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Dal 2006, episodiche esternazioni sulla musica lirica e amenità varie. Sempre tra il serio e il faceto, naturalmente. #verybullo

Recensione seria di Alceste di Gluck al Teatro La Fenice di Venezia: forza Juve!

Dal momento che questo pomeriggio “sono di turno” anche al Verdi di Trieste per un concerto, non mi perdo troppo in chiacchiere sull’orrida Venezia , che pure meriterebbe sempre una certa attenzione.
Mi limito a considerare che la prevalenza di bianco e nero in questo allestimento è stata particolarmente gradita dall’ultras juventino che c’è in me (oh, io ho visto Sivori giocare al Grezar eh? Strasmile).
Quindi ecco di seguito la cronaca della serata. Minuto per minuto.Alc6

alc1La riforma gluckiana – formula che tende a semplificare di molto un processo culturale complesso – è ben rappresentata da Alceste, opera di grande fascino eseguita al Teatro La Fenice di Venezia in un nuovo allestimento di Pier Luigi Pizzi, che si misura per la quarta volta (versione francese compresa) con questo caposaldo della musica lirica.
Probabilmente quello di ieri sera è stato uno degli spettacoli migliori di Pizzi, il quale piega la staticità di fondo della vicenda alla sua visione di teatro lirico, immergendola in uno spazio neoclassico di grande suggestione e pulizia formale.Alc3
Il bianco e il nero sono i colori dominanti nell’imponente scenografia e degli eleganti costumi. Pochi altri elementi stilizzati (un tavolo, un letto, due cipressi) e una statua di Apollo sono sufficienti a completare la messinscena, che grazie a un gioco di luci semplice e raffinato allo stesso tempo acquisisce bella profondità ed equilibrio cromatico. Il coro – molto statico, certo – è tradizionalmente impiegato secondo i canoni della tragedia greca mentre la recitazione dei protagonisti è ridotta a pochi gesti essenziali, peraltro del tutto coerenti con la filosofia che ispira lo spettacolo.
Alla testa di una brillantissima Orchestra della Fenice c’era Guillaume Tourniaire il quale, in perfetta sintonia con l’allestimento, ha scelto un’interpretazione scabra ma emozionante della partitura riuscendo a evitare la trappola della meccanica metronomicità che non rende giustizia a questo repertorio oggi un po’ trascurato. In particolare ho apprezzato la plastica levigatezza dell’accompagnamento alle scene corali – eccellente il Coro della Fenice – e la compiuta ed espressiva tragicità della straordinaria scena di Alceste e gli spiriti dell’oltretomba.Alc 4
Protagonista assoluta della serata è stata Carmela Remigio, qui nei panni di Alceste della quale ha saputo restituire la sensualità della moglie e la tenerezza della madre. Immacolata la prestazione dal punto di vista vocale, soprattutto perché la linea di canto è omogenea e anche nel declamato il soprano evita accenti troppo marcati che sarebbero del tutto controproducenti e completamente estranei all’austerità neoclassica dell’opera. Una prestazione di grande maturità artistica in una parte lunga e difficile che, tra l’altro, sembra di ottimo auspicio per la ripresa del personaggio di Norma sempre alla Fenice, tra un paio di mesi.Alc2
Marlin Miller, Admeto, si è disimpegnato bene, con espressività e pertinenza stilistica ma è arrivato – mi è sembrato – piuttosto affaticato al finale, in cui ha evidenziato qualche nota non perfettamente a fuoco.
Ho trovato molto buona la caratterizzazione di Giorgio Misseri, che ha dato spessore e rilievo al personaggio di Evandro, piuttosto evanescente dal punto di vista drammaturgico.
Brava anche Zuzana Marková, Ismene di bel timbro e scenicamente intensa.
Validi anche i contributi di Armando Gabba (Banditore/Oracolo) e Vincenzo Nizzardo (Gran Sacerdote/Apollo), come apprezzabili sono stati gli interventi delle voci bianche di Ludovico Furlani, Eumelo, e Anita Teodoro, Aspasia e gli altri interpreti delle parti minori che trovate in locandina.Alc5
Teatro molto affollato anche se lontano dal sold out e pubblico che ha accolto l’allestimento e la compagnia di canto con grande entusiasmo. Trionfo per Carmela Remigio e per Pier Luigi Pizzi, che si è goduto i meritati applausi in barcaccia.
Un’ultima considerazione. La versione scelta era quella originale italiana, con tagli alle danze che, almeno a mio parere, non hanno inficiato né la comprensione del testo né lo sviluppo drammaturgico dell’opera.
Un saluto a tutti, alla prossima!

