Di tanti pulpiti.

Dal 2006, episodiche esternazioni sulla musica lirica e amenità varie. Sempre tra il serio e il faceto, naturalmente. #verybullo

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Al Festival di Lubiana trionfano Anna Netrebko (&Friends) in una serata dedicata a Giuseppe Verdi

Il 71° Festival di Lubiana è in corso da un paio di settimane con molteplici proposte artistiche che abbracciano tutta la capitale slovena. Le piazze, le chiese e, ovviamente, le sale da concerto sono piene di appassionati e semplici curiosi. L’aria che si respira fa bene alla salute perché si vivono la musica e l’arte in modo spontaneo, tutt’altro che paludato e profondamente democratico, tanto che mi sento di spendere l’abusato aggettivo inclusivo con serena leggerezza.
Con queste premesse non c’è una graduatoria di importanza per le serate ma solo appuntamenti più prestigiosi per i nomi degli artisti coinvolti.
È il caso del concerto di ieri al Kankarjev dom, che avrebbe potuto benissimo essere intitolato Anna Netrebko & Friends sia per l’indiscutibile carisma e popolarità del soprano sia per la proposta nazionalpopolare delle arie e i duetti scelti per l’occasione. Attenzione però, perché al contrario di buona parte delle baracconate degli anni 90 del secolo scorso il livello artistico è stato altissimo anche nella scaletta, completamente dedicata a Giuseppe Verdi. Anch’io, che non sono precisamente avvezzo a nazionalismi strumentali, ho pensato che ascoltare artisti di codesto calibro che cantano e suonano Verdi all’estero fosse una promozione seria per la nostra identità culturale.
Una precisazione doverosa all’inizio della cronaca della serata: il mezzosoprano Elena Zhidkova era evidentemente in precarie condizioni di salute e perciò bisogna solo ringraziarla per la partecipazione.
Sul podio dell’ottima Orchestra sinfonica slovena, Michelangelo Mazza si è disimpegnato con grande intelligenza accompagnando i cantanti con attenzione e diligenza ma anche senza abdicare alle finezze che pretendono le partiture verdiane. Agogiche stringenti ma non frettolose, dinamiche vivaci ma lontanissime da effettacci bandistici che affliggono certe esecuzioni circensi. Verdi, anche quello più infuocato, resta sempre compositore raffinato.
Di Anna Netrebko si legge qualsiasi cosa ovunque, ma la realtà è una sola: è un’Artista. Ha carisma, presenza scenica, con uno sguardo coglie lo stato d’animo del personaggio, con un gesto entra nella vicenda. Inoltre, e credo sia utile sottolinearlo, è l’esempio di quanto siano cretini i giudizi lapidari sui cantanti. “Quello è così, tal altra e così ecc”. I cantanti sono in divenire, non possono essere cristallizzati in una valutazione tranchant valida per tutta la carriera. Oggi Netrebko ha una voce completamente diversa di un tempo per tornitura, colore e armonici e, di conseguenza, affronta repertori diversi seguendo l’evoluzione naturale dello strumento vocale, preziosissimo. Si notano anche dei difetti, più accentuati nelle arie meno frequentate (Pace, pace mio Dio) in cui la dizione e la pronuncia sono sembrate almeno rivedibili. Al contrario, nella sortita dal Macbeth che ha appena affrontato alla Scala e in cui ha recitato con proprietà il parlato della lettera, anche le prefate imperfezioni si attenuano di molto. La voce è ampia, robusta, di colore bellissimo e confortata da acuti quasi sfrontati e messe di voce delicatissime, sostenute da una tecnica e da una respirazione da manuale. Il soprano è nel pieno della maturità artistica e ci è arrivata, anche se pare ieri, dopo quasi trent’anni di carriera.
Yusif Eyvazov, si sa, non ha una di quelle voci benedette da dio ed è altrettanto noto che la sua tecnica, soprattutto nella gestione del passaggio, è piuttosto personale. Resta il fatto che è un cantante – dal mio punto di vista – sempre piacevole da ascoltare per entusiasmo, vivacità sul palcoscenico e comunicativa. Inoltre dizione e pronuncia sono quasi ineccepibili e non si può certo affermare che non abbia una voce importante per quanto difficile da gestire. Va da sé che – fatta di necessità virtù – del tenore si apprezzano più gli slanci eroici che i riflessivi ripiegamenti. E, del resto, ieri ha interpretato con generosità lo spavaldo e tracotante Duca, l’emozionalmente terremotato e sulfureo Alvaro, l’infelice guerriero Radamès e l’ardimentoso e audace Manrico. Una specie di concentrato in pillole delle caratteristiche del tenore verdiano per come è recepito nell’immaginario collettivo. Molto sicuro (e divertito) della sua forma vocale, Eyvazov ha gigioneggiato un po’ negli acuti, qua e là si è lasciato andare a qualche birignao ma, bisogna ricordarlo, i recital hanno dinamiche diverse da una serata “normale” in teatro e il pubblico ha gradito le sue interpretazioni viscerali, di pancia, degli sfortunati personaggi verdiani.
Il discorso si potrebbe ripetere nella sostanza per Željko Lučić, interprete di Rigoletto, Renato, Conte di Luna e Don Carlo di Vargas. I caratteri sono sfaccettati, ma vuoi per la scelta dei brani vuoi per indole, il baritono ha esaltato i lati più brutali dei personaggi, trascurando un po’ quelli meno epidermici e, soprattutto, dimenticandosi che i baritoni verdiani non sono mai solo protervi vilain ma anzi, i tratti di nobiltà sono prevalenti.
Di là di questo distinguo anche a Lučić il volume non manca e ieri sera nel duetto della Forza e nel terzetto del Trovatore ha boxato negli acuti con Eyvazov uscendone sconfitto di misura ai punti. Meglio, anche se sempre un po’ troppo truce, l’interpretazione dell’aria di Renato dal Ballo.
Il programma è stato completato con una pregevole esecuzione dei Ballabili dall’Otello, in cui Michelangelo Mazza ha trovato dall’orchestra slovena leggerezza e dinamismo.
Inevitabile il bis con il Brindisi dalla Traviata.
Occorre che dica come ha risposto il pubblico che affollava il Cankarjev?

