Di tanti pulpiti.

Dal 2006, episodiche esternazioni sulla musica lirica e amenità varie. Sempre tra il serio e il faceto, naturalmente. #verybullo

Divulgazione semiseria dell’opera lirica: Anna Bolena di Gaetano Donizetti, da venerdì 19 gennaio al Teatro Verdi di Trieste

Il primo articolo dell’anno è dedicato alla consueta presentazione di Anna Bolena di Donizetti che debutterà – nello stesso allestimento già visto nel 2012, quando il ruolo del titolo fu interpretato da Mariella Devia – il 19 gennaio al Teatro Verdi di Trieste.
Anna Bolena è uno dei titoli simbolo del Belcanto in senso stretto, anzi ne è una delle vette più alte e impegnative per vari motivi che appaiono evidenti già solo nello scorrere il cast presente all’esordio dell’opera il 26 dicembre del 1930 al Teatro Carcano di Milano.

G.B.Rubini
Giuditta Pasta


Sono nomi leggendari: Giuditta Pasta (Anna Bolena), Giovanni Battista Rubini (Percy) e Filippo Galli (Enrico VIII). Da non trascurare anche la presenza di Elisa Orlandi nei panni di Giovanna Seymour.
l destino delle opere è strano, si sa. La storia della musica è piena di capolavori che incassarono successi clamorosi al debutto per poi scomparire misteriosamente. Anna Bolena è una di queste opere.

Riproposta con una certa continuità sino al 1870, anche perché ripresa da altri artisti straordinari come Giulia Grisi, Luigi Lablache, Matteo de Candia (il celeberrimo tenore Mario), di Anna Bolena poi si persero le tracce, sostanzialmente, sino al 1957, anno in cui fu riproposta alla Scala di Milano.

Maria Callas nei panni di Anna Bolena

Il discorso che riguarda l’oblio di alcune opere che oggi, ai nostri tempi, consideriamo capolavori imprescindibili è piuttosto complesso. Le riscoperte difficilmente avvengono per caso, di solito sono episodi inseriti nel contesto di movimenti culturali di ampio respiro che abbracciano arti diverse e artisti lungimiranti. Spesso entrambi i fattori insieme.
Indovinate chi fu la protagonista di questa riscoperta? Ma certo, la solita Maria Callas che in questa parte credo sia inarrivabile ancora di più che in altre celebrate occasioni. La registrazione – precaria, ma accettabile – di quella serata, ne è testimonianza inequivocabile.
In una lettera Donizetti dopo la prima del 1830 scrisse così:

Trionfo, successo, delirio, sembrava che il pubblico fosse impazzito. Nessuno ricordava un successo così pieno e completo.

Parole che potrebbero benissimo essere usate per la ripresa scaligera del 1957.

E pensare che il management della Scala, come già prima quello del Metropolitan di New York, non era convinto delle potenzialità esplosive dell’operazione, tanto che chiamarono il regista Luchino Visconti per ricreare il binomio vincente con la Callas e puntare sull’effetto “grandi nomi”. Ricordo che negli anni precedenti la strana coppia Visconti-Callas aveva già collaborato più volte alla Scala (La Vestale, La Sonnambula, La Traviata). Successi che sicuramente hanno dato spinta propulsiva al progetto, che con ogni probabilità non sarebbe andato in porto con altri nomi.

Unica pecca, ma erano altri tempi, il Maestro Gianandrea Gavazzeni decise tagli pesanti – a partire addirittura dall’Ouverture ridotta a un moncherino – e abbastanza incomprensibili vista la compagnia di canto che aveva a disposizione. Insieme alla Callas infatti c’erano Giulio Neri, Giulietta Simionato, Gianni Raimondi e una magnifica Gabriella Carturan.
Particolarmente doloroso, tra gli altri, il taglio di una delle romanze tenorili più rappresentative del Belcanto, la bellissima Vivi tu che propongo qui in un’interpretazione di Chris Merritt.

Una curiosità, prima di proseguire.

La vicenda di Anna Bolena ispirò anche il famoso regista Ernst Lubitsch che nel 1920 diresse un film che ebbe una certa notorietà, soprattutto per la presenza della grande attrice tedesca Henny Porten.

Per Gaetano Donizetti l’Anna Bolena fu il primo grande successo, indiscusso, che gli schiuse le porte dei grandi teatri europei di Parigi e Londra. E dire che aveva già composto più di trenta opere!

Per l’occasione tornò ad avvalersi, dopo precedenti esperienze non così positive, del librettista Felice Romani che trasse ispirazione dalla tragedia di Ippolito Pindemonte “Enrico VIII, ossia Anna Bolena” (scritta nel 1816 ma a sua volta largamente attinta all’Henri VIII di Marie-Joseph Chénier del 1791) e da Anna Bolena di Alessandro Pepoli (1788).

Il risultato, anche grazie ai suggerimenti di Giuditta Pasta che seguì da vicino la stesura dell’opera, fu un lavoro che nonostante una certa lunghezza mantiene una costante tensione narrativa e drammaturgica.

La chiave del successo che ottenne l’opera è sicuramente il felice innesto d’innovazione in un contesto tradizionale, e cioè la capacità di Donizetti di non “sconvolgere” il pubblico pur facendo echeggiare i primi vagiti del Romanticismo.

La figura di Anna Bolena, come notò la stessa Callas, è privata quasi del tutto di valenze politiche mentre è approfondita e curata la vicenda umana, il privato della donna offesa e ingiustamente accusata.

Tutti i protagonisti, con l’eccezione di Enrico VIII che però è una specie di convitato di pietra del quale si sentono l’autorità e la presenza anche quando non compare sul palco, possono contare su momenti solistici.

Sono belle le arie affidate a Smeton e a Giovanna, magnifiche quelle di Percy e Anna. Drammaturgicamente importante anche l’uso del coro, e impegnativi i concertati, i duetti.

Ovviamente la protagonista può contare su di una straordinaria scena finale di pazzia (molto diversa da quella della Lucia, che vedrà la luce qualche anno dopo), nella quale le primedonne – se ce la fanno (strasmile) – possono raccogliere successi leggendari.

Propongo appunto questa scena nell’interpretazione di Nostra Signora Maria Callas.
Per completezza segnalo che la discografia ufficiale (in studio) di Anna Bolena non è particolarmente nutrita, mentre sono abbastanza numerose le versioni live.


2 risposte a “Divulgazione semiseria dell’opera lirica: Anna Bolena di Gaetano Donizetti, da venerdì 19 gennaio al Teatro Verdi di Trieste

  1. Enrico 18 gennaio 2024 alle 10:29 am

    Sempre interessante la tua opera di divulgazione!
    Ti segnalo (ma forse ne sei già al corrente) che qui a Verona – mi pare al Filarmonico – Giovedì 25 e Sabato 27 di questo mese di Gennaio, in occasione del Giorno della Memoria, ci saranno due rappresentazioni di “Der Kaiser von Atlantis”, opera composta nel 1944 nel ghetto di Terezin da cui furono deportati (e furono poi vittime dei lager) molti ebrei

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    • Amfortas 18 gennaio 2024 alle 2:04 PM

      Enrico ciao, conosco molto bene la musica concentrazionaria e Der Kaiser in particolare, che ho visto almeno 3 volte. Se riesco a organizzarmi (difficile, perché sono oberato di impegni) vado volentieri a Verona, da cui manco da abbastanza tempo. Ciao e grazie! Paolo

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