Admeto Marlin Miller
Alceste Carmela Remigio
Eumelo Ludovico Furlani
Aspasia Anita Teodoro
Evandro Giorgio Misseri
Ismene Zuzana Marková
Un banditore / Oracolo Armando Gabba
Gran sacerdote d’Apollo / Apollo Vincenzo Nizzardo
Cittadini, damigelle d’Alceste, un nume infernale Alessandra Giudici, Eleonora Marzaro, Ciro Passilongo, Antonio Casagrande
Direttore  Guillaume Tourniaire
Regia, scene e costumi Pier Luigi Pizzi
Light designer Vincenzo Raponi
Movimenti coreografici Roberto Pizzuto
Orchestra e Coro del Teatro La Fenice
Maestro del Coro Claudio Marino Moretti
 

 

 

7 risposte a “Recensione seria di Alceste di Gluck al Teatro La Fenice di Venezia: forza Juve!

  1. Giuliano 21 marzo 2015 alle 5:46 PM

    Anch’io preferisco la versione italiana; quella francese è molto differente, fra l’altro, io direi che si tratta di due opere diverse, non una riscrittura. La mia preferenza è dovuta al fatto che la versione italiana è drammatica, molto umana, mentre in quella francese c’è più distacco, come se la vicenda fosse vista da lontano. Nella versione francese, dettaglio non da poco, c’è Ercole che risolve la tragedia (deus ex machina), in quella italiana è tutto risolto dalla pietas. E poi confesso che amo moltissimo Ranieri de’ Calzabigi, vorrei saper scrivere come lui…
    Alla Scala, per una delle Ifigenie, ricordo un’intervista a Francesco Saverio Borrelli (lo avrei proprio tanto voluto come Presidente della Repubblica, detto en passant) che invece era del parere opposto al mio, diceva che il Gluck francese è il più grande. (però a me va bene ogni cosa, quando siamo di fronte ai grandi autori).
    L’allestimento è di Pizzi, sempre molto profondo ed elegante, ne ha fatti tanti di spettacoli belli!
    E il bianco e nero è bello ed elegante, per questo piace a così tanti appassionati
    🙂
    (l’alternativa per me è il rosso-blu, ma non uno qualsiasi: hai presente Giggirriva?)

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    • Amfortas 22 marzo 2015 alle 10:32 am

      Giuliano, mi piace leggere un tuo commento alla mattina, sa di vittoria 🙂
      E dopo l’inutile citazione, che non ti sto a spiegare com’è saltata fuori, devo dirti che Alceste in francese non convince troppo neanche me. In ogni caso sempre di bella musica si tratta e io apprezzo la bella musica comunque.
      Pizzi, lo sappaimo, più che un regista è uno scenografo, ed è anche vero che – come si diceva in sala – tende a ri-fare sempre lo stesso allestimento, però in questo caso i risultati sono stati ottimi.
      Certo che ho presente Giggirriva Rombo di tuono, come ho sempre presente anche il grandissimo Gianni Brera che nel suo campo valeva 100 Celletti, tanto per fare la sparata della domenica mattina.
      Ciao Giuliano e grazie.
      PS
      La mia alternativa è la Viola, pensa un po’. E anche qui ci sarebbe da aprire una parentesi non da poco!

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  2. Alucard 24 marzo 2015 alle 11:04 PM

    Bello spettacolo che sicuramente merita di essere visto!
    P.S. Sai se Giudici recensiva?

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    • Amfortas 25 marzo 2015 alle 9:09 am

      Alu, ciao. Sì credo che Elvio recensisca per CLassic Voice o per QN. Non ci ho parlato alla fine dello spettacolo ma sarà rimasto sconvolto dalla regia 🙂 (come sai non apprezza molto gli allestimenti statici).
      Ciao e grazie.

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