Di tanti pulpiti.

Dal 2006, episodiche esternazioni sulla musica lirica e amenità varie. Sempre tra il serio e il faceto, naturalmente. #verybullo

Archivi Mensili: giugno 2020

Un po’ di nostalgia nel secondo concerto estivo al Teatro Verdi di Trieste.

Nostalgia per il tempo, che pare ormai lontanissimo, dei teatri affollati, e anche per il mood dei brani proposti.
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Cronaca di una resurrezione annunciata: torna la musica “vera” al Teatro Verdi di Trieste

Finalmente, dopo tre mesi di chiusura obbligata, il Teatro Verdi di Trieste ha riaperto le porte al pubblico.
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La Fase 65 (di inutili ricordi pre-adolescenziali e di fastidi nei confronti dell’autorità costituita)

Ci siamo persi qualcosa, chiederete voi. No, non è così.
Il fatto è che oggi si è ripetuto uno strano e un po’ inquietante fenomeno che già ho stigmatizzato a più riprese: stamattina mi sono svegliato con un anno in più rispetto a ieri. Trovo che questa manovra sia sordida, proditoria e poco rispettosa della privacy. Non so però a chi darne la colpa.
C’è però anche del buono (forse) nel passare del tempo. Vi racconto un aneddoto.
Quando avevo 10 anni, frequentavo l’oratorio. Ogni pomeriggio alle 17 suonava la campana e si andava a pregare per una ventina di minuti.
Io, nella mia modestia, pensavo che il 7 giugno fosse una giornata particolare e che almeno quel giorno si potesse essere esentati dall’obbligo della preghiera, perciò misi su una mezza rivoluzione pretendendo di continuare a giocare a pallone.
Don Giulio non fu d’accordo, e ci costrinse a entrare in chiesa; prima delle preci ci fece una bella ramanzina e concluse con la più classica delle domande retoriche, alla quale dovrebbe seguire un silenzio di tomba, non essendo previste risposte. “Qualcuno ha da dire qualcosa?” – detto con tono arcigno, di quelli che non ammettono repliche –
Ecco, un bambino alzò la mano e contestò vivamente il parroco, che restò sbalordito da tanta arroganza, ma anche divertito (l’ho saputo qualche anno dopo) da una simile manifestazione d’indipendenza.
Questa situazione tipo si è riproposta un’infinità di volte nella mia vita, anche recentemente e io reagisco in automatico, come i poliziotti USA: nel dubbio uccido (metaforicamente).
Sono rimasto così anche a 65 anni: un inopportuno rompicoglioni, egocentrico, esibizionista e malmostoso.
Forse non è un male.
Boh.
Oggi sono così, e tenete presente che la mia socia di fotografia Fabiana ha lavorato come una bestia per cercare di migliorarmi.

 

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