Di tanti pulpiti.

Dal 2006, episodiche esternazioni sulla musica lirica e amenità varie. Sempre tra il serio e il faceto, naturalmente. #verybullo

Archivi Mensili: luglio 2021

Recensioni semiseria de La Vedova allegra di Franz Lehár al Teatro Verdi di Trieste: meglio soldi che male accompagnati.

Alla fine la trama dell’operetta La vedova allegra si potrebbe ridurre al calembour del titolo. E poi diciamolo, tornare a teatro non ha prezzo!

L’operetta a Trieste raccoglie da sempre unanimi consensi ed è quindi comprensibile l’inserimento di un titolo paradigmatico come La vedova allegra di Lehár in questa stagione di transizione.
Tra l’altro anche recentemente l’argomento operetta è stato oggetto di studi, come riportato da OperaClick nel bel lavoro di Luisa Antoni.
Genere musicale peculiare, che galleggia vaporoso in una zona franca ai confini del più austero Singspiel tedesco e della spensierata e graffiante opèra-comique francese, l’operetta alterna brani musicali a dialoghi parlati e intermezzi coreutici.
Lavoro mitteleuropeo per eccellenza, la Vedova Allegra ha in sé una specie di contraddizione schizofrenica: si nutre della decadenza fané dell’impero asburgico ma è ambientata a Parigi, dove si trova l’ambasciata dell’immaginario principato balcanico del Pontevedro.
Da qui, poi, l’intricata e ricca trama della vicenda, speziata da equivoci stravaganti, feste, sberleffi e sapide considerazioni politiche a latere che hanno portato a conseguenze non risibili al debutto a Trieste nel 1907: lo stesso Lehár se ne andò per protesta lasciando il podio a un altro direttore.
Il problema principale dell’allestimento di un’operetta è che non esiste oggi una forma di spettacolo più inattuale: i dialoghi e le battute devono essere ripensati e attualizzati per “parlare” a un pubblico affatto diverso di quello di inizio Novecento. Questa situazione ha spesso portato a forzature, cachinni e giochi di parole grevi più adatte all’avanspettacolo che a un genere che è invece nobile e sofisticato.
Perciò va dato atto subito al regista Oscar Cecchi e al suo team di aver allestito uno spettacolo scevro di qualsiasi volgarità e anzi di aver trattato con divertita leggerezza il tema dell’omosessualità di Njegus, anche grazie alle qualità dell’interprete, Andrea Binetti, che è un artista a tutto tondo ed è risultato il migliore della compagnia proprio per la sua affinità elettiva con lo specifico genere musicale.
Sull’allestimento hanno pesato, anche in quest’occasione, le norme restrittive dovute al contenimento del Covid-19.
Per questo motivo il primo atto – dopo un simpatico momento di metateatro – è parso piuttosto scarno e poco attraente, ma lo spettacolo ha poi preso quota nel proseguo quando, sfoltiti gli intermezzi parlati, le due feste (pontevedrina e parigina) sono state movimentate dalle danze popolari, da uno scenario suggestivo nel racconto dell’incantesimo di Vilja e dal Can-Can da Maxim’s. Molto brava la ballerina solista Cler Bosco, detto per inciso.
Bello l’impianto luci, purtroppo non segnalato in locandina, e adeguate le scene (Paolo Vitale) e le coreografie (Serhiy Nayenko).
Intelligente anche la soluzione di eseguire l’Ouverture Ein Morgen, ein Mittag und ein Abend in Wien di Franz von Suppé durante il cambio scena tra il secondo e terzo atto, che ha consentito al pubblico di restare in sala senza distrarsi.
Per quanto riguarda la compagnia artistica sono stati meritevoli tutti i comprimari elencati in locandina, con un cenno particolare alla sulfurea Praskowia sadomaso di Marzia Postogna. Bene il Coro, preparato da Francesca Tosi.
I protagonisti sono sembrati all’altezza della situazione, considerando che nelle prossime recite l’affiatamento non potrà che migliorare.
Valentina Mastrangelo è parsa a proprio agio nella parte di una Hanna Glawari impeccabile vocalmente ma alla quale forse manca un po’ di quella allure glamour di gran dama carismatica che avrebbe caratterizzato meglio il personaggio.
Gianluca Terranova ha risolto il carattere dello scapestrato Danilo con il gran mestiere e la disinvoltura scenica dell’artista di esperienza.
Molto brava Giulia Della Peruta, maliziosa Valencienne, dotata di una voce che spiccava nei concertati e dalla bella presenza scenica. Elegante Oreste Cosimo nei panni di Camille de Rossilon e convincente Clemente Antonio Daliotti nella parte dello stolido Barone Mirko Zeta.
Eccellente la direzione dell’esperto Christopher Franklin che ha ben evidenziato con charme sia il lato malinconico sia l’esprit più dinamico della partitura, accompagnando con grande attenzione i cantanti. Molto buona in tutte le sezioni la risposta dell’Orchestra del Verdi che, per usare un termine calcistico, giocava in casa: splendidi gli archi, con il Konzermeister Stefano Furini brillante e coinvolto.
Teatro esaurito, pur nei limiti di una capienza forzatamente ridotta, e pubblico felice che ha tributato un notevole successo a tutta la compagnia artistica.

