Di tanti pulpiti.

Dal 2006, episodiche esternazioni sulla musica lirica e amenità varie. Sempre tra il serio e il faceto, naturalmente. #verybullo

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I’m in Bayreuth state of mind 2022

Loge, hor! Lausche hieher!

Ecco, mi senti ora, Loge? Un po’ avresti rotto le palle eh?
(chi capisce capisce)

Foto Michele Crosera

Nel disinteresse generale – forse mai come quest’anno, mi pare – riparte lunedì prossimo 25 luglio il Festival di Bayreuth 2022.
Il programma prevede come vernissage una nuova produzione di Tristan und Isolde e, a seguire nei giorni successivi, il (quasi) nuovo Ring per la regia di Valentin Schwarz e i già noti Lohengrin, Tannhäuser e Der fliegende Holländer. Inoltre, a cavallo (non di Grane, si fa per dire) di agosto e settembre si svolgerà un concerto di arie e ouverture wagneriane diretto da Andris Nelsons.

I cantanti e i direttori, complice il Covid, sono i soliti degli ultimi anni: non posso affermare che mi entusiasmino, sinceramente. In generale, a mio gusto, mi pare che le donne abbiano una statura artistica superiore agli uomini.
Sto cercando di capire se RADIO3 trasmetterà qualcosa, ma mi pare di capire di no. Direi che anche questo è un segno dei (pessimi) tempi che stiamo vivendo.
Nel frattempo, visto che mi sono preso anch’io il morbo così di moda – ma ne sto uscendo, anche se mi è costato quattro bei concerti – nei giorni scorsi mi sono assemblato il mio Bayreuth personale attingendo alle migliaia di dischi che mi ritrovo per casa.
Che dire? Ogni edizione che ho ascoltato aveva il suo fascino, anche se in generale preferisco quelle imperfette registrate dal vivo, anche con mezzi e conseguenti rese sonore ormai obsolete.
Qualche volta mi sono soffermato su passaggi specifici, mettendo a confronto dinamiche e agogiche di direttori diversi e fantasticando sulla valenza emotiva che dovevano avere certe voci straordinarie dal vivo. Esercizio ozioso, peraltro. La musica è figlia del suo tempo non solo nella composizione ma anche nell’esecuzione e nell’interpretazione.
Premessa questa considerazione, se avessi una macchina del tempo mi piacerebbe assistere a una recita della Valchiria con Hans Hotter oppure a un’esibizione di Astrid Varnay nei panni di Ortrud.
Quanto al Loge col quale ho cominciato, beh, insuperabile Gerhard Stolze.
Se riesco ad ascoltare qualcosa magari ne scrivo, ma dubito.

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Jonas Kaufmann trionfa al Festival di Lubiana. Recital impegnativo, ma il tenore concede ben quattro bis!

