Di tanti pulpiti.

Dal 2006, episodiche esternazioni sulla musica lirica e amenità varie. Sempre tra il serio e il faceto, naturalmente. #verybullo

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Festival di Lubiana: concerto di Anna Netrebko e Yusif Eyfazov con la partecipazione del mezzosoprano Monika Bohinec e l’Orchestra sinfonica slovena diretta da Michelangelo Mazza

Ieri pomeriggio, qualche ora prima del concerto di Anna Netrebko e Yusif Eyfazov con la partecipazione del mezzosoprano Monika Bohinec e l’Orchestra sinfonica slovena diretta da Michelangelo Mazza, ho ricevuto una mail dall’ufficio stampa del Festival di Lubiana.
Sostanzialmente mi avvertivano di arrivare al Cankarjev dom, la sala dove si sarebbe svolta la serata, con maggiore anticipo del solito perché ci sarebbero stati non meglio specificati controlli di sicurezza. Ovviamente il motivo era il timore che la presenza della Netrebko, artista russa, potesse essere pretesto per qualche esaltato per organizzare qualche contestazione.
Non contesto la decisione del management del Festival – tra l’altro i controlli sono stati piuttosto morbidi – però credo che la politica, anche in situazioni drammatiche come quella che stiamo vivendo, debba restare fuori dai teatri. La Cultura, suonerà pure retorico ribadirlo, dovrebbe avvicinare i popoli e non rappresentare ulteriore motivo di scontro ideologico.
Il programma del concerto era interessante e denso, in particolare per la presenza di una lunga scena tratta da La dama di picche di Čajkovskij e per la sorprendente esecuzione di Netrebko del celeberrimo Mild und Liese dal Tristan und Isolde di Wagner. In quest’occasione, sommersa da giustificati applausi, Netrebko ha voluto puntualizzare che era la prima volta che cantava il brano. Io, da wagneriano fradicio e perciò piuttosto esigente nel merito mi sono unito volentieri agli applausi.
Credo sia anche necessaria una puntualizzazione e cioè che nel concerto precedente di Juan Diego Flórez (qui recensito) l’orchestra slovena era sembrata moscia e disattenta: ieri, invece, la stessa orchestra diretta da Michelangelo Mazza ha fatto furori sia per bellezza di suono sia per calore e precisione.
In locandina potete vedere i brani proposti, ma non mi soffermerò su ogni singola pagina musicale; parlerò dei singoli in generale, partendo da Anna Netrebko.
Il soprano russo è sembrata in forma vocale straordinaria, la voce è di bellissimo colore e alcune sfumature sombre ne arricchiscono il fascino; lo strumento vocale è opimo, ricco di armonici e negli acuti si espande con facilità bucando l’orchestra anche nei passi più densi e svettando nei concertati.
La tecnica di respirazione le consente fiati lunghissimi e un legato eccellente, oltre che pianissimi e mezzevoci pregevolissime. In tutta la serata ha mostrato un unico momento di incertezza nell’attacco di In quelle trine morbide, forse per una piccola incomprensione col direttore. L’unico difetto, volendo proprio fare il pignolo, è nella pronuncia e nella dizione, spesso entrambe confuse ma ho ascoltato di (molto) peggio in interpreti considerate intoccabili dalla maggioranza degli appassionati.
Anna Netrebko ha carisma, quando entra in scena non ce n’è per nessuno, magnetizza gli sguardi di tutti perché è un animale da palcoscenico. Con pochi gesti entra nel personaggio anche in concerto, figuriamoci in un’opera in forma scenica. Inoltre, sa fare spettacolo anche nei bis, ballando, ammiccando e divertendosi.
È stata trascinante nei lacerti di Anna Bolena, civettuola ed empatica come Manon Lescaut, drammaticamente coinvolta nei panni di Liza e sorprendente come Isolde.
Yusif Eyfazov vive il frustrante equivoco di essere considerato alla stregua di un principe consorte: è già successo in altri casi nella storia della musica lirica, anche in anni recenti.
La realtà è che Eyfazov non è un fuoriclasse ma “solo” un buon tenore nel panorama odierno, come ce ne sono molti altri che frequentano senza scandali particolari i teatri di tutto il mondo. Ha voce da vendere, un timbro non esattamente baciato da dio ma non certo particolarmente esecrabile rispetto ad alcune sfiatate zanzare che più che sentire si intuiscono con l’immaginazione. La voce ogni tanto va indietro e la tecnica è da rifinire nel passaggio, è vero, ma l’unico reale problema è che tende a cantare spesso tutto forte, circostanza che in alcune occasioni – nello specifico la grande aria dalla Lucia di Lammermoor – non è pertinente con la temperie preromantica. Nelle altre arie, specialmente nei panni di Herman, l’artista è risultato del tutto convincente.
Nel contesto della serata ha figurato benissimo il mezzosoprano sloveno Monika Bohinec, artista temperamentosa e in grado di reggere benissimo il confronto con i più famosi colleghi: trascinante la sua interpretazione della difficile aria Acerba voluttà da Adriana Lecouvreur e sobriamente drammatica l’apparizione nella scena dalla Dama di Picche.
Michelangelo Mazza ha diretto con eleganza l’ottima Orchestra sinfonica slovena, accompagnando i cantanti con mestiere e classe e trovando interessanti spunti interpretativi nella Farandole tratta dall’Arlesiana di Bizet. Molto suadente anche il meraviglioso Intermezzo dalla Manon Lescaut.
Gli artisti hanno poi giovialmente proposto tre bis popolarissimi e cantati in un’atmosfera di divertimento generale e in puro stile baracconesco: Mattinata, Granada e Non ti scordar di me.
Quasi venti minuti di applausi hanno sancito una serata trionfale a dire poco. Poi, tutti a casa, felici di aver passato più di due ore lontani dalle brutture del mondo.