Hanna GlawariValentina Mastrangelo
Danilo DanilowitschGianluca Terranova
ValencienneGiulia Della Peruta
Camille de RossillonOreste Cosimo
NjegusAndrea Binetti
Barone Mirko ZetaClemente Antonio Daliotti
Raoul de Saint-BriocheAndrea Schifaudo
Visconta CascadaFilippo Fontana
PraskowiaMarzia Postogna
BogdanowitschGianluca Sorrentino
SylvianeFederica Giansanti
KromovAlessandro Busi
OlgaPaola Francesca Natale
PritschitschLuca Gallo
Ballerina solistaCler Bosco
  
DirettoreChristopher Franklin
Direttore del coroFrancesca Tosi
  
RegiaOscar Cecchi
ScenePaolo Vitale
CoreografieSerhiy Nayenko
  
  

Orchestra e Coro del Teatro lirico Giuseppe Verdi di Trieste
  

Con la partecipazione del Corpo di Ballo del Lviv National Academic Opera and Ballet Theatre
  
Pubblicità

Dal nostro inviato speciale al Festival di Bayreuth!

Come sapete da qualche anno Di tanti pulpiti ha un agente segreto all’interno del Festival di Bayreuth. L’inviato speciale ci racconta i retroscena del Festival esprimendo le sue opinioni: ecco il primo dossier (strasmile).

Ripartire non è stato facile ma era, a dir poco, necessario. Sarà per tutti noi che lavoriamo qui un festival da ricordare e, al contempo, da dimenticare. Stringatamente:

1) Tampone quotidiano obbligatorio (tornerò a casa con le narici di un equino!).

2) Ingressi ed uscite dal palcoscenico, sala coro, camerini etc.etc differenziati (della serie: si entra da una parte e si esce dall’altra che, solitamente dista circa un km. Tornerò con i polpacci di un maratoneta)

3) Il coro è diviso in due gruppi ciascuno di 70 elementi. Un gruppo canta dalla sala coro con tanto di microfono ed il tutto viene trasmesso in tempo reale in palcoscenico. L’ altro gruppo è in palcoscenico e..”muove la bocca”. Si, hai letto bene: cantiamo in…playback”. Risultati, durante le prove, discutibili. Tornerò a casa con uno spiccato sviluppo della muscolatura facciale.

4) Abbiamo fatto tutte le prove in palcoscenico con la mascherina 😷😠in sala coro hai visto come siamo stati “ingabbiati”. Per fortuna a partire dalle prove di assieme abbiamo potuto liberare il nostro volto… 5) Riguardo Holländer: ottima a dire poco la Grigorian anche se, a mio avviso, troppo “temperamentosa”. Ciò, in alcuni momenti va a scapito della voce ma glielo perdono. Direttrice d’orchestra molto in gamba che riesce a tenere testa ad un’orchestra che, con i direttori, sa essere molto critica e lo manifesta apertamente. Ciò fino ad ora non è avvenuto. Regia: mi farebbe piacere sapere che cosa mai hanno passato nella loro infanzia e adolescenza i registi attuali…Tutto sommato non è male ma c’è tanto Freud e non troppo Wagner…Ma qui si usa così…

6) Le altre opere sono collaudate e non c’è molto da dire se non che sono state ridimensionate scenicamente e registicamente per un coro dimezzato…

7) Non so come risulti, all’ascolto, il tutto. Posso giudicare solo ciò che arriva in palcoscenico e preferisco non farlo.

