Nel 2008 si è celebrato un po’ovunque e in vario modo il 150° anniversario della nascita di Giacomo Puccini, uno dei più grandi spacciatori d’amore, come lo definì qualcuno che ora non ricordo.
Mi sembra giusto quindi, visto che non mi sono mai soffermato troppo su questa ricorrenza, cominciare il nuovo anno da blogger con un piccolo omaggio al compositore lucchese poiché mi sento in debito nei suoi confronti.
L’occasione me la fornisce un bell’articolo di Nicola Salmoiraghi sul mensile L’Opera .(piccolo inciso polemico: io cito le fonti dalle quali traggo ispirazione, sempre, e chi vuol capire capisca)
Ora, questo blog è letto da tante persone, addetti ai lavori, cantanti e così via ( le mie caselle di posta e di messaggi privati sono intasate di mail d’insulti come quella di Babbo Natale ai primi di dicembre, cioè le sue non d’insulti, spero, è che mi sono incasinato con la
consecutio e non riesco a uscire vivo da questa parentesi), ma io vorrei rivolgermi ai lettori che amo di più, coloro verso i quali esercito la mia costante e meritoria (?) opera di
divulgazione semiseria, nella malcelata speranza di redimere qualcuno dall’ascolto delle porcate che canta, che ne so,
Anna Tatangelo. (non me ne voglia nessuno, per favore, sto scherzando. Però vi prego cliccate sul nome della tipa e ditemi se in fondo al suo sito web di primo acchito non leggete anche voi
Visita il nuovo fanculo di Anna Tatangelo)
Allora, con questo spirito e il sorriso sulle labbra, analizziamo psicologicamente ed armati di sulfureo spirito toscano queste famose eroine di Puccini, e vediamo come si comportano nella vita. Scrivo nella vita non a caso, perché sono sempre tra noi, l’altro giorno giuro che ho visto Mimì in farmacia mentre chiedeva uno sciroppo per la tosse.
La prima di queste ragazze, in ordine di apparizione (o composizione, se preferite) si chiama Anna ed è la protagonista di Le Villi.
Non c’è molto dire su di lei, se non che rompe le palle al fidanzato anche da morta. Le Villi sono strane creature che sarebbero state benissimo in uno dei romanzi dei nostri scrittori più misconosciuti e sottovalutati: Tommaso Landolfi. (il romanzo, bellissimo, è
La pietra lunare)
Poi ci sono altre due tipe assurde nel lavoro successivo del Maestro, quell’Edgar che si contende assieme a poche altre il prestigioso titolo di Peggior opera mai scritta, e che recentemente è stato riproposto a Torre del Lago.
Puccini (e i suoi librettisti, lo sottintendo sempre)qui proprio non voleva lavorare di fantasia neanche per i nomi, infatti come chiama le due ragazze? Fidelia e Tigrana.
Secondo voi, quale delle due è la buona?
Tu, maschio italico (ma anche no, diciamo maschio in generale) che mi leggi, saresti tranquillo con una che ha un nome simile a una brutta Opel?
Peraltro, vogliamo parlare di Fidelia? Solo il nome mi fa l’effetto del lorazepam, con conseguente picchiata della libido.
Andiamo avanti e passiamo a Manon (Lescaut), che più che il nome di una donna sembra un invito a diventare ciechi.
Cioè questa s’invaghisce dello studente Des Grieux, lo circuisce e se lo scopa, poi siccome lo scellerato è pieno di soldi come può esserlo di tolleranza verso i gay l’onorevole La Russa, si trova un vecchio ricco, brutto, calvo, bavoso e rompicoglioni e lo lascia.(a parte il
ricco è il mio ritratto, lo so e lo dico per prevenire la battuta di
margie)
Poi, non contenta e annoiata, si riprende il giovane deficiente e va a morire di sete in un deserto americano.
Sarà mica normale?
Poi c’è Mimì, altra bona, ma rosta come si direbbe qui a Trieste.
Fa finta di perdere le chiavi di casa, sa di stare male e fa diventare matto quello sfigato di Rodolfo, che viveva benissimo con i suoi compagnoni in una soffitta di Parigi, andando di fiore in fiore, e non erano di plastica, mi sa.
Inoltre lo fa litigare col suo migliore amico, e poi muore.
Ecchecazzo.
Per non parlare di Musetta, altra disgraziata, che fa ammattire tutti gli uomini che ha intorno, però si fa mantenere anche lei da un vecchio trombone fino a quando le gira bene.
