PASTICCI A TRIESTE (ovvero La prova di un’opera seria)
Dal 23 ottobre lo spettacolo ispirato a un catalogo del 1882
Imprevisti, colpi di scena, tanta musica, i retroscena di una simpatica compagnia di artisti all’opera e un’ispirazione che arriva dal 1882. È Pasticci a Trieste, in programma dal 23 al 29 ottobre il Teatro Verdi di Trieste. Al centro della storia l’impresario Pasticci, alle prese con un cast da seguire e coordinare, in un turbinio di situazioni non facili da gestire.
Musica di Francesco Gnecco, opera in un atto su musiche originali e rielaborazioni di Matteo Musumeci. Maestro Concertatore e Direttore Yuki Yamasaki. Regia di Andrea Binetti. Maestro del Coro Paolo Longo. Nuovo allestimento della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste. Orchestra, Coro e Tecnici della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste.
“Raffaello Pasticci è l’impresario di una compagnia bizzarra – spiega Binetti – accade un po’ di tutto in questo spettacolo che è una ulteriore rivisitazione dell’Opera del compositore Francesco Gnecco, e che mostra una compagnia teatrale con i suoi vizi, le virtù e pure i capricci. Pasticci deve tenere insieme questi artisti un po’ pazzerelli. Il progetto parte da un catalogo autentico che ho trovato ad Abbazia, che parla dell’esposizione universale agricola del 1882 a Trieste. E l’ambientazione è proprio quella del Teatro Grande, così all’epoca si chiamava il Verdi, dove si svolgono le prove dello spettacolo destinato ad andare in scena nei padiglioni della fiera”. I protagonisti, oltre a Binetti, saranno Daniela Mazzucato, nel ruolo di Giuditta, Nicoletta Curiel, che sarà Fedora, e Max Renè Cosotti che interpreterà Aureliano.
LA TRAMA: siamo a Trieste, il 15 settembre del 1882, nella sala prove del Teatro Grande (oggi Teatro Verdi). L’impresario Raffaello Pasticci è già da ore al lavoro in attesa dell’arrivo dei cantanti della Compagnia stabile, in ritardo come sempre. Finalmente arrivano trafelati, scontrosi e con poca voglia i tre cantanti Giuditta, Fedora ed Aureliano che dopo qualche resistenza decidono di lavorare. Bisogna ultimare le prove di uno spettacolo in onore degli Imperatori d’Austria Francesco Giuseppe ed Elisabetta in visita a Trieste per presenziare all’Esposizione universale agricola indetta dal Governo austriaco per i 500 anni di Devozione della città all’Austria.
In questo momento la situazione politica in città è rovente, si stanno formando sempre più compatti i nuovi motti irredentisti contro l’Impero a favore dell’unificazione nel Regno d’Italia e anche la stampa brulica di nuovi giornali contro l’Austria e per il popolo, come il neonato “Il Piccolo”.
La Compagnia lavora per lo spettacolo anche se qualcuno è già stato coinvolto dallo spirito irredentista. Vivono amori, gelosie e passioni di ogni tipo. Ciononostante hanno l’obiettivo comune di fare un’ottima figura al cospetto degli Imperatori, s’impegnano molto anche stimolati dalla rivalità con altre due Compagnie d’operetta arrivate appositamente da Vienna a “togliere loro il pane di bocca”.
Ma l’irredentismo è alle porte. Causa i disordini arriva in teatro un dispaccio che vieta e cancella tutti gli spettacoli e le manifestazioni pubbliche programmate. Per gli artisti della Compagnia stabile, non rimane che ritornarsene a casa con la speranza in un futuro migliore.
DATE E BIGLIETTI: Pasticci andrà in scena il 23 ottobre alle 20.30, il 24 ottobre alle 16 e dal 26 al 29 ottobre alle 20.30. La biglietteria è aperta da martedì a sabato dalle 9 alle 16. Domenica dalle 9 alle 13:30. È possibile contattare via telefono la biglietteria del Teatro Verdi tutti i giorni al numero verde 800 898 868, dalle 9 alle 21. A disposizione anche l’email boxoffice@teatroverdi-trieste.com.
INFORMAZIONI PER IL PUBBLICO: conseguentemente all’apertura delle capienze delle sale al 100%, si procederà con l’assegnazione di nuovi posti per il pubblico già abbonato alla stagione 2019/2020. Per tale ragione, il periodo riservato in abbonamento al pubblico già abbonato alla precedente stagione lirica viene esteso fino a domenica 31 ottobre.
L’acquisto di abbonamenti da parte di pubblico non abbonato alla precedente stagione lirica inizierà martedì 2 novembre 2021. A partire da martedì 30 novembre saranno in vendita i biglietti per tutti gli spettacoli della Stagione Lirica e di Balletto 2022.
