Di tanti pulpiti.

Dal 2006, episodiche esternazioni sulla musica lirica e amenità varie. Sempre tra il serio e il faceto, naturalmente. #verybullo

Recensione semiseria di Samson et Dalila al Teatro Verdi di Trieste: gli Ufo sono tra noi, e non è bello.

La novità è che con questo post comincia una collaborazione con Francesco Vittorino, che è l'autore di questo blog. Chiaro che io ne avrò solo vantaggi, speriamo che sia così anche per lui!
La vignetta è amara, ma il sorriso e il divertimento sono sempre un po' così, vero?
Samson et Dalila

Bah, io direi che si può cominciare a parlare di Samson et Dalila con un po’ di polemica, tanto per ravvivare gli animi e non farci mancare qualche commento astioso (strasmile).
Partitura Samson

Una regia, quella di Michal Znaniecki, stravagante, inutile e credo pure piuttosto costosa perché a un certo punto c’era tanta di quella gente e talmente tanti oggetti in scena che sembrava di stare alla Fiera di San Nicolò, che i triestini conoscono bene. Mancava solo, che ne so, quello che fa l’hamburger più grande del mondo e lo zucchero filato.
Filato come se la sono filata molti spettatori già alla fine del primo atto, ma non certo perché lo spettacolo non era di loro gradimento. Semplicemente perché vengono a teatro solo per stare quella mezz’ora nel foyer, a parlar male l’uno dell’altro appena si gira la schiena.
Il pubblico delle prime è così ovunque e io lo dico chiaro, questi registi e questo pubblico non servono all’opera, anzi fanno solo danno. Che se ne stiano a casa, l’uno a coltivare il proprio narcisismo e l’altro a guardare il Festival di Sanremo. Almeno non vedrò poveri cantanti salire perigliosissime scale antincendio e non sentirò perle di saggezza tipo quest’opera non ha senso, non c’è un momento per riposarsi ed è tutto un rumore di fondo dell’orchestra.
Bene.
Dicevo della regia, che è incorsa nel peggior reato possibile: procurata distonia tra musica e azione scenica.
In sostanza abbiamo visto gli UFO mentre si narra una vicenda biblica, tutta sacralità, raccoglimento e cori quasi gregoriani.
Samson et Dalila foto di scena
Alcuni momenti imperdibili: le ballerine che entrano in scena a guisa di zombie nel videoclip Thrillers di Michael Jackson, il Gran Sacerdote di Dagon vestito da albero di Natale con le lucine intorno al collo, lo stesso Sacerdote che ci mette un quarto d’ora a strangolare il veillard hébreu che nel frattempo si dimena come una biscia, gente che fa disegni dal significato oscuro un po’ dove gli pare, e tutti i Filistei (gli Ufo, appunto) con un mega copricapo che procura una tragedia ecologica in testa (strasmile).
Potrei andare avanti, ma credo che possa bastare.
Scene di Tiziano Sarti, costumi di Isabelle Comte, coreografia di Aline Nari, luci di Bogumil Palewicz, il tutto coordinato dalla povera assistente di regia, Eleonora Gravagnola. Incolpevole quest’ultima, perché chi riprende uno spettacolo di altri sostanzialmente si limita ad adattare l’allestimento al palcoscenico.
Aggiungo solo che il buon regista avrebbe bisogno di uno psicologo (magari bravo, sarebbe meglio) perché la scena è o del tutto spoglia oppure, per riparare a un irrefrenabile attacco di horror vacui, strapiena. Allo stesso tempo però riesce a rendere ancora più statica una vicenda che già di suo non è il massimo dell’ipercinesi.
Meglio la parte strettamente musicale.
Fatti subito gli omaggi e gli inchini del caso all’Orchestra e al Coro del Verdi (teniamoci stretti questi artisti, altroché epurazioni…) passo al direttore, Boris Brott.
Una lettura corretta ma un po’ piatta, quella del maestro canadese. Sono mancati un po’ di passione e sentimento, un po’ di languore, ma almeno, anche nel baccanale, non ho sentito clangori e l’accompagnamento ai cantanti è stato attento e meticoloso, anche se sempre freddino.
Insomma una sufficienza se la merita.
Ian Storey- Samson foto Parenzan
Ian Storey era nei panni ipertricotici e poi ipovedenti e scarsicriniti di Samson e non ha demeritato, anche se la voce è bruttina e la sensazione di sforzo costante. La parte è di scrittura centrale e quindi adatta all’artista che declama con una certa cura di fraseggio e belle intenzioni interpretative.
Un po’ debole la sortita (Arrêtez, ô mes frères) che richiederebbe un accento più imperioso ma buona poi la resa nel duetto, con addirittura qualche bella mezza voce, nella scena della macina e nel finale concluso con un acuto sicuro e penetrante.
Si aggiunga un’imponente figura che indubbiamente s’attaglia al personaggio e una discreta recitazione.
Avevo dubbi sul rendimento di Elena Bocharova, la Dalila di questa produzione, dopo averla sentita nel Requiem di Verdi pochi giorni fa. In realtà il mezzosoprano, pur senza strabiliare, ha cantato in modo discreto.
Certo, il timbro è anonimo e qualche acuto esce schiacciato, ma il volume nel registro centrale è buono e la parte gravita appunto in quella zona.Storey (Samson) Bocharova (Dalila)- foto Prenzan
Nei due momenti in cui l’artista è più esposta (le melodie sono celeberrime o dovrebbero esserlo, meglio dire), l’aria Printemps qui commence e il duetto del secondo atto con Samson che comprende il lungo inciso Mon coeur s’ouvre à ta voix, se la cava egregiamente, grazie a una buona gestione della respirazione che le consente di legare le lunghe frasi melodiche di Saint Saëns.
A completare una discreta prova artistica, da sottolineare una recitazione appropriata, senza atteggiamenti da vaiassa che ogni tanto affliggono questa parte.
Claudio Sgura (poraccio, costretto a cantare in quelle condizioni… se lo vedo gli chiedo come ci si sente), in una parte che non prevede certo grosse finezze psicologiche, ha impersonato bene il Gran sacerdote di Dagon facendo sfoggio di una voce importante come volume e robusta come fibra. Interessanti gli autorevoli accenti nel duetto del secondo atto con Dalila e la beffarda ironia dello scherno a Samson nel terzo atto.
Corretto Alessandro Spina, voce più da baritono che da basso, nella breve ma impegnativa parte di Abimélech.
Vocalmente bravo e incisivo dal punto di vista della recitazione il basso Alessandro Svab nei panni del veillard hébreu.
Routinari gli interventi di Alessandro De Angelis (Premier Philistin), Dario Giorgelè (Deuxième Philistin) e Federico Lepre (Messager).
Samson applausi Il pubblico, già non numerosissimo prima delle defezioni in corso d’opera, ha accolto con applausi che definirei di circostanza tutta la compagnia artistica che, a mio parere, meritava un po’ di calore in più.
Si sono sentite un paio di contestazioni, rumorose ma abbastanza isolate, per la regia.
Infine segnalo che opportunamente la serata è stata dedicata alla memoria del musicista triestino Giampaolo Coral, scomparso nei giorni scorsi.
Il prossimo appuntamento al Verdi di Trieste è con la Salome di Strauss, tra meno di un mese.
Un saluto a tutti!