Certo, ha il cuore d’oro…come no!
Tosca, un monumento alla capacità di combinare solo casini in qualsiasi circostanza.
Egocentrica come nessuna, non vittima di Scarpia: è una Diva, tutti la vogliono tutti la cercano, è gelosa, minaccia di fare gli occhi neri alla Attavanti, fa i capricci col suo bel Mario Cavaradossi, provoca Scarpia, lo uccide e lo deride, vuole insegnare al pittore sfigato come morire per finta mentre quello schiatta davvero e poi, non contenta, non è che se ne va fuori dalle palle e basta, no, si butta pure giù da Castel Sant’Angelo tanto per mantenere un profilo basso, che se arriva in testa a qualcuno fa pure altri danni.
Cio Cio San, Madama Butterfly, è roba da manicomio.
Litiga con la famiglia, si fa mettere incinta da un ragazzone americano idiota, rompe le scatole a Suzuky, va in giro per i moli a cantare e vedere navi che non ci sono e poi si uccide, così l’americano, che è già condannato per chissà quanti anni al matrimonio, deve convivere con la moglie e col rimorso.
Un genio del male, una psicopatica.
Una delle peggiori è Minnie della Fanciulla del West, che vuol far credere di essere intonsa dopo che ha passato tutta la vita in un’osteria frequentata da minatori ubriachi.
Certo, perché se uno pensa ad un esempio di vita morigerata e scevra dai piaceri del sesso non può fare a meno di pensare ad un’ostessa che bara a carte e gira con la pistola, vero?
Quel finto mascalzone di Dick Johnson dove aveva la testa? Non era meglio che continuasse a frequentare Nina Migueltorena, che almeno quella non se la tirava tanto?
Dice: “Ma vissero felici e contenti, sono gli unici!”
Ho capito, ma chi ti sei portato in casa, Dick?
Arriviamo a Magda della Rondine, la Traviata dei poveri, perché questa folleggia per Parigi, si fa mantenere da un banchiere che si chiama Rambaldo e quindi bellissimo non doveva essere, ha una brevissima crisi di coscienza, giusto il tempo di rovinare la vita per sempre a un contadinotto che vuole tanto tanto bene alla mamma e poi torna a casa a smignottare, limpida e bianca al par di neve alpina.
Sembra la storia di una di quelle signore un po’ agée che se ne vanno in clinica a rifarsi la verginità e la riperdono già nella toilette dell’aereo, tornando a casa.
Bel sogno, Doretta, meco…me complimento!
Giorgetta del Tabarro con la scusa che fa un lavoro che ‘n le garba (si dice così?) e ha un marito dropout e segaiolo si trova un amante, ovviamente sfigato.
Risultato? Il marito s’incattivisce e uccide il povero disgraziato.
Complimenti anche a te che sostieni che conosci una musica sola, quella che fa ballare.
Coi lupi, ti farei ballare io, quelli della Roma che sono i peggio.
Angelica (anche qui, Puccini, che fantasia eh?) è una suora che la dava via come non fosse sua fino a che resta incinta e finalmente la rinchiudono in convento, dove pasticcia con la marijuana e comincia ad avere visioni.
La Zia Principessa, una virago fuori di testa e inacidita, ogni tanto va a trovarla per dirle che il frutto del peccato della ex vergine sta bene e questa che fa? Si uccide e spera che il signore la perdoni.
Doveva essere roba forte quella che preparava in convento.
Infine Turandot, ‘sta sfigata taglia teste che si diverte a fare gli indovinelli come Gerry Scotti ed è pure così poco piena di sé da ritenersi un premio adeguato.
Pretende, la megalomane, che nessun dorma a Pechino perché uno che non si è neanche presentato ha vinto il premio.
Nel frattempo, così, tanto per cambiare, fa uccidere la povera Liù che faceva da badante all’anziano papà dell’Innominato e si sudava la pagnotta come poche.
Una vicenda così assurda che persino Puccini non ha saputo mettere la parola fine.
(strasmile)
Bene, questo mio excursus semiserio tra le donne protagoniste delle opere di Puccini si chiude qui.
Spero di avervi strappato una risata, anche di sguincio.
Cominciare l’anno nuovo ridendo porta bene, mi piace pensare che il Maestro, gran burlone come un po’ tutti i toscani, avrebbe non voglio dire approvato, ma almeno letto con benevolenza questo mio post.
Ancora auguri a tutti, di cuore (che poi sarà l’unica frase che leggerà la stragrande maggioranza dei passanti, lo so benissimo!)
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