entrava l’acqua, in qualche modo. Forse se la sono tirata dietro, non so. Grazie comunque all’ignoto terzetto di comprimari (strasmile). Leggi il resto dell’articolo

Divulgazione semiseria dell’opera lirica: Nabucco al Teatro Verdi di Trieste, ovvero Maria Callas e quel gran paraculo di Temistocle Solera.

Dunque, dopo la cronaca del concerto di Capodanno e relativa recensione morbida, si ricomincia a fare sul serio.
Passo direttamente al sodo e cioè alla consueta presentazione semiseria dell’opera in programma al Teatro Verdi di Trieste da venerdì 18 gennaio, Nabucco di Giuseppe Verdi.
C’è necessità che io sproloqui su questi argomenti? Ovviamente no, ma forse parlare di quelle che oggi sembrano solo ombre che girano dalle parti di Piazza Unità può schiarirci le idee.
Apprezzate lo sforzo che ho fatto per infliggervi una mia foto, suvvia (strasmile). Devo pur pubblicizzare l’Associazione culturale Fotocamera con vista, che vi prego di seguire sul trono aurato di Facebook.

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Il concerto di Capodanno al Teatro Verdi di Trieste: un buon inizio.

Insomma, ricominciamo e ancora auguri a tutti!

Olga Dyadiv

Il Teatro Verdi di Trieste ha salutato l’anno nuovo e il suo pubblico con un concerto straordinario che si è svolto proprio per Capodanno. Una scelta inconsueta a queste latitudini ma, a giudicare dal sold out registrato al botteghino, gradita dalla cittadinanza: fila interminabile per entrare e parecchie le persone rimaste senza biglietto. Leggi il resto dell’articolo

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