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Dal 2006, episodiche esternazioni sulla musica lirica e amenità varie. Sempre tra il serio e il faceto, naturalmente. #verybullo

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Un Don Giovanni tradizionalmente bello apre il Festival di Portogruaro: Mozart non delude mai!

Il 2023 saluta la quarantunesima edizione del Festival di Portogruaro che quest’anno è stato inaugurato per la prima volta con un’opera lirica. La scelta è caduta su uno dei più grandi capolavori della Storia della Musica: Don Giovanni di Mozart. Tra l’altro il librettista Da Ponte – e mai simile definizione è stata così riduttiva – ha vissuto un rapporto strettissimo con la cittadina veneta.
Alessandro Taverna, che della manifestazione è Direttore artistico, ha fatto una scommessa piuttosto rischiosa ma il quarto d’ora di applausi al termine dell’unica recita sono lì a dimostrare che l’azzardo è stato ripagato nel modo migliore possibile e cioè con l’apprezzamento incondizionato di un pubblico folto, attento e partecipe. Insomma, un trionfo, sostantivo spesso abusato ma che in questo caso spendo serenamente.
Non mi soffermerò sul Don Giovanni, che dopo 236 anni dal debutto a Praga conserva ancora gelosamente il proprio mistero – i libretti della trilogia Da Ponte sono vere e proprie anticipazioni delle teorie psicanalitiche che verranno un secolo dopo – e ci parla come se fosse stato scritto oggi. Anche l’ascoltatore di lungo corso, come chi scrive, resta ancora affascinato dal magnetismo di un’opera che indaga nelle pieghe di ognuno in un processo maieutico che costringe a farci domande e non a cercare risposte. Don Giovanni è, semplicemente, il paradigma del teatro lirico.
Il regista Alfredo Corno, che firma anche le scene e i costumi, si fa guidare da ciò che è scritto sul frontespizio del libretto: Dramma giocoso, un ossimoro che spiega già che un’ambiguità luciferina è la chiave di lettura dell’opera: si ride amaro, si piange ma con una punta di autocompiacimento, si ama ma sino a un certo punto. In un modo o nell’altro tutti i personaggi perseguono egoisticamente un loro scopo più o meno occulto e il più limpido è proprio lui, il cattivone, quel Don Giovanni che vuole scopare e basta. O no?
Messa in scena tradizionale – ammesso che voglia dire qualcosa – sotto ogni punto di vista, quindi, ma tutt’altro che stanca e fiacca perché le controscene sono curate, si percepisce che le interazioni tra i personaggi sono pensate e la vicenda procede senza intoppi, fluida e scorrevole.
Ho apprezzato la direzione di Massimo Raccanelli, sul podio dell’Orchestra Regionale Filarmonia Veneta che tutto sommato ha fatto il proprio dovere, nonostante qualche imperfezione qua e là che nella musica dal vivo è sempre presente anche in compagini più prestigiose. Dinamiche controllate e agogiche spedite ma non frettolose hanno garantito equilibrio e compattezza alla narrazione.
Qualche problema l’ha dato l’acustica della sala del Teatro Russolo, che non è pensata per l’opera lirica – la buca non c’è proprio – e in un lavoro in cui il dialogo tra archi e legni è incessante la prevalenza, almeno dalla mia posizione, di questi ultimi qualche volta è stata un po’ spiazzante. Anche il buon Coro Kairo Vox, preparato da Alberto Pelosin, ha risentito in questo senso perché nella scena finale si percepiva appena.
Per quanto riguarda gli interpreti mi sento di accomunarli in un grande plauso.
Christian Federici ha caratterizzato un mobilissimo Don Giovanni col fraseggio, una bella voce da basso baritono puro e una presenza scenica sobria ma carismatica.
Bravo Rocco Cavalluzzi, Leporello ipercinetico e mai sopra le righe nella gestualità in una parte che si presterebbe a qualche esuberanza.
Valentina Mastrangelo (Donna Elvira) ed Elisa Verzier (Donna Anna) hanno figurato entrambe splendidamente: voci di bel timbro, adatte alla parte, eleganti, fiere e nobili come è giusto che sia per questi personaggi che devono differenziarsi anche nel portamento e nell’accento dal “basso stato”.
Forse un po’ rigido sul palco ma convincente anche Gillen Munguia (Don Ottavio) che ha cantato e recitato con professionalità in una parte ingrata che comprende due arie di difficoltà tecnica immane.
Disinvolta Maria Chiara Ardolino nei panni di Zerlina e buona anche la prestazione di Francesco Toso (Masetto). A completare la compagnia artistica Carlo Malinverno, il quale ha interpretato un autorevole Commendatore.
Dicevo all’inizio del pubblico, che ha gradito molto la serata e ha spesso applaudito (a ragione) anche a scena aperta i protagonisti.
Aggiungo a chiosa finale della recensione che nelle piccole realtà spesso si trova un amore per il teatro lirico che latita in altre istituzioni più note. La serata, per quanto mi riguarda, è stata un grande esempio di etica del lavoro e civiltà teatrale.

Don GiovanniChristian Federici
Donna AnnaElisa Verzier
Don OttavioGillen Munguia
Donna ElviraValentina Mastrangelo
CommendatoreCarlo Malinverno
LeporelloRocco Cavalluzzi
MasettoFrancesco Toso
ZerlinaMaria Chiara Ardolino
  
DirettoreMassimo Raccanelli
  
Regia, scene e costumiAlfredo Corno
LuciAndrea Gritti
  
Direttore del coroAlberto Pelosin
  
Orchestra Regionale Filarmonia Veneta