Trasferta piuttosto impegnativa, questa al Maggio Fiorentino per assistere a Der Rosenkavalier di Richard Strauss. Stare seduto tanto tempo – treno e teatro – sicuramente non è un toccasana per la mia schiena.
Evidentemente la fatica si vedeva anche in viso tanto da farmi sembrare un alcolizzato, perché altrimenti non mi spiego il motivo per cui al bar ho chiesto un espresso e, con mia stupita meraviglia, mi hanno servito uno spritz (smile).
Comunale di Firenze non troppo pieno e non è una bella notizia.
Si è discusso in questi giorni sull’opportunità di allestire un’opera non troppo popolare come il Rosenkavalier, ma a me è sembrata una scelta giusta, perché le opere “ortodosse” di repertorio non garantiscono certo il pienone, come ben sappiamo qui a Trieste. Credo che, semplicemente, il mondo della lirica soffra degli stessi problemi di altri segmenti della società, che sono quelli di una crisi economica devastante.
Peraltro, e questa è la notizia buona, le Ferrovie hanno trovato una geniale soluzione alla suddetta crisi, come ci siamo accorti io ed ex Ripley: vendono gli stessi posti a più persone e chissenefrega.
Per me fanno bene, pagare un posto non basta, bisogna anche saper difenderlo strenuamente sino a destinazione: tempra il corpo e l’anima e forma cittadini forti, in grado un domani di combattere per i luminosi destini della Patria.
Immagino l’opinione che si saranno fatti dell’Italia i turisti, una coppia di tedeschi e una di inglesi, che hanno partecipato al reality “Posti a caso” sul Frecciargento Firenze – Bologna.
Ma non vorrei appesantire troppo il discorso, ché già siamo bombardati da notizie negative.
Dunque, Der Rosenkavalier. Beh, gli assenti hanno avuto torto.
L’allestimento del regista Eike Gramms è complessivamente gradevole e di buon gusto, presenta qualche incongruenza ma nulla che faccia gridare allo scandalo. E poi è un regista vero, nel senso che si vede che ha lavorato sui cantanti. Interessanti le scenografie di Hans Schavernoch e riusciti anche i costumi di Catherine Voeffray.
C’è anche da sottolineare come il Rosenkavalier sia forse l’unica opera che davvero non ammette arzigogoli intellettualoidi da parte dei registi: si deve svolgere assolutamente dove e come hanno previsto Hofmannsthal e Strauss, altrimenti perde significato.
Quindi siamo indiscutibilmente a Vienna, anche se nei primi anni del Novecento.
Gioco di specchi per allargare il palcoscenico e anche come presenza, inquietante, dello scorrere del tempo.
Sulla regia ho solo due considerazioni parzialmente negative da muovere, ma mi rendo conto di come siano legate a un sentire soggettivo dell’opera: durante il monologo del primo atto della Marescialla avrei voluto un gioco di luci – a cura di Manfred Voss – più intrigante e inoltre l’apparizione del Rosenkavalier mi è sembrata sì suggestiva, ma troppo hollywoodiana, in contrasto con uno dei pezzi musicali più delicati che siamo mai stati scritti.
La serata presentava il debutto nell’opera di Zubin Mehta, che ha dimostrato in passato un buon feeling con le partiture straussiane. Mi pare che si possa affermare che il direttore – sul podio di una buona Orchestra del Maggio – sia stato protagonista di una prova positiva, ma priva di una reale firma identificativa. Diciamo un’alta routine, con qualche sbavatura – il volume eccessivo dell’orchestra in alcuni momenti topici – e altri episodi magnifici – i valzer a me sono sembrati eccellenti, così come il suono brioso dell’orchestra negli episodi della beffa a Ochs.
Nella sterminata compagnia di canto ha brillato una stella lucentissima, quella di Angela Denoke che nei panni della Marescialla è stata – a parer mio – di gran lunga la migliore della serata. Il soprano delinea un personaggio umanissimo convincente sia nel canto sia nella recitazione. Il monologo del primo atto, un brano musicale da brividi accompagnato da un testo che non può che far riflettere tutti noi ex piccini ormai arrivati a una certa età, è stato risolto in modo del tutto convincente. Insomma, il fatto che questo vecchio pirata cifotico che blatera su di un blog si sia commosso – sul serio, con tanto di lacrimucce – vorrà pur dire qualcosa, no? Non ho altro da aggiungere.
Un po’ meno brillante – causa caratura artistica inferiore – la prova di Caitlin Hulcup (Octavian), che qualche volta ho faticato a sentire, soprattutto quando l’orchestra sotto spingeva. La voce, inoltre, non è certo indimenticabile anche se pure in questo caso, grazie alla disinvoltura scenica, il personaggio è ben messo a fuoco, anche in certe ingenuità e slanci tipicamente giovanili.