8) Non mi viene, per il momento, in mente altro 🤔..Ah! Sì! Nei Meistersinger, Festwiese, noi, meschini! che sediamo negli ultimi banchi abbiamo in dotazione anche i tappi per le orecchie perché abbiamo alle nostre spalle i riporti…

9) Tutto è terribilmente triste e non solo per quanto ho detto ma perché si avverte un tentativo forzato di ritorno alla normalità. Già il fatto di non vedere pubblico alle generali non è stato bello. Spero che con gli spettacoli la cosa cambi. Gli spettatori in sala saranno 900, salvo restrizioni dettate dall’andamento dei contagi. Il resto me lo dovrete dire voi che ascolterete. Io potrò solo darvi notizia di quanto accadrà…

I’m in Bayreuth state of mind 2021

Mentre venerdì prossimo, al Teatro Verdi di Trieste, si svolgerà la prima de La vedova allegra di Lehár, sulla sacra collina domenica 25 luglio si aprirà il Festival di Bayreuth 2021 con Der fliegende Holländer di (ovviamente!) Richard Wagner.
Dunque, per quanto in modo limitato, la grande festa wagneriana avrà luogo al contrario dell’anno scorso, quando la pandemia ne consigliò la cancellazione.
Non mi pare di poter dire che ci sia – almeno qui in Italia – una grande eccitazione e anzi, percepisco una certa indifferenza: le vicende del COVID-19 ormai hanno travolto qualsiasi notizia che non sia adiacente all’argomento virus.
Noi perfect wagnerite, wagneriani fradici più che perfetti, invece siamo sempre sul pezzo (strasmile).
Il programma prevede, oltre a una serata concerto con Andris Nelsons sul podio dell’Orchestra di Bayreuth, quattro opere: Der fliegende Holländer, Die Meistersinger von Nürnberg, Tannhäuser e Die Walküre.
Le curiosità sono molte, per esempio la direzione di Oksana Lyniv nell’Olandese, che si gioverà (?) della regia di Dmitri Tcherniakov e della mia amatissima Asmik Grigorian nell’insidiosa parte di Senta.

Nei Cantori nessuna sorpresa, sarà ripreso l’allestimento del 2017 di Barry Kosky con Philippe Jordan sul podio.
Per Tannhäuser si ripropone il discusso allestimento del 2019 con la regia di Tobias Kratzer e la direzione di Axel Kober. Tra i protagonisti Stephen Gould, Lise Davidsen ed Ekaterina Gubanova.
Le prefate opere saranno in forma scenica, mentre Die Walküre si svolgerà in forma semiscenica con i macabri e temuti (da me, almeno) interventi di Hermann Nitsch.
L’Olandese sarà trasmesso in diretta da Radio3, mentre, se ho ben capito, per le altre occasioni bisognerà arrangiarsi smanettando sulle frequenze internazionali.
Tutto sommato anche il ritorno del Festival di Bayreuth è un tentativo di ripristinare una parvenza di normalità, perciò ben vengano anche le provocazioni.

Il lago dei cigni di Čajkovski torna al Teatro Verdi di Trieste.

Comunicato stampa.

Trieste, 9 luglio 2021: La magia del balletto torna al Teatro Verdi di Trieste, con un classico molto amato, “Il lago dei cigni”, in scena da martedì 13 luglio, con una compagnia di fama internazionale che porta sul palco giovani professionisti di talento. Uno spettacolo in quattro atti di Pëtr Il’ič Čajkovskij, con la coreografia storica di Lev Ivanov e Marius Petipa, per la direzione di Yuriy Bervetsky. Corpo di ballo del Lviv National Academic Opera and Ballet Theatre, con Orchestra e Tecnici della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi.

I protagonisti in scena: La storia della compagnia di balletto della Lviv National Academic Opera and Ballet Theatre “Solomiya Krushelnytska” inizia nella metà del secolo scorso e negli anni ‘80 i suoi membri portano il teatro a un importante riconoscimento, diventa infatti patrimonio nazionale del Paese. Oggi la compagnia è formata da giovani ballerini, vincitori di numerosi concorsi internazionali, con un repertorio di oltre 25 balletti classici e contemporanei. Ogni anno più di 115mila spettatori assistono alle produzioni del teatro, attivo oltre che in Ucraina anche sulle scene di tutta Europa.

