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Leggerti è sempre bello e istruttivo! Non sempre commento perchè tanti argomenti non li conosco, ma è piacevole leggerli ed ancora più bello essere ancora qua dopo questo anno veramente terribile. Buon 2021 dunque, che nci porti un po’ di serenità!! ❤
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Ciao Vitty, grazie del passaggio e auguri anche a te! Paolo
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Auguri !
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Ciao Pasquale, ben ritrovato e auguri anche a te! Paolo
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I miei lettori sono aumentati rispetto allo scorso anno, ma diminuiti rispetto agli anni precedenti. Speriamo nel 2021…
Tanti auguri di buon anno!!!
Ciao
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Ciao Roberto, speriamo soprattutto di poter tornare a occuparci di musica al più presto! Auguri, Paolo
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Caro Amfortas, alla chiusura del tuo post, che suona “Che vi devo dire, auguri a tutti”, non poso che rispondere “E che ti dobbiamo dire noi? . . . Siamo sulla stessa barca con un mare agitato, purtroppo, e senza vedere alcun faro. Comunque, speriamo bene e quindi Auguri di cuore a te!”
Però, se me lo permetti, penserei di spendere una parola in questa tua Top Ten per quei soggetti che sono pure loro l’anima del teatro: gli spettatori, specialmente gli abbonati, in quanto senza di loro (come sta avvenendo) qualunque teatro muore: senza questi non avremmo neppure avuto Eschilo, Sofocle ed Euripide, e neppure la musica sarebbe esistita (per chi mai avrebbe composto Bach le sue Passioni, o Verdi la sua Traviata?).
Ciò anche — nella speranza che non disturbi — per aggiungere una nota leggera a ciò che ci circonda, ricordando nel contempo l’epoca (ormai quasi si parla di ‘epoca’!) in cui si andava al concerto, gli orchestrali entravano in sala osservando il pubblico in arrivo o già seduto, e costoro ad osservare chi stava sul palco.
Infatti ho sempre pensato che come noi spettatori conoscevamo i tic e i modi di essere degli strumentisti (la violista che pulisce gli occhiali, l’arpista con le calze a rete, la violinista di prima fila con la bretellina che scivola un poco durante l’esecuzione, ecc. ecc.), alla stessa stregua gli orchestrali catalogavano il pubblico ben noto, compreso il direttore stabile dell’Orchestra sinfonica. O sbaglio?
Ancora auguri, e grazie dell’ospitalità.
GLI ABBONATI AI CONCERTI
Li conoscono assai bene gli orchestrali
gli abbonati delle prime file,
che a scadenza, come cambiali,
i lor concerti seguono con stile.
Hanno una propria idea di ognuno
di questi assai fedeli ascoltatori,
non certo in quanto è bianco uno o bruno,
ma per i tic di questi signori.
Mentre stanno a provare gli strumenti,
a ripassare un passaggio ardito,
osservano anche un poco i movimenti
del pubblico, uguali come un rito.
“Ecco quello triste”, fa il violino,
“e la ritardataria col fiatone”,
e quindi la viola “Ecco chi fino
alla battuta tre resta in tensione
e poi si addormenta . . . e se non russa
siamo miracolati”. Il timpanista,
che già sulla grancassa in prova bussa,
dall’alto osserva che arrivi in pista
— è questa l’ora sua! — la bellona,
capelli lunghi ed ampia scollatura,
che fa scandalizzare la tardona,
quella che accanto sta per sua sventura.
Come la vede, è naturale, tace,
ma le passa a rassegna quelle “torte”:
lei ogni settimana è più audace,
e lui il tamburo batte un po’ più forte.
Si sta per cominciare, e perciò
. . . silenzio . . . Si smette sui presenti
di esprimersi, eh sì, più non si può,
se no col direttore son lamenti
. . . ciò anche se per lui ce n’è: però
ci se ne astiene dal fare commenti.
Puranco questi in vero entrando fa
“Ehm, ‘quello’ che tossisce eccolo là!
. . . e ‘quello’, ah — ma non ne faccio un dramma —
che tutto il tempo legge il programma,
e pure ‘quella’, al fianco suo seduta,
che applaude fuori tempo, sprovveduta,
ben prima che io chiuda la battuta . . .
Mi grazi questa sera . . . è l’ “Incompiuta”!
(Cassandro)
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Caro Cassandro, ho apprezzato in toto il tuo commento sia per l’ironia sia per la sostanza, per il fatto che riporti al centro della discussione gli spettatori. È vero ciò che affermi, senza di loro (noi) il teatro non sarebbe esistito. E una parola anche per tutti gli artisti che sono a casa da mesi, considerati meno di niente. Non vedo soluzioni a breve, devo essere sincero, ma solo palliativi come lo streaming e cose del genere che, dal mio punto di vista, umiliano sia gli spettatori sia gli artisti.
Ciao, Paolo
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