Un po’ lo stesso discorso vale per Kristinn Sigmundsson, brillante Barone Ochs, personaggio che è sempre a rischio di diventare eccessivamente volgare premendo troppo il pedale del macchiettismo. Certo, la voce del basso non è di quelle baciate da dio, questo è sicuro, e si sente soprattutto nelle note gravi, qualche volta francamente sgradevoli.
Sylvia Schwartz mi è parsa una gradevole e dolcissima Sophie, nonostante la voce piccola affetta da un vibratino stretto un po’ fastidioso e qualche acuto ghermito.
Celso Albelo ha cantato bene la sua piccola ma celeberrima parte, che prevede solo l’aria “Di rigori armato il seno”, di grande difficoltà per la tessitura impervia.
Non entro nel merito delle prestazioni di tutto il resto della compagnia artistica, che accomuno in una generale valutazione più che positiva. Segnalo solo la bellissima prestazione di Anna Maria Chiuri nei panni di Annina: bravissima!
Bene, nei brevi interventi previsti, il Coro del Maggio e il Coro di voci bianche della scuola di musica di Fiesole.
Alla fine successone convinto per tutti e alle singole trionfo per Angela Denoke e anche per Zubin Mehta.
Qui l’amico Fabrizio Moschini su OperaClick, riferito alla prima di venerdì 4 maggio
Qui le valutazioni di daland sulla stessa recita di ieri pomeriggio al Comunale di Firenze.
A seguire la locandina.
La Marescialla |
Angela Denoke |
Il Barone Ochs |
Kristinn Sigmundsson |
Octavian |
Caitlin Hulcup |
Faninal |
Heike Wilm Schulte |
Sophie |
Sylvia Schwartz |
Marianne Leitmetzerin |
Ingrid Kaiserfeld |
Valzacchi |
Niklas Björling Rygert |
Annina |
Anna Maria Chiuri |
Un commissario di polizia |
Pawel Izdebski |
Primo maggiordomo della Marescialla |
Alexander Kaimbacher |
Primo maggiordomo di Faninal / Un oste |
Kurt Azesberger |
Un notaio |
Marcus Pelz |
Un cantante |
Celso Albelo |
Prima orfana |
Sabrina Testa |
Seconda orfana |
Elisa Fortunati |
Terza orfana |
Raffaella Ambrosino |
Una modista |
Jennifer O’Loughlin |
Un venditore di animali |
Saverio Fiore |
Leupold |
Giovanni Mazzei |
Quattro Lacchè della Marescialla / Quattro Camerieri |
Fabio Bertella |
” ” “ |
Nicolò Ayroldi |
” ” “ |
Davide Cusumano |
” ” “ |
Antonio Menicucci |
Uomini di Lerchenau |
Salvatore Massei |
” ” “ |
Egidio Naccarato |
” ” “ |
Antonio Montesi |
Un portiere |
Lisandro Guinis |
— |
Direttore |
Zubin Mehta |
Regia |
Eike Gramss |
Scene |
Hans Schavernoch |
Costumi |
Catherine Voeffray |
Luci |
Manfred Voss |
0.000000
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ecco dov’eri finito, a Firenze!!! e io che cominciavo a essere in pensiero.
Comunque sia, ma come, la Juve viene a Trieste e tu vai da un’altra parte??
🙂
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giuliano, davvero strano, hai ragione. Però allo stadio ormai non ci vado più, pensa che non sono mai stato al Rocco! Ciao:-)
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Adesso che lo hai confessato tu, devo ammettere che anch’io alla fine del primo atto avevo proprio gli occhi umidi!
(e grazie per la citazione)
Ciao!
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daland, sì sì, confesso volentieri la mia commozione, ciao!
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Ma hai visto le nutrie fiorentine, l’equivalente dei gabbiani veneziani? 🙂
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Alu, non ho visto nutrie, però ti posso assicurare che nel cortile dell’albergo dove alloggiavo ho notato un paio di piccioni di ragguardevoli dimensioni che stavano banchettando con un gatto delle dimensioni di una piccola lince. Vedi tu.
Ciao 🙂
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Più leggo, più mi pento di non essere andato!!
Certo che leggendo in tabellone tale “Kristinn” per Ochs uno pensa che si sia un tantino esagerato col travesti! Maledetti nordici coi nomi androgini…
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sgubonius, ciao e benvenuto. Sai che ci sono state anche – rare – opinioni diverse dalla mia, chissà magari a te non sarebbe piaciuto. Ho trovato la Denoke strepitosa e siccome non ha cantato quasi mai in Italia, credo abbia debuttato proprio al Maggio l’anno scorso, me ne sono rammaricato molto anche perché ci sono altre testimonianze che confermano come sia un’artista di livello superiore nell’attuale panorama sopranile. Il Makropoulos e la Kabanova solo per citare le prime due che mi passano per la testa.
Quanto a Kristinn io partivo avvantaggiato 🙂 perché l’ho già visto impegnato qui a Trieste e non mi sono venuti dubbi inquietanti 🙂
Ciao!
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Rigiri il coltello nella piagaaa! 😀
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