Foto Gregor Hohenberg/Sony Classical

Nonostante le consuete difficoltà contingenti il Festival di Lubiana è arrivato alla 69esima edizione, ospitando come sempre grandi protagonisti della scena musicale contemporanea in varie sedi cittadine: piazze, sale da concerto, chiese. Come ho già scritto altre volte, questa manifestazione ha una forte impronta autenticamente popolare: la capitale slovena si dona alla musica.
Dopo l’inaugurazione del mese scorso con Valery Gergiev e l’Orchestra del Mariinsky, pochi giorni fa si è svolto il concerto della coppia Anna Netrebko/Yusif Eyfazov e, ieri sera, è stata la volta dell’attesissimo recital di Jonas Kaufmann con l’Orchestra sinfonica slovena guidata da Jochen Rieder.
Il tenore tedesco è oggi uno degli artisti più ambiti da qualsiasi teatro, oltre che argomento di discussione per gli appassionati e richiamo irresistibile per il pubblico che, infatti, anche ieri si è presentato numerosissimo nonostante il costo dei biglietti non fosse esattamente popolare.
Il programma è stato peculiare: la prima parte dedicata alla musica italiana e la seconda interamente a Wagner, alternando in entrambi i casi Preludi e Ouverture ad arie d’opera, per quanto sia superficiale definire così i lacerti wagneriani.
Jochen Rieder ha diretto con piglio sicuro l’eccellente compagine locale che ha ben figurato nonostante qualche veniale ed episodico sbandamento degli ottoni nella seconda parte della serata. Ottimi gli archi e i legni e vigorose le percussioni.
Da wagneriano fradicio avrei saltuariamente preferito qualche decibel in meno (prima parte del Preludio del Lohengrin), ma l’acustica della grande sala da concerto del Cankarjev dom è difficile da gestire, soprattutto con un numero limitatissimo di prove.
Impeccabili, invece, sono risultate le esecuzioni delle pagine musicali italiane e in particolare è stata godibile la riuscita della celeberrima “Danza delle ore” da La Gioconda di Ponchielli.
Jonas Kaufmann è stato semplicemente grandioso, senza se e senza ma, nell’arco dell’intera serata.
Di là delle doti vocali, del tenore tedesco colpiscono la gestione della respirazione, il legato, la musicalità impeccabile e soprattutto l’eloquenza del fraseggio e la capacità davvero fuori dal comune di dare senso compiuto ai testi, alla parola scenica, quella che “scolpisce e rende netta ed evidente la situazione”, per dirla con Giuseppe Verdi.
Inoltre, con pochi gesti da consumato attore, porta subito dentro il personaggio. In questo modo i vari Enzo Grimaldo, Alvaro, Canio sino agli eroi wagneriani risultano vivi e palpitanti, credibili.
I personaggi sono spogliati da ogni retorica e lasciano intravvedere il lato umano, passionale, quello che li rende più vicini a noi e perciò più comprensibili.
A dispetto dell’oneroso programma Kaufmann ha regalato anche ben quattro bis, attingendo ancora da Wagner e passando per il Lied, la romanza da camera e l’operetta.
Tutti in piedi alla fine, a decretare il trionfo di un artista popolare e soprattutto bravissimo.

Giuseppe VerdiOuverture da I vespri siciliani
Amilcare PonchielliCielo e mar da La Gioconda
Amilcare PonchielliDanza delle ore da La Gioconda
Giuseppe VerdiOh tu che in seno agli angeli da La forza del destino
Ruggero LeoncavalloIntermezzo da Pagliacci
Ruggero LeoncavalloVesti la giubba da Pagliacci
Richard WagnerCavalcata delle Valchirie da Die Walküre
Richard WagnerEin schwert mir der Vater da Die Walküre
Richard WagnerPreludio da Die Meistersinger von Nürnberg
Richard WagnerMorgenlich leuchtend in rosigen Schein da Die Meistersinger von Nürnberg
Richard WagnerPreludio da Lohengrin
Richard WagnerIn fernem Land da Lohengrin
  
TenoreJonas Kaufmann
DirettoreJochen Rieder
  

Orchestra Sinfonica Slovena
  




Dal nostro inviato speciale al Festival di Bayreuth!

Come sapete da qualche anno Di tanti pulpiti ha un agente segreto all’interno del Festival di Bayreuth. L’inviato speciale ci racconta i retroscena del Festival esprimendo le sue opinioni: ecco il primo dossier (strasmile).

Ripartire non è stato facile ma era, a dir poco, necessario. Sarà per tutti noi che lavoriamo qui un festival da ricordare e, al contempo, da dimenticare. Stringatamente:

1) Tampone quotidiano obbligatorio (tornerò a casa con le narici di un equino!).

2) Ingressi ed uscite dal palcoscenico, sala coro, camerini etc.etc differenziati (della serie: si entra da una parte e si esce dall’altra che, solitamente dista circa un km. Tornerò con i polpacci di un maratoneta)

3) Il coro è diviso in due gruppi ciascuno di 70 elementi. Un gruppo canta dalla sala coro con tanto di microfono ed il tutto viene trasmesso in tempo reale in palcoscenico. L’ altro gruppo è in palcoscenico e..”muove la bocca”. Si, hai letto bene: cantiamo in…playback”. Risultati, durante le prove, discutibili. Tornerò a casa con uno spiccato sviluppo della muscolatura facciale.

