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Ciao Paolo,
Io parto il 3 per il Tempio. Ho dato un’occhiata alla regia del Tannhauser e mi sembra molto ma molto eretica, forse troppo, con qualche elemento divertente e qualche elemento interessante. Anche quella dell’Hollander mi pare paurosamente forzata… oramai le regie non si limitano a raccontare l’Opera ma ad intessere altre storie sulla storia raccontata. Così che abbiamo una musica che racconta una vicenda diversa da quella per cui è stata composta… e non sempre si adatta, e spesso la sovrascrittura è pesante. Ogni tanto bisogna ammettere che ci sono regie eretiche molto potenti o divertenti ( un Benvenuto Cellini di Philp Stolzl nel 2006 fu indimenticabile ). Detto questo, e tornando a Bayreuth mi sembra anche che manchino grandi direttori oppure che siano pochi e non vadano a Bayreuth, e pure i cantanti migliori da quelle parti sono di passaggio. Spesso mi capita di vedere allestimenti di maggiore livello a Parigi o a Londra. Comunque è sempre una grande esperienza, la prima la feci nel 1988 inaugurando proprio con il Parsifal, edizione Levine, poi ci fu l’Anello del Nibelungo di Baremboim, regia bellissima di Harry Kupfer.
Un saluto
Leo
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Leo ciao, ecco tu, nella tua competenza, secondo me prendi un abbaglio. Voglio dire che a mio parere non può essere una regia ad essere discriminante nella scelta di vedere o meno uno spettacolo. Mentre, al contrario capisco che possano esserlo un direttore o cantanti sgraditi. Io per prima cosa guardo i cast, poi tutto il resto. Per fare un esempio paradossale una qualsiasi opera wagneriana con regia di un cane sarebbe imperdibile se dirigesse Knap e cantassero Hotter, Varnay ecc. Non trovi? 😀 Ciao, Paolo
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D’accordissimo sul fatto che la discriminante maggiore sia su cantanti e direttore, ci mancherebbe Paolo, su questo non ho dubbi. Sul resto alla fine ci vado e me le vedo, e quindi provo a non avere chiusure. Ma diciamo che a volte devi fare due sforzi e l’emozione cede il posto spesso alla ragione, ed il rischio di sovraesposizione della regia sulla musica secondo me qualche volta esiste.
Ciao.
Leo
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Leo, certo il rischio esiste e non qualche volta, ma spesso! Però io sono dell’opinione che valga la pena rischiare. Mutatis mutandis, come sai benissimo, regie che sono considetrate oggi capolavori furono massacrate a suo tempo. Non solo, anche direttori e direzioni. Tanto per espormi a una brutta figura io ci ho messo anni per digerire la direzione di Boulez e altri anni ancora per apprezzarla nella sua carica innovativa. Ciao, Paolo
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A proposito del “Parsifal” ho appena terminato di leggere “Il mistero del Sacro Graal” di Graham Hancock, testo molto interessante per cui l’autore fece serie ricerche su antichi testi e tradizioni popolari per oltre due anni. Ovviamente si cita anche il “Parsifal” che venne scritto tra la fine del XII e l’inizio del XIII secolo, ed anche – en passant – l’opera di Wagner. Molto suggestivo ciò che l’autore scrive al termine del V Capitolo: “Il segreto dell’Arca (perché la ricerca dell’autore era se l’Arca dell’alleanza esistesse ancora, e dove fosse conservata”) accortamente codificato in uno strumento di trasmissione di cultura popolare come il Parzival, avrebbe avuto buone possibilità di essere preservato per sempre nella cultura del Mondo e sarebbe stato sempre a disposizione di chi avesse avuto la capacità di decifrare il codice di Wolfram von Eschenbach”
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Enrico ciao, gli approfondimenti sono sempre preziosi perché contribuiscono a far capire le opere e le temperie culturali attraverso le quali il Compositore ha scelto di musicare una vicenda. Ciao e grazie, Paolo
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Eh, caro il mio Paolo, ci sarebbe tanto da dire…Ma, nonostante tutto, siamo ancora qui. Domattina, come da tradizione finalmente ripristinata dopo la pandemia,andremo a “deliziare” Richie & Cosmy con Ave Maria di Bruckner e Corale dei Meistersinger tutti intorno alla loro tomba.Come da tradizione è prevista pioggia, come da tradizione saremo lì ad implorare tutti i santi pagani e non che il Sindaco faccia un discorso breve, come da tradizione poi di corsa a casa a ricaricare le batterie ché il Parsifal è lunghetto…ma non è male tutto sommato. Mi saprai dire dopo l’ascolto. Unica novità di quest’ anno: siamo stati tutti invitati da Söder al ricevimento post Premiere con tanto di invito al nominativo!Sarà un bel ricordo…Se vorrai/vorrete sapere altro:chiedete e vi sarà… detto! Vado a preparare lo zaino ché domani vado a cercare il Graal 😉Un abbraccio!
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Gabriella carissima ciao! Come sai i tuoi interventi dietro le quinte sono sempre più che graditi. Purtroppo i blog sono stati asfaltati dai social e perciò non si sviluppano più i bei dibattiti di un tempo. Tu però, se hai qualcosa da dire, scrivi sempre. Ciao, Paolo
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Con riferimento alla discussione in corso su “Operaclick” riguardo al “Macbeth” a Salisburgo, per cui ho capito l’ennesimo “regista” dei nostri tempi ha pensato bene di correggere Shakespeare (che evidentemente, poveretto, aveva sbagliato il tema della tragedia), noto che Wagner è, da decenni ormai, l’autore più massacrato da mediocri registi. Per i quali vale, a mio avviso, quanto disse Zeffirelli: invece di rovinare opere altrui con le loro “geniali” idee, propongano ex novo una loro creazione. Il forumista ZetaZeta di Operaclick ha detto benissimo, certe sciagurate messe in scena hanno il solo risultato di allontanare la gente dall’opera.