Trieste, 14 ottobre 2021: due appuntamenti speciali, due concerti sinfonici al Teatro Verdi, per una mini rassegna d’autunno grazie alla quale il pubblico ritroverà artisti importanti del panorama mondiale. Una novità che si inserisce nell’attività artistica del 2021, voluta per garantire agli amanti della musica eventi internazionali, che vanno ad aggiungersi agli spettacoli già annunciati.
I concerti si terranno sabato 6 e sabato 13 novembre, sempre alle 20.30, in un teatro pronto a riabbracciare in modo sempre più grande gli spettatori. Due serate che vedranno come protagonisti nomi molto conosciuti, ampiamente apprezzati sulla scena internazionale.
1° Concerto – Sabato 6 novembre 2021 ore 20:30: con il direttore Pinchas Steinberg e il violinista
Kuba Jakowicz. Il programma prevede Camille Saint-Saëns, concerto per violino e orchestra n. 3 in si minore op. 61, e Johannes Brahms, seconda Sinfonia in re maggiore. Orchestra della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi.
Per Steinberg è un gradito ritorno a Trieste, dopo aver diretto al Verdi il concerto inaugurale della Stagione Sinfonica 2018. Nato in Israele, ha studiato violino negli Stati Uniti con Joseph Gingold e Jascha Heifetz, e composizione a Berlino con Boris Blacher. Ha debuttato come direttore d’orchestra nel 1974 con la RIAS Symphony Orchestra di Berlino, il primo di una lunga serie di prestigiosi impegni con importanti orchestre in tutto il mondo. Risale al 1980 invece il suo debutto al Teatro Verdi di Trieste, in occasione della Stagione Sinfonica di primavera. Ha inoltre ricoperto la carica di Direttore ospite permanente presso la Wiener Staatsoper, Direttore Principale della Radio Symphonie Orchester di Vienna, Direttore musicale dell’Orchestre de la Suisse Romande a Ginevra e Direttore Principale della Budapest Philharmonic Orchestra. Gli impegni recenti includono concerti e produzioni operistiche a Parigi, Tokyo, Sydney, Madrid, Budapest, Berlino, Barcellona, Monaco, Torino, Helsinki.
Kuba Jakowicz, classe 1981, nato a Varsavia, ha ereditato la passione per la musica dal padre. Si è messo in luce nel 2001 con la Filarmonica di Monaco, l’Orquesta National de España a Madrid e l’Orchestre National de Montpellier e da allora ha girato tutto il mondo, esibendosi con grandi orchestre, in occasione di tanti eventi internazionali di rilievo. È stato l’ultimo allievo del prof. Tadeusz Wroński, uno dei padri della scuola violinistica polacca.
2° Concerto – Sabato 13 novembre 2021 ore 20:30: con il direttore Nikolas Nägele e il violoncellista
Mischa Maisky. Il programma prevede Antonin Dvorak, concerto per violoncello e orchestra in si minore op. 104, Richard Strauss, poema sinfonico Tod und Verklärung op. 24, e Alexander von Zemlinsky, Salmo 13 op. 24. Orchestra e Coro della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi. Maestro del Coro Paolo Longo.
Il giovane Nägele, tedesco, classe 1987, dal 2017 al 2020 alla Deutsche Oper di Berlino ha diretto numerose produzioni, come Carmen, Die Zauberflöte, Il barbiere di Siviglia, Die Fledermaus, La traviata e Un ballo in maschera. È stato in diverse occasioni assistente musicale di Christian Thielemann, ed è stato impegnato anche come pianista e direttore d’orchestra presso l’Accademia del Maggio Musicale Fiorentino Opera di Firenze. Nel 2014 ha debuttato negli Stati Uniti sul podio della Aspen Philharmonic Orchestra. Più di recente ha lavorato tra festival e teatri in tutta Italia e all’estero.
Maisky è l’unico violoncellista al mondo ad aver studiato sia con Mstislav Rostropovich che con Gregor Piatigorsky. Rostropovich in particolare lo ha definito “uno dei talenti più eccezionali della giovane generazione di violoncellisti. Il suo modo di suonare combina poesia e squisita delicatezza con un grande temperamento e una tecnica brillante”. Nato in Lettonia e formato in Russia ha raccolto grandi successi a Londra, Parigi, Berlino, Vienna, New York, Tokyo e in tanti altri centri musicali importanti. Ospite fisso nei maggiori festival internazionali, vanta una lunga serie di collaborazioni oltre a tanti riconoscimenti prestigiosi, come la nomina a membro onorario della Royal Academy of Music.
BIGLIETTERIA: i biglietti per i due concerti d’autunno saranno in vendita a partire da venerdì 15 ottobre, in ogni ordine di posto all’interno del teatro. La biglietteria è aperta da martedì a sabato dalle 9 alle 16. Domenica dalle 9 alle 13:30.