4) Abbiamo fatto tutte le prove in palcoscenico con la mascherina 😷😠in sala coro hai visto come siamo stati “ingabbiati”. Per fortuna a partire dalle prove di assieme abbiamo potuto liberare il nostro volto… 5) Riguardo Holländer: ottima a dire poco la Grigorian anche se, a mio avviso, troppo “temperamentosa”. Ciò, in alcuni momenti va a scapito della voce ma glielo perdono. Direttrice d’orchestra molto in gamba che riesce a tenere testa ad un’orchestra che, con i direttori, sa essere molto critica e lo manifesta apertamente. Ciò fino ad ora non è avvenuto. Regia: mi farebbe piacere sapere che cosa mai hanno passato nella loro infanzia e adolescenza i registi attuali…Tutto sommato non è male ma c’è tanto Freud e non troppo Wagner…Ma qui si usa così…

6) Le altre opere sono collaudate e non c’è molto da dire se non che sono state ridimensionate scenicamente e registicamente per un coro dimezzato…

7) Non so come risulti, all’ascolto, il tutto. Posso giudicare solo ciò che arriva in palcoscenico e preferisco non farlo.

8) Non mi viene, per il momento, in mente altro 🤔..Ah! Sì! Nei Meistersinger, Festwiese, noi, meschini! che sediamo negli ultimi banchi abbiamo in dotazione anche i tappi per le orecchie perché abbiamo alle nostre spalle i riporti…

9) Tutto è terribilmente triste e non solo per quanto ho detto ma perché si avverte un tentativo forzato di ritorno alla normalità. Già il fatto di non vedere pubblico alle generali non è stato bello. Spero che con gli spettacoli la cosa cambi. Gli spettatori in sala saranno 900, salvo restrizioni dettate dall’andamento dei contagi. Il resto me lo dovrete dire voi che ascolterete. Io potrò solo darvi notizia di quanto accadrà…

I’m in Bayreuth state of mind 2021

Mentre venerdì prossimo, al Teatro Verdi di Trieste, si svolgerà la prima de La vedova allegra di Lehár, sulla sacra collina domenica 25 luglio si aprirà il Festival di Bayreuth 2021 con Der fliegende Holländer di (ovviamente!) Richard Wagner.
Dunque, per quanto in modo limitato, la grande festa wagneriana avrà luogo al contrario dell’anno scorso, quando la pandemia ne consigliò la cancellazione.
Non mi pare di poter dire che ci sia – almeno qui in Italia – una grande eccitazione e anzi, percepisco una certa indifferenza: le vicende del COVID-19 ormai hanno travolto qualsiasi notizia che non sia adiacente all’argomento virus.
Noi perfect wagnerite, wagneriani fradici più che perfetti, invece siamo sempre sul pezzo (strasmile).
Il programma prevede, oltre a una serata concerto con Andris Nelsons sul podio dell’Orchestra di Bayreuth, quattro opere: Der fliegende Holländer, Die Meistersinger von Nürnberg, Tannhäuser e Die Walküre.
Le curiosità sono molte, per esempio la direzione di Oksana Lyniv nell’Olandese, che si gioverà (?) della regia di Dmitri Tcherniakov e della mia amatissima Asmik Grigorian nell’insidiosa parte di Senta.

Nei Cantori nessuna sorpresa, sarà ripreso l’allestimento del 2017 di Barry Kosky con Philippe Jordan sul podio.
Per Tannhäuser si ripropone il discusso allestimento del 2019 con la regia di Tobias Kratzer e la direzione di Axel Kober. Tra i protagonisti Stephen Gould, Lise Davidsen ed Ekaterina Gubanova.
Le prefate opere saranno in forma scenica, mentre Die Walküre si svolgerà in forma semiscenica con i macabri e temuti (da me, almeno) interventi di Hermann Nitsch.
L’Olandese sarà trasmesso in diretta da Radio3, mentre, se ho ben capito, per le altre occasioni bisognerà arrangiarsi smanettando sulle frequenze internazionali.
Tutto sommato anche il ritorno del Festival di Bayreuth è un tentativo di ripristinare una parvenza di normalità, perciò ben vengano anche le provocazioni.

Chiusa la stagione estiva del Teatro Verdi di Trieste. Il futuro è incerto, ma si può sperare bene per i prossimi mesi.

Proprio mentre stavo scrivendo la recensione, è arrivato un comunicato stampa del teatro che recita così:

La programmazione della prossima Stagione concertistica 2020 è in via di definizione e verrà presentata in ogni dettaglio alla riapertura del Teatro. L’inaugurazione avverrà domenica 13 settembre 2020, con un grande concerto lirico sinfonico.

Insomma, non perdiamo la speranza!

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Grande prova di Daniele Gatti in un Tristan und Isolde che soffre una regia (Pierre Audi) non del tutto convincente.

Come sanno bene gli happy few che mi seguono in queste terre desolate, sono un perfect wagnerite e cioè un wagneriano fradicio (strasmile). Inoltre Tristan und Isolde è una delle mie opere da isola deserta, perciò recensire questo DVD è stato davvero un piacere. Leggi il resto dell’articolo

Schumann, Wagner e Liszt per il secondo concerto della stagione sinfonica al Teatro Verdi di Trieste: brilla la stella di Giuseppe Albanese.

Dovete sapere che siccome ero sconvolto dalla penuria di spettatori nel precedente concerto, su Twitter ho lanciato un appello: ho promesso un selfie con me a chi sarebbe venuto a teatro! Ebbene, il mio noto fascino da ottuagenario scarsicrinito ha colpito ancora ed effettivamente c’era più gente, questa volta. Certo, nessuno mi ha chiesto di immortalarsi insieme e a me, ma pazienza, conta il pensiero (strasmile). Leggi il resto dell’articolo

I’m in Bayreuth state of mind 2019. Anna Netrebko debutta a Bayreuth nei panni di Elsa nel Lohengrin.

Giovedì prossimo, 25 luglio, inizia il Festival di Bayreuth 2019 con il Tannhäuser diretto da uno dei miei artisti preferiti, Valery Gergiev. Un direttore per il quale, a mio modesto parere, vale sempre la pena spostarsi. Io lo ascolterò a Lubiana, alla fine di agosto, con l’Orchestra del Teatro Mariinsky in un concerto che si presenta interessante a dir poco.

Foto di Daniel Koch

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Musica e fotografia, due passioni incontenibili.

La scorsa settimana è stata, per il qui presente Amfortas aka Paolo Bullo, piuttosto densa d’impegni e anche di soddisfazioni. Di solito la mia vita scorre piatta e incolore, come quei personaggi operistici di secondo piano di cui ci si scorda il nome con facilità o, peggio, che non sono indicati neanche con un nome proprio. Che ne so, L’araldo, Un soldato o Il figlio semideficiente della protagonista (strasmile).

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In questo caso, invece, grazie alla quasi contemporanea organizzazione di due eventi, mi sono divertito parecchio. Leggi il resto dell’articolo

Appuntamento alla Feltrinelli, domani alle 18.

Questo più che un post è una semplice comunicazione di servizio.
Domani alla libreria Feltrinelli in via Mazzini 39, a Trieste, avrò il piacere di presentare il libro Il mito e il sacro in Richard Wagner, dialogando in modo semiserio con l’Autore, Pietro Tessarin.
Qualche mese fa ho recensito il libro su OperaClick.
Sarà una presentazione indolore, fidatevi, e poi tutti a vedere Madama Butterfly al Teatro Verdi di Trieste.
Vi aspetto!

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