SopranoAnna Netrebko
TenoreYusif Eyvazov
BaritonoŽeljko Lučić
MezzosopranoElena Zhidkova
  
DirettoreMichelangelo Mazza
  
Orchestra Sinfonica Slovena
  
Giuseppe Verdi Nel dì della vittoria (Macbeth) Ella mi fu rapita (Rigoletto) Un dì, se ben rammentomi (Rigoletto) Eri tu (Un ballo in maschera) Pace, pace mio Dio (La forza del destino) O tu che in seno agli angeli (La forza del destino) Stride la vampa (Il trovatore) Udiste? Come albeggi (Il trovatore) Invano Alvaro (La forza del destino) Ballabili da Otello La fatal pietra (Aida) Tace la notte (Il trovatore)



Festival di Lubiana: bel concerto di canto di Željko Lučić ed Evelin Novak.

I recital di canto sono una delle colonne portanti del cartellone del Festival di Lubiana e dopo l’inopinata rinuncia di Elīna Garanča (la settimana scorsa ha dato forfait per gravissimi motivi familiari), era molto atteso il concerto di Željko Lučić, affiancato dalla giovane Evelin Novak.
Il programma era decisamente nazionalpopolare, come credo sia giusto per un recital inserito in una manifestazione che si rivolge a un pubblico vasto qual è la kermesse slovena. Arie e pagine musicali notissime, quindi, tratte esclusivamente dal repertorio italiano più classico: Verdi, Puccini, Leoncavallo, Giordano e nessuna escursione nel Belcanto. Leggi il resto dell’articolo

Recensione espressa della Traviata di Giuseppe Verdi alla Scala di Milano. Molte croci e poche delizie. Il regista Tcherniakov distrutto dai fischi.

Ugo Malasoma su OperaClick

Daland su proslambanomenos

Angelo Foletto su Repubblica

Filippo Facci su Il Post

Pietro Bagnoli su Operadisc

Mattioli sulla Stampa

Giovanni Gavazzeni sul Giornale

Roberto Mastrosimone su Wanderer’s Blog

Aspasia su Il Diavolo Ascolta Mozart

Il bello di essere il viscido tenutario di un blog da quasi 10 anni tra qui, Splinder e ancora prima Tiscali, è che quando arriva il 7 dicembre sera non ti devi scervellare per scrivere il cappello della recensione della prima alla Scala, puoi limitarti a copiare quello che hai scritto gli anni precedenti (smile).
Perciò ecco la premessa indispensabile, da leggere in stile sillabato rossiniano come si fa con le avvertenze per i farmaci e scritta quasi senza segni d’interpunzione come in Cecità di Saramago.
Una recensione ricavata dalla ripresa televisiva di uno spettacolo operistico è forzatamente incompleta in quanto solo in teatro si possono valutare compiutamente alcune caratteristiche dell’allestimento delle voci dei cantanti e della direzione d’orchestra.
Inoltre la regia televisiva – bella o brutta che sia – mette in evidenza particolari che sfuggono in teatro e allo stesso tempo preclude una visione d’insieme dello spettacolo.

Avete ripreso fiato (smile)? Bene, allora cominciamo.
Intanto vi chiedo una cortesia. Segnalatemi nei commenti altre recensioni, così organizziamo una piccola rassegna stampa come l’anno scorso. Leggi il resto dell’articolo

Appendice alla recensione del Macbeth a Salisburgo.

L’amico Alucard, fedele lettore di questo blog, si è offerto spontaneamente di tradurre in inglese la mia recensione semiseria del Macbeth di Salisburgo. Immagino che la sua motivazione principale sia rendere nota urbi et orbi la mia pochezza, ma sapete come si dice, basta che se ne parli (strasmile).
Scherzi a parte, lo ringrazio pubblicamente.

In giornata, credo, pubblicherò un piccolo post sulla controversa Adelaide di Borgogna al ROF, intanto ecco di seguito il Macbeth.

The Macbeth of Giuseppe Verdi is considered as one of those operas impossible to perform today, because one believes that there are no singers who can match up to performances, which have gone down to history. In this cases, there is always a name that comes up: Maria Callas, who, left an indelible imprint on the role at La Scala in Milan in 1952, with an extraordinary Victor de Sabata conducting. Leggi il resto dell’articolo

Recensione semiseria ed espressa del Macbeth di Giuseppe Verdi dal Festival di Salisburgo 2011.

Il Macbeth di Giuseppe Verdi è una delle tante opere che oggi si ritengono ineseguibili, perché si pretende che non ci siano cantanti all’altezza di spettacoli ormai passati definitivamente alla storia. Leggi il resto dell’articolo