Di tanti pulpiti.

Dal 2006, episodiche esternazioni sulla musica lirica e amenità varie. Sempre tra il serio e il faceto, naturalmente. #verybullo

Recensione abbastanza seria dell’Ermione al Rossini Opera festival.

Ieri alle 20, in diretta dal Rossini Opera Festival, Radio3 ha trasmesso l’Ermione, azione tragica in due atti che ha aperto il Festival 2008.
L’opera debuttò nel 1819 al San Carlo di Napoli e fu un disastro, tanto che lo stesso Rossini decise di ritirarla dalle scene. Questo capolavoro, perché di ciò si tratta, rimase in sonno fino al 1987 quando fu ripreso per la prima volta proprio al ROF di Pesaro.
Questo lavoro di Rossini è da considerarsi geniale, alla luce degli elementi di modernità introdotti sia nella scelta del testo ispiratore ( la tragedia Andromaque di Racine) sia nella musica.
Paradossalmente proprio la genialità dell’opera fu il motivo dell’insuccesso dell’esordio: come tutti i grandi, Rossini era più avanti del suo pubblico, in questo caso quello napoletano, che allora era tra i più illuminati e colti d’Europa.
Ermione non era, per quei tempi, un’opera rassicurante, ma anzi introduceva elementi inquietanti, cupi, un vero e proprio presagio romantico, appunto.
Rossini cucì addosso a Isabella Colbran il personaggio di Ermione, e già questa circostanza è indicativa della difficoltà del ruolo.
E anche per gli altri protagonisti non si lesinò sulla qualità, visto che Pirro fu affidato a Andrea Nozzari e Oreste a Giovanni David, mentre per Andromaca si pensò a Rosamunda Pisaroni.
Insomma quattro artisti leggendari, storici nel vero senso della parola, gli inventori del ruolo. ( a dire il vero solo per la Colbran, poi signora Rossini, si dovrebbero scrivere un centinaio di post!)
Questa, molto in breve, la pesante eredità che la storia del canto ha lasciato ai protagonisti della recita di ieri sera.
La trama, ricavata daqui:
 
 
A Buthrote, capitale del regno di Epiro. Dopo aver sconfitto i Troiani, il re Pirro, figlio di Achille, è ritornato in patria con numerosi prigionieri tra i quali vi è Andromaca con il figlioletto Astianatte. Egli non tiene fede alla promessa fatta a Ermione, figlia di Menelao re di Sparta, poiché ama Andromaca, che tuttavia lo respinge, fedele alla memoria di Ettore. Oreste, che è stato inviato a Buthrote dai re greci per risvegliare in Pirro il senso del dovere e il desiderio di gloria, dichiara il suo amore a Ermione che, tormentata dalla gelosia, sta cercando di riconquistare il cuore di Pirro. Questi non solo respinge il suggerimento di Oreste di sopprimere Astianatte, per evitare la futura immancabile vendetta, ma, alla presenza della corte e di Ermione, chiede ad Andromaca di sposarlo. Ella finge di acconsentire alle nozze, ma in realtà vuole solo salvare il figlio (e medita anche di uccidersi, per raggiungere l’amato sposo nell’oltretomba). L’umiliata Ermione, resa folle dalla passione, chiede a Oreste, quale testimonianza d’amore, di uccidere Pirro. Quando Oreste le presenta il pugnale insanguinato, prova che la vendetta da lei richiesta è stata eseguita, ella, presa da orrore per l’omicida, gli svela tutto l’amore che prova ancora per Pirro. Oreste, sconvolto e delirante, è trascinato via dai suoi compagni verso la nave.
 
Questa la locandina dello spettacolo:
 
Ermione, Sonia Ganassi
Andromaca, Marianna Pizzolato
Pirro, Gregory Kunde
Oreste, Antonino Siragusa
Pilade, Ferdinand Von Bothmer
Fenicio, Nicola Ulivieri
Cleone, Irina Samoylova
Cefisa, Cristina Faus
Attalo, Riccardo Botta
 
Orchestra del Teatro Comunale di Bologna
Coro da Camera di Praga
Direttore, Roberto Abbado
Maestro del Coro Jaroslav Brych
Regia, Daniele Abbado
Scene, Graziano Gregori
Costumi, Carla Teti
 
