Di tanti pulpiti.

Dal 2006, episodiche esternazioni sulla musica lirica e amenità varie. Sempre tra il serio e il faceto, naturalmente. #verybullo

Archivi Mensili: dicembre 2019

La Top ten degli articoli del 2019.

Anche quest’anno siamo arrivati, più o meno bene, alla fine. Si impone quindi – si fa per dire – il consueto appuntamento con i dieci articoli più letti del 2019. Per Di Tanti Pulpiti è stato un anno di crisi, un po’ perché scrivo sempre meno e un po’ perché i social ormai hanno devastato la voglia di scrivere per esteso un’opinione. A me importa il giusto di questo calo, però per onestà verso i miei happy few lo segnalo: si tratta di un 10% di visite in meno.
Segnalo che il quotidiano locale, Il Piccolo, è riuscito anche in quest’occasione a piazzarsi al primo posto: sono soddisfazioni? Boh, per me ormai è acqua passata ma evidentemente quell’articolo “gira” ancora molto e, soprattutto, in una città come Trieste è inconcepibile che non si parli del maggior teatro regionale sulla stampa.
Prometto che l’anno prossimo cercherò di essere più bravo e mi impegnerò per incentivare, almeno da questo pulpito, l’ascolto e la diffusione della musica colta. Metto, a questo proposito, una foto a tema (strasmile).


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Natale 2019

Hanno contributo a rendere un po’ più lieve la mia vita i seguenti amici, in ordine sparso: Puccini, Verdi, Bizet, Donizetti, Borodin, Mozart, Offenbach, Mahler, Ravel,  Debussy, Rachmaninov, Taralli, Wagner, Mendelsshon, Di Pofi, Strauss, Rossini, de Sarasate, Bernstein, De Falla, Ginastera, Brahms, Schumann, Liszt, Roussel, Beethoven.
Per un totale di – circa – 50 serate a teatro.

Grazie.
Auguri di buon Natale a tutti i lettori.

Paolo

Recensione espressa, scarna ed essenziale di Tosca di Giacomo Puccini alla Scala di Milano, ovvero Profondo russo.

Repetita iuvant.

Questa recensione è frutto della visione televisiva della prima scaligera, perciò attenzione: solo dal vivo uno spettacolo può essere valutato in modo completo, per ragioni tanto evidenti che non sto neanche a elencare. Detto questo, andiamo avanti.
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Myung-Wung Chung e la Nona di Mahler al Teatro La Fenice: un’esperienza quasi mistica.

Come sapete non sono facile ai trionfalismi, ma in quest’occasione è difficile mantenere compostezza nello scrivere.
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Divulgazione semiseria dell’opera lirica: la prima alla Scala con Tosca di Puccini, l’opera che fece inorridire Mahler.

Dunque, anche quest’anno siamo prossimi al via del folle circo mediatico che gira intorno alla prima della Scala: l’opera che inaugurerà la stagione scaligera sarà Tosca di Giacomo Puccini.
La prima sarà visibile sabato prossimo 7 dicembre su RAI1 dalle 17.45, e nelle parti principali ci saranno tre cantanti molto famosi e molto, molto bravi: Anna Netrebko (Tosca), Francesco Meli (Cavaradossi) e Luca Salsi (Scarpia). Ovviamente dirigerà Riccardo Chailly il quale, diciamolo, ogni anno riscopre qualcosa nelle partiture che tornerà a scomparire due minuti dopo l’ultima recita di questa produzione. La regia è affidata a Davide Livermore, che io adoro.
A tutti loro il mio in bocca al lupo.
Detto questo, come ormai da tempo anche quest’anno scriverò una recensione espressa della prima e, posso già anticipare, già so che sarà il mio post più letto e commentato dell’anno, perché anche chi non distingue Puccini da Young Signorino si fa intrippare dalla prima alla Scala.
Ora, di Tosca si potrebbe semplicemente dire che è l’ennesima opera tratta da un testo teatrale che parla della necessità che ha il Potere, sempre e in ogni epoca, di zittire ed eliminare il dissenso. Ma io sono prolisso, perciò, se non vi accontentate di questa sintesi, annoiatevi pure col resto (strasmile).
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Recensione addolorata di Aida di Giuseppe Verdi al Teatro Verdi di Trieste: o vista, o vista orribile!

Allestire due opere così difficili in due giorni successivi è impresa sovrumana. Il rischio di sbagliare qualcosa è alto e, effettivamente, in questa produzione qualcosa è andato storto. C’è da dire che quando dovrò terrorizzare i miei nipoti avrò un’altra freccia in faretra: il racconto dell’entrata dei prigionieri etiopi oppure la spaventosa scena dei pomodori coltivati nel deserto (strasmile). Leggi il resto dell’articolo

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