Gaetano DonizettiPiangete voi? Al dolce guidami da Anna Bolena
Gaetano DonizettiTombe degli avi miei…Fra poco a me ricovero da Lucia di Lammermoor
Francesco CileaAcerba voluttà da Adriana Lecouvreur
P.I. ČajkovskijOuverture da La dama di picche
P.I. ČajkovskijSeconda scena dal Primo atto da La dama di picche
Richard WagnerMild und Leise da Tristan und Isolde
Giuseppe VerdiForse la soglia attinse…Ma se m’è forza perderti da Un ballo in maschera
Georges BizetFarandole da la suite n2 L’Arlesiana
Giacomo PucciniDonna non vidi mai da Manon Lescaut
Giacomo PucciniIn quelle trine morbide da Manon Lescaut
Giacomo PucciniIntermezzo da Manon Lescaut
Giacomo PucciniTu, tu, amore? Tu? duetto da Manon Lescaut
  
DirettoreMichelangelo Mazza
  
SopranoAnna Netrebko
TenoreYuzif Eyfazov
MezzosopranoMonika Bohinec
  
  
Orchestra sinfonica slovena
  
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Recensione semiseria e sintetica di Macbeth di Giuseppe Verdi al Teatro alla Scala: l’allestimento del regista Livermore addomestica la follia per il pubblico di RAI1.

prima scala

Dopo la presentazione di pochi giorni fa, è il momento della recensione.
Quest’anno alcune dichiarazioni di Davide Livermore, regista del Macbeth che ha aperto la stagione scaligera, rendono più plausibile la mia consueta recensione espressa.
Livermore ha infatti dichiarato che “per una volta i privilegiati saranno gli spettatori a casa che, grazie a piccole telecamere disseminate sul palco e alla realtà aumentata, vedranno uno spettacolo che in teatro non si vedrà.”
Nonostante questo, apro con la solita avvertenza:

Questa recensione è frutto della visione televisiva della prima scaligera, perciò attenzione: solo dal vivo uno spettacolo può essere valutato in modo completo, per ragioni tanto evidenti che non sto neanche a elencare. Detto questo, andiamo avanti.

Livermore, che si avvale del suo collaudato team (scene di Giò Forma, proiezioni D-Wok, costumi Gianluca Falaschi), torna a trarre ispirazione dal cinema immergendo la vicenda in un ambiente che s’ispira al bellissimo film Inception di Christopher Nolan: futuro distopico – ma quale futuro non lo è, soprattutto nel sentire odierno – , con la presenza opprimente della skyline di una metropoli che potrebbe essere ovunque con i conseguenti rischi di alienazione di chi ci vive.
A mio parere non c’è molto altro da dire se non che l’allestimento è curato in modo maniacale e per certi versi spettacolare nello sfruttare il massimo possibile della tecnologia televisiva e non solo. Il regista ha messo molta attenzione anche nelle controscene e alle interazioni tra i personaggi e il coro. Le luci di Antonio Castro sono livide e taglienti e insieme alle complesse coreografie di Daniel Ezralow danno un valore aggiunto alla messa in scena. La domanda è: questo spettacolo coglie il senso della tragedia scespiriana e poi verdiana? Secondo me sì, ma l’allestimento è troppo esplicito, manca di mistero, svela troppo lasciando poco al territorio dell’onirico allucinato. Cerco di dire che è un allestimento troppo patinato, levigato, per una musica e una vicenda che sono invece selvagge e caotiche.