Il direttore Yuriy Bervetsky: ha studiato al Dipartimento di Direzione lirica e sinfonica della Lviv National Musical Academy “M. Lysenko”, perfezionandosi successivamente a San Pietroburgo. Dal 2000 ricopre il ruolo di direttore del Lviv National Academic Opera and Ballet Theatre “S. Krushelnytska” e dal 2005 è direttore principale e direttore artistico dell’Orchestra Sinfonica dell’Opera Studio di Lviv. Partecipa a numerosi festival internazionali, dirige regolarmente molte orchestre dell’Ucraina e Polonia, e collabora con famosi solisti. Ha debuttato in Italia nel 2019 al Teatro Verdi di Trieste, dove ha diretto il Don Chisciotte di Ludwig Minkus.       

Personaggi e interpreti principali: Odette-Odile sarà NATALIA MATSAK (13, 15, 17/VII) e YARYNA KOTYS (14, 16, 18/VII). Il Principe Siegfried sarà DENIS NEDAK (13, 15, 17/VII) e OLEKSANDR OMELCHENKO (14, 16, 18/VII). Rothbart sarà YEVHENIY SVETLITSA, La Regina Madre ULJANA KORCHEVSKA, il Tutore VITALIY RYZHYY, il buffone SERHIY LOMOVITSKY.

Natalia Matsak/Odette-Odile, emerita Maestra delle arti dell’Ucraina, è prima solista dell’Opera Nazionale dell’Ucraina “T.G. Shevchenko”. Nel 2000 è entrata a far parte del Balletto dell’Opera Nazionale dell’Ucraina esibendosi in ruoli solisti e diventando nel 2021 solista principale. Yaryna Kotys/Odette – Odile, ballerina solista del teatro, nel 2011-13 ha lavorato allo State Academic Ballet Theatre “Boris Eifman” di San Pietroburgo. Il suo repertorio è ricco di interpretazioni solistiche. Denis Nedak/Il Principe Siegfried, al Teatro dell’Opera Nazionale di Kiev ha debuttato interpretando il ruolo di Paris in Romeo e Giulietta e del Principe ne Lo Schiaccianoci. Membro del Balletto Nazionale Ucraino, è famoso per le sue interpretazioni nel repertorio lirico–romantico dell’Opera Nazionale dell’Ucraina. Artista Emerito dell’Ucraina, nel 2014 ha fatto il suo debutto all’American Ballet Theatre, oltre a tanti ruoli a livello internazionale. Oleksandr Omelchenko/Il Principe Siegfried ha vinto numerosi e prestigiosi concorsi internazionali. Dal 2013 al 2016 ha danzato al Stanislavsky e Nemirovich Danchenko Musical Theatre di Mosca e poi alla Bavarian State Opera a Monaco. Nel 2018 ha debuttato come ballerino solista al Lviv National Academic Opera and Ballet Theatre. Yevheniy Svyetlitsa/Rothbart, Artista Emerito dell’Ucraina. Dal 1999 è ballerino al Lviv National Academic Opera and Ballet Theatre, dove attualmente ricopre il ruolo di primo ballerino solista. Il suo repertorio comprende numerose interpretazioni. Uljana Korchevska/La Regina Madre, dal2011 danza al Lviv National Academic Opera and Ballet Theater, ricoprendo tanti ruoli. Vitaliy Ryzhyy/Il Tutore dal 1996 è ballerino del Lviv State Academic Theatre of Opera and Ballet dove si esibisce come solista fino al 2009, interpretando oltre una decina di ruoli di repertorio.

Il Verdi e Il lago dei cigni: lo spettacolo è andato in scena integralmente al Verdi per complessive 33 rappresentazioni, nel 1953 con l’International Ballet di Londra, nel 1963 con il corpo di ballo del Teatro alla Scala di Milano, nel 1967 con il London’s Festival Ballet, nel 1999 con il balletto Kirov del Teatro Mariinskij di San Pietroburgo, nel 2006 con il balletto del Teatro Stanislavskij di Mosca e nel 2015 con il balletto dell’SNG Opera in Balet Ljubljana.

Misure di sicurezza: restano in vigore le misure di sicurezza già adottate finora dal teatro, con una capienza massima di 500 spettatori, il mantenimento dei distanziamenti, l’utilizzo delle mascherine ffp2/ffp3 e la misurazione della temperatura all’ingresso.

Biglietti e date: lo spettacolo andrà in scena martedì 13 luglio alle 19.30, repliche alla stessa ora dal 14 al 17 luglio, il 18 l’inizio è fissato alle 20. La biglietteria è aperta da martedì a sabato con orario continuato 9:00 – 16:00. Domenica 9:00-13:30. Lunedì e festivi chiuso.

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: