Dopo la vera e propria sbornia scaligera in occasione della Carmen,
documentata anche dalle statistiche delle chiavi di ricerca (Carmen in tutte le salse), e la clamorosa esternazione di Zeffirelli nella polemica con Daniela Dessì e Fabio Armiliato (anche qui, nelle chiavi di ricerca Zeffirelli per tutti i gusti), si torna alla presunta normalità.
Tra venerdì sera e domenica pomeriggio sono andato a teatro altre due volte, e mi spiace di aver dovuto trascurare un’altra manifestazione organizzata
dall’Accademia Lirica di Santa Croce, che venerdì 11 alla Sala Tripcovich-de Banfield ha proposto una serata intitolata “Canzoni di Natale”. Purtroppo si svolgeva in contemporanea con il musical
Chicago al Politeama Rossetti, per il quale avevo i biglietti in tasca da mesi.
Spero di poter essere presente alla prossima manifestazione dell’Accademia, perché il lavoro di
Alessandro Svab è assolutamente meritevole di stima e visibilità.
Dunque, il Rossetti ha ospitato, in esclusiva nazionale, il celeberrimo musical di John Kander, Bob Fosse e Fred Ebb, dal quale è stato tratto anche
l’omonimo film (mi pare sia il terzo, ma non ne sono sicuro) con un cast di all star cinematografiche.
L’allestimento giunto a Trieste è quello originale, che si può vedere a Londra e New York, adattato alle esigenze del palcoscenico locale.
Lo spettacolo è stato godibilissimo ma, a parere mio, ha sofferto un po’ di mancanza di personalità e carisma nei protagonisti, con l’unica eccezione dello spettacolare
Gary Wilmot nei panni di Billy Flynn, l’avvocato che toglie dai guai le due donne assassine Roxie e Velma.
Immagino che non sia notissimo, ma la trama è ricavata da una storia vera, accaduta negli anni del proibizionismo proprio a Chicago.

Le due ragazze sono state interpretate da
Miriam Elwell-Sutton (Roxie) e
Twinnie-Lee Moore (Velma): entrambe bravissime, sia chiaro, perché cantano e ballano dal vivo come indemoniate per due ore.
Però manca ad entrambe un po’ di…peperoncino, diciamo, anche se non nego che difficilmente

mi sarei potuto scordare di Catherine Zeta-Jones.
Magnifici senza se e senza ma, invece, tutti gli undici musicisti dell’orchestrina jazz e la ventina di ballerini impegnati nello spettacolo.
Allestimento elegantissimo, bisogna sottolinearlo, poiché visto l’argomento sarebbe stato facile (e spiacevole) qualche scivolata di cattivo gusto.
Complimenti quindi a tutto lo staff artistico, al quale il pubblico che affollava il teatro ha tributato un trionfo assoluto.
Ieri pomeriggio poi sono stato al Verdi per vedere la recita domenicale del balletto “La fanciulla di neve”,

tratto dalla fiaba omonima di Aleksandr Nikolaevič Ostrovskij con la musica di Pëtr Il’ič Čajkovskij.
Lo spettacolo è del Teatro Stanislavskij di Mosca e, come dire, la provenienza è garanzia di qualità.
Da quelle parti, come ho già avuto modo di rilevare in occasione
dell’Oneghin di marzo, il livello di professionalità degli artisti è sempre eccellente.
Figuriamoci poi l’effetto che ha fatto su di me, che abitualmente mi muovo con l’agilità di un dugongo ubriaco, vedere questi splendidi ballerini e ballerine danzare con tanta grazia e abilità e senza farsi male, lo dico da profano di questa forma d’arte e soprattutto da recente infortunato per uno stiramento al polpaccio, che mi sono procurato nell’ardito tentativo di alzarmi dalla sedia (smile).
La trama della vicenda è davvero esilissima e fragile come un fiocco di neve (che sta scendendo qui a Trieste al momento in cui scrivo questo post), ma le scenografie, pur nella loro semplicità tradizionale, rendono lo spettacolo gradevolissimo.
Bellissima la scena in cui la Fanciulla, scappata dalla Terra del Gelo, riesce a farsi accettare dagli impauriti abitanti del villaggio, che la vedono così diversa.
Molto buona la prova dell’Orchestra del Verdi, affidata per l’occasione alla guida di Vladimir Basiladze.
Alla recita alla quale ho assistito io la prima ballerina era Natal’ja Ledovskaja.
Anche al Verdi successo pieno e teatro esaurito.
Insomma, dopo tante polemiche e livori, due belle serate a teatro ci volevano proprio.
Approfitto dell’occasione per ringraziare tutti coloro (tanti, ma tanti davvero) che qui sul blog, in privato e su OperaClick, mi hanno ringraziato per la questione Dessì-Zeffirelli-Teatro dell’Opera di Roma.
La possibilità di farsi rimborsare i biglietti è una bella vittoria per gli spettatori e potrebbe costituire un precedente esemplare.
Buona settimana a tutti.
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