Riccardo Chailly, almeno dall’ascolto televisivo, dà una lettura tradizionale della partitura verdiana cogliendone in pieno la tinta cupa, scura e soffocante. Un’interpretazione di ampio respiro, in cui la retorica non prevale mai sulla maestosità del suono nonostante le dinamiche siano importanti e dirompenti. L’accompagnamento ai cantanti, tutti molto esposti per le arie difficili e celebri, mi è sembrato davvero rimarchevole. Nel complesso, mi pare che Chailly non si sia discostato di molto dalla sua magnifica lettura risalente al 1987, quando incise per la Decca l’opera e il seguente film-opera.

Luca Salsi (Macbeth) è oggi uno degli interpreti più affermati di Macbeth e ne ha dato conferma anche stasera. La voce, scura, è adattissima al personaggio. L’accento, l’attenzione alla parola scenica sono davvero encomiabili al pari della disinvoltura sul palco. Fantastico nella scena delle apparizioni! Oltretutto Chailly ha scelto di finire l’opera con l’aria “Mal per me che m’affidai”, che appesantisce la parte già molto impegnativa.

Anna Netrebko (Lady Macbeth) è un’artista che divide gli appassionati e anche questa sera, dal lato vocale, ha prestato il fianco a qualche critica. Impeccabile l’accento e migliorata la dizione rispetto a un tempo ma, soprattutto nei gravi, qualche suono è uscito artefatto. Il registro centrale è invece più che mai rigoglioso e gli acuti davvero notevoli. Solo elogi, invece, per le sue capacità di immedesimarsi nella parte, in cui è risultata molto convincente. Stupenda la scena del sonnambulismo.

Ildar Adbrazakov è stato un ottimo Banquo, che ha sfoggiato uno strumento imponente e timbrato (bellissima “come dal ciel precipita”) e brillante presenza scenica.

Francesco Meli (Macduff) affronta con baldanza una parte che è insidiosa nonostante sia breve e dà segnatamente il meglio nella sua aria “Ah! La paterna mano”.

Iván Ayón Rivas è, come si conviene, uno squillante Malcolm.

Meraviglioso il Coro, impegnato anche dal lato attoriale, ed eccellente la prestazione dell’Orchestra della Scala.

Validissime le prove dei comprimari: Chiara Isotton (Dama), Andrea Pellegrini (medico), Leonardo Galeazzi (domestico) e Costantino Finucci (apparizione).

Domani vedrò che ne pensano gli altri amici appassionati, intanto se avete voglia commentate pure, risponderò a tutti, magari con calma.
Se ci sono orrori ortografici abbiate pazienza (strasmile).

I’m in Bayreuth state of mind 2019. Anna Netrebko debutta a Bayreuth nei panni di Elsa nel Lohengrin.

Giovedì prossimo, 25 luglio, inizia il Festival di Bayreuth 2019 con il Tannhäuser diretto da uno dei miei artisti preferiti, Valery Gergiev. Un direttore per il quale, a mio modesto parere, vale sempre la pena spostarsi. Io lo ascolterò a Lubiana, alla fine di agosto, con l’Orchestra del Teatro Mariinsky in un concerto che si presenta interessante a dir poco.

Foto di Daniel Koch

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Recensione espressa e morigerata di Andrea Chénier al Teatro alla Scala di Milano: vince Riccardo Chailly, perde il teatro lirico.

Repetita iuvant.
Questa recensione è frutto della visione televisiva della prima scaligera, perciò attenzione: solo dal vivo uno spettacolo può essere valutato in modo completo, per ragioni tanto evidenti che non sto neanche a elencare. Detto questo, andiamo avanti.
Anche quest’anno soffro di recensione praecox, non c’è nulla da fare. Insomma mi espongo un po’ ma è tradizione di questo blog sgravare una recensione espressa, cotta sul momento.
Andiam, incominciaaaaaaaaaate (dai, è una citazione facile e mi si addice, strasmile).eyvazov_netrebko-kZT--1280x960@Web Leggi il resto dell’articolo

Recensione semiseria ed espressa di Giovanna d’Arco al Teatro alla Scala di Milano: allestimento ridicolo e i registi erano due.