Ma come è andata ieri sera?
Dal mio opinabilissimo punto di vista, e soprattutto sottolineando che è solo in teatro che si valuta in modo serio un’opera lirica, (nulla so dell’allestimento scenografico e della regia, ad esempio)si è trattato di una recita contrastata, portata a termine dal direttore Roberto Abbado senza infamia e senza lode, con qualche pesantezza orchestrale di troppo.
La migliore (ma senza che si gridi al miracolo)è stata sicuramente Sonia Ganassi, che per la prima volta da quando ha cambiato repertorio mi ha convinto in un ruolo da tragedienne: l’accento era quello giusto, vigoroso ma non sbracato, la linea di canto omogenea, gli acuti molto nitidi. Certo, a Sonia Ganassi forse manca qualche volta l’ampiezza della cavata, ma il personaggio, devastato da sentimenti antitetici e viscerali, amore, odio, vendetta, esce bene.
Tra l’altro alla Ganassi ha nuociuto moltissimo la vicinanza dei microfoni per la ripresa radiofonica, che facevano sembrare singulti delle normali prese di fiato.
Il ruolo di Ermione è universalmente riconosciuto come tra i più perigliosi, difficili, la Colbran doveva essere un vero fenomeno vocale.
Andromaca era Marianna Pizzolato ed è risultata sufficiente nel caratterizzare un personaggio un po’ più lineare, ma pur sempre tragico: la linea di canto mi è parsa un po’ disomogenea, con qualche asprezza nel registro acuto.
Antonino Siragusa ha cantato indiscutibilmente bene, ma proprio ieri sera la sua voce molto infantile, mi si passi il termine, non coincideva con il personaggio che doveva interpretare: non è credibile un Oreste, figura tragica come poche altre, che si esprime con una voce quasi bianca. È per questo che personalmente trovo sempre più centrate le prove di questo tenore (triestino d’adozione, e mi fa molto piacere sottolinearlo) in opere di diverso carattere: nel Barbiere, nella Cenerentola, nella Sonnambula è nel suo ambiente naturale.
Gregory Kunde mi ha deluso, e mi spiace affermarlo perché è un grande artista: la voce appare gonfiata e ispessita artatamente e per lui vale lo stesso discorso di Siragusa, era fuori dalla sua competenza territoriale, il ruolo da baritenore non gli si addice. (forse sarebbe ancora oggi un grande Oreste, non so)
L’ottava bassa è suonata spesso sorda, gli acuti forzatissimi e in qualche occasione (il fuoco d’artificio dell’aria, ma anche nel duetto con Ermione) ho temuto che la voce si rompesse.
Va detto che se c’è un ruolo tenorile di difficoltà allucinante, beh, ci siamo, è proprio questo Pirro.
Tutti gli altri protagonisti si sono disimpegnati abbastanza bene, ma mi fa piacere segnalare il buon Attalo di Riccardo Botta e l’efficace Pilade di Ferdinand Von Bothmer.
Il Coro non mi è apparso in serata straordinaria, ma l’affiatamento migliorerà sicuramente nelle prossime recite.
Molto interessanti le interviste di Giovanni Vitali, in particolare quella con il regista Daniele Abbado, che ha spiegato la sua visone dell’opera.
Questa sera, sempre sulla benemerita Radio3, la diretta alle ore 20 del dramma giocoso L’equivoco stravagante: io purtroppo non ce la farò a seguirla, quindi niente recensione. [che peccato eh? (strasmile)]
 
Buona settimana a tutti.
 
 

13 risposte a “Recensione abbastanza seria dell’Ermione al Rossini Opera festival.

  1. annaritav 11 agosto 2008 alle 4:25 PM

    Mi dispiace tu abbia dovuto rinunciare al festival! Ho letto il tuo interessante commento e me lo stampo, così lo unisco alla documentazione che già ho su Ermione. Lo farò leggere anche al consorte melomane. Al prossimo appuntamento con la recensione del Maometto II, così sarò ben documentata! 😉

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  2. amfortas 11 agosto 2008 alle 6:33 PM

    annarita, sono certo che ti divertirai molto, è un’opera molto bella e comunque, al di là delle mie opinioni, è complessivamente ben cantata.
    Ciao!

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  3. utente anonimo 11 agosto 2008 alle 8:18 PM

    Complessi i libretti d’opera. Se non c’è il dramma (e lacrime) non c’è divertimento.
    ciao dal polpo

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  4. utente anonimo 12 agosto 2008 alle 3:06 am

    Si tratta di un’opera per cui ho un amore smisurato. Mi piacerebbe molto sentire la Ganassi in questo suo nuovo repertorio.