P.S.
Le foto tratte dal sito del Verdi sono a cura dello Studio Parenzan, le altre sono di ex Ripley!

40 risposte a “Recensione semiseria di Samson et Dalila al Teatro Verdi di Trieste: gli Ufo sono tra noi, e non è bello.

  1. utente anonimo 20 febbraio 2011 alle 5:30 PM

    Ciao sono uscito inorridito da uno spettacolo assurdo ed ignobile dal punto di vista visivo e mi vergogno di come il Nostro glorioso teatro lo possa aver cooprodotto,
    Di più ho l' abbonamento in prima fila di loggione centrale: ebbene per buoni 15 minuti del primo atto non ho visto niente in quanto l' azione si svolgevain alto! Siamo spettatori anche noi loggionisti; è mai possibie che nella messa in scena non ci si è accorto di ciò e non si ha modificato l' impinto scenico adattadolo al nostro palcoscenico?
    Cerca primapossibile di tirar fuori qualche anticipazione sicura dalla bocca di Calenda….mi fa paura lette le sue intenzioni sul Piccolo.
    Enrico

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  2. amfortas 20 febbraio 2011 alle 5:49 PM

    Enrico, hai fatto benissimo a sottolineare un particolare al quale avevo pensato in teatro ma che poi m'è sfuggito quando ho scritto la recensione.
    Non è la prima volta che succede, tra l'altro, e non solo a Trieste (ricordi l'Aida di un paio d'anni fa, per esempio?).
    Qunato a Calenda, ho letto anch'io le sue non-dichiarzioni sul Piccolo e quel poco che si capiva era allarmante.
    Non ho, al momento, intenzione di chiedegli interviste, perché mi risponderebbe sulla falsariga delle dichiarazioni precedenti.
    Aspettiamo un paio di mesi.
    Tra le altre cose, l'idea che si parli di "grandi progetti per il futuro" e si nominino solo balletti e registi mi fa inorridire.
    Ciao.

