Di tanti pulpiti.

Dal 2006, episodiche esternazioni sulla musica lirica e amenità varie. Sempre tra il serio e il faceto, naturalmente. #verybullo

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Recensione di Alceste, capolavoro di Gluck, ripresa in DVD a Monaco di Baviera.

Episodicamente recensisco Cd o Dvd che le case discografiche gentilmente mi mandano.
È questo il caso di Alceste, nella versione parigina, dopo che sei anni fa (il tempo vola!) vidi la versione viennese a Venezia.

La riforma gluckiana – formula che tende a semplificare di molto un processo culturale complesso – è ben rappresentata da Alceste, opera di grande fascino e complessivamente poco eseguita. Perciò, soprattutto in questi tempi orribili in cui i teatri sono chiusi quasi ovunque, il DVD della UNITEL è più che benvenuto.
Si tratta della registrazione di una produzione – che si riferisce alla versione parigina del 1776 – eseguita alla Bayerische Staatsoper di Monaco di Baviera nel 2019. Spettacolo ricco, quasi opulento, ma che presenta parecchie criticità.
La regia di Sidi Larbi Cherkaoui sembra un puzzle mal riuscito, con evidenti ispirazioni al teatro di Robert Wilson soprattutto nella gestualità ridotta dei protagonisti. E le stesse coreografie, sempre firmate dal regista, soddisfano solo dal punto di vista estetico ma non si compenetrano con la tragicità classica della narrazione; sono un valore aggiunto effimero e aleatorio.
Anche i costumi di Jan -Jan Van Essche sembrano più che altro velleitari mentre risulta efficace l’impianto luci di Michael Bauer, che valorizza le danze con cromie anche azzardate ma capaci d’impreziosire lo spettacolo con una discreta tridimensionalità.
Ho una grande opinione di Antonello Manacorda e anche in questo caso credo di poter affermare che abbia fatto un buon lavoro, anche se la sua direzione non è propriamente in sintonia con l’allestimento. Se il regista vuole stupire, Manacorda “si limita” a un’interpretazione asciutta ma palpitante, emozionante della partitura che guarda alla classicità plastica della vicenda anche a costo di qualche occasionale pesantezza. In particolare, ho trovato brillante l’accompagnamento ai cantanti e davvero coinvolgente l’atmosfera di mistero della strepitosa scena di Alceste e gli spiriti dell’oltretomba. Non particolarmente efficace, invece, mi è sembrato il Coro della Bayerische Staatsoper, che in altre occasioni ho trovato ben più convincente. Ottimo in tutte le sezioni il rendimento della Bayerisches Staatsorchester.
La compagnia di canto, complessivamente equilibrata, conta su due grandi nomi come Dorothea Röschmann (Alceste), Charles Castronovo (Admète) e l’affermato baritono Michael Nagy (Le Grand-Prêtre d’Apollon/Hercule): quest’ultimo mi è parso il migliore vocalmente e per pertinenza stilistica.
Gli altri due protagonisti non sfigurano certo, ma la Röschmann mi è sembrata troppo monolitica nella sua interpretazione che se da un lato convince per accento, dall’altro trascura la parte più intima del personaggio.
Castronovo ha una voce di bel timbro, ma Admète è una parte difficile e avrebbe bisogno di uno scavo psicologico più approfondito.
Tutto il resto della compagnia artistica si comporta egregiamente, ma alla fine resta la sensazione che la produzione non aggiunga nulla di nuovo a un’opera che meriterebbe qualcosa di più di una dorata routine.

dmèteCharles Castronovo
AlcesteDorothea Röschmann
Hercule/Le Grande PretreMichael Nagy
ÉvandreManuel Günther
Un Hèrault d’armes/ApollonSean Michale Plumb
CoryphèesAnna El-Kashem, Noa Beinart, Caspar Singh, Frederic Jost
L’Oracle/Un dieu infernalCallum Thorpe
  
DirettoreAntonello Manacorda
Regia e coreografieSidi Larbi Cherkaoui
SceneEnrik Ahr
LuciMichael Bauer
Video directorTiziano Mancini
  

Dancers of Compagnie Eastman, Antwerp
  

Bayerisches Staatsorchester
  

Chorus of the Bayerische Staatsoper
  
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Recensione seria di Alceste di Gluck al Teatro La Fenice di Venezia: forza Juve!

Dal momento che questo pomeriggio “sono di turno” anche al Verdi di Trieste per un concerto, non mi perdo troppo in chiacchiere sull’orrida Venezia , che pure meriterebbe sempre una certa attenzione.
Mi limito a considerare che la prevalenza di bianco e nero in questo allestimento è stata particolarmente gradita dall’ultras juventino che c’è in me (oh, io ho visto Sivori giocare al Grezar eh? Strasmile).
Quindi ecco di seguito la cronaca della serata. Minuto per minuto.Alc6 Leggi il resto dell’articolo

Recensione abbastanza seria di Orfeo ed Euridice di Gluck al Teatro Verdi di Trieste.

TeatroSera_3Ieri, prima della recita, in molti mi hanno chiesto cosa ne pensassi del nuovo sovrintendente Stefano Pace. Non capisco, cosa dovrei pensare? Non lo conosco, so che è il nuovo capo ma nulla di più. Mi pare ovvio che per Pace, come per chi l’ha preceduto, la valutazione sarà sui fatti e cioè la scelta del cartellone, la qualità degli spettacoli, la pertinenza delle scelte artistiche, l’organizzazione del lavoro, la capacità di mediare con i sindacati ecc ecc. Per ora posso affermare solo due cose. Che ha un cognome che si presta alla mia passione per i calembour (ne ho già in canna alcuni gustosissimi, strasmile) e che ieri, ed è un buon segnale, era presente in teatro e si è sottoposto alla tortura di essere presentato a una lista leporelliana di persone: contesse, ragazzine e ragazzette, marchesini e marchesette, critichini e criticoni (me compreso). Un vero e proprio incubo. Per fortuna a un certo punto è arrivato il Sindaco Cosolini e insieme, mano nella mano, sono saliti al palco reale, là dove osano le aquile, le aquiline e anche qualche aquilone. Una scena davvero commovente.
Ma, come sempre, veniamo alle cose meno serie e cioè agli esiti artistici della serata. Leggi il resto dell’articolo

Orfeo ed Euridice for dummies, prima della prima al Teatro Verdi di Trieste.

La mancanza di tempo mi costringe a un’estrema sintesi su Orfeo ed Euridice, opera che andrà in scena giovedì prossimo al Teatro Verdi di Trieste. Insomma, le cose indispensabili da sapere. Leggi il resto dell’articolo

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