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Enrico ciao, su questo argomento abbiamo idee diverse, ma va benissimo! Ciao, Paolo
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Non sono contro le regie moderne a priori, basta che abbiano un senso e non tradiscano lo spirito dell’opera.
Ad esempio, la regia di Vick (mi pare) per “La Traviata” del 2004 all’Arena di Verona fu notevole, di diverse spanne superiore alle regie tradizionali
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Ciao Enrico, a priori è sempre sbagliato, si chiama pregiudizio. Sono sicuro che tu non abbia pregiudizi, come non ne ho anch’io. Ciao, Paolo
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Nessun pregiudizio, ma nel caso di questo “Macbeth” ribadisco che il regista si è inventato ciò che in Shakespeare non appare nemmeno di striscio…ho letto la tragedia (3 volte, perché è uno di quei testi memorabili ai quali si ritorna volentieri) e mi pare che Lady Macbeth sia una donna ambiziosissima, che non manca di cogliere l’occasione per realizzare le sue ambizioni, manovrando il marito quasi a piacimento. Altro che donna dolente per l’impossibilità di avere figli! Un simile punto di vista stravolge completamente il carattere della Lady, che non vedo proprio come una che si dispererebbe per non potere aver figli
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Enrico, la mancata maternità della Lady è già stata altre volte indicata come scaturigine della sua feroce ambizione. I caratteri delle persone si formano in base all’ambiente e con il forte contributo di quello che ci succedde. Non ci vedo nulla di male. Ciao, Paolo
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Ho letto che, se “Macbeth” in qualche modo – anche se a mio avviso è davvero tirato per i capelli – sta in piedi, la regia de “Le nozze di Figaro” è stata una schifezza tout court. Ora, a parte il fatto di spendere un occhio dalla testa per vedere svilito e deturpato un simile capolavoro, credo ci sia poco da stupirsi che l’opera abbia sempre meno spettatori. Basta con questi registi rubati all’agricoltura! Personalmente preferisco di gran lunga assistere alle opere così come le hanno pensate compositore e librettista. I “geni” della regia mettano in scena lavori propri – sempre che ne siano capaci – invece di deturpare i classici!
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Ciao Enrico, non so molto di queste Nozze se non ciò che ho letto in giro anch’io, evidentemente si è trattato di un allestimento non riuscito. Succede, ma non per questo bisogna farne un dogma e affermare che tutte le regie non tradizionali – e non si capisce a quale tradizione ci si appella – siano pessime. Ciao, Paolo
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Forse mi sono spiegato male…scene e costumi sono, per opere quali “Le Nozze di Figaro” o “La Traviata” (per citare due esempi celeberrimi) ovviamente quelli relativi ad abiti ed ambienti dei tempi in cui l’autore viveva. Per cui credo si possano pensare scene e costumi con riferimento ai tempi in cui viviamo, non è un “tradimento” nei confronti di librettista e compositore. Ma per quanto riguarda il carattere dei personaggi tutto si fa più difficile a mio avviso; a proposito delle “Nozze” credo tu conosca la commedia originale (che come senz’altro saprai, da appassionato wagneriano quale sei, Wagner nel suo “Musikdrama” definì “magnifica”) e quindi senz’altro ricorderai come Beaumarchais nell’introduzione definisca chiaramente il carattere e le peculiarità di ogni personaggio. Carattere e peculiarità che secondo me, pur ambientando la vicenda in tempi moderni, dovrebbero restare quelli definiti dall’autore. Aggiungo inoltre che forse Mozart, se i personaggi della commedia messa in musica fossero stati descritti come inclini all’uso di droghe o altro, avrebbe scritto della musica diversa da quella che ha composto, dato che gli operisti cercavano nello scrivere la musica per i drammi o le commedie scelte quali soggetti per opere in musica di adeguarsi ai personaggi ed alle situazioni ivi descritte. Ci sono rimaste tante testimonianze del fatto che si comportassero in tal senso. Per cui credo che alterare il carattere dei personaggi sia davvero un travisamento delle intenzioni di librettista e compositore. In conclusione ritengo sia assolutamente sbagliato, oltre che privo di qualsivoglia giustificazione, pretendere che – per restare ai due casi sui quali hai avuto la pazienza di leggermi e la gentilezza di rispondermi – i personaggi delle “Nozze” siano cocainomani (l’unico potrebbe essere Antonio), o che Lady Macbeth soffra per la mancata maternità, dato che il dettato non di Da Ponte o Piave, ma di Shakespeare e Beaumarchais non può essere travisato.
Un saluto cordiale e buona fine Estate
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Enrico ciao, sono anche questa volta d’accordo sino a un certo punto. Il teatro lirico non è come la Pittura o la Scultura che devono restare immutate nel tempo, perché è un Arte performativa che si sviluppa in tempi e in modo diversi nel corso dei secoli. Il problema nasce nel momento in cui gli allestimenti sono stupidi. ,a io preferisco vedere 99 Traviate stupide se la centesima è poi geniale. Per quanto riguarda le risposte non c’è problema, perché rimpiango – e molto – i tempi pre Facebook, quando i miei post erano impreziositi da decine, quando non centinaia, basta guardare l’archivio, di commenti. Ciao e grazie, Paolo
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