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  3. amfortas 20 febbraio 2011 alle 6:16 PM

    Purtroppo, ancora una volta, la piattaforma di Splinder funziona male e i commenti o si perdono o si vedono in ritardo.
    Chiedo scusa.

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  4. IRIBEL 20 febbraio 2011 alle 8:20 PM

    Ai triestini dico che mi dispiace molto. Quando una pessima regia si mette in mezzo, va a finire che non si gode nemmeno la musica. Io personalmente ho molta stima di Claudio Sgura che ho sentito una volta come Scarpia e mi e' piaciuto molto.
    Oggi invece io ero a Milano per la tanto chiacchierata Tosca di Bondy. Devo dire che per il paese che porta il Vaticano in grembo hanno fatto parecchi aggiustamenti, niente leccate alla statua della Madonna, le prostitute nello studio di Scarpia hanno ballato solo il girotondo e Tosca prima di suicidarsi ha fatto il segno della croce. Lo spettacolo cosi' "purificato" dalle forzature che nulla aggiungono, anzi semmai tolgono,  e' risultato assai elegante. A me e' piaciuto davvero tantissimo. I cantanti sono stati tutti all'altezza e la direzione mi e' parsa molto sentita e passionale. Per quanto riguarda il motivo della mia trasferta di circa 100 km, ovvero Jonas Kaufmann, a me e' parso perfetto. Finalmente guarito ha sfoderato un "Vittoria!" veramente pazzesco. E mi fermo qui perche' se dovessi scendere nei particolari andrei avanti mezz'ora.
    Mi unisco alle perplessita' del commentatore numero 1. Anch'io oggi, in palco laterale numero due, quindi vicino al proscenio, mi sono persa mezza opera, perche' cio' che era troppo in profondita' non lo vedevo cosi' come cio' che era troppo a sinistra. Eppure il biglietto l'ho pagato salato. Dici bene a parlare di rispetto per il pubblico.
    Tanti saluti a tutti.
    IRIS
     

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  5. IRIBEL 20 febbraio 2011 alle 8:23 PM

    P.S. Chiedo scusa per lo stupido nomignolo, ma il mio abituale (IRIS) era gia' occupato, cosi' come il mio nome vero (IRINA). E cosi' ora sono una e trina.
    Affettuosamente ciao a tutti
    IRIS

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  6. amfortas 21 febbraio 2011 alle 8:08 am

    Iris, ciao.
    Grazie dell'aggiornamento sulla situazione scaligera, che sta facendo discutere animatamente tutti gli appassionati. Sono contento che tu sia riuscita a vedere il bel Jonas e che la sua prestazione ti abbia soddisfatta (sembra una roba porno, cavolo strasmile).
    Per quanto riguarda gli aggiustamenti dell'orrida Tosca di Bondy, non so se esserne contento o inferocirmi, perché noi italiani ci facciamo la figura di chi è sotto tutela e non può reggere la visione di una fellatio o di qualche innocua provocazione.
    Con la politica siamo abituati a ben peggio no?
    Irina una e trina mi ha fatto ridere, vedi di non finire male e limitati a qualche miracolo, mi raccomando 🙂
    Ciao!

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  7. IRIBEL 21 febbraio 2011 alle 9:08 am

    Secondo me la cosa che dovrebbe farci inferocire e' che certi registi "di grido" probabilmente li paghiamo anche cari, per poi eiminare tutte le loro"idee geniali" perche' sono inguardabili. Per quanto riguarda la "prestazione" di Jonas, ricorda che io vado sempre a teatro con il mio bellissimo marito e quindi sono molto composta. Non e' stato cosi' per tutti quando ieri egli e' entrato in scena con un cappottone avorio lungo e gli stivaloni suscitanto un sospirone generale (ad alta voce purtroppo) subito sopito da una selva di SSSSCCHHHH!!!!!!! Altra curiosita' che ti butto li, cosi', e' che da una nostra stima fuori e dentro il teatro se il pubblico non era al 50% tedesco, poco ci siamo lontani, almeno nei posti piu' cari.
    Ciao, a presto
    IRIS