Anche quest’anno, quando le trovo e ho tempo, metterò qui le recensioni che trovo online:
OperaClick
Alberto Mattioli

Roberto Mastrosimone

Daland
Operadisc
Andrea Merli
Enrico Stinchelli

Il corriere musicale

Il corriere della Grisi

Repetita iuvant, per cominciare:

Come ogni anno e come nelle confezioni di medicinali (Amfortas ci sta, come nome di un presidio medico chirurgico: un lassativo?), prima di fare un uso improprio di questo post bisogna leggere le avvertenze, la prima delle quali è che so già che farò un uso sconsiderato di parentesi e incisi (forse anche qualche divagazione, che ne so) che renderanno la lettura più faticosa del solito. Come se non bastasse, alcune scene mi hanno ricordato in modo irresistibile questo film di James Bond (strasmile).Goldfinger_Golden-girl
Questa recensione è frutto della visione televisiva della prima scaligera, perciò attenzione: solo dal vivo uno spettacolo può essere valutato in modo completo, per ragioni tanto evidenti che non sto neanche a elencare. Detto questo, andiamo avanti. Leggi il resto dell’articolo

Giovanna d’Arco al Teatro alla Scala di Milano: prima incursione poco seria.

Il 7 dicembre prossimo va in onda (è proprio il caso di dirlo perché ci sarà la diretta televisiva su RAI5 e RADIO3) il consueto caravanserraglio della prima dal Teatro Alla Scala di Milano, che quest’anno prevede la Giovanna d’Arco di Giuseppe Verdi.
Ora, potevo io far finta di niente? Magari – direte voi – e invece eccomi qui come ormai è infausta tradizione da molti anni. Perché sì, non è proprio l’opera migliore di Verdi (e polemiche inutili a parte, è obiettivamente così) ma è comunque un lavoro che ha fascino e anche qualche pagina ispirata.

Anna Netrebko beim Life Ball 2015

Anna Netrebko e Yusif Eyvazof

Ci sono poi tanti motivi d’interesse e due emergono con forza: è la prima volta da direttore musicale di Riccardo Chailly e, nei panni della vergine guerriera (definizione tra le più tristi mai coniate, rifletteteci) ci sarà Anna Netrebko, forse il soprano più famoso del momento e sicuramente la donna che si accompagna all’uomo peggio vestito di sempre (ok, anche lei non scherza, ma insomma…).
Completano il cast il tenore Francesco Meli, il baritono Carlos Álvarez, il basso Dmitry Beloselskiy e il tenore Michele Mauro.

A seguire una lenzuolata semiseria eppure noiosissima sugli anni di galera. Leggi il resto dell’articolo

Recensione seria di Iolanta di Čajkovskij, ultima fatica discografica di Anna Netrebko.

anna net

Una sobria Anna Netrebko (ok, qui era Halloween e scherzava)

Come ho scritto nella recensione dell’ultimo disco di Jonas Kaufmann, dal mio punto di vista le grandi star hanno un dovere morale legato intrinsecamente alla loro popolarità e cioè fare, per quanto possibile, divulgazione. Leggi il resto dell’articolo

Iolanta di Čajkovskij a Lubiana (Ljubljana): Anna Netrebko superstar.

Mi attende un novembre particolarmente intenso durante il quale dovrò confrontarmi con tre pietre miliari della lirica. Nell’ordine: Otello di Giuseppe Verdi, Tristan und Isolde di Richard Wagner nell’orrida Venezia e Il Barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini qui a Trieste. Roba forte. Leggi il resto dell’articolo

Jessica Pratt e Michael Spyres, la nuova coppia di fatto della lirica e una bella iniziativa di una coppia “vecchia”!

La lirica ha bisogno di “divi”, di artisti che in qualche modo riescano d’un tempo a risvegliare la passione assopita dei melomani di lungo corso, che tendono a intristirsi e fossilizzarsi sui vecchi idoli, e contemporaneamente veicolino l’arte del belcanto verso nuovi appassionati. I quali, per quanto mi riguarda, non è fondamentale che siano giovani. Mi accontenterei che fossero nuovi.
Houston, abbiamo un problema: i divi dovrebbero essere bravi e non è scontato che sia sempre così. Leggi il resto dell’articolo

Recensione semiseria ed espressa del Don Giovanni di Mozart alla Scala di Milano: deludono tutti, da Carsen alla Netrebko.

RASSEGNA STAMPA IN DIVENIRE:

Ecco qui, puntuale, il commento di Daland, che si sofferma sulle contraddizioni della regia.

Qui, invece, l’inferocita Aspasia.

Enrico Stinchelli, uno dei conduttori del programma radio La barcaccia.

Questo Don Giovanni si porterà dietro, credo, uno strascico di polemiche spaventoso. Leggi il resto dell’articolo

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