Di tanti pulpiti.

Dal 2006, episodiche esternazioni sulla musica lirica e amenità varie. Sempre tra il serio e il faceto, naturalmente. #verybullo

Otello di Giuseppe Verdi: prima introduzione per un ascolto consapevole.

Giovanni Boldini , ” Ritratto di Giuseppe Verdi “, 1886Olio su tela, 118×96 cm. Milano, Casa di riposo per musicisti.

Otello di Giuseppe Verdi, che torna a Trieste venerdì prossimo 4 novembre, merita un’attenzione particolare.
Opera controversa almeno quanto controversi erano stati i rapporti tra Verdi e Boito, autore dello splendido libretto, per molti anni.
L’ultima opera scritta da Verdi era stata Aida, nel 1871: Otello arriva nel 1887, dopo sedici anni di relativo silenzio compositivo (la Messa da Requiem è del 1874), di vicende personali singolari, di ripensamenti. Ed arriva come una deflagrazione, perché è un Verdi diverso, tutt’altro che arrendevole o seduto sugli allori, come sarebbe stato per certi versi anche lecito. È musica nuova, giovane, moderna, in cui i numeri chiusi – nella classica configurazione recitativo/aria/cabaletta – scompaiono e si trasformano in qualcosa di diverso. Forse c’entra il successo planetario del teatro wagneriano, ma non ne abbiamo certezza.
Quello che sappiamo è che il compositore, ormai libero da vincoli di qualsiasi tipo, scelse di persona i cantanti ma – e lo sottolineò – non scrisse le parti su misura delle capacità vocali degli interpreti, come invece fece altre volte.
Il vero protagonista di Otello è il declamato, un declamato teso (si pensi più a Otello che a Jago, in questo senso) che è la vera novità della creazione verdiana. Ci sono due meravigliosi concertati, c’è un uso grandioso del coro, c’è un’orchestra possente che suona anche fortissimo di là dell’accezione musicale del termine. Ancora, compare forse il più bel duetto di Verdi che, se ben cantato e suonato, è un’oasi paradisiaca di bellezza.
Desdemona, secondo Verdi, è pensata “non come una donna ma come un tipo: della bontà, della rassegnazione, del sacrifizio. Sono esseri nati per gli altri, inconsci del proprio Io.”
E infatti Desdemona canta appoggiandosi agli altri personaggi quasi sino alla fine, quando la sua sorte è ormai segnata Verdi le concede le oasi melodiche che la rendono più riconoscibile e le danno un’identità autonoma.
Nei prossimi giorni parlerò di Jago e di Otello, abbiate pazienza.

4 risposte a “Otello di Giuseppe Verdi: prima introduzione per un ascolto consapevole.

  1. Emma Ruggeri 1 novembre 2022 alle 2:42 PM

    Bene! Restiamo in febbrile attesa!!
    Un saluto e un grazie!

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  2. Amfortas 1 novembre 2022 alle 4:39 PM

    Cara Signora Emma, grazie del passaggio! Paolo

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  3. Enrico 7 novembre 2022 alle 3:29 PM

    È interessante nel caso di “Otello” come Verdi, che in precedenza aveva scritto opere che avevano quale tema importante “contro il padre” – La Traviata e Rigoletto su tutte, senza dimenticare quanto la figura del padre fosse importante in altre sue opere – sia partito dal II Atto del dramma del Bardo, saltando quindi il confronto tra Desdemona e il proprio padre. Mi pare molti musicologi abbiano sottolineato questa peculiarità dell’ “Otello” verdiano

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