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  8. amfortas 21 febbraio 2011 alle 10:25 am

    Iris, non mi meraviglia sapere che in teatro c'erano molti tedeschi, i turisti sono quota parte fondamentale del pubblico scaligero.
    Inoltre so per esperienza diretta quanto ci tengano al bel Jonas, un paio d'anni fa alla Fenice, quando diede un forfait annunciato, mi trovai in palco con una coppia di teutonici che cercarono di convincermi che era il più grande tenore di sempre, con risultati rivedibili, direi 🙂
    Sui registi hai ragione, almeno potessimo godere in pieno delle loro idiozie più o meno dissacranti.
    Non ci resta che aspettare una bella regia di Callixto Bieito, tipo questa Armida:

    Oppure questo sobrio Ratto dal serraglio:

    Ciao!

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  9. utente anonimo 21 febbraio 2011 alle 10:44 am

    Io sono stato sabato a vedere lo spettacolo con il secondo Cast, la Carraro, sia per il canto che per la recitazione, è stata, a mio modesto parere, molto convincente

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  10. amfortas 21 febbraio 2011 alle 11:09 am

    9, mi fa piacere per la Carraro, che è una cantante che mi piace abbastanza.
    Volevo recensire anche il secondo cast ma non credo di reggere altre 3 ore di Ufo 🙂
    Le notizie sulle altre recite, primo o secondo cast non importa, sono quindi gradite.
    Ciao e grazie.

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  11. utente anonimo 21 febbraio 2011 alle 2:08 PM

    Questo spettacolo è veramente una proposta indegna, alla faccia del cerchiobottismo del recensore del Piccolo che sorvola su tutto e tutti, definendolo un allestimento "europeo". 
    Il lavoro di regia sui personaggi è assente e – nei pochi momenti in cui c'è – fa solo casini a danno della musica. il terzo atto è una cosa obbrobriosa! Costumi orrendi…roba che ti viene da salire sul palcoscenico e fare a pezzi quelle cofane…..per non parlare dei ballerini che, non è colpa loro, mi hanno veramente innervositoe li ho buati fino a restare senza fiato. Poi basta con sto strepito ste urla……Sembrava uno scopiazzamento del faust di MacVicar…senza esserlo purtroppo….. 
    Io non sono tra quelli che considerano quest'opera un estremo capolavoro, ma con un direttore un minimo sensibile e dotato di idee  se ne sarebbe potuto cavare qualcosa di buono. Anche qui ci sarebbe da ridire rispetto a quanto udito a Trieste l'altra sera.

    Musicalmente la più grande delusione me l'ha data il coro, particolarmente fuori fase in tutta la recita, ma soprattutto nel terzo atto. Qui è anche colpa probabilmente di una regia deficiente che impone al coro in scena di fare tutt'altro tranne che seguire il direttore.

    Spero in un riscatto nella Salome (che non vedrò ahimè) ……… anche se vedo che la maleducazione di questo teatro nei confronti del suo pubblico è ormai endemica. Fino all'ultimo non sai chi canterà cosa…..questa è stata la vergogna della precedente gestione e a quanto pare l'usanza continua nella presente.

      

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  12. amfortas 21 febbraio 2011 alle 5:43 PM

    11, quindi eri tu quel buatore dalla voce così ben proiettata? 🙂
    Quanto al collega Gherbitz ha ragione a sostenere che l'allestimento è europeo, ma solo nel senso che è una coproduzione tra i teatri di Liegi, Varsavia, Bologna e Trieste.
    Sai, la critica musicale sui media tradizionali è costretta a poche righe, quindi le recensioni sono piuttosto stringate, purtroppo. Per questo motivo i blog come questo e altri sono tanto seguiti.
    Non concordo sul Coro, che quando ho sentito io è sembrato impeccabile, ma ci può stare una piccola differenza di valutazione.
    Quanto alle defezioni dell'ultim'ora, non sono patrimonio esclusivo del teatro triestino, guarda che è successo alla Scala, solo per fare un esempio.
    Comunque quella dei cast last minute è davvero una consuetudine (ormai) da condannare.
    Ciao e grazie per l'intervento articolato.

