Di tanti pulpiti.

Dal 2006, episodiche esternazioni sulla musica lirica e amenità varie. Sempre tra il serio e il faceto, naturalmente. #verybullo

Recensione seria della Nona sinfonia di Mahler al Teatro Verdi di Trieste.

Quando leggerete queste righe con ogni probabilità sarò al Teatro Verdi, dove oggi alle 11.30 sarà presentata la nuova stagione lirica. Ovviamente ne riferirò anche qui, insieme all’iniziativa (con relativo simpatico flash mob) della scorsa settimana organizzata dall’Associazione Triestina Amici della Lirica “G.Viozzi”.Gustav-Mahler20
Ieri sera intanto – e si replica questo pomeriggio alle 18 – per il secondo concerto della stagione sinfonica è stata eseguita la Nona di Mahler o, più propriamente, la Sinfonia n. 9 in re maggiore.
Questo lavoro di Mahler è, a dire poco, impegnativo ed è l’ultima fatica portata a termine dal compositore boemo (la Decima è incompiuta). Da un certo punto di vista è anche una specie di testamento spirituale (insieme all’Ottava e a Das Lied von der Erde) perché strettamente legata alla biografia di Mahler il quale, purtroppo, non ebbe il tempo di ascoltare il suo estremo capolavoro perché se ne andò nel 1911. la Nona Sinfonia fu eseguita per la prima volta, postuma, il 26 giugno 1912 a Vienna dai Wiener Philharmoniker diretti da Bruno Walter.
Gustav Mahler è uno di quei compositori per i quali nutro una passione insana. Sono capace di ascoltare solamente Mahler per mesi, lo sento vicino, quasi fosse un parente, ho una specie di venerazione per lui. A suo tempo mi fu detto – non sto a precisare le circostanze – che la sua musica mi avrebbe aiutato. Così è stato.
Tra le tante testimonianze su questa pagina musicale, ho sempre trovato illuminante il parere di Alban Berg – per fortuna riportato anche sul programma di sala – che dopo aver diretto la Nona scrisse:

“Ho suonato di nuovo la Nona di Mahler. Il primo movimento è la cosa più Splendida che Mahler abbia scritto. È l’espressione di un amore inaudito per questa terra, del desiderio di vivere in pace con la natura e di poterla godere fino in fondo, in tutta la sua profondità, prima che giunga la morte. Perché essa arriva senza scampo. L’intero movimento è permeato dal presentimento della morte. Si presenta in continuazione. Ogni sogno terreno culmina in questo (da qui la sempre nuova agitazione che cresce impetuosa dopo i passi più delicati), al massimo grado naturalmente in quel passo incredibile in cui il presentimento della morte diviene certezza, in cui la morte stessa si annuncia “con forza inaudita” proprio nel mezzo della più profonda e più dolorosa gioia di vivere. E poi il lugubre assolo di violino e viola e quei suoni soldateschi: la morte in corazza! Contro tutto ciò non c’è più resistenza! Ciò che ancora sopraggiunge mi sembra come rassegnazione. Sempre con il pensiero all’aldilà, che si manifesta proprio in quel passo “misterioso” simile all’aria rarefatta – ancor più in alto delle montagne – sì, come nello spazio che si fa più rarefatto (Etere). E di nuovo, per l’ultima volta, Mahler si rivolge verso la terra – non più alle lotte e alle azioni, di cui si sbarazza (come già nel Lied von der Erde, con i mordenti passaggi cromatici discendenti), bensì soltanto ormai completamente alla natura. Come e quanto a lungo vuole godere ancora delle bellezze della terra! Lontano da ogni fastidio, egli vuole mettere casa nell’aria libera e pura dello Semmerin, per respirare a pieni polmoni questa aria, la più pura di questa terra, con respiri sempre più profondi, perché questo cuore, il più splendido che mai abbia pulsato tra gli uomini, possa espandersi sempre di più, prima di dover cessare di battere”.

 

Per scherzare, ma fino a un certo punto, la mia recensione si potrebbe “leggere” in questa foto che ho scattato un paio di giorni fa. Anzi, credo che l’immagine rappresenti bene l’idea che ho dell’esecuzione perfetta della Nona.