Il bambino in stile bambola meccanica horror no, non ci stava (strasmile)
Madama Butterfly è una di quelle opere che richiamano sempre pubblico in teatro, perciò bene ha fatto il management del Verdi di Trieste a inserirla nella programmazione della stagione attuale che oltretutto – priva di un cartellone dedicato alla musica sinfonica – appare un po’ smilza. L’allestimento è lo stesso proposto nel maggio del 2019, in epoca pre-Covid quindi, firmato da Alberto Triola. Due anni fa a proposito dello spettacolo scrivevo:
Nella concezione di Alberto Triola, regista di questa nuova produzione di Madama Butterfly, la triste e breve parabola di Cio-Cio-San si compie in un Giappone riconoscibile ma appena tratteggiato da pochi elementi scenici che quasi galleggiano in uno spazio onirico, un non luogo in cui – forse – Butterfly fantastica con la sua mente di donna appena adolescente. Ed è proprio l’incontro/scontro tra un mondo infantile e delicato e quello adulto e cinico a essere la chiave di volta della regia che riporta in modo deciso Butterfly alla sua dimensione più fragile: quella di una bambina in balia di eventi più grandi di lei che le distruggono i sogni e il futuro, tanto da rendere quasi inevitabile l’estremo sacrificio finale che si compie, in linea con l’impostazione registica, fuori scena e senza clamori. La delicatezza e la sobrietà caratterizzano anche la recitazione dei protagonisti, che con pochi e ben studiati movimenti – talvolta uno sguardo o solo un cenno – interagiscono virtuosamente impreziosendo il canto di conversazione sommesso che caratterizza il lavoro di Puccini. Allo stesso modo, filtrati attraverso un velario, ben si alternano tenui e malinconici colori pastello con un raffinato gioco di ombre in controluce. Lo spettacolo si presenta perciò omogeneo nell’ispirazione e ben realizzato grazie alle scene minimaliste di Emanuele Genuizzi e Stefano Zullo, ai cortesi costumi di Sara Marcucci e alle nobili luci di Stefano Capra che danno tridimensionalità e al contempo cromie premurose all’allestimento.
La contingenza (leggi restrizioni causa Covid) ha costretto a qualche modifica in occasione dell’attuale ripresa dello spettacolo, soprattutto nelle interazioni in scena tra i personaggi. La più dolorosa mi è sembrata la rinuncia alla presenza fisica del figlio di Butterfly, perché l’idea del pupazzo stilizzato del bambino è stata realizzata in un modo discutibile che mi ha ricordato più che altro i B movie horror. Certo, si può anche suggerire una specie di gravidanza immaginaria della protagonista, ma a mio parere si poteva fare meglio. Dal punto di vista musicale Puccini vince ancora una volta, grazie soprattutto alla bella direzione di Francesco Ivan Ciampa. Una lettura vivace, caratterizzata da dinamiche anche imponenti ma comunque attente a non sommergere il canto di conversazione, che della musica di Puccini è parte essenziale. Il passo teatrale è incalzante e al contempo analitico, l’accompagnamento ai cantanti attento e meticoloso e non si percepiscono quegli eccessi di melassa che sono rovinosi per una partitura che è invece asciutta, tagliente, cinica.
Evgenia Muraveva vestiva gli scomodissimi panni di Cio-Cio-San. Il soprano russo è stata protagonista di una prova anonima, forse anche per l’emozione della prima. Di Butterfly ha le note (qualcuna anche stiracchiata) ma non ha la colossale dimensione tragica di un personaggio così complesso e sfaccettato. La grande aria del secondo atto è stata compitata con una scarna diligenza che ha lasciato il pubblico freddo. Buono il canto di conversazione, anche se talvolta inficiato da una dizione avventurosa. È probabile che nelle prossime recite il rendimento dell’artista vada crescendo. Francesco Castoro è il classico esempio di tenore lirico leggero che affronta una parte troppo pesante per il suo strumento vocale ma, grazie alle indubbie qualità tecniche, riesce a tratteggiare un Pinkerton credibile ed efficace nei suoi incoscienti slanci testosteronici. La voce è di bel timbro, il fraseggio curato e non manca una certa disinvoltura scenica. Elia Fabbian è stato un convincente Sharpless, del quale ha saputo caratterizzare bene l’ambiguità caratteriale in bilico tra rigurgiti di coscienza e sotteso cinismo. Appena sufficiente la prova di Na’ama Goldman, Suzuki pallidina nel canto e diligente dal punto di vista scenico. Discreto l’affiatamento con la Muraveva nel duetto dei fiori. Di buon livello il rendimento di tutti gli altri interpreti della compagnia di canto che trovate in locandina. Brillante la prova del Coro, preparato per la prima volta da Paolo Longo che subentrava a Francesca Tosi. Di là di qualche veniale sbavatura, inevitabile in una recita dal vivo, l’Orchestra del Verdi ha dimostrato ancora una volta di avere il suono “giusto” per la musica di Puccini e in un’ideale graduatoria di merito della serata si aggiudica il primo posto. Pubblico scarso, poco coinvolto, parco di applausi a scena aperta. Alla fine tutta la compagnia artistica ha ricevuto applausi e approvazioni.
Hanno detto: