Vi sarete accorti, credo, che la mia presenza su questo blog si è piuttosto rarefatta negli ultimi mesi. Il motivo di tale semidiserzione è che stavo preparando il debutto del mio primo lavoro teatrale in musica.
Senza troppi clamori, come peraltro avevo desiderato sin dall’inizio, la mia prima opera lirica (ma non certo la mia prima farsa) ha debuttato la settimana scorsa qui a Trieste, al Filodrammatico.
Il pubblico, piuttosto numeroso, ha apprezzato lo spettacolo in modo quasi incondizionato. La critica ufficiale un po’ meno, ma l’avevo messo in conto.
Qui di seguito alcune recensioni di colleghi apparse sui più disparati organi d’informazione, perlopiù di area germanica.
Amfortas (al secolo Paolo Bullo) è il vero figlio del suo tempo, e a noi dispiace che uno dei nostri più grandi artisti e certamente uno dei più geniali pittori di suoni si sia fatto sedurre da un soggetto perverso come il Così Fon Tutte di Philips Rowenta. Ma il consenso generale con cui lo ha ripagato il pubblico di Trieste è la prova inconfutabile che egli ha saputo ben valutare il livello culturale e il gusto artistico della sua epoca.
Allgemeine Musik Zcitung, A.Kleffel
La più pesante provocazione ai nervi, il Così Fon Tutte di Paolo Bullo tratto dal dramma di Philips Rowenta, arde di grandi estasi e passioni: certo è un mondo senz’anima. Poiché il soggetto non permetteva la realizzazione della principale facoltà della Musica, cioè l’espressione della vita interiore, alla musica, voce dell’anima, non è rimasto che l’uso del lato sensuale ed eccitante dei suoi effetti.
L’opera non gioverà allo sviluppo dell’arte drammatico-musicale, e va considerata a sé, audace esperimento di un coraggioso intenditore.
Das Blaubuch, W.Kienzi
Con una partecipazione senza precedenti e con immenso scalpore Paolo Bullo ha presentato il suo Così Fon Tutte al Teatro Filodrammatico di Trieste. A Trieste, non Roma dove forse la cornice di pubblico sarebbe stata più consona alla solennità dell’evento. Poiché, per quanto sia lodevole che anche le altre grandi città italiane affermino la propria autonomia artistica con tanta solerzia, è altrettanto vergognoso che Roma non sia stata capace di offrire al più interessante compositore contemporaneo la prima della sua opera.
Annunciato ovunque da settimane, assai favorito dall’involontaria pubblicità della censura, l’evento si è compiuto con tutte le formalità di un successo esteriore.
Kunstwart, R.Batka
Erano anni e anni che un’opera non creava tanta febbrile agitazione – e non solo negli animi musicali – già dall’annuncio della sua uscita, come la trasposizione in musica del Così Fon Tutte di Philip Rowenta da parte di Paolo Bullo. La prima si è rivelata un’occasione specialissima e, come si dice oggi, è stato subito “evento”.
Questa parola gode di grande e sempre crescente popolarità forse per il suo retrogusto commerciale, perché comunque la si usi, a proposito di un’opera d’Arte o di un artista, assicura subito eccellenti guadagni.
Zeitschrift der Internationalen Musikgesellschaft, E.Reuss
Che Paolo Bullo abbia abboccato all’amo disgustoso dell’atto unico rowentiano è un indizio preoccupante, e si accoda anche troppo con l’ultima produzione del Compositore, per la quale vale il detto “Qui proficit in literis et deficit in moribus, plus deficit quam proficit”, con la differenza che qui literae significano perizia musicale e i mores gusto artistico.
Die Grenzboten, Editoriale anonimo
Il nostro collaboratore Paolo Bullo ha sfidato il convenzionale pubblico triestino mettendo in musica un testo ardito come il Così Fon Tutte di Philips Rowenta.
Nonostante si sia presentato alla conferenza stampa di presentazione in condizioni psicologiche e fisiche penose, come ben testimonia la foto qui sotto,

Paolo Bullo non ha saputo destare pietà nelle frange più facinorose e conservatrici dell’intellighenzia culturale triestina, che l’hanno picchiato a sangue subito dopo la fine dello spettacolo.
Hanno fatto bene.
OperaClick, La Redazione
La decisione di aprire la stagione del Filodrammatico di Trieste con il Così Fon Tutte di Paolo Bullo è il più fedele ed esemplare specchio dei tempi che corrono nel teatro d'opera.
Il Filodrammatico è sempre stato un teatro esemplare, almeno nei suoi primi cinquant'anni di vita, per organizzazione, ricchezza di proposte, abilità ed avvedutezza di gestione.
Non per nulla il manager più significativo nella storia del teatro, era un ingegnere e non mi risulta avesse studi musicali, se non hobbistici, benché figlio di impresario teatrale.
Oggi, invece, i divi passano da un forfait all'altro, inanellano cancellazione per l'assunzione di ruoli impossibili o per tentarne degli altri inadeguati.
Imperano i compositori che rappresentano una Kultura fittizia, vero e proprio verminaio in cui i registi spendaccioni dissipano le già esangui casse dei teatri italiani.
Come sempre siccome la storia non si fa con le chiacchiere, saranno i fatti ovvero le poche riprese che avrà quest’opera insulsa a smentirmi, come mi auguro. A darmi ragione, come son certo.
Anche perché io trovo almeno singolare , se non addirittura sospetto, che la stesura di un’opera che parla d’asciugacapelli sia stata finanziata da una ditta che li produce e porta lo stesso nome dell’Autore, Philips Rowenta, del dramma teatrale.
Possiamo contare, e non ne sentivamo la mancanza, su di un nuovo mostro.
Domenico Donzelli, Il Corriere della Grisi
Certo, non sono solo critiche positive ma io sono dell’opinione che any press is good press.
Quindi va bene, anzi benissimo così.
Nei prossimi giorni scriverò qualcosa della trama e di come sono distribuite le parti nella compagnia artistica.
Un saluto a tutti.
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