    Un abbraccio, m

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  5. amfortas 12 agosto 2008 alle 9:22 am

    Octopus, e pensare che c’è moooolto di peggio, come truculenza della trama 🙂
    Maliardina, la Ganassi è la migliore del cast sia come resa musicale sia come aderenza al personaggio 🙂

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  6. utente anonimo 12 agosto 2008 alle 12:52 PM

    da Giuliano:
    Conoscevo l’Ermione solo grazie all’edizione “storica” diretta da Kuhn con la Caballé, Merritt, Blake. Riascoltando la versione diretta da Roberto Abbado, mi sono reso conto che la sto ascoltando per la prima volta. L’edizione diretta da Kuhn era nevrotica, ansiogena, tutta di corsa, quasi che fosse l’Elektra di Strauss; invece Abbado mi ha accompagnato per il percorso (non facile) facendomi capire tutto. Ecco, questo non è facile: ho sempre apprezzato i direttori che dirigono così. Io non so nulla delle tecniche di direzione d’orchestra, ma ci sono dei direttori che ho amato moltissimo, in primo luogo Sawallisch, proprio per questa qualità. Con Sawallisch, non ho mai sentito cantar male nessuno; con Sawallisch, sono arrivato fino in fondo e senza fatica con opere che non conoscevo, in tedesco, difficilissime e lunghissime (La donna senz’ombra! che meraviglia…). Dicono che uno così fosse Serafin, penso che fosse vero – poi quando si parla di dischi questi direttori li trattano sempre male, ma il disco è una cosa, il teatro un’altra.

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  7. amfortas 12 agosto 2008 alle 6:46 PM

    Giuliano il bello della lirica è anche questo: io ho preferito la direzione di Kuhn a quella di Roberto Abbado, e proprio per i motivi che hai detto tu.
    I sentimenti feroci dell’Ermione non sono poi così distanti da quelli dell’Elektra, se ci pensi.
    Grazie per la tua costante attenzione!

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  8. pears 17 agosto 2008 alle 9:23 am

    Pensare a Kunde per la parte di Pirro, anche solo pensarlo, io credo sia stato davvero sadico…

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  9. amfortas 17 agosto 2008 alle 11:29 am

    pears, credo anch’io sia stato un errore di valutazione, dell’artista e di chi gli ha proposto il ruolo.
    Ciao.

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  10. annaritav 17 agosto 2008 alle 6:55 PM

    E veniamo a Ermione. Non ho apprezzato per nulla l’ambientazione moderna, con quei costumi da gerarchi nazisti, uomini al guinzaglio e prigionieri troiani che mi facevano pensare ai campi di concentramento. Giustamente Pino sostiene che la tragedia è universale, ma io avrei preferito vederla calata nel suo solenne contesto. La direzione di Abbado mi è piaciuta, seguivo i suoi movimenti lenti e misurati e li paragonavo con quelli esagitati di Khun della sera prima. Insomma, proprio il contrario di ciò che avete scritto voi qui! Le voci mi sono piaciute, grandi applausi rafforzati da un gran rumore di piedi pestati per Antonio Siragusa e Sonia Ganassi, anche loro scenicamente convincenti. Un’impressione totalmente diversa rispetto al Maometto II, ma comunque di grande piacere e partecipazione. In conclusione, sono stata davvero contenta anche di Ermione. Ascoltare quelle voci salire e scendere di tonalità, tanto nell’Ermione come nel Maometto II, mi ha fatto una grande impressione. Che parti difficili ha creato Rossini!
    Annarita

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  11. amfortas 18 agosto 2008 alle 7:44 am

    Annarita, è il solito discorso della presunta atemporalità delle regie (Abbado regista ha detto alla radio che non voleva riferirsi a nulla in particolare): molto spesso in questo limbo atemporale si riconoscono tratti evidenti del nazismo.
    Ora, non che questa scelta non vada bene, ma tanto vale dichiararlo no?
    Sono contento comuqnue che lo spettacolo ti sia piaciuto: Ganassi e Siragusa sono tra i nostri interpreti più sensibili e preparati, anche se io proprio in questo post ho manifestato perplessità sulla scelta di Siragusa quale Oreste, ma non certo per capacità tecniche.
    Ciao!

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  12. RottamieViolini 18 agosto 2008 alle 9:52 am

    bianca o non bianca (la voce) pochissimi competono con Siragusa attualmente.

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  13. amfortas 18 agosto 2008 alle 4:11 PM

    RottamieViolini, sono d’accordo, ma resta il fatto che dal mio punto di vista Siragusa è più adatto a parti meno drammatiche.
    Ciao.

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