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  13. utente anonimo 21 febbraio 2011 alle 10:22 PM

    Questa schifezza infatti l'avevo vista a Bologna, l'ho riconosciuta dai pandori messi in testa alle signore. Uno spettacolo ignobile, che confidavo fosse finito celermente nella pattumiera.

    Quanto all'auspicio di #8 di aver presto una regia di Bieito in Italia, non si illuda. Già ne ha fatta almeno una e da quel furbo che è ha capito subito che o cambiava registro o non si andava in scena. E così ha fatto (sempre a Bologna) un Rake's Progress che era un modello di buona educazione, limitandosi a mandare in giro verso la fine un tipo con le pudenda all'aria. Così lo choc c'era, le signore erano indignate e la maggior parte dei convenuti era tutta elettrizzata all'idea di aver assistito a un evento nella storia del teatro contemporaneo.

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  14. utente anonimo 21 febbraio 2011 alle 10:23 PM

    opps non ho firmato: winckelmann

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  15. utente anonimo 21 febbraio 2011 alle 11:22 PM

    …forse il regista avrà bisogno di uno psicologo ma chi ha scritto questo articolo deve imparare a “divertirsi” un po’ di più…e questa la chiamate critica…? Offendere non è fare critica! Non serve a nessuno se non per mangiare hamburger e zucchero filato…alla prossima fiera di San Nicolò

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  16. amfortas 22 febbraio 2011 alle 8:04 am

    winckelmann, e pensa che ho saputo che rispetto alle recite di Bologna lo spettacolo è stato "migliorato", non si capisce come!
    E mi ricordo bene anche l'allestimento di Bieito a Bologna e relative considerazioni simili alla tua. Che vuoi farci, per certe cose siamo davvero un Paese sfortunato 🙂
    Ciao e grazie per il passaggio.
    15, grazie per il contributo anche a te, sei libero di dissentire non è un problema.
    Ciao.

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  17. utente anonimo 22 febbraio 2011 alle 3:19 PM

    Ahimé, quelli con il plaid legato in vita che hanno in testa? Meloni o zucche? Propenderei per le seconde, se non altro come citazione della zucca (vuota) di chi li ha combinati così. Ma non esiste un sindacato cantanti e coristi? Sono proprio obbligati ad esporsi al pubblico ludibrio e a dimenticarsi dell'umana dignità? Non possono rivoltarsi contro il regista, legarlo, minacciarlo o semplicemente presentarsi sul palco in borghese?

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  18. utente anonimo 22 febbraio 2011 alle 3:22 PM

    Non sono "utente anonimo", sono Biondasirocchia.
    Biondasirocchia

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  19. amfortas 22 febbraio 2011 alle 7:11 PM

    Bionda, che ti posso dire? Sembra che il "famolo strano" sia di gran moda all'opera.
    I sindacati hanno altro a cui pensare, ahimé 🙂
    Ciao e grazie!

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  20. utente anonimo 23 febbraio 2011 alle 1:03 PM

    Buongiorno volevo dire la mia non sullo spettacolo ma sugli assurdi attacchi di chi non apprezza, non firmandosi, il lavoro del Signor Paolo Bullo, che non conosco se non per quello che leggo qui e su Operaclick.
    L’opinione mia, condivisa da alcuni amici, è che il Signor Bullo sia sempre sereno nelle valutazioni positive o negative che siano. Valutazioni sempre motivate con competenza e scritte in un italiano brillante, cosa rara da trovare sul Web e sulla carta stampata. E grazie anche per le battute che vivaddio portano un po’ di ironia in un mondo popolato di persone che si prendono troppo sul serio.
    Quindi io ringrazio il Signor Bullo per il tempo che dedica a questo blog e l’attenzione che ha per gli spettacoli che si svolgono a Trieste e in altre città.
    Silvano Ruzzier

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  21. amfortas 23 febbraio 2011 alle 4:37 PM

    Silvano, ti ringrazio per le belle parole.
    Quando si scrive in pubblico bisogna essere accettare anche i buuuuuuuuuuu :-), ma ben vengano anche gli incoraggiamenti.
    Ciao!

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  22. amfortas 23 febbraio 2011 alle 4:37 PM

    E, come vedi, il mio italiano non è così buono come dici tu…argh!

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  23. utente anonimo 24 febbraio 2011 alle 11:40 PM

    amfortas ho letto con interesse la tua recensione..grazie

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  24. amfortas 25 febbraio 2011 alle 8:22 am

    23, ti ringrazio per il passaggio :-), ciao!

