Di tanti pulpiti.

Dal 2006, episodiche esternazioni sulla musica lirica e amenità varie. Sempre tra il serio e il faceto, naturalmente. #verybullo

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Grande serata di musica a Lubiana: Charles Dutoit dirige con l’energia di un ragazzino la splendida Orchestra Filarmonica Slovena.

Charles Dutoit, dopo il primo concerto di qualche giorno fa, ha intrapreso la seconda tappa del suo percorso alla testa dell’Orchestra Filarmonica slovena.
Il programma, raffinato e interessante, prevedeva come prima pagina musicale una sua personale selezione dalla Suite Romeo e Giulietta di Sergej Prokofiev, che attingeva a due delle tre versioni scritte dall’Autore.
Notoriamente il brano non segue le vicende degli sfortunati amanti: lo scopo è di rendere invece la drammaticità della trama accostando temi molto diversi per valenza emotiva in un intrecciarsi continuo di contrasti espressivi anche violenti.
L’operazione, considerata la felicissima serata della compagine slovena, è riuscita pienamente. Dutoit opta per dinamiche vivacissime e agogiche altrettanto tese che però non hanno intaccato la serena bellezza dei passi più lirici e malinconici.
Eccellente il lavoro dei legni – i flauti in particolare – e degli ottoni; morbidissimi gli archi, arrembanti le percussioni. I quaranta minuti di musica sono volati e alla fine il pubblico – meno numeroso del solito, ma era la seconda recita del concerto – ha tributato a tutti un grandissimo successo.
Tutt’altra atmosfera, più morbida e rilassata, per il celeberrimo Prélude a l’après-midi d’un faune di Claude Debussy, eseguito dopo la pausa.
Trasparenza e leggerezza sono state le caratteristiche dell’esecuzione che Dutoit ha cesellato con gesto morbido ma deciso, ben recepito dall’orchestra nella quale, ovviamente, ha brillato di luce fulgente il primo flauto che ha creato un’atmosfera sensuale, sognante e sospesa ma del tutto priva di eccessivi manierismi. Ottimo anche il rendimento delle arpe e delle altre sezioni che hanno dato equilibrio al delicato acquerello ispirato dalle rime di Mallarmé.
È toccato poi a Modest Musorgskij, compositore geniale e sfortunatissimo, chiudere il concerto con quella che probabilmente è la sua composizione più famosa: Quadri di un’esposizione nella versione per orchestra firmata da Ravel.
È una musica visionaria, piena di un’ironia graffiante e di ripiegamenti cupi, tenebrosi se non addirittura macabri, che quasi costringono a un ascolto teso e concentrato. L’andamento, solo parzialmente stemperato dalla ricorrente Promenade, è davvero schizofrenico. Ma è questa la forza del brano, che sorprende praticamente a ogni nota.
Anche in questo caso Dutoit ha scelto una lettura drammatica ma flessibile, capace di valorizzare i momenti più lirici senza che la tensione cali o si afflosci. Ancora una volta è stata fondamentale la straordinaria prestazione dell’orchestra che ha potuto contare sulle eccellenti performance degli ottoni (la tromba!), sul suono corposo e morbido al contempo degli archi gravi e, naturalmente, sulla precisione delle devastanti percussioni che qui Musorgskij schiera con doviziosa abbondanza.
Pubblico in visibilio, che ha ripetutamente chiamato al proscenio Charles Dutoit e omaggiato con scroscianti acclamazioni la compagine di casa.
Il trittico di concerti si concluderà la settimana prossima con Beethoven e Berlioz.

Sergej ProkofievSelezione dalla Suite Romeo e Giulietta
Claude DebussyPrélude a l’après-midi d’un faune
Modest MusorgskijQuadri di un’esposizione
  
DirettoreCharles Dutoit
  
Orchestra Filarmonica Slovena
  





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Paolo Longo e Alessandro Taverna protagonisti del terzo concerto della stagione sinfonica al Teatro Verdi di Trieste. Buona affluenza di pubblico, ed è un’ottima notizia.

C’è una buona notizia, e cioè il pubblico era piuttosto numeroso. L’altra buona notizia è che il direttore era Paolo Longo, che io continuo a considerare una risorsa inestimabile per il Teatro Verdi di Trieste. Leggi il resto dell’articolo

Valery Gergiev si conferma tra i migliori direttori del momento in un programma denso e impegnativo dedicato alla musica del Novecento. Sorprende il giovane pianista Dmitry Shishkin nel “Rach3”.

Quest’anno, per futili motivi contingenti, non ho potuto seguire spesso i concerti al Festival di Lubiana. Ci sono però appuntamenti che l’appassionato non può perdere, e sicuramente un’esibizione di Valery Gergiev con l’Orchestra del Teatro Maariinsky è uno di questi eventi. Perciò, con qualche affanno, sono andato ad ascoltare il concerto al quale, ovviamente, ho visto anche molti concittadini.
Soprattutto ho visto molte donne e ragazze con scarpe impoponibili, come già a suo tempo. Ma questa è un’altra storia (strasmile). Leggi il resto dell’articolo

Onda su onda, siamo tutti sulla stessa barca. Paolo Longo e la sua Dissolutio protagonisti al Teatro Verdi di Trieste.

 

In una città come Trieste una serata musicale dedicata al mare e alle sue perturbazioni artistiche musicali trova il suo habitat naturale e, per certi versi, assume contorni peculiari soprattutto quando si pensi che il Teatro Verdi è a pochi metri dall’estremo lembo del Mediterraneo. E, come ben sanno i triestini, con situazioni atmosferiche particolari il mare non si accontenta di fare da cornice ma entra fisicamente in teatro da spettatore scapestrato, facendo qualche danno agli archivi o ai magazzini.
Ieri, invece, la sua presenza è stata solo evocata tramite la scelta del programma, imperniato su pagine musicali che, più o meno da vicino, ricordavano mare e scenari marini. Leggi il resto dell’articolo

Daniele Gatti e la Royal Concertgebouw Orchestra trionfano a Lubiana.

Debussy e Stravinskij sono compositori particolari, ai quali non ci si deve accostare con quello spirito molto italiano che pretende una melodia fluida e lineare, altrimenti si rischia una delusione.
Quello sopra è il classico fervorino che faccio a qualche neofita quando incontra buona parte della musica del Novecento. Beh, avreste dovuto sentire Métaboles di Henri Dutilleux (strasmile)!
Il programma del concerto a Lubiana della Royal Concertgebouw Orchestra era piuttosto impegnativo, vero. Ma quando sul podio c’è un fuoriclasse (per me) o almeno un direttore sempre interessante e mai banale (e questo spero valga per tutti) come Daniele Gatti gli ostacoli sembrano più facili da affrontare.
Qui, su La Classica nota, potete leggere le mie sensazioni sulla serata e anche qualche considerazione più personale sulla fortuna che abbiamo noi che, per passione o per mestiere, frequentiamo i teatri.
Anche questa volta ho scattato un paio di foto (cliccare), rischiando di essere cacciato (smile).

Un saluto a tutti, alla prossima!

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