L'incredibile spettacolo del Carso triestino

Avevo qualche timore per quanto riguarda l’esecuzione musicale in questa occasione. Non certo per sfiducia nei confronti della compagine triestina o del direttore Gianluigi Gelmetti, ma perché so che le prove sono state – a mio parere – non così numerose come si dovrebbe e Mahler a Trieste è poco frequentato.
Bene, sono davvero felice di essermi sbagliato, perché è stata formidabile la risposta dell’Orchestra del Verdi guidata appunto da Gelmetti. Questo grande quadro impressionistico che è la Nona è stato dipinto con pennellate decise, che hanno messo in luce tutta la bellezza delle irregolarità ritmiche, del rincorrersi dall’inizio alla fine delle note. Ho apprezzato il calore straordinario, il legato d’alta scuola e la cavata degli archi (ovviamente nell’Adagio conclusivo ma non solo), la qualità complessiva del suono e anche la bravura di una sezione – quella dei fiati – esposta e spesso un po’ sottovalutata. Molto bene anche i legni.gelmetti
Ho sentito molte volte Gianluigi Gelmetti, impegnato con compositori diversi, da Rossini a Verdi, da Mozart ad Alfano sino a Wagner. Questa sera – a mio parere – ha dato il meglio di se stesso, forse – allievo di Celibidache – la grande carica di mistica spiritualità dell’immensa partitura lo ha ispirato e guidato.
Alla fine l’applauso del numeroso pubblico – che ha chiamato più volte al proscenio il direttore – mi è sembrato in sintonia con l’annotazione di Mahler al Quarto tempo: molto lento e ancora trattenuto. Ma intensissimo, frutto di un’emozione profonda.

7 risposte a “Recensione seria della Nona sinfonia di Mahler al Teatro Verdi di Trieste.

  1. petrossi 15 novembre 2014 alle 11:04 am

    Stimolato dalla tua recensione esploro Internet e con stupore vedo una tesi di Master in musica dedicato all’adagio della nona: http://digital.library.unt.edu/ark:/67531/metadc68028/m2/1/high_res_d/thesis.pdf . Ascoltando e riascoltando Mahler non finiamo mai di trovare ancora qualcosa che non avevamo percepito. Ciò grazie anche agli interpreti.

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    • Amfortas 15 novembre 2014 alle 6:30 PM

      Furio, ciao e grazie della dritta, scaricherò il PDF così mi farò meglio un’idea. Certo che quell’Adagio è davvero formidabile, soprattutto dopo il meraviglioso caos del terzo tempo.
      Ciao e grazie.

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  2. Parsifal 16 novembre 2014 alle 5:42 PM

    Parsifal ad Amfortas:Ho assistito all’esecuzione di sabato 15 e prima di tutto condivido in pieno a tutto quello che hai scritto su Mahler e la nona sinfonia e soprattutto il splendido articolo di Alban Berg..Mahler è un compositore che amo moltissimo,e ringrazio chi,oggi purtroppo non c’e più che me lo ha insegnato ad amare.La nostra orchestra e,soprattutto il reparto fiati hanno suonato molto bene non sovrastando mai il suono dei legni,grazie anche alla buona direzione di Gelmetti,che se ricordi bene la sorsa stagione ha ben diretto la prima sinfonia,detta il Titano.Mahler aveva detto il mio tempo verrà.E credo sia venuto già da parecchio tempo.Il primo tempo,L’andante comodo,è per me uno dei più bei tempi che il compositore abbia scritto con quei splendidi richiami tematici al Dal Lied von der Erde in cui inizia la sinfonia . Lo splendido Landler del secondo movimento ed il successivo Rondò dove ci ritroviamo in una atmosfera affatto diversa,lo stesso inpegno accurato del contrappunto che si osserva in alcune parti del primo tempo.Ed infine lo splendido adagio del quarto tempo che ti procura una tale emozione da farti toccare il paradiso.Una cosa che ti faccio notare e che mi ha molto rattristato.Nessun commento,sia della stampa locale e neanche del gazzettino del Friuli Venezia Giulia,che come tu ben sai ogni mattina da notizia di tutti gli avvenimenti che avvengono nella nostra Regione.Mi sto chiedendo: ma vogliono veramente che il nostro teatro chiuda i battenti? Mi domando,il nostro sindaco che è anche Presidente della Fondazione del teatro che fa? Non può intervenire presso gli organi responabili della stampa e della Rai per sistemare questa situazione di negligenza e menefregismo verso il nostro teatro.?Ti saluto e ti ringrazio nuovamente

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  3. Anna 16 novembre 2014 alle 6:06 PM

    Ha ragione il commentatore precedente!!! L’assenza di notizie sul Piccolo e gli altri mezzi di informazione è uno scandalo.

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    • alexander search 16 novembre 2014 alle 11:59 PM

      Il Piccolo ha recensito il concerto di Sarajevo, ma non in cultura, in attualità, visto che c’era il sindaco presente. Alla faccia del fatto che le recensioni sono state abolite. Non c’è speranza finché ci sarà questo direttore. Ho sentito la Nona di Mahler. Mi spiace per Gelmett, ma nulla in confronto a quella diretta un po’ di anni fa da Stefan Anton Reck in un teatro strapieno.

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    • Amfortas 17 novembre 2014 alle 9:53 am

      Anna, ciao, vale anche per te, segui ☺

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