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  25. utente anonimo 25 febbraio 2011 alle 9:55 am

    Ed io voglio associarmi parola per parola a quanto ti scrive Silvano: per quanto poco possa contare, il mio pensiero ricalca puntualmente il suo.
    Abbasso i biechi detrattori, e viva Paolo- Amfortas!
    Un caro saluto: continua così, che meglio non potresti.. Adriana

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  26. amfortas 25 febbraio 2011 alle 4:41 PM

    Adriana, grazie anche a te e ciao!

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  27. Fiordiligi89 26 febbraio 2011 alle 12:25 PM

    Mi associo anch'io alle lamentele per la pessima visuale dal loggione. Io ero in posto laterale e ho visto davvero poco (ma i panettoni fluo in testa alle donne non i sono sfuggiti).
    Nello spettacolo di domenica 20 Storey non mi è dispiaciuto, anche se il timbro non è affatto dei migliori. La bocharova così così: niente disastri, ma neanche momenti entusiasmanti.
    Non ho visto il terzo atto causa trenitalia…

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  28. utente anonimo 26 febbraio 2011 alle 12:49 PM

    Mi viene da ridere perchè sul Corriere della Grisi hanno appena paragonato Daland a Lina Sotis,e questo dopo che Marco Ninci si è presa la solita dose di insulti da un paio di ragazzini scemi.Poi dicono che la loro chat e il sito in genrale non è volgare.Complimenti!
    Roberto

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  29. amfortas 26 febbraio 2011 alle 2:06 PM

    Fiordiligi, ciao, mi fa piacere rileggerti.
    Ti sei persa il terzo atto? Ringrazia il cielo, era il momento peggiore dal punto di vista dell'allestimento 🙂
    Storey ha una voce davvero bruttina, effettivamente. Nel complesso non è andata male vocalmente.
    Ciao!
    Roberto, sull'argomento ho già dato in abbondanza su Operaclick.
    Ti dirò, non mi fa piacere che si scriva qui per parlare male di altri siti o blog, eventualmente parlatene bene ok?
    Ciao.

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  30. ivyphoenix 26 febbraio 2011 alle 3:59 PM

    in effetti guardando le immagini che hai scelto mi chiedo che senso ha quel cocomero gigante in testa a tutte? renderle più visibili?

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  31. utente anonimo 26 febbraio 2011 alle 4:17 PM

    il "famoso" buuatore di Trieste del Samson et Dalial , farebbe bene ad andare a nscondersi,a scomparire dalla faccia della terra……. visto che si è pure vigliaccamente nascosto dietro altre persone, in piu da vero eroe coraggioso non si firma nemmeno con uno pseudonimo.
    Si puo dissentire su di un allaestimento, ma il suo è apparso subito un attacco strumentale preconcetto che appunto porta i segni del premeditato, gente come il Buuatore fanno danni irreparabili alla opera lirica al pari di coloro che con incultura e cecita ne tagliano i fondi
    Una persona come il buuatore dovrebbe solo vergognarsi si esistere, per quello che ha scritto in modo assolutamente vigliacco e intriso di livore sospetto……..

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  32. amfortas 26 febbraio 2011 alle 5:25 PM

    Ivy, erano UFO, dovevano pur distinguersi in qualche modo dagli umani no? 🙂
    Ciao!
    31, non sono troppo d'accordo, se non per il fatto che, forse perché io mi firmo con nome e cognome e m'assumo senza problemi la responsabilità di ciò che scrivo, il buatore avrebbe fatto meglio a firmarsi.
    L'allestimento era davvero ridicolo e inoltre il contestatore non si è certo nascosto in teatro, anzi ha fatto di tutto per farsi notare con i suoi sonori buuu.
    E poi finiamola con queste offese, altrettanto anonime peraltro e quindi, usando il tuo metro di giudizio, anche altrettanto sospette.
    Ciao.

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  33. utente anonimo 26 febbraio 2011 alle 9:41 PM

    immagino che il Signre/la Signora 31 si riferisca a me, quando sproloquia contro il buatore "anonimo", restando anonimo egli stesso/a.

    Da parte mia nessun livore e sospetto, si tranquilizzi.  Ho semplicemente espresso la mia opinione all'interno delle mura del teatro, cosa che non ritengo offensiva né lesiva della dignità di alcuno.

