Dunque, si diceva dei consigli elargiti agli artisti per cantare meglio o più correttamente.
Vi avverto che è roba forte, io quando ho letto queste cose, tanti anni fa, ho rischiato di restarci per le risate.
Intanto, sottolinea il Traité des maladies de la voix, a cura di Colombat de l’Isére (1834), bisogna astenersi dalle pratiche sessuali il giorno della recita (ma anche quello prima, direi io) perché organi destinati alla riproduzione e vocali sono strettamente connessi e quindi se si stancano i primi ne risentono anche i secondi.
Quindi, se sentite un tenore che latra invece di cantare sappiate che ha commesso atti impuri da poco tempo e, probabilmente, il responsabile è il soprano che è stonata come una campana e cala sugli acuti che gli sta accanto. O forse il baritono che muggisce sullo sfondo, ché l’omosessualità (maschile e femminile eh?) nel mondo dell’opera è molto diffusa.
Vabbè.

Il famoso baritono De Luca sosteneva che per emettere un acuto come dio comanda bisognasse attorcigliarsi il cervello e la gola: pensare alla vocale “U” con la gola in posizione della “A”.
Io ho provato e ho rischiato di soffocare, non so voi.
Sembra che un tempo esistessero due macchine straordinarie, una per la messa di voce e una per gli acuti.
Allora, intanto cos’è una messa di voce?
Dicesi così un suono attaccato piano e poi rinforzato, per poi smorzarlo nuovamente. Mi viene in mente Mariella Devia, che di queste prodezze è docente.

Per eseguire la messa di voce bisogna possedere un ombrello: l’artista lo aprirà lentamente al momento dell’attacco e poi lo chiuderà quando smorza il suono. Potenza della suggestione, vero?
I manicomi non ci sono più, però, se ci fossero, credo ci starebbe bene uno/a tipo/a che bramisce aprendo e chiudendo un ombrello, tra quello che conta i sassolini del viale e l’altro che si mette e leva la camicia che non ha per tutto il giorno.
Ma sentite cos’era la macchina per gli acuti, e qui cito testualmente Rodolfo Celletti:
Immaginate le pedane, con l’asta verticale, che servono a misurare l’altezza di uomini, bambini, donne e militari. Nella macchina in questione, l’asta verticale che partiva dalla pedana era un po’ più grossa di quella, centimetrata, dei misuratori di altezza e terminava con una tavoletta rettangolare alla quale l’allievo, una volta salito sulla pedana, doveva accostare la nuca. Era inoltre tenuto-l’allievo- a stringere nel pugno la leva, in tutto e per tutto simile al freno a mano di un’automobile e collegata alla tavoletta da una serie di funicelle. Giunto all’acuto il cantante fulmineamente tirava a sé la leva e altrettanto fulmineamente la tavoletta s’inclinava e, premendo sulla nuca del soggetto, lo costringeva ad abbassare lievemente il capo.
Bastava questo per ottenere acuti formidabili!
Io ho la sensazione che se avessi provato un simile marchingegno sarei riuscito ad evirarmi, ovvio poi che avrei esibito acuti facilissimi.
Poi, per cantare bene, si dice, la bocca deve restare sempre della stessa forma e non variare troppo l’apertura: per spiegarci, come una chitarra. Non è che il buco della chitarra cambia dimensione mentre si suona, sempre uguale rimane, no?
Questo è un consiglio molto utile per certi mezzosoprani che tendono a rendere cavernosi i suoni, perché nelle note gravi tendono ad ingobbirsi, gonfiare il collo e spalancare o chiudere la bocca, trasformandosi inconsciamente in sosia di Regan, la bambina indemoniata dell’Esorcista, con l’unica differenza che i suoni che escono sono più agghiaccianti e spaventosi.
Allora, ecco la macchina per tenere la bocca aperta, che è più che altro un infame trucco: un turacciolo di sughero con una cordicella inserita o annodata in qualche modo.

S’inserisce il tappo tra i denti della cantante, che così vocalizza a bocca aperta sempre nello stesso modo, altrimenti se apre troppo le fauci il sughero la soffoca o se le chiude lo mastica. La cordicella, appunto, serviva per non chiamare il 118 in caso d’ingestione involontaria del tappo.
Ora, io sono certo che voi pensiate che io stia scherzando, ma non è così.
Questo era il sistema di un famoso sopranista, Baldassarre Ferri, e persino la recentemente scomparsa Giulietta Simionato sosteneva di aver usato questo metodo.
Insomma, se vedete qualche soprano che in piena estate e col solleone gira con l’ombrello, sputa un po’ ovunque pezzi di sughero e ulula come un lupo affamato, non pensate che sia pazza, si sta solo esercitando.
I veri nuovi mostri sono gli insegnanti di canto, diciamolo una volta per tutte!
Buon fine settimana a tutti (ultrastrasmile).
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