È arrivato il giorno della Walchiria e la recensione espressa era d'obbligo, considerato che Die Walküre è per me una specie di coperta di Linus. Ecco qui di seguito le mie impressioni, anche questa volta ricavate quasi in diretta dai miei appunti durante l'ascolto, e quindi magari con qualche stonatura nella consecutio che spero mi perdoniate, nell'eventualità.
I atto
Di solito capisco se siamo davanti ad un grande Hunding dalla prima frase: Du labtest ihn? (lo rifocillasti?).
Ecco, oggi a Bayreuth c’era un Hunding davvero ragguardevole e cioè Kwangchul Youn, che ha insinuato a Sieglinde la frase riportata all’inizio con l’accento giusto: sorpresa, sospetto, forse già l’intuizione che quello straniero è proprio l’odiato Siegmund.

A Youn rimprovero solo qualche sfumatura troppo corrusca, ma credo che la circostanza sia dovuta anche all’adrenalinica concertazione di Christian Thielemann, un vero gigante sotto ogni punto di vista.
Pallidina e fragile anzichenò invece Edith Haller alla quale imputo soprattutto una mollezza di fondo e scarsa incisività interpretativa, pur senza che si siano ravvisati problemi particolari. Credo che proprio la voce, che ho spesso sentito andare indietro anche sui primi acuti, non sia adatta a questo repertorio, tanto che la recita l’ha vista cantare sempre in difesa, cercando una liricizzazione che suonava, in alcuni momenti, grottesca. Un vero e proprio naufragio il lungo monologo O merke wohl, was ich dir melde! Nella parte centrale del successivo duetto sembrava una Lucia di Lammermoor piuttosto affaticata capitata per caso a Bayreuth.
Anzi, a voler dirla tutta, m'ha evocato quest'immagine agghiacciante: una velina in preda a un attacco isterico sull'Isola dei Famosi.
Voglio dire, la giovanile passionalità di Sieglinde non può essere resa con una generica e concitata agitazione, vuota in basso e stridula in alto!
Quanto a Johan Botha, Siegmund, mi è piaciuto abbastanza nella terza scena anche se così, a orecchio, mi sa che la voce non abbia l’ampiezza e il volume per svettare sull’ordito orchestrale wagneriano (paradigmatica l’invocazione a Wälse, deboluccia come volume e come accento) , soprattutto con un Thielemann che mi è sembrato in questo primo atto ottimo, ma molto autocompiaciuto. Il tenore è arrivato stremato al celeberrimo Winterstürme, povero!
Meglio nel finale, nonostante l’ultimo acuto che, lo ricordo per l’ennesima volta, è un LA che pesa come un macigno, sia stato ghermito con uno sforzo sovrumano.
Dicevo di Thielemann (che anche avuto il pregio di “riprendere” un paio di volte la Haller, palesemente fuori tempo). Il direttore opta per una lettura bruciante di questo primo atto torrido e sensualissimo, e l’Orchestra di Bayreuth risponde a meraviglia, tanto che l’ascoltatore attento non può che meravigliarsi per il diverso rendimento della compagine rispetto al confusissimo Lohengrin iniziale.
Certo, questo primo atto è una delle pagine musicali più emozionanti mai scritte.
Pubblico in delirio all’intervallo.
II atto
Albert Dohmen apre con cautela il secondo atto, dopo la splendida introduzione orchestrale di Thielemann, vibrante e appassionata.
Linda Watson ha un accento fiero e appropriato, ma la voce appare un po’ schiacciata negli acuti che sono pure leggermente calanti.

Mihoko Fujimura, Fricka, non è adamantina nell’intonazione ma anche lei ha l’accento giusto, cosa di cui ho dubitato ieri dopo il Rheingold.
Nel complesso il lungo duetto iniziale appare convincente soprattutto per l’ottimo contributo di Dohmen, che è un Wotan di livello storico e non certo da oggi. Brava però anche la Fujimura, che si riprende bene ed appare sufficientemente nobile e altera. Splendido, in particolare il suo commiato all’arrivo di Brünnhilde.
Il duetto successivo tra Wotan e Brünnhilde è interpretato magnificamente da Dohmen, che sembra in forma vocale migliore rispetto all’anno scorso. La Watson, pur senza demeritare particolarmente, non mi convince perché mi dà la sensazione di essere sempre al limite con l’intonazione e di forzare molto.
Tornano in scena Siegmund e Sieglinde, fuggitivi e spaventati: il tenore Botha sembra rinfrancato, mentre la Haller pare sempre una bambolina con grossi problemi d’intonazione, ahimé. Inoltre, la sua perenne agitazione la fa sembrare petulante e algida, esattamente il contrario di ciò che dovrebbe.
La quarta scena è una delle più drammatiche mai scritte in un’opera e anche tra le più commoventi.
Qui entrambi i protagonisti, Siegmund e Brunnhilde, sono egualmente convincenti anche dal lato vocale (meglio Botha, però) oltre che da quello interpretativo, ben supportati da un Thielemann straordinario nella ricerca di un suono drammatico ma pulito e mai ridondante o retorico.
Eccellente poi Dohmen, nel suo raggelante Geh' hin, Knecht!, che precede il sacrificio di Siegmund.

Sono pronto per la celebre “Cavalcata”!
III atto
Cavalcata nella quale, a mio parere, si sente qualche urlo di troppo da parte delle amazzoni, che sono: Gerhilde (Sonja Mühleck), Ortlinde (Anna Gabler), Waltraute (Martina Dike), Schwertleite (Simone Schröder), Helwige (Miriam Gordon Stewart), Siegrune (Wilkete Brummelstoete), Grimgerde (Annette Küttenbaum) e Rosweisse (Alexandra Petersamer).

Ancora una volta è pessima la Sieglinde della Haller, che corona così una prova veramente scadente.
Bene invece Dohmen, autorevole e imponente, affaticata la Watson. Thielemann stupefacente!
Nel lunghissimo duetto finale si percepisce lo sforzo e la fatica della Brünnhilde di Linda Watson, piuttosto stimbrata, ma l'artista non ce la fa proprio a tenere testa con il mestiere a un Dohmen pregevolissimo, ispirato più che mai nel fraseggio e brillante vocalmente.
Nel monologo finale, uno spauracchio vero e proprio, si sente qualche sintomo di stanchezza anche nel baritono, che però sembra quasi raccogliere le forze e ci regala un'invocazione a Loge memorabile.

Alla fine, grandi emozioni da un Thielemann già storico e da un sorprendente Albert Dohmen che sembra vivere una seconda giovinezza, soprattutto sentite le prove interlocutorie degli anni scorsi.
Peccato per la complessiva resa modesta delle donne, argh!
Pubblico in delirio, quasi impazzito.
Domani non riesco a seguire il Parsifal, perciò se volete aggiornarmi ve ne sarò grato.
Un saluto a tutti voi.
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