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Recensione seria di Ariadne auf Naxos di Richard Strauss al Teatro Verdi di Trieste

Dopo un’assenza di venti anni è tornata al Teatro Verdi di Trieste Ariadne auf Naxos di Richard Strauss in un allestimento già visto a Bologna un paio di anni fa e che sarà a Venezia tra un paio di mesi.
Il teatro triestino ha coprodotto lo spettacolo che è stato affidato alla regia di Paul Curran, qui ripresa da Oscar Cecchi.
Opera dai mille volti e paradigma del metateatro, Ariadne auf Naxos è il frutto, squisito, di una delle tante collaborazioni tra Hofmannsthal e Strauss e contiene molte caratteristiche che la rendono peculiare a cominciare dalla compagine orchestrale che, al contrario del solito in Strauss, è praticamente cameristica.
L’allestimento di Curran è interessante e ben realizzato nelle scene di Gary Mc Cann, più scorrevole nel Prologo – per ovvi motivi, c’è più azione e il caos è enfatizzato dalla regia – e leggermente statico nella seconda parte, quella più prettamente legata alla mitologia greca. È uno spettacolo pensato, in cui si vede una notevole cura rivolta alle interazioni tra i tanti personaggi e i figuranti; le controscene hanno un loro senso e aggiungono dinamismo e qualche sprazzo di umorismo all’azione, al pari delle mini-coreografie pensate per il quartetto delle maschere e per le tre ninfe.
Molto centrati nella loro eccentricità anche i costumi che, nonostante spesso sforino ampiamente il limite del kitsch, sono funzionali all’idea registica al pari del rutilante impianto luci di Howard Hudson.
Oscar Cecchi, che per l’occasione ha ripreso la regia, ha fatto un ottimo lavoro anche se – parole sue – ha dovuto sacrificare qualcosa dell’allestimento originale per esigenze di spazio.
Protagonista assoluta della serata è stata l’Orchestra del Verdi che ha suonato benissimo, trovando corposità di suono e al contempo meditata leggerezza nell’intero arco della serata.
Quando una compagine suona bene ci sono sempre meriti intrinsechi nel valore dei professori d’orchestra ma la lettura e l’interpretazione del direttore sono fondamentali.
Enrico Calesso sugli scudi, quindi, perché la sua declinazione della partitura straussiana ha brillato per trasparenza, cura dei particolari, gestione ritmica e attenzione al palco. Grande rilievo è stato dato alle percussioni, mentre il tappeto sonoro steso per i cantanti ne ha favorito la buona prestazione collettiva. Dinamiche contrastate ma equilibrate e agogiche spedite nel Prologo e più rilassate nell’ultima parte, com’è giusto che sia. Soprattutto la narrazione è sembrata omogenea, rotonda, ponderata.
Tra i cantanti le interpreti di Ariadne e Zerbinetta sono sembrate le migliori della compagnia artistica.
Simone Schneider ha impersonato una Ariadne di grande spessore, grazie a una voce sonora e a una tecnica educata, da vecchia scuola, che le hanno consentito sciabolate in acuto e al contempo un fraseggio partecipato e attento alle esigenze del testo che nella fattispecie è fondamentale.
Liudmila Lokaichuk, nei panni di Zerbinetta, ha connotato di brio e tenera freschezza un personaggio che ha molte sfaccettature, smarcandolo da una certa routine che lo imprigiona nello stereotipo della macchinetta di acuti e, anzi, accentuando i momenti di riflessivi ripiegamenti. Nella sua grande aria ha ricevuto un uragano di applausi più che meritati.
Sophie Haagen (Compositore) è stata protagonista di una prova in crescendo dal lato vocale nonostante qualche acuto sia sembrato forzato, mentre ha ben figurato senza riserve dal lato attoriale.
Sufficiente il rendimento di Heiko Börner nella temibilissima parte di Bacco anche se , soprattutto negli interventi fuori scena, la voce è sembrata un po’ troppo flebile.
Marcello Rosiello ha riconfermato di essere un ottimo baritono e attore spigliato nella parte del Maestro di musica.
Molto bravi tutti gli interpreti – che trovate in locandina assieme agli altri coprotagonisti –  delle quattro maschere, dinamici in scena e validi dal lato vocale, e delle tre Ninfe che accompagnano il calvario emozionale di Arianna. Di buona routine la prestazione di tutti gli altri.
Pubblico, ahimè, non esattamente straripante ma attento e generoso di applausi per tutta la compagnia artistica. Trionfo per Simone Schneider, Liudmila Lokaichuk ed Enrico Calesso.
Si replica sino a domenica 25 febbraio, spettacolo da non perdere.