    L'accusa di premeditazione nei miei confronti è, a dir poco, ridicola. Non ho galline da allevare al Verdi e neppure altrove. Risiedo in pianta pressochè stabile ad oltre nove mila chilometri da Trieste, non parteggio per nessuno e giudico in base a quello che vedo e sento. Certo la mia è un'opinione personale e non condivisibile, ma da qui ad essere definito un sabotatore ce ne corre.

    Quindi il signore/la signora in questione assuma, se lo ritiene opportuno, un po' di bromuro prima di scrivere sproloqui. Oppure si spelli le mani ed osanni gli spettacoli  e gli artisti che ritiene validi, contestando su ben altre basi coloro che  hanno opinioni diverse, senza accusarli di essere intrisi di livore.

    Detto questo confermo le mie opinioni: musicalmente lo spettacolo era poco sopra la sufficienza. La parte visiva oltre ad essere ridicola si è mostrata fastidiosa, plumbea e inconsistente.

    Ringrazio il Sig. Bullo dell'ospitalità.  Per chi, come me, vive lontano il Suo forum è una preziosa finestra sul mondo dell'opera in Italia e una fonte di utili aggiornamenti. Un mondo, quello dell'opera, che difendo all'estero con le unghie ma che, purtroppo, sembra assumere in loco sempre più i tratti di una notte dai lunghi coltelli. 

    Cordialmente

    Andrea Putar

     

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  34. amfortas 27 febbraio 2011 alle 8:55 am

    Andrea, ciao e grazie per l'intervento 🙂

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  35. Alucard4686 27 febbraio 2011 alle 6:24 PM

    Io ero ieri a sentire il secondo cast e devo dire che lo spettacolo non mi è piaciuto per nulla.
    Il soggetto già non mi pare un granchè e l'allestimento non lo aiutava 🙂
    Già all'inizio ero un pò infastidito di non vedere nulla dalla 2a fila del loggione, soprattutto perchè non riuscivo a seguire lo svolgersi dei fatti, e non a caso le vecchiette mie vicine dormivano già dopo 30 minuti (strasmile, come direbbe lei!)
    I protagonisti non erano vocalmente entusiasmanti, lui ingolato e lei senza legato e senza volume nel registro grave.
    Quando l'orchestra suonava un pò più forte non si sentivano bene…
    Ero tentato di andare via siceramente, (anche causa le FFSS) ma sono rimasto, perché l'abbonamento a uno studente come me costa.
    P.s. durante le pause non ho sentito pareri positivi. Peccato per il teatro!
    P.p.s. Alcuni errori di pronuncia mi hanno fatto sorridere, tipo il coro che diceva pèple invece di peuple, ma soprattutto dalila che invece di poison, veleno diceva poisson, pesce !
    Ciao!

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  36. amfortas 27 febbraio 2011 alle 7:00 PM

    Alucard, pensa che anch'io, che di francese ne so pochino, ho percepito una pronuncia "strana" nel primo cast. Del secondo non so nulla a parte quello che mi è stato detto qui, perché non ho avuto tempo.
    Questa storia degli allestimenti che non si vedono in alcune zone del teatro-ripeto, succede quasi ovunque non solo a Trieste-è davvero fastidiosa.
    Ciao e grazie del passaggio.

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  37. utente anonimo 28 febbraio 2011 alle 9:25 PM

    Dopo aver visto questo scempio di spettacolo non ho potuto fare a meno di rimpiangere il Samson et Dalila allestito nell'infausto Palafenice oltre dieci anni fa…  Uno spettacolo pieno di sensualità e di ironia….oltre tutto con una magnifica Nadja Michael, debuttante in Italia………

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  38. amfortas 1 marzo 2011 alle 8:26 am

    37, io non l'ho visto quello spetatcolo, anzi ti dirò che questo era il mio primo Samson dal vivo, perché mi sono perso le due edizioni triestine dei primi anni 80.
    Ciao e grazie.

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  39. utente anonimo 15 agosto 2011 alle 6:54 am

    Ho assistito alla recita del 19 Febbraio di Samson. Mi chiedo ma chi scrittura la Carraro? Voce sottile, piccola, anonima in tutto e per tutto!
    Il resto dello spettacolo? Discreto il tenore e il baritono, modesti i comprimari. Visivamente uno spettacolo orribile…, si salvano il coro e l'orchestra.

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