La Primadonna/AriannaSimone Schneider
ZerbinettaLiudmila Lokaichuk
Il tenore/BaccoHeiko Börner
Il Maestro di MusicaMarcello Rosiello
CompositoreSophie Haagen
BrighellaChristian Collia
NajadeOlga Dyadiv
EchoChiara Notarnicola
DriadeEleonora Vacchi
ArlecchinoGurgen Baveyan
Maestro di BalloAndrea Galli
Il maggiordomoPeter Harl
ScaramuccioMathias Frey
TruffaldinoVladimir Sazdovsky
Un lacchèFrancesco Samuele Venuti
Un parruccaioDario Giorgelè
Un ufficialeGianluca Sorrentino
  
DirettoreEnrico Calesso
  
RegiaPaul Curran
  
Regia ripresa daOscar Cecchi
Scene e costumiGary Mc Cann
LuciHoward Hudson
  
Orchestra del Teatro Verdi di Trieste

6 risposte a “Recensione seria di Ariadne auf Naxos di Richard Strauss al Teatro Verdi di Trieste

  1. Pier Brovedani 18 febbraio 2024 alle 12:09 am

    Carissimo, che dire? Non so, un’opera che non avevo visto e che mi lascia perplesso. Paradossalmente mi è parso più coerente il prologo, che forniva buone aspettative, poi disattese: la possibilità di unire il tragico con il comico (solo i grandi lo hanno fatto, es Shakespeare nel teatro e Mozart nella musica), oppure il conflitto tra un modello di donna icastica e quello di una donna frivola e civettuola (che si scioglie nel bacio saffico).
    Insomma prometteva bene, ma poi la seconda parte mi è parsa troppo disomogenea, l’inserto “comico” (che musicalmente richiamava, anche nelle coreografie un po’ stereotipate, i musical di Broadway) estraneo al resto.
    Contraddittoria la prima parte di Arianna, che sottolinea la finzione della messinscena con occhiate di disapprovazione o aggiustando il velo delle ninfe, rischiando così di passare dalla tragedia alla farsa. Molto stile wagneriano invece (ehm, senza offesa) la seconda, con lunghi duetti e una eccessiva staticità dei protagonisti.
    Musicalmente nulla da dire, brave tutte le interpreti, ninfe comprese, un gradino più in basso i cantanti maschi. Serata Interessante, piacevole anche se non così coinvolgente.
    Anche in galleria applausi da spellarsi le mani, forse un po’ da claque anche se molti sembravano sinceri.

    Alla prossima, e ti chiedo benevolenza per questo mio commento da non addetto ai lavori. Un abbraccio.

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    • orizzonti55 18 febbraio 2024 alle 8:01 am

      ciao Pier, Ariadne non è opera di facile lettura d’acchito, bisogna inserirla in un contesto in cui la figura di Hofmannsthal è importante al pari di quella di Strauss. Inoltre, la seconda stesura – quella defintiva – ha debuttato nel 1916, anni terribili quindi, mentre la prima è del 1912. Per me è uno dei capolavori di Strauss al pari di titoli più noti e, come scritto nella presentazione del post precedente, tocca alcune mie corde particolarmente sensibili. Voglio dire, senza spocchia, che a queste opere si dovrebbe andare preparati per apprezzarle meglio. Tornaci, se puoi, io probabilmente lo farò. Ciao, Paolo

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    • Amfortas 18 febbraio 2024 alle 8:02 am

      Orizzonti sono io En travesti, abbi pazienza 😂

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  2. Enrico 23 febbraio 2024 alle 11:08 PM

    Vidi quest’opera un po’ di anni fa alla Scala, e ricordo alcune signore che all’intervallo si chiedevano perplesse “Che strano…pensare che le musiche dei suoi valzer sono così belle!”

    Per dirla alla Fantozzi, “le altolocate dame solo all’intervallo realizzarono il tragico equivoco…non era lo Strauss che pensavano loro! Ma era ormai troppo tardi per lasciare la sala e così resistettero stoicamente fino al termine dell’opera, impegnate, più che a seguire lo spettacolo, a cercare di far stare sveglia la quasi 90enne Marchesa Arianna degli Sforza, temibilissima russatrice”

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    • Amfortas 24 febbraio 2024 alle 8:47 am

      Ciao Enrico, è un’opera atipica e capisco che a qualcuno possa risultare difficile, però io la amo molto per tanti motivi. Il fatto è che buona parte del pubblico è pigra mentalmente…ed è la peggior cosa che possa succede a chi va in teatro! Citazione fantozziana calzante, ciao e grazie, Paolo

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